smadonno, ma nun mollo.

post miniq 05 | ft. sandy @ casa loro

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    La domenica mattina, Romolo aveva aperto gli occhi con un porcaputtana stretto tra i denti, e mischiato al sapore ferroso del sangue che sporcava le labbra e gli pizzicava la gola.
    Era stata una luna piena atroce, persino più terribile di tante altre, perché nemmeno ettolitri di pozione antilupo sparati direttamente nelle vene avrebbero potuto far dimenticare al romano (e romanista) dei dieci giorni di agonia da quando avevano capito che Ciruzzo fosse sparito, e non semplicemente chiuso a fare il coniglio (winkwink) da qualche parte, con chicchessia.
    (E sì, era sparito pure Lapo, ma di Lapo gli fregava il giusto — ovvero: niente.)
    Dieci giorni di delirio a cui si era a era aggiunta un'altra consapevolezza, ovvero quella che, per colpa della stupida maledizione che lo legava alle volontà capricciose dei moti lunari, Romolo non potesse fare nulla per andare a riprendersi il cugino.
    Aveva dovuto delegare la missione di salvataggio a suo fratello!!
    Assurdo, davvero un pensiero bloccato e cancellato.
    Quando poi, all'ultimo, aveva saputo che pure Giacomino si sarebbe unito alla spedizione, Lollo aveva quasi perso quel poco di sanità mentale che gli era rimasta dopo i 120 minuti più rigori contro il cazzo di Feyenoord di due giorni prima (quindi: poca) — se non fosse stato così rincoglionito dalla pozione e dall'avvicinarsi della luna piena, avrebbe legato il minore ad un palo e gettato le chiavi nell'oceano Pacifico (ma dove cazzo stava l'oceano Pacifico poi) e vaffanculo, tu non vai da nessuna parte Giacomì.
    E invece no, aveva dato (uno schiaffo piuttosto che) una pacca sulla spalla del gemello e gli aveva intimato, sbiascicando, di prendersi cura di Giacomino e di riportarlo a casa sano e salvo.
    Sennò chi cazzo se la sentiva poi Ginevra.
    Solo a quel punto aveva lasciato che la bestia prendesse il sopravvento, con largo anticipo rispetto al tramonto, ma cosa cazzo ci poteva fare lui se quel mese ci si erano messi con tutte le sacrosante buone volontà per fargli perdere la testa prima del tempo?! Sembrava un fottuto complotto a sue spese. Già a metà mattinata di quel maledetto sabato, Lollo Linguini si sentiva buggato come un Internet Explorer qualsiasi con troppe schede aperte tutte insieme; la situazione non aveva dato l’aria di promettere un miglioramento con l’avvicinarsi della notte.
    E quella, signori, tutto considerato era stata davvero una nottata tremenda, e anche se il pensiero dei Linguini non lo aveva abbandonato un attimo – denti digrignati verso il nulla e artigli ad incidere le pareti già martoriate, nella speranza di evadere e raggiungerli, ovunque fossero, perché il richiamo del sangue, della famiglia, era più forte quando l'unica cosa a risuonare nel suo cervello era istinto primordiale e niente più – quando aveva aperto gli occhi, alle prime luci dell'alba, Romolo non aveva pensato subito a prendere il telefono e scrivere nella chat di gruppo per vedere se i cazzoni fossero tornati.
    No.
    Era così stanco e provato, che la domenica mattina l’unico pensiero coerente era stato quello di raggiungere casa sua – riuscendo a smaterializzarsi senza spaccarsi per qualche misericordiosa concessione di dio Ago di Barto – e premere così forte la faccia contro il cuscino da soffocarsi da solo, concedendosi il meritato riposo che la notte prima non aveva avuto, le ossa doloranti dopo essersi rotte e aggiustate da sole, e i muscoli ancora in tensione.
    Perciò sì, il suo mondo aveva continuato ad esistere in un universo alternativo ignaro di tutto per altre cinque o sei ore, fino a quando Ginevra non aveva deciso di attaccarsi al telefono e rompergli i coglioni prima dell'ora di pranzo.
    Non ci aveva capito un cazzo, inizialmente, tra un "non mi frega nulla che c'era la luna piena ieri sera, porta immediatamente le chiappe al bar" e un "sono spariti tutti quanti" urlati contro il microfono del cellulare – per quello che ne sapeva Lollo, ancora rincoglionito dal sonno, la napoletana poteva benissimo essere lì e star urlando direttamente nel suo orecchio, avrebbe ottenuto lo stesso risultato: farlo diventare sordo. La riusciva a vedere perfettamente mentre sbraitava a braccia spalancate dietro la serranda ancora abbassata del locale.
