[oblinder '24] nessuno resta per sempre tranne i tattoo sulla pelle

waterdrop ft. legge-legge

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    Forse mira aveva detto qualcosa di sbagliato, perché Hector guardò il suo outfit come se avesse qualcosa di sbagliato o come se si sentisse a disagio
    «ah no!! non intendo che stai male, anzi stai molto bene, non che le altre volte che ti ho visto fossi vestito male, insomma lo dicevo perché è stretto e poteva darti fastidio» si affrettò a spiegarsi gesticolando quasi nervosamente, per paura si fosse offeso, ma poi si ricredette quando le disse «Avvisa quando apri, mi farebbe piacere vedere» si sgonfiò dall’ansia che aveva provato poco prima e ricambiò il sorriso «ma certo, ti manderò un invito personale» disse mentre tornavano al centro della stanza «per te una fragranza omaggio con la promessa di tornare a trovarmi di tanto in tanto» non erano anime gemelle, dopotutto? era troppo chiedere di farle visita? quasi si morse la lingua per averlo detto ««buon s-san valentino... forse dobbiamo comportarci c-come ad un appuntament- oh.»» mira si voltò verso Hector, trovandolo a picchiettare verso la finestra «notato qualcosa?» lo affiancò e si sporse anche lei, guardando «C'è qualcuno a quella finestra» ah si, li vedeva ma avevano… «guarda i i polsi» «oddio anche loro» anche loro ammanettati e bloccati lì «è decisamente qualcosa di più grande di uno scherzo» e se diaz aveva agitato la mano Mira inizio a sbattere il palmo libero sul vetro, con la speranza di farsi notare

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    batte la mano sul vetro, se può servire a qualcosa
     
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    «per te una fragranza omaggio con la promessa di tornare a trovarmi di tanto in tanto»
    Abbassò leggermente la testa grattandosi il naso. «Mi mi stai dicendo che ho un cattivo odore?» Sorrise leggermente sotto i baffi ... e visto che non era fatto per comunicare con le persone, si affrettò ad aggiungere aggrottando le sopracciglia. «è una battuta. To-tornerò con piacere, sicuramente» ugh, perchè con qualcuno era più facile comunicare, e con altri no? gli si spegneva il cervello, quando cercava di fare buona impressione, e ovviamente voleva farla a Mira: la conosceva da anni, era gentile, ed era finita in quella situazione imbarazzante con lui invece che passare un san valentino normale.
    / stacchetto finestra /
    «è decisamente qualcosa di più grande di uno scherzo»
    «O siamo qua tutti per per lo stesso motivo?» Continuò ad agitare il braccio in alto... e l'occhio cadde al giardino. Ah, non c'era nessuno. Da nessuna parte. Per niente creepy. Tornò alla coppia misteriosa., e provò ad aprire la finestra (e se anche solo questo li avesse riportati in un'altra stanza, sarebbe tornato al vetro) «Tappati le le orecchie-... EHI!» provò a gridare «CI SENTITE?»
    Era: confuso.
    Doveva starsi divertendo, o aveva ragione a iniziare a trovare tutto... strano? Poteva spezzarsi il pollice per liberare sè e Mira delle manette, ma poi sarebbero stati comunque bloccati lì, e a quel punto cosa potevano fare?
    «Forse basta a-aspettare la fine della giornata» ipotizzò per tranquillizzarla, in modalità papà aggiunse: «Per il resto stai stai bene? Hai freddo? Se devi... a... andare in bagno s-sto fuori dalla porta accostata, possiamo a-a-a-prire il rubinetto. Non v-vergognarti»
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    mira e diàz agitano la manina alla finestra, e Diàz grida
     
