Sing, "Hit me baby, one more time"

@ londra, stan ft irma

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    stanley luna
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    Soffiò una ciocca bionda dalla fronte, troppo impegnato a reggere il volante con entrambe le mani per spostarlo con le dita. Il fatto che la strada fosse completamente al buio, non aiutava i nervi già tesi di Stanley Luna: il serbo stava alla guida come un criminale stava alla condanna all’ergastolo – male, esatto. Umettò le labbra, ancora nuovo all’abitacolo di quell’automobile.
    Che non era sua. Cioè, la era, ma non davvero: non era registrata a lui, non aveva il bollo, non aveva l’assicurazione, e non sapeva neanche se da qualche parte al suo interno avesse un libretto, perché aveva avuto l’ansia di controllare (e quindi guidava senza saperlo? Esatto, perché l’ignoranza era una benedizione, e se la polizia l’avesse fermato, avrebbe potuto puntare tutto sulla sincerità dell’essere stupido). Non l’aveva rubata, ok? L’aveva trovata, abbandonata da più di un mese nello stesso posto, con ancora la chiave inserita. Non aveva neanche dovuto cercare su Google come accendere una macchina con i fili – grazie a Dio, perché avrebbe finito per rimanerci secco con una [ carlo conti’s voice] scossa - e l’aveva ritenuta di conseguenza un regalo dei non troppo generosi britannici in favore di un povero serbo che in quella città non conosceva nessuno se non Joseph Moonarie. Aveva deciso di meritarsela.
    (Dopo aver scritto un biglietto, ed averlo lasciato sul sedile; non avendo ricevuto risposta dopo settimane, aveva decretato che i proprietari fossero morti, e Lolla fosse ufficialmente sua.)
    Era perfetta. Non era inglese, quindi aveva l’abitacolo dell’autista al posto giusto, e se anche un tempo, in un’altra vita, l’idea di guidare per una metropoli come Londra – tutta al contrario, poi! - l’avrebbe mandato in una spirale di panico e terrore, a quello Stanley non importava più. Era coraggioso. Indipendente. Un uomo forte che aveva affrontato un lungo viaggio della speranza, senza nulla più che una valigia, per trasferirsi dal suo sugar daddy (non lo chiamava così in sua presenza.) tascabile. Rivoluzionato.
    Aiutava il fatto che milioni di persone fossero morte e i superstiti non guidassero per le strade di Londra, ecco. Aveva incrociato più o meno tre auto, ed immaginava che la quota non sarebbe aumentata. E dove stava andando, il buon Stan, nel cuore della notte?
    Se lo ripetè, ma ad un passo dalle lacrime: dove cazzo stava andando, Stan, nel cuore della notte?
    Era certo di aver messo l’indirizzo giusto su Google Maps, e lo sapeva perché aveva l’indirizzo salvato su tutte le applicazioni di delivery, l’unico mezzo di sostentamento in quei tempi difficili (di certo nel santo anno 2023 non avrebbe chiamato per ordinare una pizza, duh) aka in cui Joey andava in trasferta, e lui rimaneva da solo con se stesso.
    E la connessione wifi. Ma soprattutto se stesso.
    Voleva solo un gelato, ok. Un mcflurry. Solo quello. Aveva cercato il McDonald’s più vicino, e l’aveva trovato distrutto; quello successivo, abbandonato. Eccetera, eccetera. Non si azzardava a recarsi nei locali magici, anche perché dubitava l’avrebbero servito in primis, e il Mc non consegnava al loro indirizzo. Un gelato alla vaniglia con gli smarties, ok? Non voleva le stelle ed il firmamento. Si era sentito abbastanza badger da salire in auto, e darsi quel contentino. Aveva bisogno di energie se voleva trovare la forza per connettersi alle piattaforme di ricerca del lavoro ed inviare il suo CV (portarlo cartaceo? Preferiva morire di fame.) e… solo quello.
    Non sapeva più dove fosse.
    Il sole era calato.
    Non c’era neanche un lampione.
