and if you leave me, then I'll be afraid of everything

dontblameme_taylorswift + sole.asd

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  1. tidal wave
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    kanghaeil
    «ti credo» Disse lo sconosciuto, con il tono di chi non ci credeva affatto — ma Kyle non era mai stato bravo ( o interessato) a leggere le persone, e si era sempre limitato a recepire le parole così come venivano dette, senza interpretarle o affidarsi al tono di voce o alle inflessioni. Perciò, naturalmente, annuì convinto che l'altro gli credesse davvero.
    Quindi, messa da parte la questione "odori", ne rimaneva un'altra da affrontare: «a sotterrarti? no.»
    «okay.» Spazzolò via un po' di terra dai capelli e dalla maglia, annuendo ancora, valutando se credere o meno alle sue parole, e decidendo che non avesse ancora sufficienti prove per provare la sua innocenza. «a farti risorgere? forse?»
    Un po' meno «okay…?», e lo smarrimento a piegare appena i lineamenti del ribelle doveva tradire tutta la sua confusione. «risorgere?» inclinó la testa di lato, studiandolo: ma in che senso? «non sono morto.» duh? Aveva la pelle dura, lui, nonostante l'aspetto fragilino e il portamento elegante da rampollo di famiglia per bene tradissero la sua vera forza.
    All'altro ragazzo rivolse perciò un cenno di congedo con la mano, per fargli capire che aveva sbagliato a leggere la situazione e che non avesse capito nulla.
    O forse non proprio nulla.
    «qualcuno deve odiarti davvero tanto per farti questo»
    Già, qualcuno forse lo odiava davvero; peccato che Kyle aveva una sola risposta a quel commento. «vorrei sapere chi» Detto con calma e naturalezza, e onestà; non perché credesse di essere simpatico e benvoluto da tutti, ma perché non aveva davvero idea di chi avrebbe fare una cosa simile — le possibilità erano infinite, la lista troppo lunga e bla bla bla.
    «cosa hai combinato??»
    Si strinse nelle spalle, pensandoci.
    «non saprei dirlo», perché anche lì la lista era molto lunga e comprendeva disordini si varia origine, aggressioni a pubblici ufficiali, tentativi di sovversione, sommosse, rappresaglie in pubblico, disturbo della quiete pubblica, lotta al governo reggente e tante altre cose. «non mi viene in mente nulla» bugiardo, ma sempre con la pacatezza che crescere nella famiglia Kang gli aveva conferito, così naturale e in pace con se stesso da risultare persino credibile.
    «sei proprio conciato male bello mio»
    Occidentali e la loro confidenzia presa assolutamente per caso. “Bello mio”, ma chi era, suo padre fratello?
    Gli rivolse una smorfia poco convinta, e rifiutò con cortesia la bottiglia offerta. «No grazie non bevo. E a prescindere, non credo sia indicato farlo dopo una possibile contusione.» non aveva ancora fatto una vera conta dei danni, preoccupato più ad uscire da sottoterra per contate effettivamente ferite o traumi: gli era bastato sapere di avere ancora tutti gli arti al loro posto, la testa attaccata al collo e una bacchetta funzionante e il resto era scivolato immediatamente in fondo alla lista.
    Ora, però, che dal buco nel terreno in cui era stato prematuramente ficcato, ci era uscito (e anche tutto intero) poteva effettivamente dedicare qualche minuto al come, se non tanto al perché, fosse finito in quella buca a cielo aperto.
    O, comunque, lo avrebbe fatto se fosse stato solo e in santa pace. In quel momento, non era nessuna delle due cose.
    «senti, ti fidi?»
    La voce dell'altro lo riportò immediatamente al presente e, nemmeno a dirlo, non c'era bisogno di pensarci su: «no.» fu la pronta risposta alla domanda del suo presunto miracoloso aiutante. «sì, hai ragione, manco io mi fiderei di uno sconosciuto se fossi in te. però-» ecco, bravo, allora forse non era totalmente uno spreco di spazio e aria.
    Forse.
    «ti assicuro che questo lo uso solo per asciugarmi il viso una volta sciacquato. niente sudore o altro.»
    Fece un('altr)a smorfia: perché aveva dovuto specificare? Ovviamente Kyle non arrivò neppure a pensare cosa potesse intendere con “o altro”, già l'idea dell'asciugamano sporco di sudore era abbastanza rivoltate.
    Ancora per metà interrato come una pianta particolare ed esotica, lo vide bagnare il panno e poi avvicinarsi per passarglielo sul viso.
    E Kyle rimase fermo. Immobile. Pietrificato da qualcosa che non riusciva a spiegare (o comprendere) nemmeno lui.
    Per un attimo, il tempo di un battito di ciglia o di registrare quello improvvisamente irregolare del cuore – già di per sé difettoso –, Kyle lo lasciò fare, disarmato dalla naturalezza e familiarità di quel gesto, lottando contro il sé stesso che intimava di allontanarsi (o di allontanarlo) e che gli ricordava che essere toccato da estranei (e non) non gli piaceva affatto; aveva rimproverato Minkyung per molto meno, era inconcepibile che lasciasse a quell'estraneo la possibilità di un tale gesto.
    E invece lo stava facendo, osservando da vicino un viso che non conosceva e che comunque, per qualche assurda ragione, gli suscitava impossibilmente le stesse sensazioni che spesso anche la presenza di JD gli provocava. A Kyle non piaceva quell'elemento; le emozioni – e più in generale le cose che non riusciva a spiegare – lo mettevano incredibilmente a disagio e non riusciva ad affrontarle.
    Bastò quel pensiero a farlo rinsanvire, a farlo tornare lucido abbastanza da allontanare il viso dalle cure dell'altro proprio quando quest'ultimo smetteva di passare lo straccio bagnato sulla terra ancora fresca.
    Kyle afferrò l'asciugamano e ci affondò il viso, improvvisamente conscio di esser stato violato in quell'intimità che negava a chiunque, persino alle persone a lui più vicino. Ci mise un attimo prima di riprendersi, e mascherò quella debolezza strofinando l'asciugamano per eliminare il resto del terriccio.
    Quando rialzò lo sguardo sull'altro, era serio e duro, schegge ebano scure quanto il cielo sopra di loro parzialmente nascosto dalle fronde degli alberi.
    «Ti ringrazio iniziò, restituendogli il panno, perché era pur sempre un ragazzo educato, nonostante la voce fosse fredda e piatta, «ma non farlo mai più.»
    Una volta liberate le mani, ne usò una per farsi forza e rimettersi in piedi, sgranchendosi i muscoli intorpiditi e passando una mano sulla nuca per testare eventuali zone doloranti, e per accertarsi non ci fosse sangue raffermo da nessuna parte. All'altro, ora tenuto a distanza di sicurezza, chiese: «dove siamo? Sembrerebbe una foresta» Capitan Ovvio. Ma infondo, Kyle lì ci si era risvegliato per caso; l'altro c'era andato appositamente, quindi immaginava che almeno lui sapesse dov'erano.
    1998rebelinventorsole.asd

    i'm not shy,
    i just don't like you
    gif credit: seungs.tumblr.com/
    ms. atelophobia panics at a lot of places beside the disco
     
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5 replies since 1/10/2023, 14:30   248 views
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