Sing, "Hit me baby, one more time"

@ londra, stan ft irma

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  1. awanasnais
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    irma buckley
    13.03.1994
    danzica, pl
    Alla sesta volta che il telefono iniziava a vibrarle nella tasca posteriore dei jeans, finalmente Irma si decise a rimuovere uno dei quanti, sfilandolo con i denti, e a tirare fuori il Redmi, sollevando appena gli occhi verso il soffitto quando notò chi la stava chiamando.
    «heeeey, connie» a voce bassa, per evitare di farsi sentire da tutto il condominio (disabitato, a quell'ora, ma non si poteva mai sapere), salutò la sua bestia (non un typo) allungando un po' troppo quella prima vocale, per nulla sospetta, dicono da regia. «non è un buon momento,» – focus su una telecamera immaginaria che, dal primo piano sulla special, pian piano allarga l'inquadratura e mostra sempre di più dell'ambiente circostante: una stanza, buia, un mobile che sembra una scrivania con tanto di PC portatile lasciato acceso ma con lo schermo bloccato, e due mobili a giorno appoggiati contro le pareti a nord e sud della stanza; Irma, rannicchiata a terra, teneva la schiena premuta contro uno di questi due – «priorità: non sono morta, e non mi hanno arrestata» ancora «di nuovo» andava specificato, «non potevo rispondere, scusa, e ora devo proprio andare.» sentiva dei passi avvicinarsi oltre la porta a vetri che dava sul corridoio lugubre, e non poteva rischiare di essere beccata lì. «non aspettarmi per cena BACI» e prima di poter sentire le repliche della geocineta – perché sapeva che sarebbero arrivate – Irma chiuse la telefonata imprecando fra sé e sé: non le piaceva essere maleducata con Cornelia, anche perché sapeva che l'altra non l'avrebbe apprezzato, ma in quel caso faceva di necessità virtù.
    …che non era proprio il detto giusto per la situazione ma sapete a chi non importava? Esatto, alla rossa che si era intrufolata in quell'ufficio senza permesso, e non voleva davvero essere beccata lì dal proprietario di quel bellissimo cagnone che aveva visto nella fotografia su tutte le mensole (giuro: su tutte.) e dovergli spiegare cosa ci facesse nel suo ufficio, chiaramente senza appuntamento. Era finita nei guai per molto meno, e la sua fedina era molto più che sporca, era praticamente uno straccio lercio, e non poteva davvero permettersi un'altra nota rossa sul registro.
    «veloce, pensa.» più facile a dirsi che a farsi, quando l'adrenalina faceva pompare il sangue più forte e il tum-tum-tum del cuore arrivava a martellare fin dentro alla scatola cranica.
    Dovette ricordarsi che non era il suo primo rodeo, che si era tolta da situazioni ben peggiori, ma le sue uniche via di fuga in quel momento erano le scale antincendio dall'altra parte del corridoio (nel quale, ricordiamolo, passeggiava ignaro di tutto un povero cristo – nella peggiore delle ipotesi, lo stesso cristo che di lì a breve sarebbe entrato nell'ufficio per recuperare la borsetta del pranzo dimenticata quel pomeriggio o chissà cos'altro) oppure la finestra alle spalle della scrivania — purtroppo l'idrocinesi non aveva donato alla Buckley il dono della levitazione, e fare un volo di cinque piani non le sembrava il massimo delle aspirazioni.
    Ok, quindi: «a cazzo duro» sia.
    Abbassò il berretto nero sulla fronte, attenta a nascondere bene ogni ciuffo ramato, e poi lo calò sugli occhi, coprendo intanto la bocca e il naso con il collo alto del maglioncino indossato: si sentiva molto Nancy Drew, o Arsenio Lupin.
    Tutto quello sbatti, e non aveva trovato neppure quello che cercava UGH.
    Rimanendo accucciata – precauzioni inutile, ma faceva troppo totally spies per non farlo – raggiunse il dispenser dell'acqua e ne riempì un bicchiere, portandolo con sé fino alla porta, dove versò il contenuto proprio ai piedi dell'uscio, spingnendolo poi con il proprio potere fin sotto la fessura, verso il corridoio, concentrandosi per allargarlo e renderla una macchia quanto più grande e scivolosa possibile — non voleva far male al poverino, voleva solo rallentarlo e darsi la possibilità di raggiungere le scale prima di essere acciuffata e sbattuta prima a terra, poi ad Azkaban.
    Quando sentì il tonfo inconfondibile di un corpo che cade a terra a peso morto, allora scattò in piedi, aprì la porta e corse come una forsennata, come non aveva mai corso in vita sua (e per un buon motivo).

