I'm a geist that really likes to polter

periferia | libera (mina ft. joni)

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    Casa Whitmore era esattamente il tipo di residenza storica abbandonata di periferia che finiva per divenire teatro ideale per le storie di fantasmi.
    Le architetture ottocentesche consunte dal tempo e dall'incuria per decine di anni le avevano fatto guadagnare una sinistra fama sia a livello locale che, con l'avvento dei potenti mezzi, su certe nicchie della rete in cui si riunivano tutti gli appassionati di occulto, spiritismo e chi più ne ha più ne metta. Una serie di leggende metropolitane che riguardava quello scricchiolante e ligneo cadavere d'abitazione, che un tempo doveva essere stata solo una residenza altoborghese come tante ve ne erano in quei dintorni, si erano avvicendate nel corso dei decenni successivi ad un certo, triste marzo dell'anno 1903 in cui l'allora unica residente dell'abitazione, la vedova Augustine Whitmore, era stata ritrovata già spirata da almeno un mese, seduta nella sua poltrona preferita, solo grazie alla tardiva ma provvidenziale visita di due dei suoi figli che erano in città e avevano deciso di fare una capatina. Il tragico e cupo ritrovamento, che sia gli sconvolti figli della vedova che le persone più ragionevoli fra i locali avevano elaborato come il culmine inevitabile di un lutto a seguito della morte del marito che l'anziana stava affrontando con un certo, romantico sconforto, diede adito negli anni a tutta una serie di inevitabili dicerie per via del fatto che la casa finì per rimanere disabitata per ragioni che, in virtù di un certo diritto alla privacy, non furono mai chiare a chi non era addentro alle vicende della famiglia.

    La meno interessante verità certa dei fatti era che colei che attualmente deteneva la proprietà del tetro immobile di cui sopra era la simpatica nonnina quasi-ottantenne Jeanette Lewis, moglie del signor Raymond Lewis, che, come altri della discendenza Whitmore prima di lei, non aveva davvero idea di che farsene di una simile proprietà in quanto la sua vita aveva finito per gravitare non troppo distante ma comunque fuori Londra, non dandole peraltro i mezzi di occuparsi della manutenzione e rimessa a nuovo di un simile maniero. L'idea era stata, già diversi decenni addietro, di liquidare la casa a qualunque prezzo, ma le storie di fantasmi e il contatto estremamente concreto che il Mondo della Magia preservava da sempre con il sovrannaturale avevano reso la cosa ardua a livelli impossibili. La casa era stata così sbolognata di cugino in cugino fino ad arrivare a Jeanette, che per paradosso o per fortuna con quella casa non aveva in comune neanche il cognome da nubile e che al massimo si sentiva in dovere di fare in modo che la sfortunata residenza crollasse su sé stessa consumandosi col tempo e non a causa di casuali atti di vandalismo.

    Quindi sì, insomma, Mina a tutti gli effetti era lì quasi più in virtù delle sue conoscenze nell'ambito giurisprudenziale che per via delle sue peculiari capacità. Ma la signora Lewis, che lei conosceva solo perché era una dei tanti pazienti anziani di cui John si prendeva cura come medico privato, non era neanche una persona particolarmente scettica, come ci si poteva aspettare dalla sua età avanzata e dal fatto che fosse una semplice e genuina donna di provincia, così le era parso parecchio fortuito ed opportuno potersi rivolgere ad una persona che potesse fare in modo che eventuali presenze spiritiche potessero rimanere quiete.
    Superstiziosa sì, ma stupida no, quindi Mina era lì, a quell'orario indegno della notte in una lugubre residenza ottocentesca abbandonata, ad assicurarsi che potenziali vandali e ragazzini in vena di procurarsi uno spavento o due sotto Halloween fossero prontamente allontanati.
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    Isa: deve rispondere alle altre role
    La testa di Isa da tre settimane e più: link

    E non la volete una bella role libera di Halloween? No? Stranger Things energy is real? Immagino. Ma VE LA BECCATE UGUALE.
    E vale per l'obliviontober settimana potery mentaly sì, linko asap.