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    «è una battuta. To-tornerò con piacere, sicuramente» Mira si imbronciò leggermente e con la spalla andò a toccare quella di Didi per dargli una leggera spinta
    «smettila di prendermi in giro» borbottò, voltandosi dal lato opposto al suo viso per nascondere il rossore sulle proprie guance: lei si era preoccupata davvero! pensava lo avesse offeso!!! beh comunque il discorso slittò via perché si erano affacciati alla finestra «O siamo qua tutti per per lo stesso motivo?» eh. probabile. «si ma quale?» si sollevò sulle punte dei piedi cercando di guardare il più possibile il limbo dove sembravano essere finiti, poi smise di battere il palmo contro il vetro «ahi.» commentò guardandolo, ed infatti come si poteva immaginare si era pure arrossato «Tappati le le orecchie-... EHI!» non ebbe il tempo di farlo e infatti cercò di rimediare nascondendo la testa nelle spalle, un gesto istintivo «uh guarda ci salutano anche loro» cominciò a salutare anche lei, più energicamente«ugh non credo ci sentano.» ma se c’era gente di fronte significava che poteva esserci anche qualcuno di fianco a loro «aspetta… seguimi» lo guidò verso la parete accanto alla porta, alla quale sferrò dei colpi ben precisi
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    PUNTO-DOMANDA
    «è il codice morse… me l’ha insegnato mio fratello, magari qualcuno lo conosce» spiegò, provando a non sembrare pazza o semplicemente stupida, e poi venne investita da una vagonata di domande quindi si affrettò a dirgli «ah no tranquillo!! sto bene. » non aveva urgenza di andare in bagno e non aveva freddo, per fortuna «ma dimmi se anche tu hai bisogno di qualcosa» gli sorrise mentre si poggiava con una spalla al muro, aspettando una possibile risposta

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    mira bussa alla parete con il codice morse
     
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    Sempre più dettagli vengono alla luce, ora che la situazione pare prendere una forma; sapere che non siete soli, in quella follia, forse aiuta a rendervi più lucidi. Ed è proprio in questo modo che vi rendete conto di un’altra cosa molto strana: c’è il sole, fuori dalla finestra. È alto, ad occhio e croce mezzogiorno deve essere passato da qualche ora — ma ciò che vi colpisce è il cielo sereno. Non una nuvola all’orizzonte; strano, il meteo aveva previsto pioggia per quel giorno, e alcuni di voi sicuramente avranno buttato un’occhio alle previsioni, prima di organizzarsi per quel San Valentino… che i meteorologi si siano sbagliati? Possibile.

