less like slow burn && more like two idiots standing about on fire

ft. Paris

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  1. nicoteen
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    paris bentley tipton
    14.02.2007
    seattle
    San Francesco d’Assisi e tutti i santi, così Elisa aveva iniziato il post il 19 novembre. Ad oggi non si ricorda cosa volesse dire, ma era importante tenerlo perché sempre attuale. Probabilmente, era il pensiero che si ripeteva nella testa di Paris da cinque minuti a quella parte. Di certo, si fece più prepotente quando sentì le dita di Theo stringersi attorno alle ciocche dei capelli e tirare. Era un ragazzo debole, il Tipton, fategli causa. L’adrenalina a pompare nelle vene lo rendeva più sensibile, più azzardato nelle carezze e nei baci, il solo pensiero che qualcuno avrebbe potuto vederli era stuzzicante. Poteva solo immaginare quali sarebbero state le voci di corridoio, lo sgomento del sapere il capitano corvonero avvinghiato al portiere avversario. E sapete cosa? Vaffanculo, non gli interessava. Paris aveva smesso di vivere per gli altri anni prima, quando aveva deciso che non sarebbe stato la copia sputata di suo padre, ma che si sarebbe costruito la propria vita mattone dopo mattone con le proprie mani. Ma capiva che per il Kayne fosse diverso, e quel fragile ma esplosivo momento tra di loro era una cosa preziosa. Da sfiorare appena con le dita, da soffocare i gemiti di piacere con le proprie labbra così che nessuno sentisse.
    Di certo, il pollice ad accarezzare la guancia non aiutava il Tipton a pensare lucidamente.
    Così maledettamente tattile, quello stupido grifondoro.
    Sin dal primo momento, da quelle nocche a discendere sul proprio viso ai polpastrelli che premevano sotto al suo mento. Il ginocchio che premeva sullo sterno per farlo stare a terra, mentre gli ringhiava qualcosa addosso.
    Poteva quasi sentire quei tocchi fantasma in quel momento, pezzi di una storia che li aveva portati fino a quel momento.
    Paris cercò con la sua bocca quella dell’altro, sorridendo in quel bacio, una piega delle labbra che sarebbe rimasta tra sé e Dio– aveva già perso troppa dignità quel giorno. Ma in fondo perché sentirsi in colpa a prendere qualcosa che di meritava? Vaffanculo, era sempre stato un egoista di merda e non avrebbe smesso in quel momento. Ormai era innegabile al corvonero, il Kayne sapeva come renderlo argilla tra le sue mani. Aveva avuto la sua occasione mesi prima, ma erano stati entrambi troppo presi dalla foga per approfittarne. Lì, in quella nicchia nascosta tra libri e scaffali poco frequentati, Theo si stava prendendo ogni sospiro e gemito che Paris si stava lasciando sfuggire a suo malgrado. Fategli causa, se non aveva capito più niente quando i denti del portiere erano affondati nella propria pelle nel tentativo di lasciare un segno. E sapete cosa? Glielo avrebbe lasciato volentieri fare, perché l’idea di portare i marchi del ragazzo sulla pelle era una sporca fantasia su cui si era soffermato più di quanto gli piacesse ammettere. Nascosti dove solo lui poteva vedere, premere le dita sui segni violacei e immaginare le labbra del Kayne a distruggerlo da dentro, pezzo per pezzo. Strinse le dita tra le sue ciocche ribelli, l’altra mano ad affondare nella spalla per cercare la forza di reggersi in piedi. Dio, moriva dalla voglia di infilare quelle mani sotto i vestiti di Theo, esplorare con la sua bocca luoghi a cui ancora non aveva dato la giusta attenzione. Non era il posto adatto, né il momento, ma fino a quel momento non l’aveva mai fermato. E poi ormai non aveva più tanto sangue ad affluire al cervello per prendere decisioni intelligenti. Dovette prendersi un momento per cercare di recuperare il fiato, cercare di darsi una calmata per non lasciare vedere a Theo quando fosse ormai compromesso. Tirò piano ma deciso le ciocche strette attorno alle sue dita in modo da far alzare il capo al ragazzo, così che incontrasse il suo sguardo ormai annebbiato dal desiderio «sei capace a tenere la bocca chiusa?» inevitabile, la voce roca a graffiare il palato, gli occhi nocciola a cercare quelli altrettanto scuri del Kayne. Vi era racchiuso tutto quello che non aveva (ancora) il coraggio di comunicargli, una morbidezza che aveva riservato a poche persone fino a quel momento; una lama servita su un piatto d’argento per lasciarlo sanguinante mentre si insinuava nello spazio tra le sue costole. Non vi era un pensiero razionale a rimbalzare nella sua testa quando il suo corpo scivolò lungo lo scaffale. E ancora, una discesa interminabile fino a che le sue ginocchia non incontrarono il pavimento. In ginocchio davanti a lui, lo osservò da attraverso le ciglia come a cercare un permesso. Perché era un gentiluomo, come amava ricordare. Mantenne il contatto visivo quando si avvicinò al cavallo del Kayne, la bocca ad aprirsi per lasciare un bacio laddove il tessuto si era fatto ormai strained. Sbottonò il bottone dei pantaloni, per poi tirare giù la cerniera con practiced ease, un gesto che era una seconda natura per chi era abituato a incontri clandestini nei luoghi più disparati. Ci ho provato davvero tanto ma non sono capace in italiano. Quello che Paris si trovò davanti non era nulla di nuovo, but the sheer size of it was always enough to invite a challenge that Paris knew he could take on. Eager to get on with it, he tugged down his boxers just below the swell of his ass and was met with what he’d craved since a long time ago. He grinned when he saw a bead of liquid rising at the tip, but he doubted he was faring much better. Paris leaned forward to catch it, his tongue sliding in between the slit, savoring the taste of it. He could make a habit of it, he mused. Paris wrapped a hand on the base of his cock to keep it in place while he started to take what he was owed, his other hand descending lower and lower until he could feel his aching hardness against his palm. He pressed the heel of his palm down on hit, half a moan starting to form on his throat. The rest of his was swallowed by Theo's length. «dove vuoi venire, theo?» e non c'era bisogno di aggiungere altro, perché pandi ed elisa si erano capite e avevano avuto questa discussione.
    hogwarts
    ravenclaw
    americanvi yearlegacygoalkeeper

    after all of this time,
    I should be a pretty crier
    But now I only let me down
    When there's no one else around
    I've been thinkin' way too loud
    I wish that I could block me out
    Don't know how they see me now
     
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12 replies since 17/10/2023, 12:46   349 views
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