[oblinder '24] metti che finisce male? ma non ci pensare.

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  1. …oh kaz
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    Kaz si sentiva come Jim Hawkins, il protagonista del pianeta del tesoro.
    Non coraggioso, né intraprendente. Non audace, o disposto a rischiare tutto pur di arrivare al proprio obiettivo. Non c’entrava neanche il blob Allen che popolava i suoi incubi ed i suoi peggiori momenti di veglia: come Jim, di risposte non ne aveva.
    Mai avute, e certo non nel futuro prossimo del furente sguardo di Theo Kayne.
    Dov’erano e quand’erano racchiudevano gli enigmi della natura umana dall’inizio dei tempi, e non sarebbe stato il quasi diciottenne Oh a trovare un punto a parentesi che persone più sagge di lui non erano state in grado di chiudere. Aprì la bocca e la richiuse, il sorriso a spegnersi lentamente e la mano ancora alzata a salutare i suoi fan (quello che “theo pensi sia dominic” aka Cory e “theo ma tu lo sai parlare l’alfabeto f-f-farfallino” aka il senor Didi) mentre la gravità della situazione iniziava a pesare fra le scapole. Appiattendolo. Togliendoli quel poco d’ossigeno trattenuto fra le guance dopo la guerra.
    Tenne gli occhi sul vetro, incapace di incrociare lo sguardo del Grifondoro. Sentiva dal suo tono che avesse bisogno di qualcosa, e sapeva di non essere, in quel momento e forse mai, nella posizione di darglielo: stabilità, sicurezza. Certezze. Avrebbe voluto Theo potesse fare affidamento su di lui, ma non poteva offrirglielo, perché non sapeva un cazzo ed aveva paura, ok? Un fottuto terrore a congelare il respiro sulla lingua.
    Sparire era un’alternativa ben peggiore a morire. Era un soldato, sapeva che certi rischi esistessero – ma sparire, abbandonare tutti? I suoi amici, la sua famiglia. Lo stavano cercando? Lo credevano morto? Avevano scelto il suo lato migliore per le foto segnaletiche?
    Gli mancava?
    O le loro vite sarebbero andate avanti tranquillamente, come nulla fosse stato. Altri amici, altri fratelli. Altri membri della squadra, nuovi idoli di cui seguire la scia al castello. Un barista neo assunto a coprire i suoi turni. Un altro bambino dagli occhi grandi da pucciare nel vaso della speranza liquida, per poi farlo rotolare nel marciume del mondo ed aspettarsi ne uscisse comunque brillante.
    Cosa aveva lasciato di sé, alle persone.
    Come l’aveva cambiato, quel mondo.
    Il suono metallico scosse il torpore del corpo senza spazzare la nebbia della mente. Agì d’istinto, perché nel cuore più nudo e sincero delle cose, dalla sua prima nascita, Kaz era quello: senza capire cosa stesse succedendo, afferrò il Grifondoro tirandolo verso di sé, schiacciando entrambi contro una delle pareti della stanza.
    Una granata, suggerì la memoria lessicale, incontrandosi a metà strada con quella muscolare. Stava ancora strizzando Theo contro il proprio petto, lo sguardo a cercare l’oggetto di metallo e la schiena esposta all’ambiente, quando il gas iniziò ad invadergli i polmoni.
    Era molto stanco, Kaz Oh. Quindi rise istericamente all’orecchio del compagno, mormorando un
    «pensi sia quello esilarante»
    e «mi sento in un luna park»
    ed un sempreverde «mr kayne i dont feel so good»

    Aveva la camicia hawaiana stropicciata. Il mento incrostato di sangue secco.
    «vi piace il mio cosplay? Edward cullen per adulti» passò le dita della mano libera fra le ciocche corvine, e strinse abbastanza da impedire alla mano di tremare. Il sorriso era esagerato, come tutto dell’Oh; lo mantenne comunque, perché c’erano dei suoi compagni di scuola, santiddio, e persone armate a tenerli in ostaggio. Doveva essere quello responsabile, fra loro; quello divertente, e sicuro di sé. Agganciò il braccio ammanettato sulla spalla del Kayne, costringendolo ad auto censurarsi con la sua stessa mano tirata verso l’alto.
    Non fare cazzate.
    Si era affacciato serio sulla stanza, ed incrociando lo sguardo di Diaz, aveva fatto solo un cenno del capo – stava bene, andava bene, era tutto sotto controllo – perché aveva diciassette anni e mezzo, era un ribelle, un sopravvissuto alla guerra di primavera, non voleva affatto mettersi a piangere e farsi abbracciare lasciando ad altri la responsabilità di mantenere contegno.
    I primi segni di vero cedimento avevano colpito trovando il profilo di Moka e Sin, perché erano morti ed era anche colpa sua e non erano più ribelli e perché non erano più ribelli lui quel mondo non lo capiva, ma era stato certo di essere ad un passo dalle lacrime quando aveva visto Kyle, un passo nella sua direzione prima ancora di rendersi conto di quanto stesse facendo.
    Si era frenato, appena in tempo. Con il cuore in gola e lo sguardo lucido, aveva piroettato sul posto trascinando Theo dai suoi compagni – uau, quanti Grifondoro – alzando le mani per mostrarsi innocuo e disarmato, finendo per piazzarsi non troppo casualmente fra il resto dei ragazzi e le guardie armate.
    «ew. Non so perché l’abbia detto»
    Forse perché sei drogato e probabilmente state per morire?
    «potrebbe, sì»

    Coi pugni stretti e i pensieri fragili, guardati adesso
    Crollavi sempre anche con basi stabili
    ma ora detesto pensare a te come una di quelli lì che ci hanno perso
    Pezzi di loro per darne agli altri
    Pezzi di cuore come gli scarti


    fa un cenno con il capo a diaz, occhioni lucidi a moka e sin, sta quasi per nascondersi dentro la maglia di kyle ma preferisce fare lo smartass con il resto degli studenti perchè ha una reputazione da salvaguardare
     
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8 replies since 20/2/2024, 16:00   258 views
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