Is there anybody out there that's payin' attention?

@ v livello | erin ft. elias

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  1. ichor
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    set © young padawan

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    when
    oct. 23
    where
    ministry of magic
    who
    clairvoyant

    iridium
    Elias si era sempre tenuto il più possibile lontano dal V livello del ministero, e continuava a farlo anche ora che quelli come lui (ancora, e sempre, con una nota vagamente dispregiativa a macchiarne il suono) non avevano più nulla da temere se non le ripercussioni dettate dal terrore e dal malcontento a nome di qualche mago o babbano che non ci stava: erano loro a detenere il potere, ora, non dicevano tutti così? Sembrava quasi un sogno; e per uno che dei sogni ne aveva fatto mestiere e vita, era un'aspirazione vana; Elias sapeva davvero di che sostanza fossero fatti i sogni, tanto per dirla in maniera poetica, e l’avere a capo della società un gruppo di special era ben lontano dalla sua concezione “di sogno”. Era meglio dell’alternativa, certo, e per carità!, ma non abbastanza funzionale per essere un sogno che si realizzava, un’utopia che prendeva vita. C’erano ancora così tante cose che non andavano nel loro mondo, così tanta fame nel mondo duh, che pensare solo alle mani che si passavano lo scettro del potere sembrava un po’ troppo superficiale persino per lui.
    Comunque — era molto felice di non dover subire più il bullismo dei maghi, o in alternativa di avere il culo parato quando qualcuno di troppo audace si spingeva un po’ troppo in là e provava a fare l’eroe di cui nessuno – ma letteralmente: nessuno! – aveva bisogno. I bulli, ad Elias Raikkonen, non erano mai piaciuti: era un tipo pacifico, infondo, che professava e donava amore e non chiedeva nulla di diverso in cambio. Che poi avesse passato più di metà della sua vita a dare la caccia ai ribelli, ritenuti responsabili di gran parte delle sue personali sciagure, era un altro discorso; non era bullismo vero e proprio, se si trattava di vendetta personale! Questo concetto tirato fuori direttamente dal suo libricino personale era uno dei pilastri fondamentali della sua esistenza, una delle poche cose che persino Mikkel comprendeva e condivideva. C’erano vari tipi di violenza, e di giustizia, al mondo, ed Elias sapeva perfettamente a quale fare riferimento e quali, invece, condannare pubblicamente.
    Per anni aveva nascosto la sua vera natura a chiunque, sapendo, più che temendo, che non sarebbe stata accettata dalla società in cui viveva, perché il diverso aveva sempre fatto paura, persino in una società magica — ma ora non doveva più nascondersi dietro un dito, non doveva più mentire (ah-a! che ironia, per una spia) per salvarsi la pelle.
    Adesso era libero di essere se stesso, libero di poter dire di essere uno special e persino libero di chiedere che venissero bacchettate le mani di coloro che provavano ad alzare un dito contro di lui. Non era un mondo meraviglioso quello in cui finalmente vivano? Non un sogno, ma la realtà.
    Peccato che non tutti sembrassero ancora capirlo.
    Accettarlo.
    Si rendeva conto che cambiare le abitudini delle persone da un giorno all’altro non fosse facile, ma erano passati mesi, perbacco, quanto altro tempo volevano per assestarsi e abituarsi al nuovo regime?! Duh. I cambiamenti, infondo, erano belli: elettrizzanti, piacevoli, una novità. Solo alle persone tristi non piacevano.
    Still, lo special continuava a tenersi alla larga dal V livello perché essere trattato come un fenomeno da baraccone non gli piace.
    E le lezioni gli piacevano anche meno.
    Ma aveva sempre avuto una curiosità fin troppo grande, più grande di quanto potesse permettersi di avere; una curiosità che spesso soddisfaceva a proprio discapito. Una curiosità che, proprio come il ragazzino immaturo che molto spesso dimostrava di essere, governava le sue scelte e le sue azioni. Infondo non sarebbe stato se stesso – se sarebbe andato da nessuna parte – se non avesse avuto proprio quella curiosità a muoverlo, sin da giovanissimo.
    Ecco perché, nonostante tutto, quel pomeriggio si era comunque recato al livello che a lungo aveva cercato di evitare, persino quando il suo piano era costretto a collaborare con quello della gestione Special aveva sempre inventato scuse per tirarsene fuori. Non quel giorno. Quel pomeriggio era lì, fuori dall’aula che andava via via svuotandosi, braccia conserte e spalla poggiata contro una delle colonne che sorreggevano le arcate nel corridoio.
    Quel giorno, Elias Raikkonen si era svegliato e aveva scelto il caso.
    Praticamente, un qualsiasi martedì nella sua vita.
    Salutò gli special e i maghi (pochi, sempre troppo pochi; gli venne naturale domandarsi quanto ancora sarebbe durato quel progetto sperimentale del nuovo governo, e la risposta che gli venne in ente fu: poco.) che uscivano dalla classe, pur senza conoscerli, perché era un uomo educato; poi, con una nonchalance che in pochi potevano dire di avere, affrontò la corrente al verso contrario e si infilò nella stanza, prendendo nota delle mura spoglie, dello stato di pietà in cui verteva, dell’aria poco soddisfatta dell’unica anima che ancora la occupava.
    L’insegnante, forse? Non poteva saperlo, lo special: non aveva mai preso parte a nessuna lezione, pur avendo ricevuto svariati inviti a farlo. Non era molto bravo a fare ciò che gli altri si aspettavano che facesse, preferiva sorprendere tutti!
    Alla ragazza, comunque, rivolse un sorriso tutto denti storti e fossette, nonostante non potesse vederlo, dandogli le spalle. «non preoccuparti, la prossima» sarà anche peggio «andrà meglio.» lo aveva previsto? Forse sì, o forse voleva solo fare conversazione: fategli causa! Era un ragazzo socievole — quando voleva.
    «tu sei l’istruttrice?» una domanda superflua, magari la conosceva anche, ma in quel momento non avrebbe saputo dirlo. E pensare che si riteneva persino un fisionomista, per lavoro e per passione, duh!
    elias
    raikkonen
    everything is a sign,
    if you're crazy enough
    gif: emsky.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it


    SPOILER (click to view)
    non giudicare, venti minuti fa ero morta sul divano, poi ho aperto una bottiglia di vino e ho pensato bene che mettermi al pc fosse un'idea furba. scusa.
     
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3 replies since 17/9/2023, 19:26   147 views
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