    Se avesse fermato la macchina, sapeva non l’avrebbe più rimessa in moto. Sarebbe rimasto a dormire lì, vivere lì, finché Joey non fosse andato a prenderlo, ed avrebbe anche pianto un po’ già che c’era. Osservando il nulla oltre il finestrino, come la protagonista di una qualsiasi romcom su Netflix. Non poteva fermarsi. Ormai stava guidando per inerzia, con i sintomi di un attacco di panico a premere sulla gola struggendolo di tachicardia. Deglutì forzatamente.
    Un rumore. Metallico e secco. Temette di aver perso la marmitta, Stan. Il cerchione, e magari esserci passato sopra bucando la ruota. Un pezzo di motore, forse.
    Decise di fare l’unica cosa che qualsiasi altra persona matura avrebbe fatto: allungò le dita verso la manovella della radio, alzando il volume fin quando non riuscì a sentire altro se non i bassi a far tremare i vetri.
    «bella questa» obbligò le parole a uscire dalla gola, e la testa a muoversi a tempo. Sentiva i muscoli della schiena irrigiditi, il soffitto della bocca terribilmente asciutto. «I just wanna go baaaaaaaaack, back to 1999, take a riiiiide to my ooooold neighborhoooooood» si rilassò abbastanza da staccare il palmo sudato dal volante, in favore di un tamburellare ritmato con la sola punta delle dita.
    Ok. Ok! Poteva farcela. Tranquillamente, perfino. Sarebbe andato sempre dritto finché non avesse riconosciuto… qualcosa, o Gmaps fosse tornato ad andare. Aveva tutto sotto controllo. Gli venne perfino da ridere. Cioè, ma poteva essere così pirla da preoccuparsi per un minuscolo imprevisto? «I JUST WANNA GO BAAAAACK, SING “HIT ME BABY ONE MORE TI-”» non avrebbe negato lo strillo che sfuggì dalle labbra. Avrebbe solo, come tanto gli veniva bene, finto non fosse mai successo.
    Ma gridò, Stanley. Sbattè la testa contro il sedile dell’auto, schiacciando il pedale del freno così improvvisamente da sentire la cintura di sicurezza tagliargli la pelle del collo, le dita arrotolate sul volante cercando di fermare la macchina fisicamente. C’era qualcuno in mezzo alla strada
    Tunf.
    Oddio.
    Oh mio dio.
    Oh -
    La macchina si fermò. Charlie XCX e Troye Sivan continuarono a cantare di voler tornare nel millenovecentonovantanove, e il cuore di Stan batteva così veloce che doveva aver raggiunto la velocità necessaria per viaggiare nel tempo ed accontentarli. Aveva investito qualcuno?
    Mh.
    Doveva – guardare. Scendere. Controllare? Rimase a guardare la strada di fronte a sé, illuminata unicamente dai suoi fanali, con tanto di bocca dischiusa in sorpresa e vertigini causate dalla botta di adrenalina. Oddio.
    Aveva.
    No.
    Cosa.
    Uh.
    Mh.
    Battè le palpebre.
    E sentì qualcosa picchiare contro la parete del passeggero.
    Gridò di nuovo, portando la mano al collo come una dama ottocentesca, coprendo poi la bocca con le dita. Si zittì solo quando qualcuno aprì la porta, si lanciò sul sedile, e gli intimò di partire prima ancora di aver chiuso la portiera. E cosa potevi fare quando una persona sconosciuta, in una strada desolata e abbandonata di Londra, ti finiva quasi sotto l’auto, e poi si accomodava al suo interno intimando con urgenza di partire??????????
    Partivi. Senza domande.
    Andava tutto bene.
    diploma
    ??? help
    muggle25 y.o.serbian????

    Those days it was so much better, oh
    Feelin' cool in my youth, I'm askin'
    "Does anyone remember how we did it back then?"



    ebbene. ebbene.
    sì. ancora io.
    non mi scuserò. vi dirò però che: può essere chiunque. State scappando da qualcuno? da QUALCOSA? siete solo arrabbiati in generale?? fuggiti di casa?? Non lo so. andiamo all'avventura insieme, di ignoranza. A CAZZO DURO!
     
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5 replies since 24/10/2023, 22:26   188 views
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