Hot and spicy like us

Milo aveva chiuso dietro di sè la porta dello spogliatoio, lindo e profumato dopo un' altra estenuante sessione di allenamenti.
I suoi compagni, alcuni dei più abbienti, avevano deciso di entrare nei Laboratori per ascendere in società, o più semplicemente, sperare di diventare il nuovo Superman. Milo, di contro, era un privilegiato: era già nato con poteri.
Una volta conseguiti i M.A.G.O con voti anche piuttosto decenti, la bacchetta aveva lasciato il tempo che trovava: utile per ripulire la stanza in tempi record, ma decisamente inadattata durante partite o allenamenti - da bravo ex Tassorosso, si predilige il gioco pulito! - e praticamente erano più le volte che la lasciava a casa che altro.
Non erano bastate cose come Hogwarts, il Quidditch, le Creature Magiche, gli Incantesimi, a fargli cambiare idea sul suo futuro: rendere la pallavolo una professione.
Poi è arrivato Abbadon, la guerra, le città distrutte, lo Statuto di Segretezza caduto...
Milo, che manco per sbaglio si era immolato, aveva guardato il suo orticello, assicurandosi che i suoi genitori potessero vivere una buona vita nonostante tutto, lontano dalla capitale inglese, fingendo che sarebbe bastato quello, a far tornare tutto come prima.
La cosa positiva? Non doveva più nascondersi e la storia andò più o meno così: «... quindi, sei un mago, Milo? » «Soooorprise.» «... Non si direbbe... » e in effetti tra chi faceva salti altri 3 metri e chi deformava la palla ad ogni schiacciata che nemmeno nei cartoni animati giapponesi, Milo sembrava per lo più un babbano qualsiasi.
Ora: dopo un' attività fisica stancante, l'unica cosa che gli interessava era riuscire a mettere qualcosa sotto i denti. Troppo pigro per aver voglia di tornare a casa e cucinare, aveva cambiato rotta non appena un profumino inventate gli capitò sotto il naso.
Strinse il borsone che portava a tracolla leccandosi i baffi, già con lo stomaco in procinto di brontolare quando, a pochi metri dall'entrata, si ritrovò ad aumentare il passo quando la porta si aprì, con l'intenzione di sgusciare al suo interno insieme all'ennesimo clienteche stava avanzando quasi a passo marziale; gli sembrava di aver pure riconosciuto un suo ex compagno di scuola, quindi perchè non -... SBAM.
Il vetro lo colpì dritti sul naso, che si premurò di massaggiarsi un po' con la mano, assumendo un aria piuttosto stupita guardandosi intorno: lo avevano visto? Sicuramente non Rain. Grazie Rain, sempre così gentile; sicuramente un pessimo portiere di condominio.
Il tepore del locale lo accolse insieme al chiacchiericcio piuttosto vivace dei commensali.
«Urca, quanta gente!»
Commentò con le mani sulle guance, e la bocca che formava una O sorpresa, si rese conto che forse non era la sera adatta per mangiare koreano: con una rapida occhiata, aveva calcolato che il numero di tavoli vuoti era zero.
Ma siccome la speranza, come l'erba cattiva, non muore mai, avrebbe tentato comunque e poi, tanto valeva salutare il suo vecchio... amiko(?!!)
A lui si sarebbe avvicinato, ricercando la sua attenzione con un delicato colpetto sulla spalla altrui.
«Ei Hunt!»
Era dalla fine della scuola che non aveva notizie dell' ex-sepreverde, nè ne aveva mai cercate ma era contento di vederlo vivo e vegeto seppur durante Hogwarts non aveva avuto la possibilità di instaurare chissà quale rapporto.

