aren't you tired of always be mad at the world?

ft. murphy

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  1. saudade.
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    fortunatamente, murphy viveva ormai da tempo circondata di bambini: i suoi figli, kieran in fase 'ho una crush assurda ma non so come dirlo', gli studentelli in piena crisi ormonale, sin — a gestire i loro sbalzi d'umore e le reazioni isteriche era diventata una vera pro. quello che stava ancora imparando, come una rob qualsiasi, era mantenere la necessaria calma di fronte alla pretesa dei suddetti bambini di voler essere considerati adulti prima del tempo.
    non ne era del tutto certa, ma bash emanava un po quelle vibes lì: chissà se le toccava l'ennesimo preadolescente randagio ferale con i dentini scoperti e il segreto bisogno di un abbraccio.
    «perché non mi dici come mai mi stai seguendo da ore?» la skywalker, che aveva passato gli ultimi sessanta minuti della sua vita a fissare il ragazzo seduto davanti al bancone aspettando questi si rendesse conto di essere seguito e si staccasse dalla bottiglia, prese lentamente il telefono in mano; le iridi scure passarono dal volto di bash al salvaschermo, un sopracciglio sollevato nel notare l'ora «caspita, come passa il tempo quando ci si diverte» sapeva essere più simpatica di così, murphy skywalker.
    evidentemente quello non era né il caso, né il momento.
    il tentativo di reclutare il ragazzino seduto ora di fronte a lei c'entrava poco con i lineamenti induriti del volto a cuore, con l'assenza di un sorriso che a volte sembrava esserle stato cucito addosso. avrebbe potuto essere più accomodante nell'approcciare un possibile candidato (kamikaze), e di solito lo era: vedere con i propri occhi volti familiari scomparire dietro un cappuccio, le maschere che li proteggevano gettate a terra con sprezzo, non aveva giovato al suo umore. perché erano già morte, quelle persone, e lo sapevano loro come lo sapeva murphy.
    altri pezzi di un puzzle sempre incompleto, persi in uno schiocco di dita.
    e, al contrario del baker, lei si era limitata a guardare e inghiottire la stessa acida bile di sempre — con un po di cinismo in più, e l'identico vuoto ad aprirsi nel petto. devi scegliere le tue battaglie, aveva detto william; quando ancora il cuore di murphy macinava rimorsi e bisogno di fare ammenda — le sceglieva tutte, e le perdeva. come negli anni aveva perso le persone a cui teneva di più, vite scivolate tra le sue dita nonostante i tentativi disperati di tenersele strette.
    scegli le tue battaglie, una alla fottuta volta, e non poteva fare altro che ripeterselo come un mantra, ancora e ancora; lasciando quelle parole a risuonare nella cassa toracica, quando arrivando sul luogo di uno scontro capiva che era già finito. vivevano per una causa che non ammetteva scelte sbagliate, solo sacrifici che di giusto non avevano assolutamente nulla — erano solo necessari. una lezione che bash avrebbe imparato molto presto sulla sua pelle, se fosse riuscita a convincerlo. il bello di essere una rebel scout: trascinare a fondo i ragazzini e convincerli che valesse sempre la pena morire per un ideale.
    uno a cui murphy credeva ciecamente, anche se a volte dormire la notte non era poi così facile.
    «per rispondere alla tua domanda—» prese la bottiglia, senza nemmeno controllare l'etichetta, versando due dita del contenuto nel bicchiere. non aveva alcuna intenzione di berlo, qualunque cosa fosse, perché per esperienza personale sapeva quanto fosse necessario rimanere lucidi in determinate situazioni. ma faceva comunque scena, e lo sollevò in direzione di bash «curiosità. voglio dire, come ti ho visto io poteva vederti chiunque altro. eppure sei intervenuto comunque» non aveva capito, la skywalker, finché la vetrina non era esplosa in mille pezzi. ma il potere del baker era servito ad attirare la sua attenzione solo marginalmente — lo aveva osservato, e visto passare sul giovane volto un'ombra che conosceva anche troppo bene. o, forse, la si poteva considerare una luce. a volte distinguere le due cose era dannatamente difficile.
    «potevi scappare, e non l'hai fatto. di questi tempi è più facile che la gente si faccia gli affari propri, piuttosto che rischiare» quindi sì, curiosità. si strinse nelle spalle, la venti.. settenne? (aiuto), giocherellando con il bicchiere e il liquido ambrato al suo interno, iridi scure a scivolare dal volto di bash al barista alle sue spalle: evidentemente confuso, ma a murphy venne spontaneo chiedersi per quanto ancora — c'era sempre da imparare qualcosa, riguardo i poteri altrui. tipo, chessò, quanto durava l'effetto sulla mente di una persona e se da li a qualche minuto avrebbe dovuto affrontare un ulteriore problema.
    meh, una cosa alla volta.
    «volevo chiederti cosa ti avesse spinto, ma forse non lo sai nemmeno tu» questa volta un sorriso glielo concesse: stanco, ma sincero. portò il bicchiere alle labbra, bagnandole solamente; la schiena tornò a poggiarsi contro la sedia di legno. mancava giusto che qualcuno si decidesse a mettere una canzone (il mio headcanon prevede un juboxe magico, non elaborerò), poi l'atmosfera da serata karaoke tra amiki sarebbe stata completa.
    e, forse, avrebbe preferito quella conclusione all'alternativa — chiedergli di rinunciare a tutto, e tenerlo per mano nel frattempo.

    girl you gotta leave, you gotta let it go
    i'm gonna let go of feeling low
    i'm gonna let go of feeling low
    i'm gonna lose my cool,
    looking in the rearview
    whenoctober 2023
    hog's head innwhere
    boardpizza lover
    beatnik trip
    gin wigmore
     
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4 replies since 26/10/2023, 18:02   164 views
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