the way you move has got me stuck

@ lilum | ft. cassie

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    reese e.p. withpotatoes
    (I am a) kamikazee, I am so lonely
    lonelier than a patriarch labeled liar;
    I shouldn't want it, but I want it
    and it's killing my black soul.
    I want money && power
    && champagne && fame
    (my black heart's to blame)
    Reese sentiva gli sguardi invidiosi degli altri clienti del Lilum conficcarsi nella pelle come dardi, malevoli nella loro futilità e nel risentimento per non essere loro gli individui a cui la Turner aveva concesso le proprie attenzione.
    Non gonfiò il petto a quella consapevolezza, lui, perché non gli serviva la conferma visiva, né il loro astio, per sapere che gli fosse superiore in ben più di un modo, e che le carezze meticolose della ballerina erano solo una delle tante, infinite, motivazioni che lo rendeva diverso dagli altri.
    Migliore.
    Tutti quanti loro, con gli sguardi un po' troppo famelici e le mani allungate senza permesso, avevano tracciato da soli il confine fra loro e lui, e non potevano incolpare nessuno se non loro stessi; qualsiasi animosità scivolava addosso allo stratega, decisamente più impegnato a godersi la presenza di Cassandra, per potersi permettere di pensare a dei poveri qualunque che non avrebbero lasciato il segno mai, e in nessuno.
    «le tue priorità invece… puro interesse tecnico e scientifico, immagino»
    Sollevò entrambe le sopracciglia, per farle capire, pur senza proferire parola, che avesse decisamente delle priorità diverse dalla massa — era sempre stato così, non si sarebbe mai uniformato al gregge. Neppure in quel caso. Specialmente in quel caso; perché Reese Withpotatoes sapeva mantenere la mente lucida e il ragionamento affilato anche in momenti come quelli, dove sangue e carne demandavano il controllo più assoluto e totale. Lui non era così debole da cedere, a differenza di (tutti gli) molti altri.
    Si strinse nelle spalle, mani affondate nelle tasche anteriori dei jeans, offrendo volontariamente il proprio corpo affinché fosse perlustrato ed ispezionato dalla danzatrice, senza perdere neppure un battito né sentendosi in soggezione per le accurate attenzioni che l'altra gli stava riservando. Che facesse pure, erano grandi e vaccinati entrambi e, soprattutto, nessuno dei due era così (stupido) ingenuo da non sapere perfettamente cosa volesse l'altro; quindi perché negare, o fingere?
    «non sono solo una professionista, Withpotatoes, sono una specialista»
    Il soffio delicato e provocante di Cassie contro il suo orecchio riverberò nella cassa toracica del biondo, che mantenne comunque la sua compostezza; se non avesse saputo come nascondere le sue emozioni dietro una maschera di impassibile neutralità, d'altronde, non sarebbe andato lontano al ministero. Il fingere di non provare nulla era il suo pane quotidiano.
    «cambia davvero qualcosa?» le chiese a bassa voce, sottolineando come, specialista o meno, fosse lì — esattamente dove altri la desideravano, e dove lei voleva essere. Non si aspettava una risposta a quella provocazione, però, e non si stupì quando la sentì andare oltre, rimarcando qualcosa che, sapeva anche quello, gli avrebbe fatto pesare ancora a lungo.
    Le piaceva anche per quello, Cassandra Turner: perché non mollava mai l'osso, e non lasciava mai cadere una sfida, non fino a che non fossero arrivati entrambi stremati alla fine di ogni loro scambio di intelletto e parole affilate. Due menti troppo sveglie, troppo veloci, per non rendersi conto di star facendo lo stesso identico gioco, e non aver già capito da un pezzo che forse non era vincere l'obiettivo finale: era farlo durare il più a lungo possibile.
    «un consiglio, eh? mi sembrava di aver capito che la mia fosse solo una routine niente male»
    Solo uno stupido avrebbe finto di non sentire la mano di Cassandra salire e stringersi, senza esitazione e senza incontrare opposizione, attorno alle corte ciocche bionde; Reese non era uno stupido. Assaporò ogni secondo di quel gesto, narici dilatate perché era una risposta involontaria e più che dovuta, quasi un'anticipazione di quello che avrebbero potuto avere, se il loro non fosse stato un gioco portato avanti con così tanta maestria e devozione, appunto.
    «tsk, credevo fossi una specialista le ricordò, usando contro di lei la parola pronunciata poco prima, «sono stato sciocco a presumere sapessi fare più di quanto dimostrato sul palco?» era una provocazione, perché Reese Withpotatoes non riusciva ad evitarle nemmeno in momenti come quello; erano, se proprio, il suo stimolo più grande, quello che più di tutti lo definiva.
    Ed era certo che la Turner apprezzasse, più di un qualsiasi complimento bagnato da una bavetta poco dignitosa e uno sguardo affamato di qualcosa che, a quel punto, non gli sarebbe mai stato concesso. Entrambi erano smossi dalla convinzione di poter vincere qualcosa che non avrebbero mai potuto avere, per un motivo o per un altro, e Reese sapeva fosse così.
    Mantenne lo sguardo sul profilo di lei, mentre Cassie continuava a far scivolare la mano lungo il suo corpo, e non fece assolutamente nulla per impedirglielo.
    «cos’è, hai finito le lamentele?»
    Oh, Cassie (derogatory); non sapeva che le lamentele di Reese non avevano fine? Trovava sempre qualcosa capace di non andargli a genio, il pelo nell'uovo, il dettaglio sbagliato, la postilla che nessuno notava. Aveva l'occhio abituato a riconoscere gli errori altrui, una morale fortunatamente grigia e la lingua abbastanza lunga da non trovare ostacoli nel mettere a parole tutto quello che gli passava per la mente, troppo razionale e funzionale per preservare la sensibilità altrui.