    Ci aveva messo svariati minuti per registrare le parole di Gin, e solo alla fine, massaggiandosi il collo e mettendosi seduto sul materasso rigido, aveva trovato la lucidità necessaria per domandare «aò, 'n che senso so' spariti tutti?!»

    Erano passati giorni, settimane, da San Valentino.
    Ed erano passati troppo giorni da quando Romolo aveva concesso a Remo di andare a riprendersi i cugini, affidandogli persino la custodia di Giacomino.
    Giacomino, per dio!!!!
    In qualità di cugino maggiore, era compito di Gin, l’unica con un neurone funzionante in testa suo quello di proteggerli e assicurarsi non facessero cazzate troppo grandi da non potervi porre rimedio — e invece in quella situazione non aveva potuto fare un bel cazzo di niente. Mai, come in quel momento, odiava la sua maledettissima condizione di licantropo.
    Nemmeno aver vinto le ultime due partite di campionato, o il pensiero dei successi di DDR sulla panchina della Roma, aiutavano a fargli tornare il buonumore, perché la famiglia era sempre stata sullo stesso piano dell’Unico Grande Amore, per Romolo Linguini, ma in quel caso veniva prima.
    Veniva fottutamente, e decisamente, prima.
    A Sandy, dall’altra parte del tavolo, rivolse un’occhiata assassina quando lo vide afferrare la confezione di spaghetti per buttare la pasta nell’acqua bollente. «non è il giorno adatto per rischiare la sorte.» gli ricordò, un ringhio soffiato tra i denti, perché in nessuna situazione avrebbe accettato senza battere ciglio la mancanza di rispetto con cui, di tanto in tanto, Sandy spezzava gli spaghetti per farli entrare meglio nella pentola; e di certo non lo avrebbe fatto quel giorno, incazzato nero al pensiero di metà della sua fottuta famiglia sparita nel cazzo di etere.
    Avrebbe dovuto apprezzare il fatto che il coinquilino si fosse offerto per preparare il pranzo, ma allo stesso modo Sandy avrebbe dovuto apprezzare il fatto che Lollo lo aveva avvisato prima di passare direttamente alle mani. Quindi insomma.
    Non gli aveva mai apertamente detto che Remo e i cugini gli mancassero, ma solo uno stupido non se ne sarebbe accorto, pur essendo Lollo il solito Lollo, poco incline ai sentimentalismi e alle parole carine; ma Sandy era uno psicomago (lo so, anche io sconvolta!), perlomeno lui avrebbe dovuto capirlo senza dover necessariamente chiedere. O parlarne.
    Possiamo non parlarne?! Grazie.
    questi vecchi muri sembra che non hanno età,
    siamo fiori in mezzo al cemento, e forse un po' lo siamo da sempre
    Io che sono un punto perso in questa città,
    che non mi ha mai dato niente, e che mi chiedo da sempre,
    chi verrebbe a cercare uno come noi?
     
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    Aggiornò la home page di Twizard, gli occhi castani a scivolare sugli ultimi post con fare acritico ed assente, dando poco peso alle parole sparse – perché parlare di frasi, con il fervore (e, talvolta, la cultura media) di chi si impegnava così tanto a scrivere sul social, era difficile: flussi di coscienza con vaghi e astrusi frammenti di logica, più che altro, che comunque il metamorfo aveva sempre apprezzato. Non gli importava, degli hashtag in tendenza sui problemi di instagram o sulle polemiche riguardo il finale dell’ultima stagione di Mare Fuori (che lui per primo avesse contribuito a mandare in tendenza #nuncestaomarfor era del tutto irrilevante: aveva fatto il suo dovere da bravo cittadino lamentandosi di molte scelte della sceneggiatura, ma ad un certo punto bisognava pur andare avanti con la vita). C’era un solo tipo di commenti che, al momento attuale, aspettava con impazienza di leggere.
    Oltre alle anticipazioni di Terra Amara.
    Sunday De Thirteenth, di teorie del complotto, ci viveva. Era quindi ovvio che avesse un’opinione in merito alle scomparse di fine febbraio, e che non potesse fare a meno di seguire con accademico e sincero interesse gli scambi di battute tra chi aveva aperto il dibattito e le varie voci sotto al suo thread. Tuttavia aveva deciso di tenersi fuori, di non dire la propria aggiungendosi al caotico coro che era diventata la piattaforma da qualche giorno a quella parte. Perché, moralmente, non gli sembrava affatto il caso di farlo – non quando l’angoscia di Romolo Linguini diventava un po’ anche la sua per cause di forza maggiore; non quando alla propria, di fronte alla lista degli scomparsi, non era capace di dare una forma meno astratta di quella che gli premeva sulle tempie.
