But once you turn, they hate us

Delilah&Alexander|Post vacanze natalizie

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Slytherin
    Posts
    80
    Spolliciometro
    +115

    Status
    Offline
    Delilah Parker
    Oh, the misery
    Everybody wants to be my enemy
    «Ho da fare» aveva detto Delilah Parker mentre aveva visto per l’ennesima volta in quella settimana Ictus venire verso di lei con fra le mani un telefono, e già lì Benedictus Deogratias che aveva un cellulare, e con un’espressione allarmata, probabilmente ancora una volta non sapeva cosa rispondere alla sua fidanzata, probabilmente ancora una volta voleva che gli dicesse come risponderle, si chiedeva perché proprio lei, che la delicatezza non riusciva nemmeno ad immaginarsela, doveva prestarsi a scrivere messaggini amorosi ad Erisha Byrne «Ho da fare davvero» si, era diretta verso la sua ora settimanale di detox da tutto e tutti e non aveva intenzione di essere interrotta, nemmeno da Benedictus, per quanto gli volesse bene «scrivile che non vedi l’ora di vederla stasera e che la sogni spesso, non è la verità in fondo? » alzò le spalle con un’espressione impassibile sul volto «magari però evita di dirle che la sogni nuda» ecco, Benedictus a volte poteva essere fin troppo esplicito nella sua ingenuità, mentre Delilah era esplicita solo nella sua maleducazione, ingenua, ma pur sempre maleducazione.

    Era sicura che non avrebbe mai capito cosa si provava a rimbambirsi dinnanzi a qualcosa che ti ricordasse l’altra persona, evidentemente il “nuda” che aveva pronunciato prima aveva davvero fatto volare Ictus in un’altra dimensione visto che era diventato color peperone e non le aveva risposto, Delilah gli aveva dato la sua solita affettuosa pacca sulla spalla ed era andata via, quel sabato pomeriggio non aveva allenamenti ed aveva proprio tutta l’intenzione di starsene da sola, capitava spesso che sparisse per ore intere e che nessuno riuscisse a reperirla, semplicemente si rifugiava nella stanza delle necessità, dopo essersi assicurata che Hook dormisse e che fosse a posto con il cibo, per fare quello che più l’aggradava: nulla.
    Era talmente frenetica la vita dopo che era riuscita ad accaparrarsi il ruolo da battitrice, e adorava i suoi numerosi e rumorosi amici, ma aveva bisogno del momento detox come sara quando usciva a fare pausa sizza, e quale luogo migliore di una stanza che diventava ciò di cui aveva più bisogno? una volta era diventata un enorme letto a baldacchino dove aveva dormito tutto il giorno, altre volte era una stanza antica, dove nel bel mezzo c’era una scacchiera, altre volte ancora una biblioteca con i suoi libri preferiti, quelli che non aveva a disposizione lì a scuola, maggiormente horror e thriller; quindi, con le mani incrociate sotto al petto, e i capelli intrecciati in malo modo, fece il solito rito di camminare per tre volte dinnanzi al luogo dove appariva la stanza di solito «andiamo…» disse impaziente, poi quando vide il maniglione apparire dinnanzi ai suoi occhi sorrise soddisfatta, e con una leggera spallata aprì il portone.
    ma come al solito, non si era guardata intorno.

    gif code
    17 y.o.
    Beater
    Slytherin
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    hell is empty;

    Group
    Slytherin
    Posts
    102
    Spolliciometro
    +46
    Location
    somewhere only we know.

    Status
    Anonymous
    Alexander Lestrange
    It's in the eyes
    I can tell, you will always be danger.
    Alexander Lestrange era un ragazzino pretenzioso. Sulle amicizie, sul modo di vestire. Alexander era, di fatto, un ragazzino viziato. Particolarmente chiuso, il Lestrange non amava la compagnia degli esseri umani. Preferiva il silenzio e la quiete delle serre di erbologia, poco avvezzo ai cambiamenti quel giorno si era trovato spiazzato quando la serra n.1 era riempita di ragazzini. Una lezione della mattina era stata spostata. Alexander sbuffò. Come se, quel castello potesse essere di sua proprietà e con uno sciocco di dita potessero tutti scomparire.
    Purtroppo, o per fortuna, anche la magia del Lestrange era limitata. Alexander richiuse la porta della serra e con fare nervoso uscì dal castello a fumarsi una sigaretta. Le conversazioni con Mona andavano più o meno sempre così: «Perché fumi?» Allora Alexander batteva i piedi sull’asfalto, era una cosa che faceva solo quando la stizza raggiungeva vette particolari. «Perché non dovrei?» E così, per venti minuti di fila. Alexander le aveva fatto un cenno del capo, lei l’unica a cui riservava sorrisi gentili. Aveva bisogno di un posto per rilassarsi e da quando Delilah Parker era entrata in squadra, l’animo di Alexander si divideva in due modi: il primo era quello di scagliarla dall’altro lato del campo, con quella vocina sempre pronta a contrastarlo e dall’altra parte aveva ritrovato nella Parker una persona che aveva destato un minimo di interesse in quella scuola noiosa.
    Alexander non era costruito per le relazioni, in senso intimo o meno. Non era costruito per avere dei sentimenti, li trovava piuttosto…banali. La storia dei Lestrange, maledetta dal primo all’ultimo ramo, probabilmente aveva intaccato anche la sua sfera emotiva. Cresciuto nella rigidità di una famiglia senza affetto, Alexander non capiva la necessità di avere relazioni superflue, specialmente nella giovane età. Mentre tutti invece nel castello sembravano smaniare per avere di più.
    Tolti i punti dove di solito trovava pace ma che in quel giorno sembravano tutti occupati, Alexander Lestrange aveva notato qualcosa – o meglio qualcuno – che aveva un profilo ben conosciuto. Strinse i pugni lungo i fianchi, cercando di tenere a freno quella curiosità ma poi pensò ad una semplice frase: al diavolo</i< e prese a salire le scale.
    Il motivo per cui la Parker fosse entrata nella stanza delle necessità gli era sconosciuto, ma almeno gli aveva dato un’idea per rimanersene tranquillo durante il resto della giornata. Attese. Quando fu il suo turno, riuscì a compiere gli stessi gesti della sua concasata e poi il portone gli apparve, senza farsi notare scivolò all’interno e la stanza mutò in base alle necessità. Una grande piscina con delle colonne greche apparve, piccole piscine sparse qua è là con vapori caldi e sbuffi colorati. In lontananza, uno strillo a rovinare la quiete. <i>Merlino, no.
    Come se la stanza rimanesse in ascolto, l’abbigliamento del Lestrange mutò. Un costume, asciugamano e ciabatte estive. I capelli neri e mossi di Alexander si mossero in direzione dello strillo.
    «Parker?» Alzò un sopracciglio, con fare confuso. Di nuovo lei. Era un tormento quella ragazza, sempre tra i piedi. Era zuppa, dalla testa ai piedi e il Lestrange non poté che sorridere, la stanza sbuffò qualche nuvoletta di qualche profumo delicato. «Cosa ci fai qui? O meglio, cosa ci fai qui…fradicia?» Avanzò qualche passo, lasciando che il fisico si abituasse al calore della stanza. Piano, si immerse nell’acqua. «Nel senso…capisco di fare questo effetto, però rilassati.» La canzonò, lasciando che il corpo si immergesse nell’acqua, solo gli occhi azzurri ad osserverla.



    gif code
    17 y.o
    SCORPIO
    SLYTHERIN


    Edited by Lestrange. - 25/1/2024, 16:28
     
    .
1 replies since 23/1/2024, 00:34   57 views
  Share  
.
Top