[miniq05] I'm waiting, my eyes are on the prize

[piano interrato]

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  1. sabaism
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    1999 | chef | dork
    2003 | doctor | emok.
    remo linguini
    tvättbjörn cömmstaj
    Oh Totti, give me strength: «ao.»
    Due semplice lettere che potevano significare tanto, se non tutto, nelle stanze sotterranee del Lotus – ao, di tutte le belle stanze che doveva avere quell’albergo proprio nelle cantine umide e senza nemmeno una boccia di vino dovevano finire; ao, li mortacci vostra, quanto cazzo sete brutti; ao, saluto rivolto a Ciruzzo. Ao ad un sacco di cose, e sebbene il Linguini le pensasse e intendesse tutte allo stesso momento, ad altro era rivolto il monosillabo.
    E quel “altro”, per inciso, era un ragazzino biondo dallo sguardo ferale fisso non sulle fila dei nemici, bensì oltre le stesse, laddove suo cugino e gli altri ostaggi attendevano soltanto che loro – che poi, loro chi: l’italiano conosceva letteralmente due persone in croce, e solo perché le aveva intraviste ad Hogwarts; l’avevano persino diviso da Vincenzo e Giacomino, una cazzo di tragedia –, con una specie di palla da tennis densa e dalle tinte rossastre tra le dita. Quel «ao?», ripetuto un po’ titubante, aveva più le sfumature del “fratè, che cazzo stai a fa’?” che non altro.
    Di certo non aveva alcuna intenzione, né motivo, di giudicarlo: se ci fosse stato suo fratello dall’altra parte della stanza, gli avrebbe riservato lo stesso sguardo, oltre ad un quantitativo di parole poco lusinghiere che avrebbero rincoglionito tutti i lì presenti; ciononostante, non poteva fare a meno di pensare che non fosse il caso di... beh, fare qualsiasi cosa avesse intenzione di fare, probabilmente. Remo non aveva mai partecipato a nessuno scontro del mondo magico – non gli era mai interessato e non aveva mai avuto alcuna ragione che, come quella volta, lo spingesse a scendere in campo –, ma aveva un po’ di esperienza in questione di risse in mezzo alle quali non avrebbe dovuto trovarsi per sapere che ci fossero dei limiti.
    Paletti che, a Tvättbjörn, non erano mai interessati – nella vita, figurarsi in un momento come quello. Perché ne aveva abbastanza, un po’ sempre e un po’ di tutto, ma degli stronzi che sparivano ancora di più. Aveva dovuto accettare che Posh fosse partito per chissà dove, che Brandy fosse scomparso senza dirgli se sarebbe tornato o meno; per quanto lo riguardava, potevano anche essere morti e non gliene sarebbe potuto interessare di meno.
    Ma Reggie, Barbie. Moka. Hans.
    Tutti insieme, svaniti nel nulla e senza lasciare traccia. Era incazzato, il Cömmstaj. Era furioso.
    (Era preoccupato.)
    Li odiava da morire, e nemmeno riusciva ad essere del tutto sollevato nel trovarli vivi perché a rapporto mancava ancora il Telly.
    Aveva tutte le ragioni del mondo per mirare alla fronte del Belby e colpirlo, prima ancora di pensare a liberare lui e tutti gli altri, perché vaffanculo Hans.
    «testa di cazzo.» la sua fiducia nei fratelli lasciava il tempo che trovava, e non aveva dubbi che Reggie e Barbie fossero stati rapiti da qualche setta – alla prima era già successo, lui stesso testimone, e da quanto aveva capito non sarebbe stata la prima volta che qualcuno con torce e forconi accerchiava lo Jagger. Ma per dieci giorni, dieci fottuti giorni, aveva avuto il terrore di ritrovare il migliore amico così come lo aveva trovato quasi un anno prima, ma troppo tardi.
    Sorrise a mezza bocca, soddisfatto dopo aver colpito lo special, piegando lo sguardo verso Mac – sempre al suo fianco, perché non aveva la minima intenzione di perderlo di vista nemmeno per un secondo – sapendo che avrebbe avuto molto probabilmente da ridire (del tipo che Hans sembrava chiaramente già più di là che di qua, dettagli che all’emocineta importavano molto relativamente).
    Giusto in tempo, perché non si poteva avere nemmeno il tempo di tirare una palla di sangue in faccia al proprio migliore amico (1pa, ma solo perché non voleva farti davvero male) che qualche alberghiera frustrata pensava bene di tagliare le gambe alla gente. Vide Ryu arrivare velocemente, e decise di approfittare del colpo alla nuca della donna per afferrarla e spingerla lontano, contro uno degli altri nemici.
    Forse in tempo per evitare che il Linguini si sparasse da solo, forse (molto probabilmente) no, ma Twat sapeva bene che per fare una frittata andava rotto qualche uovo.
    Cosa di cui era a conoscenza anche Remo, a dire il vero, con la sola differenza che quest’ultimo applicava tale filosofia in un solo ambito: dietro ai fornelli del Bar dello Sport, dove fottutamente cucinava e dove voleva tornare il più in fretta possibile con tutti i suoi cugini, sani e salvi.
    Non voleva morire lì sotto, e tantomeno uccidersi da solo – ma la mano si era mossa da sola, e non aveva potuto fare niente per evitarlo.
    Aveva chiuso gli occhi.
    Quando li aveva riaperti, era a terra con un cagnolone sopra di sé. «anvedi oh!» ma chi era che si era trasformato in un cane senza dirglielo? Potevano essere in due! «bravo cucciolone, però giocamo dopo eh.» aveva delle priorità, ed al momento una di quelle era prendere nuovamente il controllo della pistola e sparare volontariamente ai nemici.
    E sono solo uno dei tanti
    Col sorriso triste e con gli occhi stanchi
    Che non riesce più a fidarsi degli altri
    Con una mano mi abbracci e con l'altra mi ammazzi


    difesa mac: prende parisa e la lancia...
    difesa remo: ... contro niko
    attacco parisa: spara
     
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