    L’americano di quei nomi ne conosceva qualcuno, ma solo perché come lui avevano deciso di sposare una causa comune: gli dispiaceva, ma non erano suoi amici, né la sua famiglia.
    E poi c’era Kieran Sargent.
    La stessa ragazza che mesi prima aveva contribuito a stravolgere una vita che era già stata messa in subbuglio dal nulla, ma alla quale non era riuscito a non sorridere – spontaneo, genuino – ogni volta che ne aveva incrociato lo sguardo; quella alla quale aveva voluto avvicinarsi ogni volta al Quartier Generale, e che alla fine aveva approcciato portandosi dietro un articolo di giornale che parlava di un messaggio audio captato da una stazione spaziale.
    Sapeva facesse parte della sua vita, come l’aveva capito nel primo momento in cui aveva rivisto CJ e gli altri: voleva soltanto che ricostruire i pezzi di quel puzzle fosse più facile di quanto non fosse.
    Alzò gli occhi dal telefono quando sentì la pentola borbottare, perso così tanto in quel loop da aver persino dimenticato di aver messo l’acqua a bollire. A sua discolpa, non era così tanto abituato a cucinare: grazie a Dio aveva sempre avuto altri che stessero ai fornelli per lui, e Lollo – non fidandosi delle sue abilità, giustamente – non era che l’ultimo di una lunga fila. Se aveva iniziato a farlo era stato per il meme, laddove il suddetto meme consisteva nel vedere l’italiano andare in escandescenze ogni tre per due davanti agli abomini del De Thirteenth.
    «non è il giorno adatto per rischiare la sorte.» con il pacco di pasta in mano, sollevò il capo per ricambiare lo sguardo del Linguini, labbra arcuate verso il basso e un’espressione decisamente colpevole dipinta sul volto. Era un pagliaccio per definizione, Sandy, e non era affatto sorpreso che avesse già capito le sue intenzioni; ciononostante, conosceva i propri limiti – che non li rispettasse mai era tutt’altro discorso – e sapeva leggere bene le persone. Non che ci fosse bisogno di essere uno psicomago per comprendere il significato poco recondito dietro al ringhio del coinquilino. Posò con estrema lentezza il pacco di spaghetti nella mensola, muovendosi come davanti ad una bestia feroce e pericolosa (Lollo, una bestia feroce e pericolosa: faceva già ridere così), perché la tentazione di spezzarli era così forte che non sapeva se avrebbe potuto resisterle davvero; preferì buttare nell’acqua un tipo di pasta che non era in grado di leggere senza farsi picchiare. Tirò fuori dal pacchetto di sigarette una canna già rollata, pronto per ogni evenienza, e dopo averla accesa con il fuoco dei fornelli ed averne tratto un lungo tiro, la porse al ragazzo.
    «sono offeso, sai?» assaporò per qualche istante il gusto acre dell’erba a pizzicare sul palato ed a condire le parole, prima di soffiarlo in un’ampia nuvola di fumo davanti a sé. «e l’ananas sulla pizza non ti sta bene, e gli spaghetti spezzati sono anticostituzionali testuali parole.
    Si sedette sulla sedia meno lontana, incrociando le braccia sul tavolo e premendoci il mento sopra. Non credeva fossero amici, loro due: Romolo aveva la sua vita, la sua cerchia, e così anche Sandy – sebbene, nel suo caso, fosse un po’ complicata viverla come avrebbe desiderato. Si erano semplicemente trovati nel momento del bisogno a condividere lo stesso tetto, ed era sicuro che se l’ex grifondoro volesse parlare di qualcosa riguardo alla merda che appestava tutto il mondo magico, ma quello personale un po’ di più, non l’avrebbe fatto con lui. Non sarebbe stato lo special, a chiedergli di aprirsi: sapeva, però, che era bravo ad ascoltare – o, al bisogno, a dire cazzate. «dovresti davvero darmi un po’ più di fiducia.» okay, non avrebbe dovuto dargliene per quanto riguardava quel mondo in particolare (ed il fratello di Romolo ci lavorava pure in una cucina, quindi insomma...), ma per tutto il resto? Almeno un po’.
    In the backstreets buildings
    and the neon lights
    When I heard the thunder, I could feel the rain
    It's the same to me
    just a different name
     
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    «sono offeso, sai?»
    Lui. Lui era offeso? Cioè, Romolo assisteva quasi quotidianamente a gratuiti e superflui crimini contro (l’umanità.) la sua patria, e la sua cultura, e Domenico era quello offeso?!
    Assurdo. Che coraggio.
    Senza troppi complimenti, riservò al coinquilino un grugnito, alzando appena il sopracciglio – spaccato quando aveva quattordici anni, per una rissa sotto la metro A –, ma accettò comunque la canna perché come gesto di scuse andava più che bene; il Linguini non era mai stato uno troppo pretenzioso (o non sarebbe mai sopravvissuto a venticinque e rotti anni di amore incondizionato per la Roma e certe sue panchine).
