[PROM '23] i'll sleep when i'm dead

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    Thursday De Thirteenth
    Sana Park
    All these places have their moments,
    with lovers and friends I still can recall.
    Some are dead and some are living,
    in my life I’ve loved them all.
    Non era il suo primo prom in compagnia di Sana, ma si sentiva come se lo fosse. Soprattutto, però, non voleva pensare che fosse l’ultimo. L’idea degli esami che, da lì a poco, la aspettavano, la terrorizzava molto più di quanto fosse disposta ad ammettere, visto il suo interesse sottozero per tutto ciò che concerneva la scuola. Tuttavia, quel terrore non era assolutamente nulla, se confrontato con la paura del mondo degli adulti.
    Per non parlare, poi, di quella vista.
    Le sue furie, le sue amiche, che ridevano e scherzavano tutte insieme, tutte unite.
    Là fuori, il mondo era spaventoso. Ma quello che, più di tutto, le faceva paura, era l’idea di non poter più godere di quella vista, di quella gioia, ogni secondo della sua giornata.
    Si strofinò gli occhi con forza, nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime che già le facevano pizzicare la gola, sentendosi perforare i timpani da un urlo di Dylan. PER FORTUNA CHE LIVY NON TI HA ANCORA TRUCCATA!!!!
    In che senso truccata.
    Ruggì, cercando un qualche aiuto con lo sguardo. Ma Joni era bloccata da Dylan stessa, che le stava legando i capelli, e Kaz veniva cosparso di brillantini proprio da Sana. « È un pigiama party… PIGIAMA…….. perché mai dovremmo truccarci……..», fece notare sbuffando, spalmandosi ancora di più sul divano. Per una volta stava persino facendo un ragionamento sensato, eh.
    Si guardò di nuovo intorno, accarezzando con lo sguardo le persone a cui voleva più bene al mondo, insieme ai suoi fratelli. Una parte di lei avrebbe voluto fare un discorso, o quantomeno dire qualcosa, ma le parole le morivano in gola, impastate da quelle lacrime che mai e poi mai avrebbe fatto scendere. Non sapeva fare discorsi, Thor. E non voleva neanche venire a patti con la realtà. Erano cresciute. Erano adulte. Il mondo le aspettava. Sapeva che non sarebbe finito tutto lì, ma non era stupida (non completamente, almeno): nulla sarebbe stato più come prima.

    Compatte, le furie fecero il loro ingresso al prom. Kaz fu subito rapito da Dre, cosa che, naturalmente, la fece un po’ accigliare, ma uscendo dal dormitorio aveva fatto un passo con sé stessa: non avrebbe monopolizzato le sue amiche. Non tutto il tempo, almeno.
    Una, però, aveva il diritto di monopolizzarla.
    Si morse le labbra cercando invano di trattenere un sorrisetto e strinse forte la mano di Sana, come se quel gesto potesse calmare il battito agitato del suo cuore. Naturalmente, ottenne l’effetto opposto. Ma come poteva essere altrimenti? Con il respiro accelerato la guardò, al suo fianco, e stavolta non nascose il sorriso che le si allargò sul volto arrossato. «Io voglio fare la lotta con i cuscini…» Ridacchiò, un po’ malefica. «Dopo però!! Insomma, tra un po’!! Con anche le altre, se vogliono…» Non doveva monopolizzarle, si ripeté. Forse non doveva farlo neanche con Sana??
    «Oddio, scusa, che deficiente!! Cosa ti va di fare?? Hai fame? Sete?? Vogliamo…» Per essere una che il prom in teoria l’aveva organizzato, Thor non sapeva niente. O meglio, il fatto era che, più che altro, le bastava guardare la Park per dimenticarsi praticamente all’istante di tutto il resto. Era così semplice perdersi nei suoi occhi scuri, incantarsi su quelle labbra morbide e… «B-balliamo??»
    hufflepuff
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    red fury
    In My Life
    The Beatles


    Outfit: ovviamente

    - arriva con le altre furie e rispettivi accompagnatori (???)
    - chiede a sana cosa vuole fare
    - propone a sana di ballare
     
