the way you move has got me stuck

@ lilum | ft. cassie

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    reese e.p. withpotatoes
    (I am a) kamikazee, I am so lonely
    lonelier than a patriarch labeled liar;
    I shouldn't want it, but I want it
    and it's killing my black soul.
    I want money && power
    && champagne && fame
    (my black heart's to blame)
    Per quanto gli piacesse dimostrarsi una persona razionale, e molto pragmatica, Reese non poteva negare di avere in sé anche un lato più audace, a tratti quasi sciocco, impulsivo, che lo portava fin troppo spesso a giocare col fuoco, senza pensare alla possibilità di rischiare di bruciarsi.
    Forse perché, nella sua testa, non esistevano scenari in cui Reese E.P. Withpotatoes potesse perdere, perciò il fallimento non veniva mai contemplato dallo stratega.
    O forse, semplicemente, perché quei momenti lo facevano sentire più di ogni altra cosa vivo, e il biondo faticava ad ammetterlo persino a se stesso, ma ne aveva bisogno.
    Fatto sta che quello, al cospetto di Cassandra Turner, era uno di quei momenti.
    Giocare con la ballerina gli piaceva, forse anche più del dovuto, e rischiare quando si trattava della Turner non era mai un problema, per Reese. Voleva farlo. Voleva provocarla, e giocare con lei, e voleva che lei facesse altrettanto; che lo studiasse, che costruisse nella sua mente un'idea di Reese che poi lui si sarebbe divertito a smentire.
    O peggio, a confermare.
    Sembrava una cattiva idea – una pessima idea – ed era esattamente il genere di situazione che risvegliava quella parte troppo spesso ignorata (forse per dei buoni motivi) dallo stratega. E che lui non riusciva ad ignorare, o mettere a tacere.
    Tenne lo sguardo puntato sul corpo di lei mentre si avvicinava, facendolo scivolare sulle forme ammirate fino a poco prima sul palco, senza nascondere alcun tipo di apprezzamento; dopotutto, era lì esattamente per quello, come tutti gli altri. Era tante cose, Reese Withpotatoes, ma non era un ipocrita. Si beò di quel sorriso che, pur cercandolo, non aveva trovato in nessun'altra; quel sorriso che non aveva nulla di morbido, o affettuoso, e che rispondeva perfettamente al suo.
    «prendo tutte le lamentele dei miei clienti molto seriamente,dovresti saperlo ormai»
    Sapeva un sacco di cose, Reese, in generale, ma non lo disse, anche se avrebbe voluto. Piuttosto, scelse di annuire lentamente, in attesa che lei finisse: sapeva anche che c’era dell’altro che stava per dirgli, e non sbagliava.
    «tuttavia» Lo sguardo del ministeriale si fece più furbo, illuminato da una luce strana, che solo quel gioco al gatto e al topo che facevano loro, sapeva donargli; erano anni che nulla più suscitava emozioni in lui, eccetto quei brevi, ma intensi, scambi con la Turner. «mi dispiace deluderti ma non c'è stata nessun'altra critica, a quanto pare la mia routine è apprezzata da tutti» Gente che chiaramente non era lì per l’intrattenimento, ma solo per sbavare dietro le curve morbide della ballerina, quindi.
    (E Reese non rientrava in quella categoria perché era un signore.)
    «o quasi»
    Si strinse nelle spalle, fingendo una modestia che non aveva. «hanno chiaramente altre priorità» la informò, con leggerezza, come se stessero parlando di una cosa banale come il meteo.
    «ma è interessante la tua passione per i miei spettacoli»
    Che poteva farci, era (debole) un fan.
    La lasciò fare quando, con una lentezza quasi sfiancante, prese ad accarezzare il suo viso, incastrando le proprie iridi in quelle altrettanto chiare di lei; che facesse pure, non sarebbe stato di certo lui a chiederle di smettere — o ad allungare le mani, senza il permesso della Turner. Reese sapeva come differenziarsi dagli altri clienti, sapeva essere superiore, e lo dimostrava anche in quel rispetto che, tolto qualche sguardo di troppo che sfuggiva al suo autocontrollo, dimostrava nei confronti di Cassandra.
    Seguì, da bravo, i movimenti che lei lo costrinse a fare, lasciando che studiasse ogni centimetro del suo viso, ogni lineamento, ogni curva e ogni spigolo che lo caratterizzavano; si domandò distrattamente se le piacesse ciò che vedeva, o se in lui ritrovava l’immagine di tanti altri clienti già passati sotto le sue mani.
    Quanti altri visi aveva percorso, con quella lentezza, prima di lui? Forse non voleva saperlo, e anche lo avesse fatto, il suo ego era abbastanza grande da fargli sapere che fosse unico e diverso dal tutto il resto.
    «mh, suppongo che si possa fare»
    Alzò un sopracciglio, senza commentare il modo in cui la mano iniziava a scivolare dal collo alla maglia, e solo quando la perse di vista si permise di socchiudere gli occhi, prendendo un respiro profondo. C’erano un sacco di cose che avrebbe voluto dirle, perché era convinto che, mettendoci il giusto impegno, Reese sarebbe riuscito anche a fare quello, a indossare un body e imparare una coreografia e passare addirittura per convincente sul palco del Lilum — perché erano poche le cose che lo stratega non sapesse fare, e fatte bene. Ma tenne la bocca chiusa, concentrandosi sul resto dell’esplorazione della mano di Cassie.
    Un mezzo sorriso si disegnò sulle sue labbra nel sentirla raggiungere la tasca posteriore e fermarsi lì, ma ancora una volta non disse nulla, né la invitò a fermarsi: in quel posto, gesti del genere, potevano essere comparati malapena ad una carezza.
    Sentì il soffio caldo sul collo ancora prima delle parole, e di nuovo chiuse gli occhi.
    «ma non andrai molto lontano con queste forme»
    «è il tuo parere da professionista?»
    «c'è da lavorare un po', ma scommetto che non sarà un problema per te, mh?»
    Stavolta, una mezza risata provocata sfuggì davvero dalle sue labbra, mentre riapriva gli occhi e voltava appena il viso verso di lei, affinché ne vedesse almeno il profilo. «lavorare sodo non mi ha mai preoccupato» e quello, pur non ricordando molto della sua vita fino ai vent’anni circa, sapeva comunque che fosse vero. Era uno stacanovista, il Withpotatoes, e peggio ancora era un perfezionista: non accettava le cose mediocri, o fatte a metà, e gli piaceva essere sempre pronto, preparato, e il migliore che c’era. «se vuoi darmi qualche consiglio, o aiutarmi a lavorarci su, sono libero» che, come pickup line non era granché, ma immaginava Cassie fosse abituata a sentire molto peggio.
    «ma per cortesia, un body che stia bene con la mia carnagione. azzurro, magari?» non era così tossico (o modesto.) da pensare che fosse degradante indossare un body e ballare, perché era serio quando diceva di essere lì anche perché apprezzava il lavoro della Turner, non solo la sua bellezza. Ogni tanto, pur senza saperlo, gli insegnamenti che Idem gli aveva lasciato tornavano a farsi largo, rendendo Reese un po’ più umano.
    Anche se solo per lo spazio di qualche secondo.
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