and if you leave me, then I'll be afraid of everything

dontblameme_taylorswift + sole.asd

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  1. tidal wave
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    Spolliciometro
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    kanghaeil
    Chiunque avesse deciso di seppellire Kang Haeil vivo, aveva fatto un pessimo lavoro.
    Con una calma e una compostezza difficili da trovare in qualcun altro nella sua stessa situazione – ricoperto di terra umidiccia e lasciato a marcire insieme ai vermi del sottosuolo –, Kyle aveva riaperto gli occhi nel buio più totale e aveva sospirato.
    Non gli ci era voluto molto, stando al dolore martellante alla testa, a capire di essere stato messo k.o. con una botta ben assestata mentre era di spalle — peccato che non riuscisse a ricordare il perché di tale gesto. Insomma, sapeva di non essere esattamente la persona più adorabile del pianeta, o quella più facile da sopportare, ma da lì ad ispirare violenza gratuita??? Gli pareva un tantino esagerato.
    Per quanto gli costasse ammetterlo, c’era un buco di qualche ora nella sua memoria in cui non ricordava assolutamente come fosse passato dal proprio appartamento-slash-officina, ad una fossa nel terreno troppo stretta per ospitare il suo generoso metro e settanta; non era nuovo ai momenti di amnesia e vuoto cosmico, ma solitamente erano dovuti al troppo lavoro e al suo modo ossessivo-compulsivo di gettarsi a capofitto in qualche nuovo esperimento e perdere completamente la cognizione del tempo, muovendosi con gesti automatici e facendo cose mondane senza realizzarlo davvero. Ma nessuno dei suoi progettini lo aveva mai fatto finire sotto terra prematuramente.
    (Non poteva dire lo stesso, invece, di incidenti che lo avevano lasciato stordito e privo di sensi per qualche ora, ma capitava sempre che si risvegliasse all’interno del proprio appartamento, mai… altrove.)
    Si passò una mano sul viso, dopo averla spazzolata velocemente contro il jeans per rimuovere lo sporco prima in eccesso, e iniziò a pensare seriamente al da farsi: la priorità era uscire da lì prima che l’ossigeno venisse meno – facendo dei conti veloci e approssimativi, aveva svariati minuti di autonomia, considerando il fatto che non ne avrebbe bruciati alcuni facendosi prendere dal panico e consumando più ossigeno del necessario –, ma magari anche capire come ci fosse finito sarebbe stato importante. Sentiva di essersi perso qualcosa nella trama generale, un filo sfuggito al suo occhio attento, quello che, una volta rimesso al giusto posto, avrebbe dato un senso a tutto il quadro e fatto luce sugli eventi.
    Con una palpata generale di gambe e torace scoprì, per sua fortuna, di avere tutti gli arti al loro pos– no, poco rilevante: ciò che Kyle stava effettivamente cercando era la bacchetta magica, che per sua fortuna era ancora lì dove la teneva di solito, incastrata tra il pantalone e la schiena. Che fosse ancora sana era qualcosa di molto vicino al miracolo. La usò per castare un Lumos silenzioso e illuminare la fossa, una mano a grattare leggermente contro la terra appiattita sulla sua testa. Bene, ma non benissimo.
    Incastro il manico del catalizzatore tra i denti, serrò le palpebre per evitare che la terra gli finisse negli occhi, e iniziò a spingere verso l’alto, assestando la compattezza e la densità della sua bara fatta di detriti e suolo non concimato.
    Non era certamente un campione di prestanza fisica, il Kang, ma qualcosa la vita da ribelle gli aveva donato: le braccia erano abbastanza forti da riuscire a smuovere il terreno, anche solo impercettibilmente, e la sua volontà d’acciaio faceva tutto il resto — era sopravvissuto a imboscate, guerre, l’assalto dei fottuti vampiri, e alla sua famiglia coreana: non sarebbe di certo morto lì, sotto terra, e con i vestiti sporchi.
    La Dea Bendata, sempre e comunque dalla sua parte, sembrava essere dello stesso avviso: chiunque avesse nascosto Kyle, aveva fatto un lavoro approssimativo e frettoloso, la terra messa a ricoprire il corpo privo di sensi del ribelle in maniera grossolana, tanto che, dopo qualche minuto di pressione dal basso e di insistenza, il Kang riusciva quasi a sentire lo strato di terra farsi più sottile e cedevole. Ancora qualche spinta, e sarebbe riuscito a far sbucare almeno una mano; poi, da lì, avrebbe avanzato verso l’esterno un braccio alla volta. Non vedeva già l’ora di smaterializzarsi fino a casa e farsi una doccia; non sarebbero bastati tutti gli scrub del mondo per levarsi di dosso il tanfo di umidità e la sensazione di vermiciattoli di terra che strusciavano sul suo corpo, ew.
    1998rebelinventorsole.asd

    i'm not shy,
    i just don't like you
    gif credit: seungs.tumblr.com/
    ms. atelophobia panics at a lot of places beside the disco


    300parole e si vola dai.
     
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5 replies since 1/10/2023, 14:30   248 views
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