    Istruzioni per l'uso? Potete inserirvi come volete, quando volete, perché volete! È un'ora indegna della notte, past midnight per capirci, ma potete anche essere lì da prima di Mina per qualunque motivo (infatti ho lasciato molto vago cosa stia facendo/dove sia al momento, così è più facile reagire a pg che si inseriscono), se c'entra col sovrannaturale è piùbbello ma va bene anche se vi siete persi una lente a contatto, insomma. Non è proprio Halloween perché non volevo post-porre troppo la role, ma fate conto che è Halloween fra pochi giorni in gioco, ecco.


    Edited by .totentanz - 23/10/2023, 12:37
     
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    «joni?»
    sollevando il mento, si ritrovò ad incrociare lo sguardo di Julian: morbido, le palpebre pesanti a chiudersi lentamente sbattendo ciglia troppo lunghe. aveva sempre quella punta di imbarazzo ad illuminare le iridi color cioccolato fuso, come se ogni momento di intimità tra loro fosse ancora il primo, e ne avesse da stupirsi ogni volta.
    in effetti, stupiva anche joni.
    «mh?» sostenendo il proprio peso su un gomito, prese al volo l'occasione per osservare il diciannovenne (oddio quanti anni hai Giuliano.) dall'alto: più unica che rara, e solo perché erano sdraiati una accanto all'altro — piccole soddisfazioni.
    lo vide dischiudere le labbra.
    sentì il torace espandersi sotto le proprie dita, mentre prendeva una boccata di ossigeno e, insieme, tempo.
    in quell'istante, prima che Julian potesse cedere all'impulso di abbassare lo sguardo e mordersi l'interno della guancia, joni peetzah seppe esattamente cosa il suo ragazzo volesse dirle.
    dopotutto, era solo questione di tempo.
    e non è che non se l'aspettasse: una parte di lei, quella più restia a mostrarsi e aprirsi al mondo esterno, aveva riconosciuto i sintomi; sembrava sempre che il Bolton avesse quel non detto sulla punta della lingua, costantemente ricacciato in gola per il timore di spaventarla. avrebbe avuto ragione — la sola idea la terrorizzava.
    non si sentiva pronta, joni.
    per affrontarne le conseguenze, scendere a patti con il fatto che fosse ormai inevitabile, no turning point.
    poteva fare uno sforzo, però: perché se lo meritava, Giuliano, e forse nessuno più di lui «puoi dirlo,sai?» seguì con i polpastrelli la linea precisa della mascella, puntellando sotto il mento affinché tornasse a guardarla; certe cose andavano sussurrate occhi negli occhi, o taciute per sempre. «posso?» oh, Bolton. gli diede uno schiaffone buffetto sulla guancia, entrambe le sopracciglia arcuate in quell'espressione joni™ che indicava senza mezzi termini di non tirare troppo la corda «ok, allora—»
    julian: [INHALE]
    joni:
    julian: [EXHALE]
    «MANCANO SESSANTUNO GIORNI A NATALE JONI AIUTO MA TI RENDI CONTO È POCHISSIMO PERCHÉ IN RADIO NON STANNO ANCORA MANDANDO MARIAH CAREY IN LOOP THE DISRESPECT POI DEVO COMPRARE LE DECORAZIONI MA L'ALBERO POSSO REGALARTELO DAI PENSA CHE BELLO CON TUTTE LE LUCINE E—[inconsistent christas rant continues]»
    cioè, capito.
    e se l'era pure scelto.


