claw my way out through these walls

[ ty ft. bertie ]

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  1. anxie/ty
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    taichi lìmore
    we're only young and naive still
    we require certain skills
    the mood it changed like the wind
    hard to control when it begins

    nessuno:
    proprio nessuno:
    assolutamente nessuno:
    bertie: «Vorrei dire che il cazzo mi aveva rotto, ma mentirei»
    ora, non è che taichi fosse proprio un intellettuale (astuzia +6, remember that?), ma non poté comunque fare a meno di ruotare lentamente il capo in direzione dell* special, lo sguardo vuoto quanto quello di geronimo e sara vj ad incrociare la limpidezza dell'altro
    «questa non è una risposta, lo sai vero?» cioè, non è che volesse scavare a fondo nella sua psiche, però cristosignore — gli avesse detto che preferiva non parlarne, ty avrebbe capito e sottoscritto. per quanto lo riguardava, potevano anche rimanere in completo silenzio da quel momento in avanti, perché le parole portavano sempre delle conseguenze e quasi mai piacevoli.
    lo sapevano già i Depeche Mode ai loro tempi da boomers.
    ma quella vaghezza, al contrario, aveva il potere di triggerarlo da morire; non sopportava di dover estrarre a forza le informazioni dalla bocca delle persone, il che spiegava perché quando era nella stessa stanza di Hans solitamente nevicava o cadevano fulmini dal cielo. il cervello del diciannovenne non funzionava a hint (e infatti aveva avuto bisogno che Mac gli facesse non uno, ma tutta una serie di reality check) ma per direttissima: qualunque cosa fosse lasciata tra le righe era inevitabilmente perduta.
    «ma se non vuoi dirmelo non è un problema» così, tanto per chiarire «in ogni caso ti preferisco, hai *accasato fascino» annuì tra sé e sé, passando entrambe le mani fra i corti capelli corvini mentre tornava a guardare l'area verde che li circondava. si intravedeva qualche figura, in lontananza, ma nessuno ancora pronto a diventare un problema. e se proprio fosse successo, aveva già la soluzione pronta, taichi: levarsi dal cazzo. «Presumo di essere capace di trasformarmi in altre, ew, persone, adesso, ma per ora… sono solo così. E non tornerò mai più me stesso.» ah, ecco. la risposta che ty cercava, e insieme l'ultima che avrebbe voluto sentire.
    con quella vena di disgusto per se stessi sullo sfondo che gli riempiva le orecchie martellando nel cervello, lo sguardo da cucciolo depresso a scavare tra le costole — non si era mai trovato da quella parte della barricata, il lìmore.
    l'unico messo peggio di lui era sempre stato Hans, e di certo non si scambiavano confidenze con gli occhi pieni di lacrime e i sussulti cuore a cuore con il viso nascosto uno nel collo dell'altro.
    era quella la sensazione che provava Mackenzie ogni volta che gli toccava fare da psicologo, anche contro la sua volontà? Madonna (virgola) che scenario terribile e non consigliato «ascolta—» iniziò, per poi fermarsi li. ad abbandonare le labbra ci fu solo un sospiro, male parole - ammesso che ne avesse formulata qualcuna sensata nella testa - non lo seguirono. perché il primo istinto, ferale e poco civile, era stato quello di mandare bertie in un luogo molto specifico; sentiva il prurito correre dal palmo delle mani lungo le dita, quell'invito poco gentile intrappolato in gola. non riservato al behemoth nello specifico, quanto più come reazione alla situazione generale. ma anche se l'empatia di ty aveva sempre raschiato il fondo del suo barile morale, negli anni si era imposto (gliel'avevano imposto) di darsi una regolata; giusto per potersi adattare a vivere tra gli esseri umani, ecco.
    «ascolta» riproviamo «sei ancora tu. non ti riconosci, forse non ti riconoscerai mai come facevi prima. ma» allungò una mano, l'indice ossuto a premere nella spalla dell'altra come un ET qualunque «qui dentro sei ancora Adalbert Behemoth» oh, aveva anche pronunciato il nome giusto! «con un trauma in più sulle spalle e sempre spazio che avanza per i nuovi a venire» minchia, com'era diventato saggio. lentamente, ritirò la mano e se la mise aperta sul ginocchio: con quel gesto aveva gia infranto i confini della sua confort zone e gli serviva qualche secondo per ristabilire l'ordine prestabilito «quando avrai imparato a controllarlo sarà più facile»
    so che stavate tutti aspettando questo preciso momento — la prima, enorme, palese, banale e scontata (safeword:) cazzata.
    ma non era forse così che le persone normo si prendevano cura di chi soffriva? raccontando balle che chiunque avrebbe riconosciuto come tali, al solo scopo di infondere un po di pace dentro ad un cuore tormentato che si sarebbe fatto andare bene qualunque stronzata. taichi era certo, e ne stava avendo la conferma, che per chi le raccontava fosse un metodo assolutamente efficace: ci si sentiva quasi in pace con se stessi, purificati dall'idea di affrontare davvero una situazione complicata e spiacevole.
    ma per chi si ritrovava ad ascoltarle?
    ancora una volta puntò le iridi scure sul volto imberbe di Bertie, le sopracciglia leggermente corrugate in una espressione di sincera curiosità, quasi scientifica. un'ottima occasione per scoprire se il metodo funzionava oppure no.

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    special
    erasmus
     
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5 replies since 11/7/2023, 07:55   174 views
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