     
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    Soffiò una risata all'imbarazzo dell'altra, ricambiando la spallata.
    «smettila di prendermi in giro» «altrimenti?»
    Che era già di per sè sconvolgente qualcuno dicesse a Diàz di smettere di scherzare, visto che faceva una battuta ogni otto anni. Si sentiva di nuovo un po' in (quest) guerra, dove erano tutti così stanchi da ridere alle cose più assurde.
    Incrociò lo sguardo dell'uomo ammanettato dall'altra parte del vetro (barbie), ma non era certo di capire... se stesse bene. CHARADE TIME! Lo indicò. Fece un pollice alzato. Alzò le spalle come punto di domanda - il tutto mimando col labiale: "state bene?"
    Barbie: si allontana.
    Diaz: totem
    Ok i guess?? Doveva immaginare comunicare non fosse... facile.
    Seguì Mira verso il muro, continuando a osservare di tanto in tanto verso la finestra per cogliere altri segnali... ma si voltò verso la ribelle riconoscendo il pattern dei colpi. «Sai l'alfabeto morse?»
    «me l’ha insegnato mio fratello, magari qualcuno lo conosce»
    Aveva qualche dubbio al riguardo, ma mai dire mai, no?
    «dimmi se anche tu hai bisogno di qualcosa»
    Scosse la testa. Era particolarmente... stanco. Affamato. Un po' stressato dal fatto di non sentire la propria magia (due volte in pochi mesi: sperava non diventasse un'abitudine)... ma sapeva di poter ancora resistere.
    «Potremmo usare il- Kaz Oh.»
    Sara: non hai mai detto cazzo ad alta voce?!
    Non tirò via Mira dal muro, perchè capiva che aveva bisogno di stare lì per sentire se qualcuno avrebbe risposto ai suoi colpi, ma tendendo il braccio si riavvicinò di un passo alla finestra guardando l'amico di Clay ad un'altra delle finestre.
    «Il ragazzo con la lumokinesi. Sta sanguinando» Finalmente, iniziò a sentire il panico della situazione. Che ci faceva un ragazzino lì, ammanettato? E perchè sanguinava? Stava male? Era stato il tipo sconosciuto con cui era legato, o qualcun altro? Non era un innocente scherzo se permettevano ad un ragazzino di rompersi il naso.
    Ora si che voleva uscire da quell'hotel.
    Anche a lui, cercò di chiedere "stai bene?", usando lo stesso metodo di prima e, poi, l'alfabeto a gesti classico dei bambini. L'aveva imparato con Sofia, e anche se non era certo Kaz lo sapesse, nutriva qualche speranza. "Noi siamo bloccati qui".
    E tutto sarebbe stato più facile se fossero stati italiani e capaci a gesticolare come noi, Ciruzzo fatti valere.
    Tornando al come uscire di lì: potevano provare a rompere la finestra, magari calandosi con le lenzuola avrebbero potuto darsi alla fuga... ma voleva davvero mettere a rischio anche Mira quando si trovavano in uno spazio chiaramente pregno di magia sconosciuta? No, decisamente no.
    Potevano provare a rompere i muri? Ma come? Spostare i mobili, guardare dietro i quadri? Avevano già cercato ovunque-... doveva esserci una soluzione più facile, che divertimento c'era altrimenti...
    «Il biglietto di-dice buon san valentino. Forse dobbiamo-» si morse il labbro. Guardò Kaz (sorrideva? Digrignava i denti dal dolore??), tornò alla donna-... «Non abbiamo ancora p-provato a vedere se facendo qualcosa da da san valentino, saremo l-liberi»
    Deglutì.
    «P-p-posso?» Lentamente le prese titubante il viso fra le mani. Si avvicinò... Le posò un bacio leggero sulla fronte.
    Mormorò: «Non dirlo a Javi»
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    - risponde al saluto di barbie chiedendo a gesti "stai bene"
    - chiede a kaz a gesti (e con l'alfabeto a gesti) la stessa cosa + "noi siamo bloccati qui"
     
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    «altrimenti?» beh altrimenti nulla, avrebbe cominciato ad imbarazzarsi e a non parlare più liberamente come stava facendo, e non voleva, perché si trovava stranamente bene con Hector, nonostante quella fosse una delle prime volte che parlassero così confidenzialmente, non rispose e si limitò ad osservarlo mentre cercava di comunicare con la gente dietro la finestra
    «no, mi pare non abbia capito» scosse il capo, e poi provò a comunicare con l’alfabeto morse «beh javi mi aveva detto che sarebbe potuto servire nella vita, ma pare che in questo caso sia inutile » arricciò le labbra contrariata, ma insomma, nemmeno rispondere con qualche colpetto casuale? «Potremmo usare il- Kaz Oh.» il… in che senso scusa? così de botto? «Il ragazzo con la lumokinesi. Sta sanguinando» ah ecco, ora si spiegava tutto, si vergognò un po’ per aver pensato male ma insomma… erano pur sempre anime gemelle chiusi in una stanza d’albergo «oddio» disse quando vide effettivamente il ragazzino sanguinare copiosamente «spero che almeno vada a sciacquarsi» commentò preoccupata, pensando se al posto di Kaz ci fosse stata Aracoeli, probabilmente dopo che sarebbe uscita di lì si sarebbe premurata di spaccare il naso a chiunque l’avesse ridotta in quel modo«permettono ai ragazzini di farsi così male?» per lei era inconcepibile e inaccettabile «Il biglietto di-dice buon san valentino. Forse dobbiamo-»
    ci aveva già pensato ma… Hector era d’accordo? «Non abbiamo ancora p-provato a vedere se facendo qualcosa da da san valentino, saremo l-liberi» annuì leggermente mentre Diaz le prendeva il viso tra le mani, e di conseguenza si trascinava la mano di mira ammanettata dietro, alla richiesta di consenso mira annuì e chiuse gli occhi per qualche secondo… scoprendo che poi le aveva dato solamente un bacio sulla fronte, le venne da ridere per quanto aveva pensato male in quei minuti, ma si trattenne
    «posso anch’io?» chiese mentre poggiava la mano libera dietro il collo del ribelle e poggiava la testa sulla sua spalla, abbracciandolo
    no, forse non era il caso di dirlo a Javi