«La prossima volta ti ritrovi senza un dito e stai sbagliando persona.»
Milo, che era abituato (?) a minacce ben peggiori (??), alzò le mani in segno di resa, e dall'alto dei suoi centonovantadue centimetri, soppesò per qualche istante il volto dell'ex compagno di scuola... pardon: dello sconosciuto.
«Ah.»
Vero che i kinesi si assomigliava tutti, ma Pulce grazie ai Kdrama stava diventando brava a riconoscerli e di conseguenza, anche Milo era piuttosto sicuro di non aver sbagliato persona ma forse, era proprio l'Hunt a non ricordarsi di lui; cosa piuttosto plausibile visto che a scuola l'allora Tassorosso non aveva dato sfoggio di chissà quale capacità e che non rimanesse nella mente di chi l'aveva conosciuto, era piuttosto un classico. Quantomeno, se non si parlava di pallavolo: lì si che la musica cambiava. Non aveva manco mai fatto i provini di Quidditch per paura di rimanere menomato più di così e finire la carriera ancor prima che iniziasse.
Però.
Però.
Le orecchie di Milo si fecero antenne per capire al meglio la situazione - non per suo volere eh, ma era lì; non avrebbe potuto far finta di nulla nemmeno a volerlo.
E capì una cosa da tutto ciò che stava succedendo: colse l' o p p o r t u n i t à che il destino gli stava offrendo. Koreain era da solo ma aveva prenotato per due, lui era da solo e non aveva un tavolo.
B i n g o.
Quando la Cameriera lo guardò, Milo stirò le labbra in un sorriso e alzò la mano in segno di saluto. Visto che le orecchie erano ben tese, non mancò di sentirlo, quel cognome sussurrato: beccato. Beccatissimo. Falso come una banconota da tre Galeoni.
Non era un tipo vendicativo, Milo, nemmeno uno di quelli che ostentavano sfacciataggine ma un piatto caldo fa l'uomo ladro e quindi aspettò che gli altri due si muovesse di qualche passo prima di seguirli, facendo assolutamente lo gnorri.
Fu quando la Cameriera stava
«Lasci pure, mangio io con lui.» povera signorina, con quali clienti indecisi doveva aver a che fare.
Arricciò le labbra in un sorriso che si mantenne per qualche istante incollato all'altro, prima di sedersi senza troppi complimenti: d'altronde, aveva proprio voglia di Bulgogi e non sarebbe uscito da lì senza averlo mangiato(!)
«Hogwarts, annata 2004, tassorosso, scacchi. Non ti ricordi di me? »
E poi, più sottovoce, sporgendosi appena verso di lui: «offro io se mi lasci qui, hai visto che pienone? Come minimo mi caccerebbero fuori. »
Dai Rain, un po' di pietà.

Il suo sguardo pieno di speranza entrò in contrasto con quello decisamente più aspro altrui che comunque, non sembra far capire a Milo quanto non era ben voluto. D'altronde, non sembrava interessato a cacciarlo, ma nemmeno ad avere compagnia.
«Ahi!»
Preso alla sprovvista, sussultò sulla sedia non tanto per il male in sè quanto per il colpo che non s'aspettava: guardò istintivamente in basso, consapevole che Koreain doveva aver allungato la gamba per sbaglio. Alzò le spalle rassicurandolo preventivamente, illudendosi che all'altro interessasse qualcosa.
«No dai, non ha fatto così male.»
«Non mi interessa chi sei e non mi devi parlare.»
Uuuh~ qualcuno aveva avuto una brutta giornata! Non che l'Hunt fosse mai stato un campione di simpatia, ma se era il suo biglietto per un buon pasto, si sarebbe accontentato: e poi praticamente era un "sì" un po' passivo aggressivo.
Annuì con un sorriso facendosi una croce sul cuore a mo'di promessa mentre si alzava per togliersi il suo cappotto e riporlo sullo schienale e cacciare il borsone da allenamenti più sotto il tavolo in maniera tale da non rendere difficoltoso l'eventuale passaggio di cameriere.
Siccome non poteva parlare con lui, iniziò a tamburellare le mani in attesa, guardandosi un po' intorno e accennando un saluto con il capo a chiunque intercettasse il suo sguardo.
Ad un certo punto, si ricordò di avere una penna nella tasca laterale della borsa. Si sporse per recuperarla con il braccio e preso il tovagliolo di carta, ci scrisse sopra:

Così vale?

