[oblinder '24] metti che finisce male? ma non ci pensare.

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  1. .izével
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    Fly me to the Moon

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    L'aria della stanza che inizia a farsi acre, la tosse, il senso di disorientamento. Quel vago senso di agio relativo, se di agio si poteva parlare in una situazione simile, che i modi meno agitati di Shiloh stava iniziando a trasmettere va a farsi benedire non appena la mente fin troppo attiva di Alice collega i puntini dell'assurda situazione in cui si trovano, mentre un qualche tipo di sostanza gassosa sta essendo rilasciata da chissà dove fra quelle quattro mura chiuse da cui sembrava impossibile uscire nonostante i loro tentativi.
    Non essere effettivamente svenuta è quasi una prospettiva peggiore di perdere completamente i sensi, mentre, ammanettata alla compagna di sventure, si rende conto di stare essendo trascinata via da individui che sembrano usciti da uno di quei film d'azione babbani un po' terribili che passano ogni tanto alle serate cinema a casa Campbell.
    Casa.
    Quel poco raziocinio che le rimane lo usa per rimanere aggrappata a quell'idea, di tornare effettivamente a casa alla fine di tutto quello, non certo per capire in che direzione stiano andando - anche perché, importa davvero? Cambierebbe qualcosa? Chiaramente, non in quel caso specifico.

    Respirare aria pulita nel tragitto e finché non si fermano nella hall fa sicuramente ossigenare un po' il cervello, ma neanche tanto.
    La prima cosa di cui si accorge è sicuramente di essere ancora ammanettata. Il ferro freddo contro il polso è una sensazione inconfondibile.
    « Shi... loh? » chiama la più grande, rendendosi conto che sono schiena a schiena ben prima anche solo di poter pensare di cercarla con lo sguardo. « Sei sveglia? » parla al tono che basta per farsi sentire, né più né meno. Che sia sano provare paura in una situazione del genere è sacrosanto, ma da lì ad avere una crisi di nervi completa ce ne passava anche per una come lei.
    Quando la situazione si fece più nitida, si raddrizzò un poco contro la schiena altrui per guardarsi in giro. Come aveva immaginato l'altra, non erano gli unici ad essere stati sequestrati barbaramente a quella maniera, ma per fortuna non le pareva di riconoscere nessuno - non su due piedi, almeno, e non con tutta quella confusione in testa.
    « Mi... chiamo Alice, comunque. Alice Campbell. » fu la terza cosa che decise di dire, sempre rivolta alla Abbot. In fondo, se proprio doveva lasciarci le penne così giovane, voleva morire educata come le avevano insegnato i genitori e non facendo sempre e solo la figura della persona scontrosa e dall'aura inavvicinabile. Forse era colpa della droga, forse del gas, ma lì per lì non le si accese nessuna lampadina letteraria scusa Shiloh.
    La rabbia non ti basta,
    Hai cose da dire
    Se ti perdi segui me
    Quel vuoto non ti calma
    È il buio che ti mangia e non ti fa dormire

    Interagisce con Shiloh, ciao di nuovo amika di manette.
    Ha ancora il pigiamino a due pezzi di Pompompurin, così, per reminder visuale.
     
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8 replies since 20/2/2024, 16:00   258 views
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