    Ricambiò appena il sorriso malizioso di lei, riempiendolo di qualcosa riservato a pochissimi — una sincerità che si poteva leggere solo in certe espressioni di sfida, attente, affilate.
    «mi aspetto una valutazione dettagliata,» le sussurrò, accompagnandola durante la sua ispezione, che si era appena spostata verso l'orlo della maglia, giocandoci come se stesse decidendo se sollevarlo proprio lì, proprio in quel momento, o se trattenersi e riservarlo per un'altra situazione.
    Reese non avrebbe saputo dire, così su due piedi, quale delle opzioni preferisse. Di certo, serviva persino a lui un grande lavoro di autocontrollo per non soffermarsi troppo sulla sensazione dell'unghia curata a contatto con la sua pelle calda; se fosse stato un'altra persona, avrebbe ammesso ad alta voce anche solo una minima parte di ciò che provava in quel momento, di come l'audacia di Cassie fosse così perfettamente bilanciata, tra provocazione e inganno, da farlo impazzire. Ma non era “un'altra persona”; era Reese, e rimase perciò stoico nella sua rigidità, concedendosi solo un sopracciglio leggermente arcuato alla proposta della ballerina, e niente più.
    «pensavo a qualcosa di più simile a quello che indosso io ora»
    Non abbassò lo sguardo perché non ce n'era bisogno, ricordava perfettamente il modo in cui il body fasciava il corpo di Cassie e lasciava ben poco all'immaginazione, e poi non si sarebbe fatto beccare in un'azione così di cattivo gusto come passare lo sguardo vorace sulle sue curve.
    «pensavo che il color carne fosse perfetto per te»
    Un soffio leggero sfuggì dalle sue labbra, una mezza risatina che di divertito non aveva nulla; al massimo, una nota piccata e provocata, esattamente il genere di reazione che non avrebbe voluto mostrare alla bionda. «in effetti sto bene con tutto,» le rispose, voltando appena il viso pur senza arrivare a raggiungere il suo, e poi con lo stesso tono basso e carico di molte più cose che avrebbe mai potuto convogliare a parole, aggiunse: «o con nulla.»
    Era davvero, ma davvero, un gioco che potevano fare in due, quello; il fatto che Reese concedesse sempre la mano più vantaggiosa a Cassandra non significava che fosse meno bravo, o disposto a cedere. «e body trasparente sia.»
    Mantenne le mani nelle tasche, pur sentendo quelle di Cassie giocare con la fibbia della cintura: sapeva fosse solo una sfida, un modo come un altro per testare i suoi limiti e vedere fino a che punto sarebbe stato in grado di trattenersi, e quando, invece, sarebbe crollato dimostrando di essere esattamente come tutti gli altri animali che non ci pensavano due volte prima di accogliere le danzatrici del Lilum con gesti volgari, e parole altrettanto rozze.
    Non lui, mai.
    «ma se preferisci il celeste…»
    La risatina, e il repentino allontanamento di Cassie, però, gli concessero di tornare a respirare in maniera (più o meno) regolare, e socchiuse appena gli occhi, lo stratega, prima di cercare nuovamente la figura della ballerina avvolta dalla vestaglia che copriva solo appena le sue grazie. Sostenne anche la sua espressione fiera, le mani ancora nelle tasche e la schiena dritta, incapace di assumere una posizione più rilassata o gioviale, perché non era nelle sue corde e mai lo sarebbe stato, probabilmente; Reese Withpotatoes viveva come se ce l'avesse personalmente con il mondo intero, come se quest'ultimo gli avesse riservato l'offesa più grande — e forse, per certi versi, era proprio così.
    Non le disse nulla, né la accusò per aver rubato il pacchetto di sigarette, ma semplicemente la osservò decidere verso quale finale condurre la partita di quella sera, già pronto a formulare un piano di contro attacco per smontare i suoi progetti; il fatto che lei avesse di non attaccare, non ancora, e anzi di prendere le distanze, non significava che il gioco fosse finito. Era solo un round che si concludeva, ancora e sempre, in parità.
    «io sono pronta quando lo sei tu»
    Si riprese il pacchetto di sigarette offerto dalla Turner, e dopo un attimo di esitazione ne estrasse una, incastrandola dietro l'orecchio mentre riponeva il resto e cercava nella tasca dei jeans l'accendino.
    Ancora una volta, se fosse stato un'altra persona avrebbe detto qualcosa di cringe come “io sono nato pronto”, o una stronzata simile ma (Idem l'aveva cresciuto meglio di così) per sua fortuna non possedeva la mente banale di chiunque altro. Piegò leggermente il viso da un lato, tenendo gli occhi fissi in quelli di Cass, e dopo qualche istante di silenzio parlò.
    «la mia agenda è fitta di impegni, ma posso trovare il modo di infilarci qualche lezione privata» Tolse la sigaretta da dietro l'orecchio, e la portò alle labbra. «fammi sapere quando sei libera» si sarebbero comunque ritrovati lì, prima o poi, perché il Lilum era lo sfondo perfetto per il loro giochino malsano.
    Con la testa, indicò la porta laterale. «dubito Svetlana sia d'accordo con il lasciaci fumare all'interno del locale,» e non ci teneva ad essere cacciato (e bannato) dal Lilum vita natural durante. «hai tempo per una sigaretta, o devi continuare lungo la passerella?» c'erano ancora quelli che, troppo stupidi (o eccitati) per capire l'antifona, si aspettavano che lei li raggiungesse per posare una mano delicata sulle loro gambe (o peggio, tra le loro gambe), ma sarebbero rimasti molto delusi quella sera.
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