    con il senno di poi, forse si poteva dire avesse commesso un errore di valutazione.
    ammetterlo era, ovviamente, un altro paio di maniche: neanche sotto tortura, e se la situazione fosse precipitata era probabile ci finisse, avrebbe confessato che l'idea di trascinare Julian in una delle tante case abbandonate di Londra era già azzardata in partenza.
    voleva solo, e qui cito testualmente, fargli provare tutta la Halloween experience prima che fosse troppo tardi [Alessia in the background: nearly death experience*] — giravano abbastanza voci su Whitmore mansion da renderla una tappa interessante, anche se solo la prima del tour che joni aveva organizzato appositamente per quella serata. nemmeno credeva fosse infestata davvero (non aveva mai visto Casper da bambina and it shows) ma era convinta di poter affrontare un'eventuale svolta paranormale: le ultime parole famose.
    «aiutami» questa, invece, fu l'unica che joni rivolse a Mina, quando la donna fece il suo ingresso nell'ampio salone, ritrovandosi di fronte ad una scena che con sé portava davvero pochi dubbi e qualche domanda: difficile scorgere nella penombra un centimetro di pelle chiarissima che non fosse ricoperto di sangue. non era suo, e nemmeno di Julian, sebbene il ragazzo disteso a terra non avesse affatto un bell'aspetto; qualunque entità avessero fatto incazzare mettendo piede in quella casa, aveva evidentemente un kink alla Carrie, e prima di prendere in prestito il corpo del portiere come rifugio temporaneo, aveva pensato bene di far fare alla peetzah una doccia alternativa «non riesco a svegliarlo» in ginocchio sul pavimento di legno che scricchiolava ad ogni tremito di Julian, joni rivolse alla Campbell uno sguardo che raramente nella vita si era concessa di far trasparire — dylan che si spegneva lentamente in un letto dell'infermeria; mac e hans che non facevano ritorno.
    il bello di affezionarsi alle persone, am I right?

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    allora!!! Julian [pg di Alessia, ho chiesto il permesso di sfruttarlo per i nostri comodi e ho ottenuto carta bianca : D) è posseduto!!!!! da.. boh un fantasma, un'entità, qualcosa di sicuramente poco simpa. joni e Julian sono arrivati poco prima di mina e... basta credo, HELP ME WILHELMINA KENOBI YOU'RE MY ONLY HOPE
     
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    L'espressione della donna si gelò per una lunga frazione di secondo nel dover elaborare tutta insieme la scena che le si parò davanti quasi istantaneamente.
    La voce di Joni arrivò appena prima che la donna, istintivamente, accendesse la torcia che reggeva in mano e la puntasse per capire esattamente cosa stesse succedendo. Si premurò di non puntarla negli occhi di nessuno, per la cronaca, non era una persona orribile - tutt'altro. Ma ci volle una modesta dose di autocontrollo per non mollare la presa sullo strumento lì per lì, nel rendersi conto che la ragazza che aveva di fronte sembrava uscita dalla vasca da bagno di Erzsébet Báthory.
    Ebbe difficoltà anche solo a pensare di sillabare qualcosa, poiché di utile non le veniva granché. Si limitò ad avvicinarsi per constatare meglio la situazione dell'altro ragazzo, riverso a terra, incapace di muoversi se non per qualche piccola convulsione che, se lo sentiva nelle ossa, non era un banale attacco epilettico.

