If I had it all I'd be dead in a week, if I had my way I'd be king for a day

KaRiAtIdE-fail!!!1!!11 - yomo-pewpew

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  1. god(dess) of thunder.
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    Thursday De Thirteenth
    accidentally helping?
    I’ve been having a hard time adjusting
    I had the shiniest wheels, now they’re rusting…
    This is me… trying
    Con una freddezza e ancora di più con una calma che su Thursday De Thirteenth appariva del tutto illogica e irreale, l’ex tassorosso spiegò a chi le rispose all’altro capo del telefono l’accaduto. Avrebbe persino potuto passare pe professionale. Per adulta. Descrisse le condizioni dell’uomo, l’esatto svolgersi degli eventi e diede precise indicazioni sul luogo. Lei, che era in grado di perdersi persino all’interno della tenuta dei De Thirteenth, sebbene ci abitasse da praticamente tutta la vita. L’unico posto in cui non si perdeva, fatta eccezione per il campo da quidditch, era Hogwarts. E l’appartamento delle gemelle a Londra, ma lì era impossibile farlo, visto quanto era piccolo.
    Riattaccò il telefono prima che la voce dall’altro lato potesse chiederle ragguagli sulla sua identità, lo sguardo concentrato su Mehan e ben lontano dal corpo accasciato a meno di due passi dai loro piedi. Poco prima le stava dicendo qualcosa su un luogo impronunciabile: si sporse verso il telefono che le stava avvicinando e tentò di leggere. Strinse le palpebre, cercando di decifrare quel nome, le lezioni che di francese che i suoi avevano cercato di farle prendere totalmente buttate alle ortiche (un po’ come i vari insegnanti privati, che erano scappati uno dopo l’altro sostenendo di non voler più avere a che fare con quel demonio dai capelli rossi). «Certo che i francesi non ci provano neanche per sbaglio, a non essere anche solo vagamente sopportabili», brontolò, arrendendosi all’evidenza di non poter riuscire in nessun modo a leggere quel maledetto nome. Era un modo come un altro, quello, per cercare di allontanare da sé il terrore e il dolore per quello che era appena sucesso.
    Ma tutto si vanificò quando staccò gli occhi dallo schermo e tornò a puntarli su Meh, che le stava porgendo una mano e… stava sostenendo la sua proposta? Sollevò appena le sopracciglia sorpresa, non esattamente abituata a essere lei a dettare legge, dato che preferiva essere la mina vagante della situazione, anche se subito si rabbuiò per quel finale. «Non sono una bambina, Meh», gli fece notare con una smorfia che, naturalmente, creava tutto l’effetto contrario. Quante volte aveva sputato quelle parole in faccia ai suoi fratelli? E quante volte loro le avevano fatto notare che, con quell’espressione, sembrava esattamente una bambina? Il successivo: «Grazie», le uscì dalle labbra in un soffio quasi inudibile, accompagnato da un improvviso bruciore delle guance e delle orecchie. Si affrettò ad affossarlo riprendendo a parlare risoluta: «L’odore di pericolo è ovunque, che ci piaccia o no. Lo sento anche ora». Ed era vero, purtroppo. Sentiva odore di pericolo… e di morte.
    Gli afferrò la mano senza fare domande e senza esitazione, ma solo dopo essersi tuffata sull’uomo cantandosi mentalmente una delle stupide canzoni k-pop tanto amate da Dylan, come se quel motivetto allegro cantato da bei faccini potesse proteggerla dalla realtà. Non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia nemmeno attraverso la telecamera del telefono, mentre scattava qualche fotografia frettolosa ai documenti che, poi, gli lasciò ben in vista sul petto, per quando sarebbero arrivati i soccorsi. Continuando a gridarsi le parole in musica nelle orecchie cercò di convincersi che non aveva appena profanato un cadavere, che non aveva toccato di nuovo un corpo morto, una persona che forse era lì, senza vita, anche per colpa sua, si raddrizzò, e afferrò la mano di Mehan. Era calda, tremante, viva.

    «sembra quasi che il. tempo si sia fermato»
    «Ed è tutto così… bello C’era un’altra parola che le frullava in testa, o meglio, un concetto, che però non riuscì a esprimere ad alta voce. Meh, in ogni caso, aveva completamente ragione. Lì il tempo sembrava non essere trascorso. Non solo quello da quando erano state costruite tutte le deliziose casette e il castello che sorgeva dall’acqua, ma anche quello più recente. «Com’è possibile che qui…? La guerra…?» Di nuovo, Thor non riuscì a trovare le parole. Istintivamente strinse la mano di Mehan, sorprendendosi che fosse ancora lì, le dita intrecciate alle sue, ma non la lasciò andare. Perché adesso, insieme alla paura, insieme alla colpa, c’era qualcos’altro.
    «Irreale! Ecco!», concordò, alzando appena la voce e tornando a dargli una stretta. Era la parola che cercava! No, anzi, ci andava vicina. «Sì, è irreale e… innaturale Rabbrividì, continuando a guardarsi intorno, perché quello spettacolo era indubbiamente bellissimo, ma c’era qualcosa che non andava. Anzi, decisamente più di qualcosa. «C’è calma.»
    «dobbiamo trovare qualcuno e chiedere—»
    «Troppa calma.»
    «ammesso ci siano ancora delle persone»
    «Dove sono gli abitanti?»
    Sospirò e smise di guardare in giro, per girare il capo e lanciare un’occhiata all’ex grifondoro. «È inquietantissimo, cazzo», ammise quasi in un ringhio, tornando a rabbrividire. «Se qui non si è combattuto… non dovrebbe essere un posto sicuro? Magari ci sono incantesimi potentissimi che hanno protetto tutto e tutti…» Non aveva senso, eppure ne aveva. «Lui… si chiamava Zin… Zined…» Sbuffò, non riuscendo minimamente a pronunciare quel nome, e con la mano libera tirò fuori il telefono dai jeans, mostrando a Meh la foto che aveva scattato al documento dell’uomo e che recitava Zinedine Pacesoir. «Pacesoir», ripeté, con una pronuncia sballatissima e stentata, arricciando le labbra.
    Quel posto era bellissimo e irreale e inquietante e deserto e… «Ehi, guarda lì!» Indicò quella che aveva tutta l’aria di essere una casetta di legno. «Per informazioni, tirare», lesse e, facendolo, senza lasciargli andare la mano, si trascinò dietro Mehan.
    Non si chiese perché fosse riuscita a capirlo e, dunque, perché fosse scritto in inglese. Non lo ritenne strano o sospetto.
    Non colse nemmeno la reference, perché era una bestia e non aveva visto IL film.
    Tirò.
    hufflepuff
    2005
    red fury
    This Is Me TryingTaylor Swift</td
     
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