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    Erisha Byrne
    Benedictus Deogratias
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    You take my hand and drag me head first
    Fearless
    ne sarebbe uscita una persona completamente diversa.
    (cit J dopo quasi due anni di oblivion)
    Si guardava allo specchio e si rendeva conto di quanto fosse ormai cambiata dalla prima volta che aveva messo piede in quel castello, era una strega purosangue, non conosceva nessuno, non aveva amici, non sapeva cosa fosse l’amore, aveva il cuore freddo come il ghiaccio, la delusione imminente del proprio padre sparito a pesarle come un corpo estraneo con la nuca.
    e poi?
    e poi aveva cominciato a vivere, era salita su una scopa, si era fatta male, si era sbucciata le ginocchia come avrebbe dovuto fare anni prima, aveva riso, aveva pianto, aveva trovato delle persone che amava, la sua natura era cambiata perché aveva deciso di non essere più codarda, aveva deciso di combattere per ciò in cui credeva.
    Si era rotta, si era rialzata, era tornata a sorridere seppur fosse così maledettamente difficile, aveva perso tutto, ma aveva trovato qualcuno pronta a sostenerla qualsiasi fossero le sue scelte, qualunque fosse stato il suo aspetto, seppur non avesse più magia.
    Una di quelle persone era Benedictus: l’aveva lasciato in bilico con una lettera, senza avere il coraggio di salutarlo decentemente, avrebbe capito se al suo ritorno non avesse più voluto vederla… ma contro ogni sua aspettativa, Ictus le era stato accanto, l’aveva aiutata in quel percorso di transizione, l’aveva aiutata col suo nuovo potere e l’aveva fatta sentire giusta e benvoluta.
    ed ora lei lo aveva invitato al prom.
    «mi fanno sembrare stupida?» con la mano destra afferrò una delle codine che si era fatta dopo essersi data da fare con la tricopozione lisciariccio, anche se non era più una strega poteva sempre usare le pozioni, e da anni quella in particolare era diventata la sua salvezza, al cenno di negazione di Neffi, che tra l’altro stava già uscendo dopo averla salutata, erisha si affrettò ad infilare gli stivali, da cowboy, che aveva già preparato, afferrò il girasole sul davanzale della finestra e corse fuori dal dormitorio, consapevole di essere in ritardo.

    «scusascusascu…» disse correndo verso Ictus con un leggero fiatone, si fermò un attimo a guardarlo «Oddio che carino» i pantaloncini del suo colore preferito, la camicia dai gusti discutibili abbottonata decisamente male, erisha portò due dita verso l’asola e ci congiunse il bottone giusto «andavi di fretta? anche io» gli diede un buffetto al petto per poi alzarsi sulle punte e mettergli un piccolo girasole dietro l’orecchio «Volevo portarti qualcosa. Un fiore, d’accordo. Ma poi ho pensato che… sarebbe stato stupido…Per cui ho chiesto a una delle anime di aiutarmi e… sai che in vita Linneus era un erborista e botanico bravissimo?» Erisha rise, tentata di chiedere chi fosse Linneus, visto che al momento le sfuggiva ma venne interrotta dallo sproloquio, a cui era totalmente abituata e che trovava adorabile «Sì, no, scusa, ecco. Lui mi ha aiutato a fare… questo.» l’ex corvonero spostò gli occhi sul fiore iridescente, portò una mano sulla guancia «oddio ma è bellissimo» gli occhi ricercarono quelli del ragazzo «Lo so, è un po’ macabro, ma… è un fiore fantasma?? Se non ti piace non sei obbligata a mettertelo, però! Linneus non si offenderà!!» scosse il capo con veemenza per rendere l’idea di quanto le piacesse quel regalo «mi piace tantissimissimo» come te, gli porse il polso «mi aiuti a metterlo?»
    e poi niente, lo aveva preso per mano, si erano fatti mettere lo smalto uguale, aveva sorriso e trotterellante, senza mai lasciare la presa sulla sua mano, si era avvicinata agli amici di Ictus raggiante.
    e se mona aveva fatto qualche commento sarcastico non l’aveva sentita, o meglio, si era convinta di non averlo fatto.
    Altair
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    Fearless Taylor Swift


    indossa questo pigiamino, preso in prestito da neffi, ha le codine ed i camperos neri, rossetto rosso, regala un girasole a Ictus, indossa quello fantasma che le ha regalato, si fa mettere lo smalto e si avvicina ai ben10
     