    Si inginocchiò a terra anch'ella, praticamente accanto a Joni, poggiando la torcia lì di fianco di modo che potesse comunque far luce ma senza ingombrarle le mani.
    « ... Fai dei bei respiri profondi, cara. Come vi chiamate? » la voce era ferma, ma allo stesso tempo cercò di rivolgersi a Joni con un certo grado di morbidezza, per non intimorirla o peggiorare il suo stato d'animo; avrebbe trovato insensato e fuori luogo indignarsi o fare una scenata e, anzi, oltre al fatto che vedere qualcuno che avrebbe potuto essere letteralmente sua figlia perso in un momento di vulnerabilità del genere faceva male di per sé, sentiva di essere automaticamente responsabile del fatto che quei ragazzi avessero avuto il tempo di infilarsi lì dentro e mettersi in pericolo a quella maniera - era andata lì esattamente per prevenire quel tipo di scenario, e invece.
    La prima cosa che fece, inevitabilmente, fu controllare se il polso di Julian fosse o meno regolare, sia mai che la simpatica presenza spiritica gli stesse inavvertitamente facendo venire un infarto.
    « Il mio nome è Mina Campbell e... sarei dovuta essere qui prima, evidentemente, mi spiace molto. Però andrà tutto bene, te l'assicuro. Quel sangue non è di nessuno di voi due, dico bene? » suonava sempre un tantino fuori luogo fare domande à la Misteri&Affini in situazioni del genere, ma al contrario di certi preti e indagatori del paranormale dei film horror lei non poteva certo tirare fuori la Bibbia da tasca e iniziare immediatamente a risolvere tutto salmodiando esorcismi.
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    La risposta non è volutamente così breve (è breve? fatemelo sapere nei commenti, i guess), è che non voglio affrettare l'arte - o fare post troppo lunghi da rileggere, se è per questo. Fammi sapere del polso di Giuliano così, for the lolz, e perché non voglio muoverlo troppo come png essendo anche un pg di Alessia, aiuto, la peer pressure.
    Nota per Rob: Mina ha correntemente ben due figli che frequentano Hogwarts (Alice è una 2007, Duncan è un 2011, momento girl math i guess), quindi se vuoi giocarti qualcosa di lore in questo senso fai pure, mica m'offendo.

    Ci si può ancora teoricamente inserire in questa role se vi piace alimentare il bürdell, ho aspettato un po' a rispondere anche per quello oltre che per le mie stupende emicranie stagionali.
     
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    « ... Fai dei bei respiri profondi, cara. Come vi chiamate? » nessuno l'aveva mai chiamata cara un vita sua. e forse fu quello, prima ancora della morbidezza nella voce di mina, a scuotere joni dal torpore che lei stessa aveva permesso la avvolgesse — assolutamente non da lei.
    riprenditi, cristo santo.
    odiava sentirsi così impotente, piccola e vulnerabile, sapere con certezza di avere bisogno che qualcuno le desse una mano; aveva sempre cercato di risolvere i problemi da sola, la peetzah, perché dover contare sull'aiuto altrui presupponeva una debolezza, e ne conseguiva un debito. inesistente, forse, ma non per lei: c'era stato un tempo, ridicolmente vicino, in cui joni era stata davvero convinta che lasciarsi aiutare fosse il primo passo per sentirsi costretta a ricambiare il favore.
    e, a quel punto, avrebbe dovuto fare i conti con il fatto che non ne sarebbe stata in grado.
    forse nemmeno voluto.
    se le occasioni per sentirsi impotente, piccola e vulnerabile non le fossero piombate addosso una dopo l'altra senza il minimo preavviso, forse sarebbe rimasta imperturbabile sulla sua posizione neutrale, maturando il desiderio di risolvere ogni problema senza contare su nessuno fino a portarlo all'eccesso. nella sfiga, poteva dire di aver avuto una piccola fortuna.
    «julian» con la donna accanto, il tentativo di recuperare un minimo di compostezza questa volta le riuscì, almeno in parte; si mise ginocchia per terra, incurante del sangue a rapprendersi sui vestiti e nei capelli, le dita della mancina a stringersi delicate ma ferme attorno al braccio del ragazzo «lui si chiama julian, io sono joni. siamo.. siamo entrati solo per dare un'occhiata e—» il corpo dell'ex grifondoro le tremò ancora una volta sotto il palmo e, in un movimento più istintivo che razionale, gli sollevò la testa poggiandosela sulle gambe. meglio lì che a sbattere sul marmo reso opaco da anni di incuria «ha preso in mano quello» con un cenno del capo indicò a Mina quello che rimaneva di un vaso in frantumi sul pavimento, a circa un metro da loro «e ha perso subito conoscenza» appena il Bolton si fosse ripreso, perchè doveva riprendersi, gli avrebbe fatto un culo tanto — sempre a toccare tutto, come i bambini.
    « Il mio nome è Mina Campbell e... sarei dovuta essere qui prima, evidentemente, mi spiace molto. Però andrà tutto bene, te l'assicuro. Quel sangue non è di nessuno di voi due, dico bene? » solo in quel momento, sentendolo menzionare, joni si ricordò del liquido cremisi con il quale l'Entità™ le aveva fatto una doccia non richiesta. e si affrettò a scuotere la testa, tenendo quanto possibile ferma quella di Julian «no, non siamo feriti. è solo.. caduto dal soffitto, come in quel film» Carrie, per l'appunto. ma era certa di non aver visto secchi appesi sopra di sé, e in ogni caso la possessione del ragazzo l'aveva distratta a sufficienza. fece un bel respiro profondo, osservando con maggiore attenzione le dita di Mina a premere sul polso di giuliano; lei, il battito debole ma regolare del portiere lo sentiva sotto i polpastrelli che gli sfioravano la gola «lei è la madre di alice?» ora che si stava calmando, era più facile unire i puntini e mettere insieme i pochi dati a disposizione. non voleva distrarre la donna dal suo intervento, ma rimanere in silenzio per joni in quel momento sarebbe stato impossibile: il respiro affannato di Julian avrebbe riempito il mondo senza permetterle di concentrarsi sul trovare una soluzione, e non poteva permetterselo.
    «è che mi sembra di aver già sentito il suo nome» e chissà, magari Alice è pure Tassorosso e ha fatto in tempo a fare il provino per il quidditch con joni ❤