    Incredibile la disperazione a che cosa poteva portare: nel caso si Irma, a correre a gambe levate per chilometri senza badare al fiatone o alle gambe doloranti o al fatto che, se fosse stata abbastanza disperata tutta la vita, avrebbe potuto benissimo competere per la maratona di New York. Ah, le occasioni sprecate nella vita.
    Si decise a fermarsi per riprendere fiato solo quando sentì i polmoni bruciare e le gambe minacciare di cedere sotto il peso dello sforzo, e quindi arrestò la sua corsa lì dove si trovava (dove si trovava?) senza minimamente accettarsi se fosse un luogo sicuro o meno. Non ne ebbe il tempo.
    Vide i fari dell'auto ancora prima di sentire il rumore del disco dei freni che veniva letteralmente ucciso da una frenata senza pietà, poi sentì il muso dell'auto impattare contro il suo fianco e in seguito l'asfalto mordere la pelle morbida della coscia e del palmo della mano, con cui aveva cercato di evitare di schiantarsi di testa sulla strada.
    Stordita, e già messa a dura prova dalla fuga a gambe levate, Irma ci rimise un po' a rimettersi in piedi, e quando lo fece fu borbottando un «ma chi gliel'ha data la patente» più che doveroso — come se non fosse stata lei quella al centro della carreggiata, ferma immobile con le mani premute contro ginocchia e il fiato corto.
    Ma sapete cosa?
    Lì, nel bel mezzo del nulla dimenticato pure da dio Justin Timberlake, l'apparizione di quell'auto era quasi provvidenziale. Poteva mai rifiutare un segno del destino (come una role aperta dove imbucarsi) e non approfittarne? No, esatto.
    Fece esattamente quello che qualsiasi folle malintenzionato avrebbe fatto: il giro dell'auto, fino ad arrivare al lato del passeggero, e poi iniziò a battere sul finestrino come una forsennata.
    Quando il conducente iniziò a gridare, Irma gridò con lui. «NON URLARE DAI MA CHE MODI» Era davvero una persona peculiare, aveva persino lasciato le sicure sbloccate — o era un malintenzionato a sua volta e non lo preoccupava l'idea di venire aggredito fermo al semaforo (si vede che non aveva mai guidato sulla Colombo) oppure era solo scemo.
    Irma, dal canto suo, non ci pensò due volta prima di salire sulla vettura e chiudersi lo sportello alle spalle. Non le sfuggì la scelta ironica della canzone sparata a tutto volume nell'abitacolo.
    Dopo svariati secondi di silenzio, in cui aveva fissato apertamente il biondino alla guida, sollevò entrambe le sopracciglia e indicò la strada. «beh, che facciamo?» Quando vuoi puoi partire, eh.
    Ah, ok, aveva capito: aveva visto un sacco di episodio di 911 la rossa (e con un sacco intendo: tutti, anche lo spin-off) e sapeva esattamente di cosa si trattava: «sei sotto shock. Ma guarda, sto bene!» si toccò in più punti, dimostrando di essere tutta intera, «ora possiamo partire?»
    wizard
    hydrokinesis
    halfblooddeatheaterw.i.t.c.h.rascal


    && now you can't turn back
    because this road
    is all you'll ever have
    (literally!!)


    SPOILER (click to view)
    scusa amo doveva andare così
     
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5 replies since 24/10/2023, 22:26   188 views
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