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    darae sunwoo
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    nahla: «che colore, lo smalto? chissà se si può avere nero»
    dara: conquistato.
    Guardando la mise della fanciullina era palese che altri colori sarebbero stati meglio per lei, e Dara la fissò un attimo prima di decidersi a parlare. Ovviamente lui avrebbe voluto il nero, ma: «scegli il colore che ti pare; sto bene con tutto» si strinse nelle spalle nel dirlo, fingendo disinteresse ma facendosi scappare un piccolo sorriso mentre guardava altrove. Gli bastava che la grifa avesse proposto di lasciargli prendere il nero - pur rovinando la propria aesthetic - per essere felice. Nel cercare di non farsi vedere tanto soddisfatto della proposta di Nahla (si rendeva conto che the bar was set low, ok?), l'occhio cadde su Sorta e Ezra. Dovette prendere un grosso respiro per trattenere qualsiasi pensiero per i maggiori MISSION ABORT MISSION ABoRT GUARDARE ALTROVE ma perchè erano così belli aiuto ma poi insieme, che combo micidiale.
    «non puoi entrare con le scarpe» disse quindi, osservando le converse di Nahla, e spostando poi lo sguardo sugli stivali di Erisha (troppo presa da Ictus per ascoltarlo - GO BRO!!!). «se non vuoi stare a piedi nudi, ti assicuro che le ciabatte messe a disposizione sono tutte nuove, non siamo barbari» se ci teneva che le cose andassero come aveva aiutato a organizzare? sì certo.
    Ma non lo faceva apparire molto cool rispettare le regole quindi di nuovo fece spallucce. «se vuoi stare con le scarpe comunque perchè sei una ribelle, dovrò portarti in giro in braccio»
    Quando anche l'ultimo ben fu arrivato con l'accompagnatore, la mandria entrò ufficialmente alla festa. Dara smise di nascondere il sorriso, guardandosi in giro emozionato all'idea di aver contribuito a tutto quello, seppur nel suo piccolo.
    «cosa ti va di fare?» domandò alla grifa mentre i suoi amici iniziavano a sparpagliarsi; difficilmente ci sarebbe stato un posto dove non avrebbero ritrovato almeno uno o due Ben. «Là c'è da mangiare, se ti piace cucinare si possono preparare dei dolcetti sul momento, laggiù lotta con i cuscini, là la magica Palla che risponde alle tue domande, oppure possiamo già conquistare un fortino con le Monet e decidere che sarà nostro per il resto della serata-...» parlava veloce, le parole a sovrastarsi nell'emozione, ma quando se ne rese conto si zittì, sperando il rumore della musica e della festa avesse coperto l'eccitazione. Cercò di riprendersi, apparendo più tranquillo «oppure ci separiamo se vuoi cercare i tuoi amici o farti un giro tranquilla, e ci ribecchiamo più tardi per ballare»
    slytherin
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    ben 10
    ban all the music
    nothing but thieves


    Entra alla festa con Nahla e i Ben (e gli accompagnatori) ma ancora non va da nessuna parte in particolare e restano all'ingresso.
    Parla con Nahla, le chiede dove vuole andare, perchè io non prendo decisioni *shrug*

    Vestito: shorts neri con scritto sul sedere dead inside, tank top aperto sul lato nero (con sotto canottiera a rete), chocker e collane orecchini vari, capelli neri legati (malamente) con pinze colorate varie, truccato scuro (e un po' sbavato da fine serata) con adesivi colorati molto 2000
     