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    !! ok ho scritto che il battito di Julian è debole ma regolare, e che è stato /posseduto/ dopo aver toccato un vaso
    e joni chiede di Alice, non so se avevi pensato alla casata ma joni era Tassorosso (si è diplomata questa estate) e capitano della squadra di quidditch
     
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    1980s horror film
    I jujoni calzavano in diversi tipi di trope — height difference, team adversaries, sunny vs grumpy, e tanti altri ancora, ma senza alcun dubbio quella che si adattava perfettamente a loro due e alle loro diverse personalità era Christmas boyfriend e Halloween girlfriend.
    Una categoria molto specifica e abbastanza ristretta, ma in cui la coppia di ex studenti spiccava per la facilità con cui avevano saputo affrontare le loro divergenze. Di tanto in tanto, con l'avvicinarsi del mese di dicembre, Julian aveva notato che ormai capitava anche all'ex tassorosso di fischiettare il motivetto di Last Christmas, e quell'anno gli aveva addirittura promesso che l'avrebbe aiutato a mettere le decorazioni sull'albero — con un po' di cruccio e il solito eyeroll, ma era già una grande vittoria, non poteva forzare troppo la mano. D'altra parte, Julian non sapeva davvero dire di no alla rossa, e anche quando le situazioni non erano delle più piacevoli e delle più convincenti (casa infestata anyone??), si lasciava sempre trascinare facilmente — non fisicamente però, perché in quello Joni non riusciva mica.
    E quindi sì insomma, era proprio così che era successo. Era così che al Bolton succedevano tutte le cose, ad essere sinceri: accettava una sfida, si fidava di un biglietto d'invito molto entusiasta, si fidava della propria fidanzata, e alla fine si trovava in case lugubri e notoriamente infestate in cui gli succedevano cose sorprendenti.
    Era proprio così che aveva ritrovato la sua sorella perduta (prima o poi arriverò Troy, scusami), ed era proprio così che si era ritrovato all'interno di Whitmore Mansion.
    Insomma, if he'd have a nickel for everytime it happened, he'd have two nickels, which isn't a lot but it's still weird that it happened twice per davvero davvero irl.

