Is there anybody out there that's payin' attention?

@ v livello | erin ft. elias

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. ichor
        +2    
     
    .
    Avatar

    set © young padawan

    Group
    Special Born
    Posts
    33
    Spolliciometro
    +36

    Status
    Offline

    when
    oct. 23
    where
    ministry of magic
    who
    clairvoyant

    iridium
    Col senno di poi, non avrebbe dovuto ridacchiare allo squittio terrorizzato della ragazza, ma proprio non riuscì a trattenere l’espressione palese nelle palpebre strizzate e la piega delle labbra a salire verso l’alto, sinceramente divertito dalla reazione onesta e naturale di lei.
    Alzò entrambe le mani davanti sé, pronto a scusarsi. «mi dispiace, non volevo spaventarti» ma aveva preso l'abitudine di risultare estremamente silenzioso quando voleva, un lato in netta contrapposizione con la sua rumorosità visiva, quando si trattava di stile o atteggiamento; era qualcosa che aveva imparato prima ancora di diventare una spia, al punto da non ricordare un tempo in cui non fosse stato già bravissimo a scivolare silenziosamente nelle situazioni, e in mezzo alla gente, dando l’impressione di esserci sempre stato. Le mani, ora, le mosse leggermente per mostrare di non avere armi con sé, di essere arrivato lì in pace. E accompagnò quel gesto con la rassicurazione di una prossima lezione migliore — perché non ci voleva necessariamente uno bravo come lui a leggere le situazioni per capire, dall’espressione di lei e dalla poca defluenza che aveva incontrato avvicinandosi all’aula, che non fosse andata sold out; quanto ai contenuti, immaginava che non avrebbe mai saputo se fossero all’altezza o meno, perché non intendeva prendere parte alle lezioni. Né quel giorno, né nel più immediato futuro.
    «sei mai stato ad una delle lezioni? Oggi non c’eri»
    Si lasciò studiare dalla ragazza senza sentirsi a disagio – era abituato ad avere gli occhi su di sé, e mai quella sensazione gli sarebbe dispiaciuta –, né facendole pesare ancora di più il palese disagio che vide prendere forma nelle sembianze di una appena accentuata increspatura sulla fronte, e nel modo in cui lei fu lesta a distogliere lo sguardo una volta resasi conto della cosa. Non avevano ancora sbloccato il livello di amicizia tale per cui Elias potesse commentare con assoluta nonchalance un continua pure, non preoccuparti, perciò fu abbastanza magnanimo da tenerlo per sé, e nasconderlo appena nella piega delle labbra, sempre più divertita da tutto quello scambio.
    Era una persona che sapeva divertirsi con molto poco, il danese; non aveva grandi pretese. «purtroppo il lavoro mi tiene molto occupato» si scusò, stando bene attento a lasciar scivolare almeno un po’ di (finto) senso di colpa nello sguardo ora abbassato sul pavimento sotto i loro piedi — un pentimento che non provava, ma che avrebbe volentieri offerto alla ragazza, se poteva servire per farla sentire un po’ meglio sul proprio lavoro come istruttrice, facendole credere di essere davvero dispiaciuto del non poter frequentare .«i nostri orari non combaciano» affermò, pur non sapendo minimamente in quali orari si tenessero le lezioni; ma d’altronde, nemmeno lei sapeva quelli lavorativi di Elias, perciò era difficile capire se stesse mentendo o meno. E nulla nell’espressione del biondo poteva aiutava.
    La osservò poi a lungo, prima mentre lei gli dava le spalle per nascondere quasi certamente emozioni che dovevano rimanere precluse al chiaroveggente, poi un po’ meglio quando tornò a guardarlo con quei grandi occhioni fin troppo sinceri per sperare di poter mai nascondere qualcosa a qualcuno, solo guardandoli.
    Il sorriso che Elias aveva appiccicato sulle labbra – non così falso come avrebbe saputo fare, ma neppure troppo sincero – rimase lì, comodo su labbra abituate a ricambiare sorrisi per lavoro, e per piacere personale. Infondo, non doveva nemmeno fingere troppo; trovava il modo in cui Erin combatteva l’imbarazzo con uno sguardo determinato e fiero quasi intrigante. Il genere di persona che sapeva affascinare Elias, pur senza cercare di farlo.
    E poi, gli sembrava di averla già vista; quello stesso viso incorniciato da un taglio di capelli diverso, e quelle stesse labbra piegate in opposte e al contempo ugualmente forti espressioni — ma non avrebbe saputo indicare con precisione il dove o il quando, e quello bastò a fornire una risposta al danese. La sua mente, contrariamente a quanto credevano (e sostenevano) i più, funzionava in maniera fin troppo lineare per appartenere a qualcuno che, dei sogni e dei reami incorporei e privi di concretezza, ne aveva fatto un mestiere e l’intera esistenza.
    E quella stessa mente, acuta e analitica quando serviva, gli suggeriva che doveva per forza trattarsi di qualcuno appartenuto alla vecchia vita del Raikkonen, qualcuno i cui ricordi erano stati lasciati indietro per dare spazio a nuovi sogni, e nuove avventure. Nuovi scopi. Nuove realtà.
    Lo sapeva, Elias, perché quell'incontro aveva lo stesso sapore di misticismo e intimità di ogni altro incontro fuori dallo spazio e dal tempo; e perché, come ciascuno di quegli incontri, anche quello con Erin sembrava destinato a non lasciare impronte nella nuova esistenza del Raikkonen. Di tutta quella faccenda, di tutto il viaggio dal passato-futuro, gli interessavano ben pochi eventi e persone, e la Chipmunks, con i suoi modi imbarazzati ma gentili, non rientrava tra quelli.
    Non era la sua famiglia.
    Quel tanto bastava a far scivolare via le sensazioni sconosciute lungo la facciata tranquilla e serafica del pavor, e farlo andare avanti con la sua attuale vita senza mischiarla a quella passata; era molto a compartimentalizzare le cose – l'unica eccezione alla sua personale regola era stato Jekyll, ed Elias non si era pentito di averlo lasciato entrare nella sua vita e dato lui il permesso di rendere i confini tra un'esistenza e l'altra meno netti.
    Non ancora, comunque; c’era sempre tempo per rettificare le cose.
    Ad Erin, con ancora la mano offerta e un sorriso cordiale sulle labbra, Elias offrì l'unica verità che in quel momento voleva concedere, e l'unica che, a conti fatti, importasse qualcosa. «elias.» pacato, calmo, neutrale. Le strinse la mano e lasciò vagare lo sguardo per la stanza qualche istante, prima di riportarlo su di lei. «avevi mai pensato che saresti finita qui, un giorno? a fare da istruttrice ad un gruppo misto di maghi e babbani, per aiutarli a coesistere?» chiese, come se le avesse appena banalmente chiesto cosa ne pensava del meteo, o dell’ultima partita dei Falmouth Falcons — due cose che, comunque, non avrebbero minimamente interessato il Raikkonen. Non quanto gli interessava sapere cosa avesse smosso una giovane Erin Chipmunks ad offrirsi proprio per quel lavoro, con tutti quelli disponibili nella società.
    elias
    raikkonen
    everything is a sign,
    if you're crazy enough
    gif: emsky.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
     
    .
3 replies since 17/9/2023, 19:26   147 views
  Share  
.
Top