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    Pensavate di aver colto tutti i dettagli nella stanza, quel poco che avete potuto esplorare, eppure c’è ancora qualcosa che coglie la vostra attenzione. Un foglietto accartocciato sul pavimento, abbandonato al fondo del cestino. O forse, per coloro che si sono spinti nei pressi del balcone, un pezzo di carta che il vento impetuoso ha fatto sollevare fino al vostro piano. Non importa tanto il dove, quanto il cosa. Si tratta di un volantino, uno di quelli che si affigge sui muri per cercare le persone scomparse. Chissà, il volto che vi guarda di rimando potrà sembrarvi familiare nelle persone che avete intravisto nel vostro breve soggiorno, o al contrario quelle fattezze sono del tutto sconosciute, ma una cosa è sicura: c’è qualcosa che non va.
    Perché la data di sparizione segnata sul manifesto, è il 14 Febbraio.
    Ed il volto che vi osserva dalla locandina, è quello di Kang Haeil (Kyle).

     
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    «spero che almeno vada a sciacquarsi»
    Lui sperava piuttosto che Kaz restasse alla finestra, dove potevano vederlo, e assicurarsi che non ricevesse altre botte. Cercò di studiare il ragazzino a cui era attaccato, un po' defilato rispetto all'Oh... riconoscendo anche in lui un volto conosciuto dalla resistenza. Kayne, se non andava errato, e come Kaz pareva sporco di sangue - ma non avrebbe saputo dire se si erano scazzottati, o se era stato un terzo a intervenire. Non sapeva cosa fosse meglio.
    Imbarazzato, si lasciò abbracciare da Mira, ricambiando con due leggere pacche sulla schiena, ma... niente. Non era successo niente.
    Non aveva davvero altre idee per uscire da lì e raggiungere Oh (e le altre persone alle finestre), si sentiva impotente. Anche provare ad alzare di nuovo la voce, sembrava inutile: sentivano dei suoni soffocati attorno, quando stavano zitti, gente che parlava (gridava?), ma erano troppo lontani, o separati da troppo cemento, per comprendere appieno le parole.
    «Altre i-idee?» E in quel momento, lo vide.
    Non era certo di come non avesse fatto a farlo prima.
    Confuso si chinò, braccio tenuto in alto per non obbligare mira a fare lo stesso, e tirò l'angolo del foglio sotto il mobile-
    «cosa-...»
    Un volantino di persona scomparsa, di Kyle.
    Ma Kyle non era scomparso, l'aveva visto il giorno prima nei laboratori dei pionieri. E che senso aveva un volantino con la data odiern- ah.
    Guardò il cielo limpido all'esterno.
    Non ci aveva dato peso, all'inizio, dando per scontato quell'hotel fosse fuori londra, ma ora-...
    «non è più san san valentino» una domanda, ma anche un'ipotesi.
    A quel punto, panico. Quanti giorni erano passati, dal suo ultimo ricordo? Anche lui era stato dato per disperso? Sofia pensava non sarebbe tornato come sua mamma? Non sarebbe davvero tornato?
    Appoggiò la fronte al vetro, respirando velocemente.
    Non sapeva che fare (e manco arianna perchè non abbiamo neanche camere comunicanti . )
    L'occhio gli cadde su un cuore disegnato su una finestra con- sangue?