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    Benedictus Deogratias
    Erisha Byrne
    In all of creation, all things great and small,
    you are the one that surpasses them all,
    more precious than any diamond or pearl.
    They broke the mold, when you came in this world...
    Benedictus Deogratias era decisamente morto e risorto, più volte, in quel breve, brevissimo lasso di tempo.
    Era morto aspettando ansioso l’arrivo di Erisha, per poi resuscitare e morire di nuovo vedendola.
    Era risorto per il sorriso di lei, ma era morto ancora, e stavolta in grande stile, quando lei l’aveva toccato. Sì, letteralmente!! E per ben due volte!!! Si vergognava e sapeva di essere nel torto, ma si era sentito molto più felice ed emozionato in quei pochi istanti che in tutte le volte, sommate oltretutto l’una con l’altra, in cui aveva fatto la comunione. Ma come non poteva morire di gioia nel sentire le piccole dita dell’ex corvonero armeggiare con la sua camicia, lasciargli una carezza??
    E risorse ancora, solo per morire di nuovo, quando, un attimo dopo, Erisha gli fu così vicina, le sue labbra gli furono così vicine da fargli dimenticare non solo come si respirava, ma proprio come si viveva (certo, non che, di solito, sapesse farlo; tirava a campare, più che altro). Con la mano che gli tremava e il sangue che gli rimbombava nei timpani si avvicinò le dita all’orecchio e, così facendo, sfiorò inavvertitamente quelle di lei, con il risultato di risorgere, e morire, ancora una volta.
    «Grazie!!», commentò senza fiato, rendendosi conto che quello che lei gli aveva appuntato tra i capelli era un fiore. Anzi, non un fiore qualsiasi. Un girasole. «Così siamo… com’è che si dice? Coordinati!!» Rise arrossendo, anche se poi il divertimento tornò a trasformarsi in ansia mentre cercava di sondare le reazioni di lei davanti al fiore fantasma. «mi piace tantissimissimo» Tirò un sospiro di sollievo, non solo mentale, ignorando alla meglio il fuoco che gli ardeva sotto la pelle. «mi aiuti a metterlo?» Annuì in fretta e qualche ciocca di capelli gli scivolò davanti al viso. Con uno sbuffo imbarazzato cercò di spostarla, mentre, con dita incespicanti, tentava effettivamente l’impresa.
    Poi Erisha l’aveva toccato di nuovo. E a lungo.
    La stava stringendo troppo? Troppo poco? Sentiva quanto stava sudando? Riusciva a percepire i battiti impazziti del suo cuore? E gli sbalzi di temperatura?
    Quando arrivarono a farsi mettere lo smalto era morto e risorto così tante volte, per essere stato tutto quel tempo mano nella mano con Erisha Byrne, che probabilmente avrebbe dovuto farsi una chiacchierata con Mac per capire come si poteva andare avanti dopo essersi spenti e riaccesi così tanto. E anche come non farsi odiare dai propri amici, visto che, agitato e confuso e felice com’era, non riuscì a spiccicare parola con gli altri Ben, mentre finivano di radunarsi insieme ai rispettivi accompagnatori, limitandosi a sorridere come un deficiente. Oddio, e lei l’aveva notato?? Ma come faceva anche solo a pensare di poter pensare, quando lei era al suo fianco? Quando lei era… lei?
    Perché il fatto era che Erisha era bella. Lo era fuori, certo, persino un cieco se ne sarebbe accorto, ma lo era ancora di più dentro. In lei c’erano una dolcezza e una purezza che non smettevano mai di stupirlo. Era vera, Erisha, ed era lì. Una costante, una presenza tangibile, che poteva, e che aveva persino!!!, toccare con mano.
    Era più reale di qualsiasi altra cosa, compreso tutto ciò in cui aveva sempre creduto.
    Nuovamente senza fiato, si rese conto di essersi incantato a fissarla. Sgranò gli occhi, invece di allontanarli come avrebbe dovuto fare. E da quant’è che non diceva nulla?? «Non ho nessuna giustificazione…», esordì finalmente, cercando di sdrammatizzare dicendo la verità. «È solo che… sono felice.» Si strinse nelle spalle, nel solito meccanismo istintivo di difesa per cui cercava – inutilmente – di farsi più piccolo, più invisibile. Rise piano, scuotendo la testa. «Detta così è veramente una stupidata… ma non so in che altro modo dirla?? Sono felice di essere qui, in questo momento.» Con te. E no, non era anima!Sara, per una volta, ma la sua stessa voce interiore.
    C’erano davvero tante cose da fare, lì fuori, troppe, persino, motivo per cui, rendendosene ogni istante sempre più conto, si sentì sopraffatto. Cercò di dissimulare il panico che già sentiva sobbollire nello stomaco, ma quando incontrò lo sguardo di Erisha capì che non poteva, e non voleva, mentirle. «Perdonami, ma è un problema se…» Si inumidì le labbra, nervoso e dispiaciuto, sforzandosi di contenere i tremiti. «… andiamo un attimo là…?» Indicò con un cenno i fortini, un’oasi tranquilla in mezzo al casino crescente. Cominciavano a esserci persone dappertutto… e a lui mancava l’aria. «Mentre aspettiamo che entrino tutti… Così si disseminano in giro e… c’è meno caos…» Deglutì nel vano tentativo di buttare giù il nodo che gli stringeva la gola, sentendosi terribilmente in colpa, mentre però si ripeteva che, se si fosse fatto prendere dall’agorafobia, sarebbe stato ancora peggio.
    E poi non voleva nascondere nulla a Erisha. Non voleva nascondersi da lei.
    Così raggiunsero un fortino lontano dalla calca, che diventò solo un’eco sullo sfondo. Di nuovo, nel giro di poco tempo, Ictus si trovò a tirare un sospiro di sollievo. E a ringraziare Erisha. Morendo e risorgendo, al contempo, nell’averla lì accanto a lui. «Non voglio deluderti…»
    altair
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    Ben10
    (God Must Have Spent)
    A Little More Time on You
    NSYNC