    Forse non era stata la più saggia delle idee — entrare nella casa abbandonata, prima di tutto, e poi, una volta constatato con un bel po' di sollievo che (almeno apparentemente) non ci fosse nessun mostro o spirito strano pronto ad attaccarli una volta messo piede all'interno di quel posto, andare a curiosare in giro. In questo la Peetzah si era dimostrata decisamente più preparata, standosene cautamente al centro della stanza per studiarne ogni angolo prima di muoversi, e intimando al gigante stupido che si ritrovava come fidanzato (più di una volta, per essere chiari) che forse sarebbe stato meglio non aprire troppi mobili, o toccare troppe cose.
    «eddai Peetzah ma che cosa può succedere?» con una risatina aveva quasi schernito la fidanzata, e poi aveva abbassato lo sguardo su di lei, alzando un sopracciglio con aria di sfida «non avrai mica paura» allargò l'angolo delle labbra in un sorrisino malizioso, e poi sbuffò aria dal naso con fare divertito «guarda che oltre il vento e la polvere non c'è niente qui» annuì super convinto di quella affermazione, e per provare il proprio punto mosse qualche passo sulle travi traballanti e scricchiolanti del pavimento per raggiungere la finestra e spostare la tenda impolverata «vedi? nessuno» confermò con una risata, poi si spostò verso un armadio di legno scuro dall'aspetto poco raccomandabile e aprì anche le ante di questo «cucù, nessuno nemmeno qui».
    L'ex grifondoro era ormai più che sicuro che quindi le leggende su eventuali spiriti presenti in quella casa fossero solo storielle, e sicuro di sé si piegò sulle ginocchia per esaminare meglio l'interno dell'armadio che aveva appena aperto «uh, ma la mia babushka aveva un vaso praticamente uguale» e così dicendo, raccolse l'oggetto per il manico, e in quel momento, proprio in quell'esatto istante, successe.
    Non che il Bolton avesse effettivamente sentito o percepito qualcosa, comunque; non appena aveva stretto le dita attorno al vaso, aveva perso completamente il controllo del suo corpo, era caduto sul pavimento come un corpo morto e aveva lasciato automaticamente la presa dall'aggeggio, facendolo frantumare in mille pezzi sul pavimento. Julian era catatonico e non sapeva nemmeno dove si trovava? Sì, può, darsi, perlomeno era questa l'impressione che dava dall'esterno, apparentemente privo di conoscenza e senza controllo sul suo corpo. Ma la cosa peggiore era che Julian fosse perfettamente cosciente, e nella sua testa urlava, si muoveva e si dimenava, cercando di combattere e di sfuggire a quella forza che cercasse di relegarlo sempre più nel fondo della sua coscienza e che gli stava facendo lentamente perdere anche il controllo della propria mente.
    Non sapeva identificare cosa fosse, non sapeva dargli un nome, ma sapeva che ormai stava prendendo forma nel suo corpo e che c'era poco che poteva fare per contrastarlo; ma continuava a combattere, e continuava ad urlare — senza alcun risultato.
    «JONI! JONI SONO IO! SALVAMI» ma sembrava tutto invano perché le sue parole si infrangevano contro quella barriera che si faceva sempre più grande e si interponeva tra il suo corpo e la sua coscienza, mentre le sue labbra rimanevano immobili, così come le sue braccia e le sue gambe. «JONI TI AMO» sperava che almeno quello, in qualche modo, arrivasse all'ex tassorosso, che in qualche modo lo sapesse già.
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    e perché non voglio muoverlo troppo come png essendo anche un pg di Alessia, aiuto, la peer pressure.

    aiuto ma ti pare fai come se fosse il tuo bambino o una bambola voodoo, muovilo come meglio preferisci, tutto vostro.
    chiaramente non fa niente, muore, ma nella sua testa almeno ha provato a dire a joni qualcosaTM grazie per l'intrusione, giuliano non sarà uno dei caduti del censimento (yet.)
     
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4 replies since 23/10/2023, 10:51   179 views
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