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| I think I'll pace my apartment a few times && fall asleep on the couch | 09.09.99 | italian af | swear-wolf | romolo a. linguini |
| | La domenica mattina, Romolo aveva aperto gli occhi con un porcaputtana stretto tra i denti, e mischiato al sapore ferroso del sangue che sporcava le labbra e gli pizzicava la gola. Era stata una luna piena atroce, persino più terribile di tante altre, perché nemmeno ettolitri di pozione antilupo sparati direttamente nelle vene avrebbero potuto far dimenticare al romano (e romanista) dei dieci giorni di agonia da quando avevano capito che Ciruzzo fosse sparito, e non semplicemente chiuso a fare il coniglio (winkwink) da qualche parte, con chicchessia. (E sì, era sparito pure Lapo, ma di Lapo gli fregava il giusto — ovvero: niente.) Dieci giorni di delirio a cui si era a era aggiunta un'altra consapevolezza, ovvero quella che, per colpa della stupida maledizione che lo legava alle volontà capricciose dei moti lunari, Romolo non potesse fare nulla per andare a riprendersi il cugino. Aveva dovuto delegare la missione di salvataggio a suo fratello!! Assurdo, davvero un pensiero bloccato e cancellato. Quando poi, all'ultimo, aveva saputo che pure Giacomino si sarebbe unito alla spedizione, Lollo aveva quasi perso quel poco di sanità mentale che gli era rimasta dopo i 120 minuti più rigori contro il cazzo di Feyenoord di due giorni prima (quindi: poca) — se non fosse stato così rincoglionito dalla pozione e dall'avvicinarsi della luna piena, avrebbe legato il minore ad un palo e gettato le chiavi nell'oceano Pacifico (ma dove cazzo stava l'oceano Pacifico poi) e vaffanculo, tu non vai da nessuna parte Giacomì. E invece no, aveva dato (uno schiaffo piuttosto che) una pacca sulla spalla del gemello e gli aveva intimato, sbiascicando, di prendersi cura di Giacomino e di riportarlo a casa sano e salvo. Sennò chi cazzo se la sentiva poi Ginevra. Solo a quel punto aveva lasciato che la bestia prendesse il sopravvento, con largo anticipo rispetto al tramonto, ma cosa cazzo ci poteva fare lui se quel mese ci si erano messi con tutte le sacrosante buone volontà per fargli perdere la testa prima del tempo?! Sembrava un fottuto complotto a sue spese. Già a metà mattinata di quel maledetto sabato, Lollo Linguini si sentiva buggato come un Internet Explorer qualsiasi con troppe schede aperte tutte insieme; la situazione non aveva dato l’aria di promettere un miglioramento con l’avvicinarsi della notte. E quella, signori, tutto considerato era stata davvero una nottata tremenda, e anche se il pensiero dei Linguini non lo aveva abbandonato un attimo – denti digrignati verso il nulla e artigli ad incidere le pareti già martoriate, nella speranza di evadere e raggiungerli, ovunque fossero, perché il richiamo del sangue, della famiglia, era più forte quando l'unica cosa a risuonare nel suo cervello era istinto primordiale e niente più – quando aveva aperto gli occhi, alle prime luci dell'alba, Romolo non aveva pensato subito a prendere il telefono e scrivere nella chat di gruppo per vedere se i cazzoni fossero tornati. No. Era così stanco e provato, che la domenica mattina l’unico pensiero coerente era stato quello di raggiungere casa sua – riuscendo a smaterializzarsi senza spaccarsi per qualche misericordiosa concessione di dio Ago di Barto – e premere così forte la faccia contro il cuscino da soffocarsi da solo, concedendosi il meritato riposo che la notte prima non aveva avuto, le ossa doloranti dopo essersi rotte e aggiustate da sole, e i muscoli ancora in tensione. Perciò sì, il suo mondo aveva continuato ad esistere in un universo alternativo ignaro di tutto per altre cinque o sei ore, fino a quando Ginevra non aveva deciso di attaccarsi al telefono e rompergli i coglioni prima dell'ora di pranzo. Non ci aveva capito un cazzo, inizialmente, tra un "non mi frega nulla che c'era la luna piena ieri sera, porta immediatamente le chiappe al bar" e un "sono spariti tutti quanti" urlati contro il microfono del cellulare – per quello che ne sapeva Lollo, ancora rincoglionito dal sonno, la napoletana poteva benissimo essere lì e star urlando direttamente nel suo orecchio, avrebbe ottenuto lo stesso risultato: farlo diventare sordo. La riusciva a vedere perfettamente mentre sbraitava a braccia spalancate dietro la serranda ancora abbassata del locale. Ci aveva messo svariati minuti per registrare le parole di Gin, e solo alla fine, massaggiandosi il collo e mettendosi seduto sul materasso rigido, aveva trovato la lucidità necessaria per domandare «aò, 'n che senso so' spariti tutti?!»
Erano passati giorni, settimane, da San Valentino. Ed erano passati troppo giorni da quando Romolo aveva concesso a Remo di andare a riprendersi i cugini, affidandogli persino la custodia di Giacomino. Giacomino, per dio!!!! In qualità di cugino maggiore, era compito di Gin, l’unica con un neurone funzionante in testa suo quello di proteggerli e assicurarsi non facessero cazzate troppo grandi da non potervi porre rimedio — e invece in quella situazione non aveva potuto fare un bel cazzo di niente. Mai, come in quel momento, odiava la sua maledettissima condizione di licantropo. Nemmeno aver vinto le ultime due partite di campionato, o il pensiero dei successi di DDR sulla panchina della Roma, aiutavano a fargli tornare il buonumore, perché la famiglia era sempre stata sullo stesso piano dell’Unico Grande Amore, per Romolo Linguini, ma in quel caso veniva prima. Veniva fottutamente, e decisamente, prima. A Sandy, dall’altra parte del tavolo, rivolse un’occhiata assassina quando lo vide afferrare la confezione di spaghetti per buttare la pasta nell’acqua bollente. «non è il giorno adatto per rischiare la sorte.» gli ricordò, un ringhio soffiato tra i denti, perché in nessuna situazione avrebbe accettato senza battere ciglio la mancanza di rispetto con cui, di tanto in tanto, Sandy spezzava gli spaghetti per farli entrare meglio nella pentola; e di certo non lo avrebbe fatto quel giorno, incazzato nero al pensiero di metà della sua fottuta famiglia sparita nel cazzo di etere. Avrebbe dovuto apprezzare il fatto che il coinquilino si fosse offerto per preparare il pranzo, ma allo stesso modo Sandy avrebbe dovuto apprezzare il fatto che Lollo lo aveva avvisato prima di passare direttamente alle mani. Quindi insomma. Non gli aveva mai apertamente detto che Remo e i cugini gli mancassero, ma solo uno stupido non se ne sarebbe accorto, pur essendo Lollo il solito Lollo, poco incline ai sentimentalismi e alle parole carine; ma Sandy era uno psicomago (lo so, anche io sconvolta!), perlomeno lui avrebbe dovuto capirlo senza dover necessariamente chiedere. O parlarne. Possiamo non parlarne?! Grazie. | questi vecchi muri sembra che non hanno età, siamo fiori in mezzo al cemento, e forse un po' lo siamo da sempre Io che sono un punto perso in questa città, che non mi ha mai dato niente, e che mi chiedo da sempre, chi verrebbe a cercare uno come noi?
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