[miniq05] I'm like a ghost, I'm not hard to see through

[piano terra]

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  1. .totentanz
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    mar 20th 1977
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    Ricordava a malapena di averlo in mano, il bicchiere.
    Il tredici febbraio sarebbe dovuto essere un giorno come tanti, per Mina. Un maledetto giorno qualsiasi, finalmente, dopo essere tornata a casa da poco più di un anno e aver dovuto vivere nel timore di una guerra incerta dopo una manciata di mesi che erano sembrati un battito di ciglia.
    Battiti di ciglia.
    Le sembrava di chiudere gli occhi per un attimo e poi riaprirli per dover assistere impotente all'ennesima, crudele trovata del Destino.

    Sparita nel nulla.
    Alice era scomparsa dalla sera alla mattina. O almeno così diceva la comunicazione che tempestivamente era arrivata da Duncan. Non si erano visti a colazione come al solito in Sala Grande, nessuno l'aveva vista al risveglio nel dormitorio Corvonero, e tanto era bastato al più piccolo di casa Campbell per sentire la necessità di avvertire i genitori il più in fretta possibile.

    Per quanto affettuoso potesse essere il loro secondogenito, non era certo il tipo che mandava lettere o messaggi a casa tanto per. Ad altri genitori avrebbe sicuramente dato un pizzico di dispiacere, come consapevolezza, e John e Mina non erano esenti dal risentire un minimo del fatto di sapere i propri figli così lontani da loro per la maggior parte dell'anno; nonostante ciò, non si crucciavano mai troppo dello spirito indipendente della loro prole, e pretendere che scrivessero per raccontare ogni minima sciocchezza non era proprio da loro.
    Che potesse essere successo qualcosa, l'aveva pensato nel medesimo momento in cui John le aveva detto della missiva. La paranoia era un sussurro sottile che rimaneva relegato perlopiù nei meandri remoti della sua mente, però; non era qualcosa che aveva dovuto costringersi ad imparare, quanto più una sua inclinazione del tutto spontanea.
    Così, quando l'uomo aveva letto ad alta voce il contenuto di quel messaggio, aveva sentito per intero e senza sconti la sensazione della terra che veniva a mancarle sotto ai piedi.
    Aveva premuto tutte simultaneamente tutte le dita della mano destra in un moto di frustrazione involontaria. Le stesse dita che, opportunamente distribuite sul calice di vino a reggerlo, si impressero con una forza tale sul vetro da spezzare lo stelo all'attaccatura della coppa, facendola schizzare per terra assieme al suo contenuto.

    In situazioni come quella non era il tipo di persona, di madre, che piangeva, urlava, strepitava di dolore o perdeva i sensi, e non per una questione di dignità: non era semplicemente parte delle fibre del suo essere avere quel tipo di reazioni scomposte.
    Per un lungo momento, la sua mente aveva fatto tabula rasa in una maniera così estrema che non si era nemmeno accorta del suono di vetro che andava in frantumi ai suoi piedi, o dello stelo spezzato che le aveva graffiato un paio di dita spillando immediatamente sangue.
    Era sempre John ad avere contezza di certi dettagli. John raccoglieva i suoi cocci, risanava le sue ferite, cancellava il brusio confuso che le annebbiava il cervello di pensieri prendendole il viso fra le dita per riportarla sulla Terra.

    In quei dieci giorni aveva dormito quel poco che bastava a poter essere in piedi e funzionale dal mattino alla sera. C'era poco da dormire, visto il modo in cui la macchina inarrestabile del Mondo sembrava pretendere di voler continuare a funzionare nonostante quella vicenda.
    Loro, come altri, non volevano demordere.
    La ricerca di fughe di notizie concrete al di là dei meri canali ufficiali era qualcosa che Mina aveva perseguito attivamente.
    E alla fine anche loro lo avevano scoperto.
    Aveva respirato abbastanza l'aria degli uffici ministeriali da non potersi sorprendere minimamente della linea che avevano deciso di adottare; a quell'età, a quel punto, non perdeva neanche un secondo della sua vita a farsi bruciare il fegato per una cosa del genere.
    E in fondo, era meglio così.
    Non avrebbe affidato a quella gente neanche l'ultima falange del suo mignolo sinistro, figurarsi la vita di sua figlia.