    Outfit: cursed booty short have mercy (rossi, però) con sopra camicia a maniche corte a righe
    (sempre rossa)

    - (Muore e risorge più volte.)
    - Parla con Erisha.
    - Sfiora l'attacco di panico per l'agorafobia.
    - Va in un fortino con Erisha.

    [/QUOTE]
     
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    Bolla
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    reginald o'malley
    theo kayne
    sold my soul to the devil for a pack of lights && a night spent in jail;
    I can keep as a memento X's on my hand && a hospital bracelet.
    No one gets to say I never went for it
    Mesi prima: “quella era la prima ed ultima volta che si impegnava tanto per partecipare ad una festa in quel cazzo di castello”.
    Come direbbe Elisa: non lo so Rick.
    E infatti.
    Un po’ bugiardo, Theo Kayne, lo era sempre stato. Nella vita attuale, ma anche in quella precedente, quando le bugie erano dette per non far stare in pensiero Mamma o per non deludere il Boss; le usava spesso anche per prendere in giro i fratelli, e quella costante non era andata persa nel salto temporale, era ancora fortemente presente e uno dei capisaldi della sua *stelline* stratosferica *stelline* personalità.
    Ma non aveva mai mentito così spudoratamente a se stesso.
    “Convincersi di qualcosa”, per quanto poco credibile o poco realizzabile, non era la stessa cosa che mentirsi, non lo era affatto, e quando, al Ballo della Ceppa, aveva formulato quel pensiero, ci aveva creduto davvero – un po’ come pandi che giura di scrivere 300 parole e poi ne scrive mille di più: contavano le intenzioni. E Theo non aveva avuto alcuna intenzione di partecipare al prom scolastico, felice nella sua bolla e pregustando il modo in cui lui e la Russa avrebbero continuato la tradizione dei pgdipandi dell’anti-Prom. Aveva persino organizzato tutto! (Non è vero, ma aveva un quarto di idea ed era come se l’avesse avuta tutta.)
    Solo che poi, pian piano, l’idea di non poter partecipare solo perché era del quarto anno ed erano esclusi a priori, relegati ad folletti aiutanti del comitato, aveva iniziato a pizzicare dei nervi un po’ troppo scoperti, un’idea rimasta incastrata nella fratta di riccioli scuri e dietro occhi dal guizzo poco affidabile.
    Un’idea che era diventata un tarlo, e poi una necessità: perché se c’era una cosa che Theo non sopportava, era che gli venisse proibito di fare qualcosa. Se nessuno gli avesse ricordato che il ballo era aperto solo agli studenti dal quinto anno in su, Theo Kayne non si sarebbe nemmeno posto il problema di voler partecipare; al diavolo, il prossimo anno probabilmente se ne sarebbe sbattuto e non avrebbe partecipato.
    Ma non poterlo fare per via di una stupida regola? Impossibile. IMPENSABILE.
    Era bastato quello per fargli rivalutare tutte le sue priorità, doveva ammetterlo.
    «scommettiamo che non solo riesco ad imbucarmi,» aveva detto a Mini, un pomeriggio, sdraiati sull’erba del cortile con i libri di pozioni chiusi ed utilizzati come cuscini, «ma che non mi faccio nemmeno beccare?» Avevano sancito quella scommessa come fanno i veri товарищ (zia, mi correggi se è sbagliato? grz), sputando sul palmo e stringendo la mano (sì, è canon elisa, stacci) e poi avevano discusso i dettagli dell’affare (che decideremo poi in pvt, giovane pandiwan) e a quel punto Theo aveva messo in piano il moto. In realtà volevo dire “in moto il piano” ma sapete che c’è, lo lascio.
    Il “piano” in realtà non era davvero nulla di ché: avrebbe rubato un’ampolla di polisucco dall’aula di pozioni - perché gli piaceva il rischio e c’era più soddisfazione a sgraffignare le cose sotto il naso della Queen, assolutamente non perché non sapesse prepararla, ah ah - e avrebbe scelto la sua vittima come sceglieva le mutande la mattina: a caso. E poi, da lì, avrebbe improvvisato. SLAY. Un piano molto solido, vero? Già, derogatory.
    Eppure, eppure!
    In qualche modo aveva funzionato: Theo era dentro.
    (L’oblivion, in lontananza: title of your sextape)
    Aveva un pigiama (o meglio: il pantalone di una tuta vecchiotto, e una maglia grigia assolutamente anonima che cadeva un po’ troppo larga sulle spalle), aveva persino lo smalto (perché aveva rubato una boccettina alle spalle dei ragazzini addetti all’entrata), e aveva anche le ciabattine regalo (rubate fuori da uno dei fortini, senza l’intenzione di restituirle)! Aveva persino raggiunto i tavoli e fatto sua una manciata di caramelle dal tavolo del cibo! GRANDIOSO! Nessuno aveva badato a lui o, per meglio dire, a Reginald O’Malley, mascotte di grifondoro che Theo aveva tramortito e rinchiuso in un bagno senza troppi problemi – avevano un conto in sospeso da circa due anni, se lo meritava.
    Sotto sotto, però, era grato dell’aspetto blando e poco rimarchevole (era una parola nuova che aveva imparato di recente, non sapeva nemmeno cosa volesse dire sul serio) dell’O’Malley, perché davvero nessuno badava a lui. Ma davvero nessuno. Infatti, se proprio, la gente lo considerava molto di più quando indossava il costume da mascotte grifondoro; a Theo, onestamente, andava benissimo così.
    Morse l'ennesimo Rainbow Powa in pochi minuti, leccando la polverina frizzante dalle labbra carnose di Reginald, e mandò giù tutto con un sorso di polisucco (aveva una fiaschetta nascosta nella tuta) (e qualche bottiglia in miniatura di alcolici stipati nelle tasche, perché col cazzo che beveva di nuovo le cose offerte dal comitato, non era così tanto stupido).
    E poi niente, è iniziata la sessione, va così.
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    tell me I'm alive
    all time low