Lo girò in direzione dell' Hunt con un nuovo sorriso amichevole: non era intenzione di Milo tirare la corda, ma era altrettanto certo di poter far qualcosa per quel muso lungo davanti a lui.

Milo non lo faceva a posta. Di natura mite e pacata, erano poche le cose che lo spronavano ad essere proattivo, ma Koreain aveva sicuramente destato il suo interesse. Nuovo obiettivo della serata: farlo (sor)ridere almeno una volta.
Lo sguardo altrui gli scivola addosso ma non sembra esserci nessun senso di disagio in Milo che si scrolla dalle spalle il freddo, guarda l' Hunt recuperare il menù e si rende conto che forse dovrebbe farlo pure lui.
Perchè, si chiede, è così arrabbiato?
E di riflesso, le persone in generale: che forza avevano per arrabbiarsi? Ma non era più facile vivere la vita tranquilli e sereni?
Si riscosse un po' mettendosi dritto quando le parole altrui gli arrivarono con lo stesso tono che aveva mamma quando lo sgridava - proprio un bambino oh. Turo(ldo) ha un nuovo alunno-.
Afferrò il menù portandolo sotto il naso quasi a volersi nascondere da tutto quell'astio che l'altro sembrava volergli riversare addosso.
Forse forse, quel piede non lo aveva colpito per sbaglio.
Strizzò gli occhi riaprendone solo uno per assicurarsi che Rain avesse finito: ecco, aveva pure attirato l'attenzione dei tavoli vicini a causa di quel tono di voce! Non che Milo pareva interessato ad altri; e ancora, non sarebbe stato da lui manco rispondere a tono o fare scenate ma avrebbe accolto quello sfogo (???) per provare a trasformarlo in altro.
Che poi oh, per chi l'aveva preso: un Mercenario? Anche se insomma, i soldini fanno sempre comodo (cit. quella povera di Pulce) ma mica avrebbe sprecato energie per importunare qualcuno, tanto meno l' Hurt. No no, pensa Rain, era partito tutto da Milo!
Sospirò, poggiando il menù alla sua destra e scuotendo la testa in senso di negazione: come gli venivano in mente certe cose!
Scrisse nuovamente sul foglio, un po' frettolosamente, pure, per non far aspettare troppo il suo interlocutore:

Condividiamo il tavolo, pensavo di chiacchierare!

Insomma, erano anni che non si vedevano e Milo era interessato a sapere cosa ne aveva fatto Koreain nella sua vita, giusto perchè aveva proprio bisogno di sapere quanto gli altri si stavano affermando, al contrario suo. Sigh.
Rapida la penna a muoversi di nuovo sul tovagliolo in una nuova, singola, parola.

Nessuno, lo giuro!

Visto che bravo? Non solo aveva assorbito le istruzioni precedenti, ma continuava a rispettare la regola e non emettere fiato, come Koreain desiderava.

