aren't you tired of always be mad at the world?

ft. murphy

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  1. zeeth.
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    Non c’era nulla, nella postura o nell’atteggiamento di Bash, che indicasse quanto quella conversazione potesse interessargli: non era avvezzo alle chiacchiere (punto.) inutili, e se aveva permesso alla brunetta di ciarlare ancora e ancora e ancora pur senza venire al sodo, era solo perché fosse estremamente annoiato e sulla buona strada per essere idiotamente ubriaco.
    Dire che le parole della sconosciuta gli scivolassero addosso, era un eufemismo; eppure suonavano quasi come una promessa alla quale Bash avrebbe potuto credere, se si fosse sforzato un pochino di più.
    «se fossi stata una ministeriale questa conversazione non la staremmo tenendo qui.»
    Oh no, ma che peccato, cosa potrà mai fare un giovane come lui.
    Evabbé.
    Non gli rispose che avrebbero dovuto (assumere i torturatori per imbiancare i muri del Ministero una volta l'anno) perché non interessava a lei, e di certo non interessava a lui; al contrario di quanto le sue azioni dimostrassero, non era uno stupido — magari voleva solo fingersi tale. Era bravo a fingersi qualcuno che non era, a inventare una persona diversa che potesse indossare la sua pelle livida e graffiata, e piacere a chi si trovava di fronte. Solo che, di solito, era per scopi diversi.
    Di piacere a quella lì, Bash non aveva alcun interesse; non gli sarebbe entrato in tasca nulla.
    Unless?
    Quelli che facevano il suo lavoro, infondo, non staccavano mai.
    La osservò mandare giù il whiskey gentilmente offerto, e con lo stesso sguardo impassibile prese nota della reazione — quella di qualcuno che, era chiaro, non era abituata al sapore amaro e al fuoco incandescente che quel genere di alcolici lasciavano nella gola. Non era come lui, dunque, che avrebbe ingoiato pezzi di vetro pur di provare qualcosa, e di provare tutto.
    Per giusta o sbagliata che fosse, Bash Baker non conosceva altra via.
    «gli direi che a spingerlo ad agire è stato l'istinto. la convinzione, sepolta nel profondo, che fosse giusto»
    Schioccò la lingua contro il palato, assimilando forse le prime parole dell’intero discorso, ma dimostrando esattamente meno di nulla alla sua interlocutrice; per quanto se sapevano entrambi, stavano ancora facendo un discorso ipotetico e mirato a nessuno in particolare, di certo non a lui.
    «a quel ragazzo direi che lo capisco, che so cosa ha provato e probabilmente anche cosa prova ora»
    La risposta a quelle affermazioni rimase incastrata in gola, tenuta a bada, mentre perdeva importanza man mano che l’altra si muoveva e andava avanti. Se fosse stato un cronocineta, Bash avrebbe approfittato di quel momento per fermare lo scorrere inesorabile del tempo e permettersi di tirare un pugno alla parete per sfogare a gesti quello che non poteva dire a parole.
    Poteva ancora farlo — almeno l’ultima parte.
    Ma non si mosse, a malapena si permise di respirare o di indurire le labbra nel vederla andare via per pagare la bottiglia, serrando le labbra in una smorfia incazzata; col mondo, con se stesso. Difficile dire chi fosse al primo posto, in quel preciso istante.
    (Lui; c’era sempre Sebastian Baker al primo posto, perché non c’era anima viva (o morta) con cui Bash fosse più incazzato.)
    Non una novità, insomma.
    Non era quella, comunque, la novità.
    Per quanto fastidioso fosse ammetterlo, quella consapevolezza a pizzicare alla base del collo e muoversi sulla pelle come un formicolio impossibile da frenare, sapeva che non si sarebbe mosso — non perché in lui ci fosse quella parte sepolta che gli suggerisse che fosse stato giusto fare ciò che aveva fatto… o forse sì?
    No, era solo noia.
    Il fastidio di essere stato beccato, e la necessità di capire quanto l’altra sapesse e come fare per rimediare a quell’errore che, se non l’avesse corretto subito, lo avrebbe perseguitato per il resto della sua (breve) vita.
    Non si mosse, dunque, rimanendo in attesa del ritorno della sconosciuta e combattendo contro l’istinto che gli diceva di voltarsi per cercarla nella folla, assicurandosi non stesse tramando nulla alle sue spalle, e già sfiancato dai due lupi che si scontravano in lui: chi ricordandogli perché fosse una terribile idea rimanere lì, chi invece curioso di sapere cosa avesse da proporre la brunetta.
    Avrebbe voluto lasciare che il primo lupo vincesse, e sbranasse il secondo, perché la curiosità non aveva mai portato a nulla di buono.
    Ma nemmeno l’ignoranza, no? E solo Dio sapeva quanto avesse compromesso se stesso — non che Bash credesse in alcun Dio, ovviamente. E voleva sapere anche lui la portata del danno commesso.
    Era l’unico motivo per cui, quando tornò al tavolo, l’altra lo trovò ancora lì, gambe divaricate e labbra strette contro il collo della bottiglia; tanto lei non lo beveva, no?
    Asciugò le gocce di whiskey con il dorso della mano, prima che potessero scivolare sul mento, e mise giù la bottiglia. «ti do dieci minuti.»
    E poi?
    Poi avrebbe deciso cosa fare.
    when I go to sleep at night
    eight legged dreams arise,
    cobwebs in my eyes.
    Stuck in a web of lies,
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