    SPOILER (click to view)
    in realtà volevo aspettare che postasse ancora qualcuno per fingere che la festa fosse già iniziata da un po', ma è già praticamente finito luglio quindi va così, fingiamo non sia /appena iniziata/ in on e via. non ho riletto, va così, baci

    si imbuca alla festa, sotto mentite spoglie, non interagisce con nessuno e va direttamente al tavolo del cibo (corridoi, ala est), e mangia dei Rainbow Powa.
    QUOTE
    RAINBOW POWA: le caramelle frizzanti Rainbow Powa sono colorate, sono buonissime, e sono divertenti! Avete presente la polverina bianca che dà quel sapore frizzantino che fa formicolare la lingua? Beh, sembra talco ma non è, serve a darti l'allegria! Le Rainbow Powa vi daranno un quantitativo immenso di buon'umore e di energia, difficile da tenere sotto controllo. E' l'occasione perfetta per buttarsi in emozionanti nuove attività!
     
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    ok, questo potrebbe essere un problema.
    voglio dire: rob si è persa molte cose.
    succede sempre così quando c'è un evento con tanti pg e non si risponde subito — e allora rimane un'unica soluzione. occhi chiusi, dita a muoversi frenetiche sulla tastiera (lenovo said: **************).
    «Niente mini ictus, capito? e ricorda che sono pantaloncini molto aderenti: pensa a balt nudo» Ficus, an intellectual, inarcò entrambe le sopracciglia bionde: si era ovviamente perso nei suoi pensieri (quali), mentre con la squad al gran completo si preparavano ad affrontare il prom, e di quella frase aveva recepito solo una parola; pure sbagliata «quoto dara, lascia stare i mini cactus. ma poi nei pantaloni? perché?? fanno malissimo!!!» questo non lo diceva per esperienza personale, capito???!??? hm.
    finì di allacciare (male) i bottoni della propria casacca leggera, sorridendo alla propria immagine riflessa nello specchio; non una questione di vanità, la sua. a renderlo felice erano i glitter che mona gli aveva disseminato sulle guance e sui capelli, un tocco di pesca a far risaltare gli zigomi. non si era mai davvero soffermato a valutare il proprio aspetto fisico, Benjamin Millepied, sebbene accettasse sempre di buon grado i complimenti senza comprenderli fino in fondo.
    meglio così, a volte.
    «chissà se balt è andato nudo davvero. nudo, e con solo i calzini» HHHHHHH. CHE INVIDIA! per istinto, il Tassorosso si alzò sulle punte dei piedi, sfiorando così i due metri di altezza, il collo teso nel tentativo di guardare sopra le teste di quelli all'ingresso del prom e trovare il Monrique; impossibile, ovviamente, ma Ficus era fan dei tentativi velleitari «beato lui» ruotò la testa bionda in direzione di Bennet, come faceva sempre quando cercava l'approvazione™ «ben? ma poi possiamo spogliarci? fa caldo» e non ce l'aveva il pigiama, lui. come Giacomino Poretti (non Dwight. unless???), dormiva nudo anche d'inverno, riscaldato dal proprio fanciullesco entusiasmo.