    «Possiamo s-scrivere, per comunicare» Guardò Mira, cercando di apparire sicuro. «capire se gl-gli altri sanno qua-qualcosa che noi non sappiamo. Rompiamo lo specchio, lo userò come coltello per tagliarmi, e usare il sangue come loro»
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    e niente. il bacino e l’abbraccio non erano serviti a nulla se non a portare l’imbarazzo su livelli astrali. terribile. cancelled. «Altre i-idee?» arricciò le labbra e poggiò la tempia al vetro della finestra cercando di far funzionare i neuroni. non avevano i loro poteri. non potevano uscire dalla porta. non potevano fare praticamente nulla.
    «no, il vuoto più totale » vide Hector calarsi e tirare fuori dal cilindro quel volantino «cos’hai trovato?» si sporse verso lui per osservare quella foto…e… oddio lo conosceva «è scomparso?» ma poi guardò la data. ma in che senso. «non è più san san valentino» lo credeva anche lei, a quel punto, le previsioni completamente errate e la data su quel pezzo di carta. quanto tempo era passato dall’ultima volta che era stata a casa? «si… lo penso anch’io» aggiunse affondando gli incisivi nel labbro inferiore, mentre guardava il ribelle agitarsi, e non avrebbe potuto dirgli tranquillo, si risolverà tutto perché non aveva la minima idea di cosa avrebbero potuto fare, gli posò la mano libera sulla spalla «proviamo a restare lucidi e a non agitarci» li avrebbero fatti uscire di lì prima o poi, no? o li avrebbero lasciati lì a morire di stenti? il tremolio alle mani che le tornava ogni volta che sentiva crescere il panico dentro se si fece più forte, chiuse gli occhi respirando profondamente.
    sarebbero tornati a casa.
    Hector avrebbe rivisto sua figlia.
    Mira avrebbe… «Possiamo s-scrivere, per comunicare»
    lo sguardo ceruleo, e leggermente spaventato, andò a posarsi su Diaz, come? avrebbe voluto chiedere, ma lui la anticipò «capire se gl-gli altri sanno qua-qualcosa che noi non sappiamo. Rompiamo lo specchio, lo userò come coltello per tagliarmi, e usare il sangue come loro»
    … tagliarsi? scosse leggermente il capo. non…bastava poco sangue, no? potevano fare in un altro modo
    «non abbiamo nulla per rompere lo specchio» o forse si. afferrò il polso dell’altro trascinandolo in bagno «non ne serve così tanto, dopotutto» prese un bel respiro, chiuse gli occhi e colpì lo specchio con un pugno, sentendo il rumore del vetro infrangersi e il dolore invadere la propria mano, strinse i dent «possiamo usare il mio» dopotutto Hector si era impegnato fino a quel momento, e lei era stata una sorta di spettatrice, e tralasciando tutto, lei non aveva una bambina da cui tornare a casa che avrebbe potuto chiedere come suo padre si fosse fatto male così tanto, lo trascinò di nuovo accanto alla finestra e, sollevandosi sulle punte dei piedi scrisse col proprio sangue COME USCIAMO DI QUI?, sperando qualcuno provasse almeno a rispondere
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    mira scrive alla finestra col suo sangue “come usciamo di qui?”
     
