less like slow burn && more like two idiots standing about on fire

ft. Paris

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  1. #IYKYK
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    theo kayne
    31.12.07
    london, uk
    Cos'era il tempo.
    L'estate sembrava essere arrivata letteralmente il giorno prima, ed invece, oltre i vetri delle finestre, le foglie iniziavano ad ingiallire e il cielo si faceva sempre più scuro, e l'aria più fredda. A Theo, di base, dello scorrere del tempo e del cambio delle stagioni non era mai importato nulla: lo viveva come viveva tutto il resto, con menefreghismo e con rabbia, limitandosi ad accettarlo ma senza frenarsi dal litigare anche con quello, per il semplice motivo che potesse.
    Il fatto che avesse iniziato a prestare attenzione, a rendersi conto dei giorni che passavano e che lo separavano effettivamente dalla bella stagione, era una recente (e spiacevole) novità. Un'abitudine che, per inciso, aveva preso suo malgrado.
    Si era distratto abbastanza, in quel primo mese e mezzo di rientro al castello, tra i provini per entrare in squadra come portiere titolare (checked ✓), la ripresa delle lezioni dove poter dare il peggio di sé (checked ✓), qualche viaggetto per direttissima nella sala torture (checked ✓), le tipiche risse nei corridoi (o dovunque capitasse l'occasione, onestamente: checked ✓), e varie ed eventuali.
    “Guarda che quest'anno ci sono gli esami”, gli ripetevano (‘gli’ being Lenny.), “devi impegnarti se non vuoi essere bocciato” — sì sì, ok, va bene, acab, ciaone, chissenefrega. Tanto il suo destino era già scritto, no? Non c'era alcun esito in cui Theo Kayne finiva il quinto anno promosso (fine.) con più di una misera A. Potevano mettergli affianco tutti i tutor che volevano, nessuno avrebbe avuto successo o fatto di lui uno studente discreto.
    Solo uno c'era andato pericolosamente vicino, e Theo aveva fatto in modo e maniera di dimostrare l'esatto contrario solo per dispetto; lo stesso qualcuno che lo evitava da mesi — non che Theo ci avesse fatto caso eh. Figuriamoci se prestava attenzione a cosa faceva (o, in questo caso, non faceva) un certo Paris Tipton…
    Il pensiero del portiere blu-bronzo lo riportò inevitabilmente all'estate precedente, di nuovo; all'ultima volta che si erano visti, al ricordo di come Mini lo avesse incastrato ad andare a quella festa, trascinandolo con l'inganno, e alla sbronza che si era preso, perso nel mood generale di devasto e febbre alcolica, a come avesse cercato di dileguarsi ogni volta che incrociava, anche solo per sbaglio, il cammino del Tipton. Col senno di poi, forse, avrebbe dovuto continuare su quella strada — sarebbe stato meglio per entrambi, certamente. Visto com'erano andate poi le cose, la mattina dopo. O notte, insomma: o pomeriggio, va beh.
    Affondò i riccioli scuri nel libro aperto – ma ancora non letto – di fronte a sé, rivivendo di nuovo quei momenti alla vigilia del nuovo anno scolastico quando, ancora dignitosamente sbronzo dalla notte prima, aveva fatto il Grifondoro ™ e aveva agito seguendo il sentimento tipico che smuoveva i suoi concasati: l'audacia la stupidità. Ad oggi, un mese e mezzo dopo, si domandava: ma perché quel pomeriggio non si era fatto gli affari suoi, rimanendo spalmato sul divano che aveva condiviso con la Russa, anziché andare a cercare il Tipton? E perché non se n'era andato alla prima, o decima, volta che l'altro l'aveva cacciato? Perché era stato così… deficiente. Ecco. Così Theo Kayne.
    Sì massaggiò la nuca, laddove il fantasma della botta presa quando Balt, privo di controllo, l'aveva allontanato con una zampata e spedito contro una delle pareti; erano stati pochi ma intensi minuti di totale oblio, e quando Theo aveva riaperto gli occhi aveva trovato il Tipton di fronte a sé, sguardo contrito e preoccupato (per il suo compagno, duh, mica per lui – quello era stato ben chiaro al grifondoro), macchie di sangue ad insozzare i vestiti rovinati. Avrebbe dovuto dargli retta.
    Erano state le ultime parole che Paris gli aveva poi rivolto, tornando ad essere il suo insopportabile se stesso una volta ricominciato l'anno scolastico, ma facendolo rimanendo sempre svariati passi indietro — quasi come se quanto successo quella notte, o la notte del prom, non fosse mai esistito e non avesse alcun peso nel loro rapporto.
    E sapete cosa? Theo era stato bravissimo nel dimostrare che sapesse – e che potesse – giocare a quel gioco anche lui: aveva ignorato Paris tanto quanto Paris aveva fatto finta che il grifondoro non esistesse, diventando solo un pochino più insopportabile e musone con chi, invece, aveva ancora la sfortuna di stargli accanto (ciao Russa, ciao Mis). E c'era riuscito abbastanza a lungo, almeno fino a che i ruoli non si erano invertiti e non era stato il Kayne a ritrovarsi a dover controllare che Paris fosse vivo, usando la punta della scarpa, una dannata mattina durante il suo solito giro di corsa nei pressi del Lago Nero.
    Ugh.
    Avrebbe dovuto lasciarlo lì, con i postumi di qualsiasi cosa fosse — una sbronza, nel migliore dei casi; qualcosa che Theo non voleva processare, nel peggiore. Gli aveva assicurato fosse solo un graffio. Bugiardo bastardo.
    Il naso del grifondoro affondò ancora di più nel libro, l'odore pungente delle pagine invecchiate male a pizzicare nelle narici e a provocare prurito e fastidio. O magari quello era solo il pensiero del corvonero.
    Si lasciò sfuggire un grugnito, per il quale si beccò anche un'occhiata truce dalla studentessa seduta al suo stesso tavolo. Odiava la biblioteca. E odiava il suo nuovo tutor, che lo costringeva ad interminabili ore passate con il naso sui libri, come se quello bastasse a fare un miracolo con lui. Alla tassorosso, rivolse un dito medio e un ghigno alla sua reazione offesa; bitch. Si alzò, o sarebbe finito a litigare anche con lei, nascondendosi (perdendosi) tra gli scaffali pieni di libri, di cui non si sprecò nemmeno di osservare o accarezzare le copertine; era lì solo in attesa che finissero le ore di tortura e potesse tornare sul campo di quidditch.
    E invece.
    Solo uno tra Paris e Theo era comicamente fuori posto in quel contesto, e non era di certo il corvosecchia alle prese con i libri sistemati sugli scaffali, spalle rivolte al grifondoro. Theo aveva già visto quel film e non gli era piaciuto il finale (questo non significava che non gli fosse piaciuto il durante). Andava detto ed è stato detto.
    Avrebbe potuto fare un sacco di cose, tipo marcia indietro e fingere di non aver mai (involontariamente) quasi invaso lo spazio personale dell'altro portiere, ed invece fece ciò che Theo Kayne avrebbe fatto, dall'alto della sua immaturità: incastrò un dito sulla copertina rigida di uno dei libri alla sua destra, fece forza e lo gettò a terra.
    «ops.»
    Ora stronzo bastardo devi parlargli per forza, lo so che non resisti quando i libri vengono maltrattati!!
    hogwarts
    gryffindor
    halfbloodrebelgoalkeeperidiot

    I taste you on my lips
    && I can't get rid of you
    so I say damn your kiss
    && the awful things you do
    (you're worse than nicotine,
    nicoteen.)
     
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12 replies since 17/10/2023, 12:46   348 views
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