    fu a quel punto (perché le tempistiche mi confondono) che Jojo lo raggiunse, leggendogli così precisamente nel pensiero che Ficus non poté fare a meno di posare le mani sulle spalle dell'altr* e scuoterl* leggermente «oddio si, l'ho appena detto, giuro!!! fa caldissimo!!!» e solo allora si permise di osservare l'outfit di Jojo, facendo un passo indietro, le dita giunte sul petto «ma... ha anche le orecchie» incapace di stare fermo per più di cinque secondi, il diciassettenne si fece di nuovo avanti, sistemando il cappuccio dell'onesies sulla testa del* park, un sorriso da orecchio ad orecchio dipinto sulle labbra «GUARDATE HA LE ORECCHIE» perché doveva rendere partecipi tutti i ben della sua felicità, ma quando ruotò il capo si accorse che uno alla volta si erano già dileguati.
    ok I guess.
    «vuoi una mano a sistemare i bottoni?»
    «uh?»
    inutile dire che non ci aveva fatto minimamente caso. anche quando aveva fatto la sua doverosa sosta davanti allo specchio, dei bottoni saltati non si era accorto; troppo concentrato sui glitter, e sugli esercizi di stretching che Paris gli aveva suggerito di fare per assicurarsi che dai pantaloncini non sfuggisse nulla. capì con un attimo di ritardo (internet explorer), ma nel sentire le mani di Jojo addosso non indietreggiò: non era mai stato il contatto fisico, a spaventare Ficus, né tantomeno la mancanza di rispetto del proprio spazio personale.
    lui lo invadeva sempre, quello degli altri.
    «ah, grazie, non me n'ero nemmeno accorto» e sorrise, di nuovo, le mani a poggiarsi sui propri fianchi mentre osservava fiero i bottoni ora perfettamente allacciati. e quando, sollevando le iridi cerulee su Jojo, si ritrovò a guardare i regali che gli aveva portato, parte di quel sorriso svanì dal volto del Tassorosso «oh no» HHHHHHH «io non ti ho portato niente» aaaah ma perché nessuno gli aveva detto che era tradizione regalare qualcosa? ben infami per voi solo rami
    no mai cosa sto dicendo babies nothing but angels anche ictus smack
    e sapete cosa fa un Ficus che si vede regalare calzini bellissimi senza poter ricambiare con un oggetto di altrettanto valore? quello che fa un Ficus nel suo quotidiano, indipendentemente dell'occasione: si sporse in avanti avvolgendo le spalle di Jojo con le braccia, la sua solita stretta delicata «grazie sono bellissime davvero LE METTO SUBITO» se aveva imparato a parlare in caps dalla sua anima gemella? (ciao Kaz!) si, certo.
    e come detto, sfilò i calzini per indossare quelli che l'empatic* gli stava porgendo; spuntavano in modo molto aes dalle vans bianche indossate per l'occasione (nuove!!!!!) e si concesse un giro su se stesso con tanto di posa finale «tadan!» e nel posare di nuovo le iridi chiare sull* special, si ritrovò a fissare un altro regalo. EH MA ALLORA DITELO.
    però di fronte ai fiori tutti gli altri pensieri vennero cancellati all'istante «certo che lo voglio!» infilando il corsage al polso, si rese conto che matchava anche con i suoi short shorts, cursed sotto molti aspetti. rob non ricorda assolutamente la scritta sul sedere, ma sarà senz'altro cursed pure quella «sei stata molto gentile, mi dispiace di non averti preso qualcosa! ho perso un po la cognizione del tempo mentre mona mi truccava» e mostrò all'altr* I glitter sugli zigomi e nei capelli biondi, passandovi le mani «magari hanno organizzato qualche gioco dove si possono vincere i peluches. sai come al luna park» classico pigiama party.
    aveva capito tutto.
    «vogliamo entrare? così li cerchiamo» anche qualcosa da rubare andava benissimo, magari un cuscino. sapeva essere fantasioso, Ficus, quando ci si metteva.