    Non avevano di certo amici o parenti che avessero intenzione di coinvolgere in un'iniziativa del genere, loro due. Amici e parenti a cui non farne parola per evitare di preoccuparli, al massimo, ma al Lotus arrivarono soli, salvo capire subito che non erano gli unici ad aver colto la possibilità.
    Chiaramente.
    Una parte di lei voleva istintivamente sottrarsi al momento cooperativo, ma la più ragionevole riconosceva che in gruppo, anche se perlopiù si parlava di sconosciuti, avrebbero avuto più possibilità. Non c'era solo Alice lì dentro, in fondo. E dubitava che dei sequestratori che volevano contrattare con il Ministero non fossero armati e organizzati, non era così ingenua né così priva di esperienza rispetto a certe circostanze da potersene convincere per sentirsi meglio.

    Avrebbe accettato di coordinarsi con altri, ma di certo non di separarsi da John.
    Poteva sentire la tensione di lui come se fosse la propria anche solo camminandogli di fianco mentre mettevano piede sul marmo della reception. Le servì appena di accorgersi di quanto sbagliate fossero le circostanze che si erano presentate davanti a loro per rendersene davvero conto, tanto le bastava percepire in lui l'impressione che gli dava quel luogo.
    Non che sapessero in cosa si stavano cacciando, loro due.
    Un medico, un avvocato.
    A stento avevano trovato qualcosa da portare con loro a parte la bacchetta del marito.
    E si sentiva davvero stupida con la striscia da scherma a penzolarle dal fianco, diciamolo. Ma si doveva fare di necessità virtù o qualcosa del genere. A dirla tutta, ci avrebbe rimesso volentieri anche più di un capello, se non direttamente la vita, se avesse voluto dire che la sua bambina poteva tornarsene a casa salva e riuscire ad andare avanti a vivere serenamente.
    Le si sarebbe dovuto gelare il sangue nelle vene a vedere una scena del genere. Persone in nero armate fino ai denti che si riversano in contrapposizione alla massa disorganizzata.
    Eppure, Mina sentiva solo il sangue andarle a fuoco. Di rabbia.
    Ben lungi da esternarla esplosivamente, per fortuna, o sì che ci avrebbe rimesso il collo, ma era livida, livida come poche cose. Se fosse stata più puerile, forse, la testa le si sarebbe invasa di pensieri malvagi in tempo zero.
    Fortuna.

    Gli ostaggi ha fatto appena in tempo a considerare che siano lì, a non cedere alla tentazione di cercare Alice in mezzo a quei volti sconosciuti, acerbi. Come lo sono quelli della maggior parte delle persone che con loro si sono precipitate al salvataggio, d'altronde.
    Ma non poteva prendersi quel tempo proprio adesso.

    Lo sguardo saettò con un percorso non dissimile a quello del marito e non dovette neanche pensare a cosa fare: uno spirito defunto dall'aria vissuta a dir poco si materializzò semplicemente di fronte alla faccia del povero cristo che aveva avuto la pessima idea di puntare la sua glock contro Sebastian.

    E mentre oculatamente lui pensava a come proteggere efficacemente forse anche lei, era lei tuttavia che si spingeva a interporsi fra Ellis e un mercenario armato di machete, dopo aver sfoderato la striscia dalla fodera appesa al fianco. Abbiamo già detto che si sentiva in colpa.
    « Fatti indietro, cara, ci penso io qui temo...! » tutti quegli anni di esercizio dovevano pur servire a qualcosa, anche se dall'altra parte c'era un mercenario addestrato col machete. Se non altro, la sua dimestichezza con la lama non era proprio impossibile da intravedere, e anche se non fosse riuscita a deviare quel colpo senza farsi male, avrebbe tentato agilmente di conficcargli la punta acuminata e sottile della striscia nella spalla, possibilmente abbastanza da fargli spillare sangue, ma magari era chiedere troppo.
    It's time to go up to bed
    No more sipping on our regret
    Tuck the kids in without worry
    No more running out in a hurry

    (11) DIFESA SEBASTIAN (mina + john): materializza uno spettro di fronte a g-baby per fargli prendere un coccolone

    (19) DIFESA ELLIS (javi + mina ): cerca di deviare il machete interponendosi con la spada
    ATTACCO CROZ (mina): affondo mirando alla spalla
     
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