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    Daremo la colpa al risveglio (punto.) traumatico, all'assenza di caffè, a qualsiasi sostanza gli avessero iniettato, al leggero panico nel vedere dei ragazzini sanguinanti - perchè in nessuna linea temporale Hector Fabien Diaz avrebbe permesso a qualcuno di tirare
    un pugno
    a mani nude
    ad uno specchio.
    Soprattutto, non dopo aver accennato lui all'idea di romperlo.
    «Mireia Strabuzzò gli occhi, incapace di fermarla per paura di farle male strattonandola e non avendo trovato abbastanza in fretta la forza di tirarla via di peso - preferendo il proprio comfort di non ritrovarsela di nuovo fra le braccia al fermarla.
    Se ne pentì subito, appena si rese conto di cosa davvero fosse successo.
    Dopo il primo momento di sorpresa al rumore e alle schegge ovunque, finalmente afferrò Mira per l'avambraccio della mano che aveva usato per tirare il pugno, guardandola negli occhi-
    arrabbiato.
    Decisamente arrabbiato. Non un'emozione facile da estrapolare a Diàz - soprattutto, non facile che la esprimesse a parole.
    «¡¿En qué demonios estabas p-pensando?! ¡Podrías haberte roto la m-m-mano! ¡Podríamos probar la silla p-primero, o p-patearla! ¡Usa una sábana en el medio! por el amor de Dios, incluso el codo habría sido m-mejor! ¿Por qué quieres hacerte daño? ¡No eres indestructible, Cat!» Ci mise qualche istante a rendersi conto di aver usato il messicano - ma anche se alcune parole erano differenti dal cileno, immaginò che Mira (Mira, non Catalina; sperava non avesse notato lo scivolone) dovesse aver capito il succo del discorso. Aveva già perso una sorella che si credeva più forte del resto del mondo, non avrebbe lasciato che succedesse a suoi amici. Non con lui lì.
    Prese un grosso respiro per calmarsi, guardando di nuovo la mano della ribelle. Lasciò la presa distogliendo lo sguardo.
    Pensò di chiedere scusa. Era una donna adulta, poteva fare quello che voleva.
    Non lo fece.
    La ribellione non era sopravvissuta dieci anni grazie a comportamenti azzardati e ribelli che rischiavano la loro vita senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni e sapeva di avere ragione a non approvare il comportamento di Mira.
    Prese un pezzo di vetro da mettersi in tasca, la seguì alla finestra in silenzio, le lasciò scrivere il messaggio (notando altri visi ad affacciarsi alle finestre; altri ragazzini, grandioso), poi le prese di nuovo il braccio - con più delicatezza - invitandola in silenzio a seguire i suoi passi fino al letto.
    In silenzio, afferrò un lenzuolo, lo strappò, e poi la cercò di accompagnare di nuovo in bagno.
    «togliamo le schegge. L'acqua calda è meglio di niente; se ci sono pezzi ormai nella carne, usciranno leggermente»
    Finalmente, alzò lo sguardo su di lei nuovamente.
    Non imbarazzo, non tristezza. Sfida. Voleva rifiutarsi pure di assicurarsi di non peggiorare la ferita? Pur non essendo sicuri che sarebbe stato necessario necessario combattere per uscire di lì, e la possibilità di rompersi una mano era una cosa stupida? «P-pensa, prima di agire. Non sei qui da da sola.»
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    ho trovato un traduttore random di messicano, sicuramente è sbagliato . ma tanto l'importante è il senso generale, e il messicano è diverso dal cileno quindi è comunque possibile a mira suoni male grammaticalmente
     