    E poi, se proprio, avrebbe sempre potuto spegnere la canna nella cavità oculare dello special, se avesse continuato a scartavetrargli le palle con il suo monologo del cazzo.
    Finale piuttosto vicino al realizzarsi, visto che non ne voleva sapere di smetterla con le idiozie. «e l’ananas sulla pizza non ti sta bene, e gli spaghetti spezzati sono anticostituzionali.» Non aveva senso, manco pe' er cazzo, ma che stava a dì?
    «dovresti davvero darmi un po’ più di fiducia.»
    «metti il parmigiano sulla pasta col pesce, e io me dovrei fidà de te?» la smorfia a nascere sul viso di Lollo, era esplicativa e al contempo impossibile da descrivere, un mix esplosivo di raccapriccio e sconforto, tutta riservata al discorso senza capo né coda di Sandy. Chiedeva fiducia e poi falliva immancabilmente a farlo sentire al sicuro quando si trattava della cosa più importante per Lollo, dopo famiglia e AS Roma: il cibo.
    Cioè, Lollo era stupido, ma non così stupido.
    Ovvio che non si sarebbe fidato — vivevano insieme da mesi, ormai, ma il Tredici rimaneva alla stregua di uno sconosciuto, troppi segreti nascosti dietro quel viso che cambiava un po’ troppo spesso forma per i gusti (semplici) dell’italiano. Lo accettava come presenza nella sua vita, come entità con cui condividere il bagno tutti i giorni, e un discepolo a cui insegnare come fare un caffè che fosse decente (con la moka, non con la macchinetta con cialde…), ma non si sarebbe spinto a descriverlo come un amico; per Lollo non era difficile fare amicizia con chiunque, ma dare la fiducia a qualcuno, richiedeva un bell’impegno. E considerando che al mondo l’avessero solo i Linguini, Bennett Meisner, e pochissimi altri, sembrava una richiesta un po’ presuntuosa da parte dell’americano.
    Uno che, ricordiamolo, tagliava gli spaghetti con il coltello anziché arrotolarli con la fochetta.
    Lo guardò ancora per un attimo come se Sandy, col suo discorso, stesse provando a spiegare a lui cos'era un fuorigioco, poi scosse la testa e aspirò un nuovo tiro dalla canna.
    Tuttto sommato, era abbastanza scemo da volergli bene; potevano capitargli un sacco di casi peggiori, come coinquilini, dalla 104 a quello che puzzava pure dopo dieci docce, perciò non poteva lamentarsi.
    «domè, in Italia hanno esiliato, o messo al gabbio, gente pe' molto meno dei crimini culinari che hai elencato, credime» dopotutto, stava solo facendo un favore all'americano ad insegnargli usi e costumi corretti del Bel Paese. «mi ringrazierai un giorno, quando andrai in Italia e, al ristornate, assisterai al linciaccio di uno straniero da parte dei camerieri – e non solo – per aver messo il ketchup sulla pizza e tu, ripensando a tutti gli scappellotti che t'ho dato nel tempo, avrai saggiamente evitato di commettere lo stesso crimine solo pochi minuti prima.» davvero, se ci pensate, era qualcosa di assolutamente altruistico che Lollo faceva per Sandy. Che cosa gentile!
    Poi, che avrebbe detto (o parlato di) qualsiasi cosa, in quel momento, pur di non parlare del resto era un altro paio di maniche e qualcosa che lo special non era tenuto a sapere; perché lo sapeva che Domenico moriva dalla voglia di parlare delle sue teorie complottiste e su cosa fosse successo davvero al Lotus e dai non hai un collegamento telepatico con il tuo gemello, per Fray e Wendy funziona così — no, non ce lo aveva un cazzo di collegamento telepatico con quel pirla di Remo, oppure lo avrebbe già sfruttato da un pezzo per rintracciarlo e prenderlo a calci nel culo di due in due fino a che non fossero diventati dispari.
    Non ce lo fottutamente aveva.
    Ma sapete cosa aveva? Un sacco di rabbia a ribollire sotto la pelle, e il bisogno di tornare ad ululare nudo in mezzo alla foresta (non necessariamente in forma di lupo) prima di spaccare gli infissi di qualche finestra e rimetterci così la caparra che avevano anticipato al momento dell’affitto di quell’appartamento.
    Così, per dire.
    questi vecchi muri sembra che non hanno età,
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    Io che sono un punto perso in questa città,
    che non mi ha mai dato niente, e che mi chiedo da sempre,
    chi verrebbe a cercare uno come noi?
     
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