[miniq05] I'm like a ghost, I'm not hard to see through

Grey si pentiva già di aver detto nove (9) parole di fila — nove parole di troppo, a giudicare dal fatto che Ethan le avesse prese come spunto per rivolgergliene molte di più.
Non sollevò gli occhi al soffitto, solo perché erano troppo impegnati a cercare, tra i volti emaciati degli ostaggi, quelli bosco dell'unica persona che contasse davvero qualcosa per lui. Quando li trovò, iridi verde bosco velate da una tristezza intrinseca tutta Vin, lo sguardo non si ammorbidì, né si fece più sereno, perché sereno non lo sarebbe stato (mai.) fino a che anche l'ultimo mercenario non avesse esalato l'ultimo respiro.
C'erano delle priorità, ed Ethan Lynx era veramente molto in basso nella lista personale di Grey. «sappi che non mi sentirò in debito con te per questo» Ok? Doveva... doveva importargli qualcosa?
Solo per un attimo, un brevissimo ma intenso attimo, lo special si concesse infine di trovare gli occhi scuri del Lynx, rivolgendogli la più impassibile delle espressioni: non era un favore il suo, era una mera questione personale — aveva la precedenza su quella kill, più di chiunque altro. Gli spettava di diritto da anni. «qualsiasi cosa ti faccia dormire la notte» gli rispose con distrazione, già pronto a cercare il prossimo nemico, richiamando a sé la lama che Wren aveva tentato di deviare con il bastone. Nemico che ora puntava il suo amicus ad aras l'altro coreano che parlava troppo (e ok che chiunque, rispetto a lui, parlasse troppo; ma quello lì stava esagerando davvero). Cos'era poi quella fissazione per le manette? Onestamente? Non meritava che Grey cercasse di distrarre il nemico che lo aveva puntato — e, per amor di cronaca, se il Hwang lo fece fu solo perché un nemico in meno era un passo in più in direzione di Melvin.
«parli troppo.» informó Yejun, ma purtroppo per lui non poté aggiungere nient'altro: per il momento, pur rincoglionendo tutti di chiacchiere, stava facendo il suo sporco lavoro e persino Grey poteva riconoscere l'impegno.
Perciò non lo insultò, né lo accoltellò per il fastidio, il ché contava come una vittoria quando si trattava di Grey Hwang.


Ed intanto Wren – cercando di togliersi dalla testa l'immagine di un Lapo ammanettatona Chelsey Weasley, più pallido di quanto lo ricordasse e col viso scavato – provava a non farsi venire un coccolone alle parole di apprensione di Javi.
No, non stava bene.
Non stava più bene mesi.
Ma era il maestro delle bugie dette a fin di bene, dei sorrisi tirati a nascondere un malessere che lo divorava da dentro, delle parole spinte contro i denti per il bisogno di rassicurare gli altri. Che Javi potesse leggere non solo tra le righe, ma addirittura alla fonte di ogni pensiero negativo, era un dettaglio che Wren era disposto ad ignorare per il momento. «starò meglio quando riusciremo a portarli fuori di qui» che non era una bugia, non lo era affatto.
E in quel calderone di persone includeva tutti, ostaggi e volontari partiti per quella missione potenzialmente suicida, che aveva troppo il sapore amaro di trappola a premere sulla lingua.
Lo sguardo cercò involontariamente Ellis, al suo fianco. Sempre al suo fianco; sapeva anche che gli volesse bene perché la neo special viveva in un mondo tutto suo, la maggior parte del tempo, ma non aveva potuto fare a meno di pensare, molto spesso, se gliene avrebbe voluto ancora una vorla rimesso piede sulla terra, una volta tornata ad avere un contatto con la realtà.
Aveva deciso che non volesse affatto conoscere la risposta; la sua ignoranza era una benedizione, certe volte.
La vide fare uno sgambetto al nemico, e sorrise.
Ma le rubò anche l'idea, e dopo aver deviato il coltello con il bastone, usò quest'ultimo per fare uno sgambetto al nemico diretto verso di lui, le dita a stringere il legno come non aveva mai stretto nient'altro nella vita. La sua unica arma, perché col cazzo che si sarebbe (permesso.) fidato di usare il proprio potere; non lo faceva più da mesi.

alle 3 e un quarto della mattina, sveglia da ventuno ore, con il forum in manutenzione che non mi fa vedere i post precedenti per recuperare il parlato posso dire solo una cosa: porca, virgola.
Madonna.
Ci stavano provando a far fuori i nemici, perché sapevano tutti quale fosse l'obiettivo principale e che per raggiungerlo era necessario superare quell'ostacolo di pelle e ossa e muscoli e cuori pulsanti che battevano dietro divise di fortuna.
Era, a conti fatti, l'unico motivo che spingeva Grey Hwang ad essere collaborativo e giocare di squadra; non era fatto per quel genere di lavoro, lui, preferiva agire da solo ed essere responsabile solo ed esclusivamente di se stesso — per di più, odiava i fardelli inutili e il doversi preoccupare di altra gente. Era un lupo solitario, lui; un fottuto ninja. Eppure, quel team non si stava rivelando problematico quanto aveva immaginato incontrandoli, gente riunita per caso e senza nulla in comune se non il fatto di avere qualcuno di caro tenuto in ostaggio oltre le porte a vetri del Lotus.
Non era stato il migliore degli incipit, eppure.
Senza fare un fiato (aveva parlato anche troppo), affiancò di nuovo il chiacchierone e (lo ignorò perché non riesco a recuperare il parlato vins scusaaaaa) scagliò con un testo secco della mano, una delle lame puntando l'occhio del nemico; aveva smesso di trovare strano e destabilizzante il potere a fluire nelle vene, ci aveva ormai fatto l'abitudine.
All'altro ragazzo fece appena un cenno col capo, che poteva significare tutto (se Yejun voleva leggerci un significato) oppure nulla (che era ciò che Grey voleva intendere). Poi, dopo aver tirato un altro coltello alla gola di Brandi, si allontanò.
Grey out.

E intanto Wren, alle prese con Diodato (che non gli era manco piaciuto a Sanremo 20qualcosa, quando andò con Fai rumore buuuuu) che voleva stordirlo con la sua musica orrenda. «sai cosa? dovresti cambiare hobby,» gli disse, coprendosi le orecchie, «perché non provi con l'uncinetto? ho sentito che va alla grande in questo periodo.» così, random.
(Lui l'aveva provato.)
(Non aveva funzionato.)