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ft. Mis

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  1. #IYKYK
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    theo kayne
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    Contro qualsiasi pronostico, Grifondoro era in finale. O meglio, contro i pronostici di tutti tranne che di Theo, che in quella vittoria ci aveva creduto sin dall'inizio, tentennando solo appena quando si era ritrovato suo malgrado con la spilla di capitano ad interni all'inizio della partita contro serpeverde.
    «“ad interim”»
    «uh?»
    Cazzo, aveva dimenticato di Mis seduto ai piedi del divano — ma quanto era silenzioso? O forse era morto, difficile dirlo con esattezza quando si trattava di suo fratello. Giusto per accertarsi non fosse così – e per dargli fastidio, perché era un insopportabile rompicoglioni – gli diede un calcio con la punta della scarpa.
    «si dice “«ad interim”»
    «ah, vabbeh.» sai a chi fregava?! Non cambiava comunque le cose: erano in finale!!! E ce li aveva portati lui. Circa. Aveva parato (un misero goal, perché i cacciatori serpeverde facevano schifo, tièèèèè) e aveva tenuto gli anelli inviolati, aveva incitato la squadra e li aveva guidati alla vittoria — era stato terrificante e continuava a non essere sicuro di volerlo fare di nuovo, sperava tanto che Bella si rimettesse in tempo per giocare la finale, ma.
    Se pensava che quell'ultima partita, poi, l'avrebbero giocata contro Corvonero, contro il Tipton, un po' l'idea di rimanere con la spilla appuntata al petto lo stuzzicava, solo per la goliardia di sfidare l'altro capitano da suo pari.
    E niente, ancora una volta il pensiero tornò inevitabilmente al portiere blubronzo, come da mesi a quella parte era solito fare nei momenti meno opportuni della giornata.
    Abbassò la testa e lasciò che i riccioli scuri oscurassero il viso, certo di aver assunto l'espressione più colpevole di tutte, e sperando che Mis non se ne accorgesse: improvvisamente, lucidare il manico di scopa che teneva in bilico sulle gambe sembrava un'operazione di vitale importanza e Theo non aveva occhi se non per l'accessorio e gli strumenti utili alla sua cura. Che stupido pagliaccio che era. Impossibile pensare che, fino a quel momento, erano riusciti a fregare tutti e tenere… quello che c'era tra loro, qualsiasi cosa fosse, un segreto. Uno fatto di incontri clandestini tra gli scaffali della biblioteca (l'ultimo posto dove chiunque, tranne il Tipton, sarebbe andato a cercare Theo) e baci rubati fuori dagli spogliatoi prima di una partita o di un allenamento; non avrebbe saputo dire perché avevano scelto di non dirlo a nessuno, a parte i motivi più ovvi: a Theo spaventava il giudizio dei Ben10 e più in generale la loro setta, e poi stava stupidamente convincendo se stesso che, se avesse tenuto la cosa solo per loro, avrebbe fatto meno male quando, come era prevedibile, Theo Kayne avrebbe rovinato tutto mandando a puttane una delle poche cose belle che gli erano capitate quell'anno.
    Non lo aveva detto nemmeno alla Russa, nemmeno a Mis, ed era certo di aver fatto un ottimo lavoro di occultamento fino a prova contraria, e che nessuno avesse motivo di sospettare nulla: infondo, agli occhi di tutti, lui e Paris continuavano a comportarsi come avevano sempre fatto, a insultarsi e alzare le mani l'uno sull'altro, solo che ora ogni rissa aveva un po' un profumo diverso, tutto un altro significato.
    (Sbagliato, era un pessimo bugiardo il Kayne; quel ruolo era sempre ricaduto sulle spalle molto più capaci di Mis, in quella vita e nell'altra.)
    Eeeeee stava pensando di nuovo (ancora?) al Tipton, davvero uno stupido pagliaccio, ecco cos'era.
    Affossò ancora di più il viso tra le spalle, capo chino sul manico che stava sfregando con così tanta veemenza che, prima o poi, era certo avrebbe preso fuoco.
    Se Mis stava parlando (ne dubitava fortemente), Theo non aveva idea di ciò che avesse detto fino a quel momento. Per quanto lo riguardava, riusciva solo a pensare alle mani del Tipton addosso a lui, in maniera più o meno violenta, e ai segreti che loro malgrado avevano iniziato a condividere negli ultimi mesi.
    Quel pensiero avrebbe dovuto rassicurarlo, ed invece non faceva che metterlo sul chi va là, agitandolo più del previsto e incidendo pericolosamente sul suo carattere già abbastanza imprevedibile. Senza rifletterci, finì con il grattare distrattamente un lembo di pelle sull'avambraccio dove, nascosto sotto la manica della camicia e della felpa, l'inchiostro scuro aveva lasciato un marchio indelebile, un tatuaggio magico in grado di tenerlo aggiornato sulle fasi lunari di mese in mese — a Ryu, quando l'aveva guardato con un sopracciglio arcuato e l'espressione incuriosita a seguito della sua richiesta di insegnargli l'incantesimo giusto per rendere magico un semplice tatuaggio, aveva banalmente risposto di voler soli ampliare il proprio profilo, e imparare nuove tecniche. Non erano cazzi suoi il perché (o per chi.) lo facesse.
    Così come non lo erano di Mis, o di nessun altro, motivo per cui aveva tenuto nascosto anche quello; erano (quasi) gemelli, lui e il Jacksson, ma non significava che dovessero condividere proprio tutto tutto. E poi, Theo era certo che a Mis non fregasse una sega di tutto quello, perso com'era nel suo mondo pieno di creature e animali, la Biancaneve dei poveri.
    Ma così, giusto per rompergli il cazzo e ricordargli che fosse ancora lì, e per mascherare un po' quell'inusuale silenzio da parte sua, gli diede uno scappellotto sul collo. Bro. «passami le caramelle» priorità.
    31.12.07
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