Se all'inizio Milo aveva paura che l'altro potesse pensare di infilarsi le bacchette nel naso - lo stesso naso che si era spiattellato contro la porta-, fu ben felice di scoprire che il risvolto di quella strana conversazione sembrò iniziare ad essere più rilassato.
Circa. Per ora.
Beh: quantomeno adesso poteva parlare! Un po'indeciso sto Koreain: prima dice una cosa, subito dopo un'altra e Milo assecondava l'altro come se fosse la cosa più naturale del mondo.
«O k e y, grazie.»
Pure educato. Lui.
Quando però il moro gli avanzò quella richiesta, fu istintivo portarsi la penna al cuore: era di un bel blu con scritto il nome dello studio del suo dentista e ci teneva un sacco a quella penna, per questo l'aveva dimenticata nel borsone da chissà quanti mesi.
«Ma poi me la ridai? »
Cosa si diceva a proposito dei denti da latte?
Apprensivo, accarezzò la biro sul dorso (?), prima di porgergliela con fare titubante, qualora la risposta fosse stata affermativa: non che non si fidasse di Rain eh... però... (Che suona un po'come non sono razzista ma...)
Che poi non capiva quel tono così accusatorio: considerando che era da solo, Milo gli aveva praticamente fatto un favore!
Fa niente se probabilmente Koreain avrebbe voluto essere a millemila kilometri da lui.
«E sei stato molto gentile ad assecondarmi, ti ringrazio. »
Tiè, ecco un po' di gentilezza Hunt, sia mai che ti contagi.
«Di solito non sono così irruento, ma avevo fame. » Provò a spiegare, ma senza accennare ad imbarazzo o disagio, semplicemente : c'est la vie.
Milo accomodò il tovagliolo scarabocchiato sulle ginocchia, prima di alzare lo sguardo verso la cameriera: whhhhaaaat?! Già qui? Stava giusto per spiegare a Koreain di cosa avrebbe potuto parlare, uff.
Lui non aveva ancora deciso proprio niente, ma siccome era un galantuomo, aspettò che l'altro per primo ordinasse, dandogli così il tempo di dare una fugace occhiata alle pagine.
Completamente a caso, l'indice picchiettò su uno degli antipasti che optò di prendere giusto per dividerli anche con il suo padrone compà.
« Gaji namul per iniziare e...» Oddio, sicuramente voleva un piatto di «Bulgogi, e anche i Gimbap e poi...Samyg... Semgy...» Vabbè questo era troppo complicato da pronunciare e quindi si limitò a lasciare il ditino affusolato sotto la scritta Samgyeopsal « Questo qui, per favore. Ah, e dell' acqua frizzante se possibile.»
Avrebbe congedato la cameriera con un sorriso dei suoi e un leggero cenno del capo, per poi riversare tutta la sua attenzione nuovamente su Koreain
«Vieni spesso qui?»

«Sei un esperto di penne? »
Un po' incuriosito, c'era rimasto male per la considerazione, osservando la sua bella biro venire un po' bistrattata; la guardò con malinconia: ah, così distante da lui, già le mancava. Avrebbe potuto fare ancora qualche scarabocchio sul foglio invece la maestra cattiva gli aveva portato via il giochino prima del tempo.
«Non ti ho chiesto nulla.»
Osso duro il Koreain, che appariva come un muro invalicabile: meglio così. Milo se ne intendeva di muri, e non perché fosse un carpentiere nella vita. I muri si potevano distruggere, scavalcare o aprire con una bella schiacciata da metà campo. Boom! Punto. Boato della folla sugli spalti.
Ad oggi, erano molto meno le persone che andavano a fare il tifo per la sua squadra, ma a Milo bastava davvero poco per essere felice, e adorava le poche persone che ancora credevano in loro.
«Hai ragione, mi dispiace.»
Abbassò lo sguardo poichè la superficie del tavolo - privo di una vera e propria tovaglia- parve di colpo molto interessante. Cosa ci poteva fare lui, se era così felice di poter mangiare con qualcuno? D'altronde chi mangia solo, muore solo e lui proprio non voleva. I suoi compagni di squadra lo avevano abbandonato per posti più eleganti costosi, ma il destino sembrava proprio essere dalla parte di Milo. Fa niente se dall'altro lato della tavola c'era un palo in culo.
Si sente osservato, e questo inizia a farlo sudare un pochettino: stava sbagliando qualcosa? tutto Perchè gli sembrava di venir giudicato costantemente dagli occhi penetranti dell'ex sepreverde? A maggior ragione rimase fermo sulla figura della cameriera. Carina eh, un po' troppo bionda per i suoi gusti.
Non parlò quando l'altro iniziò ad elencare praticamente metà menù(?); questa volta fu lui ad osservare Koreain, sorpreso: dove metteva tutto quel cibo? Era alto un metro e tanta voglia di crescere (mi dissocio), eppure a quanto pare era un pozzo senza fondo. Bene, almeno una cosa che li accomunava c'era! E Milo apprezzava chi era una buona forchetta.
Nuovamente confuso, si ritrova a guardare il minore che pare proprio volerlo scimmiottare. Milo si accorò a quello sbuffo con una sottile risata, e scrollò appena le spalle.
«Non sono bravo con il coreano.»
Sad story.
Ci era nato, a Seoul, ma era volato nella capitale inglese così piccolo che sarebbe stato impossibile potesse ricordarsi realmente qualcosa. Poi, aveva visto la città natale soltanto dalle foto cercate su Internet. Non aveva mai ricercato la sua famiglia d'origine perché non ne aveva mai sentito la necessità, ma quando incontrava qualche persona con tratti orientali, gli veniva spontaneo chiedersi se non fossero, magari, parenti.
Però insomma, Rain si stava finalmente smolland-
«Non sono cazzi tuoi» Ah no. «Se tu ci vieni spesso, smetterò di venirci.» Pure. Pure! Milo Lackadaisical non si sarebbe mai perdonato un affronto del genere; sapere che la sua persona avrebbe potuto negare una mangiata ristoratrice per corpo e anima lo avrebbe fatto sentire in colpa finchè morte non ci separi.
«E perchè mai...» fece, sitrando le labbra in un sorriso: aveva la soluzione a portata di mano!
«Eviterò di venire quando vorrai farlo tu.» In che senso scusi.