    ficus
    jojo
    orima o poi arriverò
    dai sono nel difficile
    se avete canzoni da suggerire
    vi attendo fiduciosa
    (ciao freme guardo te)
    clay
    roxie
    TITOLOCANZONEARTISTA


    parla con i ben10 e con Jojo.
    sta ancora all'ingresso ma chiede a Jojo dove vuole andare scusa won ti scarico la patata bollente (mlmlml) scegli tu dove li spediamo
     
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    Non nascose la risata quando Ficus le tirò su il cappuccio, facendo piuttosto un giro su se stessa per far vedere in tutto il suo splendore e da ogni angolazione il pigiama. Questo era in stoffa leggera, pensato proprio per il periodo estivo, e versione maglietta e pantaloncino, eppure la special sentiva il viso accaldato. Non imbarazzo o disagio dall'essere messa al centro dell'attenzione, ma qualcos'altro.
    «oh no, io non ti ho portato niente»
    «e non dovevi farlo» precisò subito con voce sicura mentre gli metteva fra le mani calze e fiori. «Tu mi hai già regalato questa serata insieme»
    L'abbraccio se la prese tutto, ricambiando mentre posava la guancia su di lei e sorrideva un po' inebetita, ferocemente fiera di essere stata lei a far Ficus così felice - nonchè del fatto che avessero ora calze e fiori abbinati.
    «sei stata molto gentile, mi dispiace di non averti preso qualcosa! ho perso un po la cognizione del tempo mentre mona mi truccava»
    «non serviva farlo» ripetè ancora «sono più felice di vederti truccato; sei molto carino» alzò il dito, un "bop!" sul naso dell'altro - perchè toccargli la guancia o i capelli avrebbe rovinato l'attenta stesura di glitter.
    «magari hanno organizzato qualche gioco dove si possono vincere i peluches. sai come al luna park»
    Nascose l'entusiasmo di quanto sarebbe stato bello vivere quel clichè, di quanto avrebbe voluto ricevere un pupazzo vinto in quel modo - e non solo perchè non c'era niente del genere alla festa. «chissà» commentò misteriosamente.
    «vogliamo entrare? così li cerchiamo»
    Annuì, e seguendo gli altri ben (perchè dai sì sono entrati tutti insieme prrr) entrarono.


    «qua possiamo fare dei dolcetti a mano!» indicò la postazione dove l'aveva tirato, mostrando orgogliosa. «ti ho pensato quando è stato deciso di mettere questa possibilità»
    Sorrise alla mascotte grifondoro lì vicino quando incrociò il suo sguardo, tornando poi su ficus. Era troppo scontato cucinare insieme perchè a ficus piaceva farlo?? l'aveva deciso la palla 8.
    Si spostò un po', versando due bicchieri di qualcosa e passandone uno al ragazzo. Avere la mano impegnata aiutava a resistere alla tentazione di intrecciare le dita a quelle di ficus e fargli capire come la stesse facendo vibrare vederlo brillante e mezzo nudo.
    «possiamo decorare dei dolcetti per i nostri amici, personalizzati secondo cosa gli piace. e mettergli sopra le caramelline arcobaleno che rendono felici!»
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    tessa violet


    vestito: ha i capelli biondi, non come nella gif, ma mi piaceva la gif col peluches. pigiama così ma è una volpe non uno shiba inu (ed è truccata finta natural ma lo è sempre). il bracciale è una cosa simile. borsetta (tipo quella dello ma è una volpe (?))

    - parla a ficus
    - si sposta alla zona cibo
    - prende due bicchieri di bevande per sè e ficus (saranno incantate? patata bollente a rob!)
    - propone di decorare dei biscotti
     
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