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    «possiamo usare il mio» aveva detto mira, prima di essere tirata via, col tempismo sbagliato, da Diaz, con la mano dolorante e sanguinante, la stretta sull’avambraccio e lo sguardo severo dell’altro la fecero ammutolire, ascoltò la predica dell’altro afferrando gran parte del discorso, senza emettere un fiato, abbassando lo sguardo al pavimento quando lui lasciò la presa sul braccio della mano lesa.
    Pensò di chiedere scusa. era stata sciocca e avventata, dopotutto
    Non lo fece.
    Aveva avuto le sue buone ragioni, magari aveva sbagliato il modo, ma era sicura che se avessero rotto lo specchio, in qualsiasi altro modo, Hector non le avrebbe permesso di ferirsi per comunicare con gli altri.
    voleva scusarsi, spiegarsi ma la voce non le usciva, aveva un nodo in gola che le impediva di replicare in qualsiasi modo.
    «non capiscono» disse, quasi sussurrando, mentre guardava gli altri cercare di comprendere quello che aveva scritto, ma certo, era al contrario, che scema, quasi rise per la stizza, mentre sentiva gli occhi farsi lucidi e la mano farle male, aveva fatto una cosa incredibilmente stupida, si sentiva come quando da bambina Javi la sgridava per essere caduta dopo averlo rincorso mentre andava a scuola, si fece trascinare fino al letto sedendosi, e tenendo lo sguardo basso «togliamo le schegge. L'acqua calda è meglio di niente; se ci sono pezzi ormai nella carne, usciranno leggermente» lo sguardo si spostò sulla mano, provò ad aprire leggermente le dita stringendo i denti, dubitava si fosse rotta, ma se l’avesse medicata non avrebbero più potuto scrivere sul vetro, sollevò lo sguardo «come…come scriviamo sul vetro se la medico?» tirò su col naso imponendosi di darsi un contegno, aveva trentuno anni per l’amor del cielo, non poteva ancora comportarsi come una bambina«…scusa» si sentì di dire mentre lo seguiva in bagno, probabilmente in quel momento sembrava dante quando veniva sgridato, solo che lei non aveva orecchie da abbassare o occhi dolci da fare «sono stata stupida ma non volevo che tornassi a casa pieno di tagli o di ferite» non voleva che sua figlia avesse potuto vedere suo padre tagliuzzato, ma come al solito non aveva pensato alle conseguenze e al fatto che fossero rinchiusi lì insieme affondò gli incisivi nel labbro inferiore mentre gli porgeva la mano «scusa se ti ho fatto preoccupare, alla fine è stato tutto inutile» aggiunse mentre si poggiava con il fianco a lavello e aspettava che Hector la aiutasse a medicarsi
    Cosa siamo noi
    Solo diamanti grezzi
    Cadono in mille pezzi
    Di una storia sola
    Dove andremo poi
    Se corriamo a fari spenti
    Non siamo più gli stessi

     
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    Che sia perché state facendo la conoscenza gli uni degli altri, o perché siete intenti a scrivere col vostro sangue sul vetro, oppure perché state urlando attraverso le pareti per farvi sentire da chi, come voi, sembra finito in quell’incubo, non importa: siete tutti troppo impegnati, troppo distratti, per accorgervene in tempo. E chi di voi lo fa, arriva comunque troppo tardi.
    Ha l’aria innocua, un disco di metallo di dieci centimetri di diametro e non più di due di spessore, tre al massimo. Era nascosto: sotto il secchio, dietro la sedia, sotto al letto. Non importa nemmeno quello; perché quando sentite il click, e il successivo sibilio, capite subito che qualcosa non va. Qualcuno, i più reattivi – o quelli abituati alle situazioni estreme e complicate –, proverà a proteggere naso e bocca con rimedi di fortuna (le lenzuola, i cuscini, la stoffa degli abiti che indossano). Ma, ancora una volta, è troppo tardi. Non sapete cosa sia la sostanza gassosa rilasciata dal dischetto, ma la state respirando, e nonostante i vostri valorosi sforzi soccombete, chi prima e chi dopo, ai suoi effetti. Nulla di troppo terribile, chiunque vi abbia messo lì dentro non vuole uccidervi — o l’avrebbe già fatto. Vogliono solo rendervi innocui, disorientarvi ancora di più e confondere i vostri sensi. E, con i poteri inibiti, funziona su tutti, special compresi.
    Passa un minuto, poi due. Il gas ha smesso di fuoriuscire, e voi di tossire — o di ribellarvi inutilmente ai suoi effetti. Ed è in quel momento che la porta della stanza si apre, e vorreste tentare di approfittare di quell’occasione per fuggire ma lo stordimento ve lo impedisce, ed è facile per quelle persone (mercenari assoldati da qualcuno? Cacciatori inviati dal ministero? non sapreste dirlo) trascinarvi fuori dalla stanza, insieme a loro.

     
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