«Ah sì? »
Non un tono canzonatorio, bensì incuriosito. Di nuovo. Koreain ce la sta proprio mettendo tutta a farsi odiare, sì sì. La verità è che Milo non si sentiva di definirsi esperto in nulla e invidiava - positivamente(?) - chi invece aveva una vasta cultura; lui poteva vantarsi di avere un buon pollice verde, ed essere bravo a giocare a Pallavolo. Poco altro. Non si considerava manco un mago, quasi: anche con la bacchetta non era particolarmente bravo, di sicuro non con gli incantesimi di attacco o difesa, per lo più quelli domestici, ecco.
«Tipo? »
Perchè non è che si può nascondere il sasso e lanciare la mano.
Uno sguardo appena allarmato è quello che rivolge al minore che sta di nuovo cercando la sua penna ma poi, Milo si rilassa ma non appare sorpreso perchè lo sa che in fondo - ma tanto in fondo- Koreain ha il cuore d'oro e lo dimostra riporgendogli il giochino che gli aveva ritirato. Senza fretta, l'ex tassorosso recupero la biro e si china per lasciarla nella tasca del borsone con la cerniera aperta.
«Grazie.»
Gli sorride, con tanto di cenno del capo, ma solo perchè da seduto un vero e proprio inchino è un po' difficile da fare.
Quando l'altro inizia a parlare ostrogoto appare confuso, Milo, ma dopo qualche istante comprende ciò che l'altro sta cercando di fare, e raddrizza la schiena, sull' attenti, pronto a ripetere:
« Sam giops sel no aspetta...» non aveva nessuna intenzione di deludere il suo insegnante improvvisato, voleva farcela, per lui.
Concentrati.
« Sam ghiop sal . » E fin qui, easy. « Samgieysil» Quasi.
« Samgyeopsal»
Gli sembra meglio, ma con gli occhi cerca l'altro per avere conferma, o smentita.
« Sei coreano? » Magari era adottato anche lui, oppure no ed erano cugini! Chi può dirlo! Non lo vorresti un parente come Milo, Rain? Lui sì.
Vorrebbe un parente come se stesso (?) almeno avrebbe qualcuno con cui fare il nulla cosmico, mica come quei pazzi nanerottoli figli dei suoi zii che hanno un' energia infinita e ogni volta che li vede torna a casa stanco morto.
«Come fai a sapere quando vengo ? »
In altro contesto avrebbe avuto spiegato senza remore MLMLML ma visto che non era la sfera sessuale su cui si basava la discussione, Milo sembrò quasi pensieroso a quella domanda, non del tutto banale.
Pensatoci abbastanza, fece spallucce.
«Stabiliamo dei giorni.» le iridi andarono alla cameriera che sembrava in procinto di portare loro le prime ordinazioni ma virò all'ultimo verso un tavolo vicino - sigh.
«Come le targhe alterne quando c'è troppo inquinamento.»