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ft. Mis

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  1. #IYKYK
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    theo kayne
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    Il primo «theo» di Mis non l’aveva neppure sentito, troppo perso nei suoi film ad occhi aperti, perché a quanto pareva era ciò che succedeva quando ti prendevi una sbandata colossale, la prima della tua stupida e fottutissima e giovanissima vita, e avevi gli ormoni a palla e un unico pensiero fisso nella testa. Ugh, terribile, sconsigliato.
    Il secondo, invece, l’aveva registrato solo in maniera periferica, decidendo che forse non valeva così tanto la pena rispondere a Mis, se poi non aveva nulla di intelligente da dire.
    (Nulla di diverso dal solito, vero, ma dopotutto Theo mica ci faceva caso.)
    Fu invece il tentativo fisico dello special, a convincerlo che fosse il caso di dare segni di vita: l’ultima cosa che Theo voleva era che Mis si insospettisse e facesse domande alle quali non avrebbe saputo rispondere. Poteva sempre buttarla in caciara, o incolpare letteralmente la primissima scusa che gli balenava per la mente, perché l’altro non ci avrebbe creduto a prescindere; ma una piccola parte di lui era segretamente incuriosita dalla possibilità di suscitare in Mis una reazione, una qualsiasi reazione, se solo avesse trovato il coraggio di dirgli come stavano veramente le cose.
    Anche se, ugh, conoscendo il minore da tutta la vita, immaginava che avrebbe reagito come reagiva a qualsiasi altra cosa: occhi vuoti, labbra tese, espressione di chi vorrebbe essere ovunque nel mondo tranne che lì. Non c’era nemmeno gusto, capite?! A che pro dirgli cose se poi… boh, non si incazzava nemmeno. Zero reazioni, davvero, il Kayne avrebbe avuto più successo tentando di sganciare la bomba con una delle statue del castello.
    Perciò lasciò perdere, chiedendo piuttosto una caramella.
    «qual è il tuo problema? Sei strano» Gli rivolse un dito medio, da persona matura quale era, e si allungò oltre la figura del faunocineta per afferrare il pacchetto di dolciumi, tentando di dargli il più fastidio possibile con quell’unico, scoordinato, movimento. Manico della scopa in testa? Ok. Ginocchiata alla spalla? Perché no. Gomitata sul viso? Evvai! Era il suo sacrosanto compito in qualità di fratello gemello maggiore quello di rompere il cazzo a Mis come nessuno altro al mondo. E ci teneva a fare un lavoro come si deve.
    Che poi fosse tutta una scusa per non rispondere alla domanda del Jacksson, era un altro paio di maniche.
    Theo si infilò una manciata di caramelle in bocca, più di quante fosse socialmente accettabile (o fisicamente possibile), e si limitò a rivolgere un’occhiata confusa a Mis, stringendosi nelle spalle.
    «più del solito»
    «sono quindici anni che me lo dici,» fu la risposta al sapore di zuccherini, sputata fuori in maniera rozza e direttamente attraverso il mostruoso numero di caramelle gommose che ora cercava di mandare giù senza finire con lo strozzarsi — sarebbe stata una morte piuttosto stupida, e imbarazzante. «nemmeno tu sei troppo normale.» magari era qualcosa nei geni, considerando che nemmeno Lenny lo sembrasse essere. Ognuno di loro aveva la sua speciale dose di *stelline* problemi *stelline*, forse un marchio di fabbrica della loro sconosciuta eredità.
    «tu che hai piuttosto?» e si, aveva appena usato la sua tecnica preferita da sfoderare in qualsiasi discussione in cui non potesse rispondere semplicemente usando le mani: uno reverse card, e senza nemmeno rispondere alla domanda di Mis! «hai morso qualcuno di sgradevole? sei più musone del solito.» che era tutto un dire, eh.
    Theo sapeva benissimo di tutte le volte che Mis finiva in punizione, non solo perché spesso si incontravano in sala torture (meme di umbrella academy) ma perché, contrariamente a quanto dimostrava, era un bravo fratello e, anche se non sembrava, si teneva sempre aggiornato su quanto succedeva al fratellino; perciò sì, sapeva di quanto successo quella mattina, così come aveva percepito le bad vibes provenire dal fratello e dal concasato a qualche metro da loro. Ma non era sua mamma e non gli avrebbe ricordato che fare a botte con qualcuno fosse stupido e sbagliato — anche perché, sarebbe stato un commento comico, e incredibilmente ipocrita, da parte di Theo Kayne. Piuttosto, dopo aver riportato la schiena contro il divano ed esser tornato a lucidare il manico della scopa, gli ricordò che «se ti serve compagnia per fare il culo a qualcuno, contami. mi annoio molto.» Avrebbe dovuto studiare, certo, ma perché farlo quando poteva spaccare la faccia a chi rompeva il cazzo a suo fratello? Quello era un compito di Theo, non poteva permettere che altri lo facessero meglio di lui, duh.
    31.12.07
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