Imagine for a minute the way that I'd be living if only I could

stiles ft. hugo, ciao sara! adieu!

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    Hugo lo rendeva triste. Non la tristezza tipica della compassione, quella che stringeva il cuore e spremeva abbracci, e neanche quella che si insinuava fra le ossa ed i muscoli creando cuscinetti fra sé ed il mondo. No: era una tristezza esistenziale, agrodolce, dal fatalista sapore di è questo che ti hanno fatto diventare?. Puzzava di quello specifico tipo di nostalgia di esserci già passati. Guardare il Cox, era come osservare se stesso dall’altra parte di un ponte sapendo di non potere fare nulla per permettergli di arrivare a destinazione, se non trovare i mezzi e gli strumenti perché lui stesso potesse attraversarlo. Non era lavoro, quello, per Stiles. Era personale, forse ancor di più perché qualcuno nel mondo aveva deciso fossero anime gemelle; catartico, potendo passare il termine senza disumanizzare il ragazzo. Il «E comunque aspettarsi il peggio è semplicemente essere realisti» riso senza divertimento, riassumeva efficacemente l’identità dello sgorbietto rannicchiato nella sedia di fronte alla sua, e Stiles non ebbe nulla da aggiungere. Preferì immergere la bocca nella tazza di caffè, piuttosto che sminuire la questione con una delle frasi fatte da biscotto della fortuna. «Scusa. Per tutto.» E quel suo continuo chiedere perdono come se esistere ed avere un’opinione fosse una colpa, era così tipico della loro generazione, che lo Stilinski sollevò le labbra in un sorriso, ed il bicchiere in un brindisi. «grazie» perché dirgli di non scusarsi, l’avrebbe solo fatto sentire peggio, malgrado pensasse non avesse nulla di cui dispiacersi con lui. Con altri, non aveva modo di saperlo. «Non voglio… sfruttarti. Specie in questo posto, dove ti hanno già sfruttato abbastanza» Si guardò attorno, seguendo il gesto dell’altro con un’espressione divertita. Sfruttarlo? Il mestiere dello psicomago, era delicato, in quanto impossibile separare lavoro e persona. Rimaneva incastrato in ogni sguardo, inciampando suo malgrado nelle risposte ricevute per trovare una strada da percorrere insieme. Deformazione professionale. Era necessario mettere dei limiti per sopravviversi, vero, ma Stiles non credeva quello fosse uno di quei momenti. Aveva scelto quella professione per aiutare gli altri, paladino delle cause perse, e non si rimaneva in ferie dai propri principi. «Cioè, ok, lo sto facendo, quindi poi ti pago!! Per cui ecco. Insomma. Grazie. Però scusami comunque.» Quasi sputò (sara core) il caffè ancora in bocca, e dovette coprirsi la mano con il palmo per non inondare tavolo e interlocutore. Non gli capitava spesso di sentirsi una escort di lusso, ma quando colse le occhiate incuriositi degli avventori vicini, non potè fare a meno di sentirsi un po’ Julia Roberts. Assottigliò le palpebre, portando le dita alla gola per schiarirsi la voce. «non sto lavorando?» specificò allora, ad un tono leggermente superiore alla media, guardando clienti e Hugo. «ti ascolto, cerco di capirti, e di darti consigli» aprì il palmo verso di lui, arcuando le sopracciglia in silente attesa che facesse il collegamento. Nel dubbio, lo offrì egli stesso, scandendo lentamente ogni lettera. «come fanno gli amici??» Un po’ violato all’idea di essere pagato per quel tipo di relazione, ma non devastato al pensiero di avere una specie di sugar daddy platonico. Forse poteva renderlo un qualcosa. Invece di mandargli foto di piedi, gli mandava foto di frasi motivazionali…? Thinking. «Il fatto è che… non lo so? Non so chi mi ha fatto del male. O meglio, so che nessuno me ne hai mai fatto. Sono sempre stato un privilegiato. Famiglia amorevole, mezzi e consensi per fare tutto quello che volevo. Eppure…Eh.» Eh. Lo studiò un paio di secondi, annuendo piano per non farlo sentire sotto esame o, peggio ancora, giudicato. Distolse lo sguardo per posarlo sulle proprie dita, conscio di avere quel tipo di faccia che, tendenzialmente, faceva piangere le persone – triste, vero, che bastasse essere interessati agli altri per suscitare commozione? Ah, la vita, che meravigliosa merda. «avere dei privilegi non vuol dire che non ti sia permesso soffrire» piano, delicato. Poteva soffrire dell’avere troppo, come del non avere nulla. Sentirsi soffocato dall’aspettativa di qualcuno che si amava, faceva male quanto la negligenza. Entrare a far parte di una società sapendo di essere trattati in maniera differente, rendeva diverso ogni rapporto con gli altri, perché creava una gerarchia specifica. «cosa ti ha fatto male?» corresse allora, sinceramente curioso.
    La prima parte della presentazione, ebbe senso. Poi, dalle labbra del ragazzo scivolò tutto il resto, e Stiles rimase intrappolato come una mosca nella ragnatela delle ansie dell’ex Tassorosso. Mano compresa, ancora stretta in quella di Hugo. «Sinceramente avrei volute continuare a usare lo studio come modo per sfuggire alle responsabilità e al mondo degli adulti, ma ora come ora frequentare un’università babbana sarebbe come attaccarsi sulla schiena un tiro al bersaglio, quindi… quindi sono disoccupato. E terrorizzato. E inutile. E… stanco. Il che non ha senso, dato che passo le mie giornate senza combinare nulla. Però non credo di essermi mai sentito così stanco.» Una pausa. Lo Stilinski abbassò lo sguardo fra le loro dita, sollevandolo poi sul viso dell’altro. «scusa» Lasciò la presa con un sorriso divertito, abbandonandosi poi nuovamente contro lo schienale della sedia.
    «te ne intendi di videogiochi?» domandò, perché era importante sia nella discussione, che per avere qualsivoglia relazione con lui. Le basi, cazzo. «in pratica, solitamente, sono strutturati in modo che tu possa passare al livello successivo solo quando hai acquisito abilità o conoscenze in quello precedente. C’è chi prova ad affrontare il boss finale anche senza preparazione, chi raccoglie il materiale per superarlo senza doversi allenare prima, e chi, come te, pensa sempre di non essere pronto, ed allora continua ad addestrarsi.» si strinse nelle spalle, puntellando poi l’indice sul tavolo. «sei bloccato di fronte alla lega pokèmon» Un saggio. Un profeta. Anche lui sulla via per i dieci comandamenti: cazzo in culo non fa figli, eccetera eccetera. «hai solo bisogno di… una spinta.» Lo osservò di sottecchi, inspirando ed ergendosi in tutta la sua moderata statura – aka, fingendo di avere una postura eretta, come un essere umano funzionale. «sei stanco perché non hai un obiettivo reale. Ti lasci trascinare dal flusso come un materassino, aspettando che le cose succedano e basta, ma nessuno vince la lega per te. Quindi. Se vuoi continuare a studiare, ci sono diverse accademie magiche pronte ad accoglierti, a seconda del campo di interesse. Funziona solo se non lo usi come metodo per procrastinare, però: ti serve un indirizzo che ti dia, mh, pozioni in più per affrontare pokemon di livello molto più alto del tuo. altrimenti, ha giusto riaperto da poco un centro per l’impiego. Possono aiutarti a trovare un lavoro che sia adatto alle tue necessità. Cosa ti piacerebbe fare?» Una pausa.
    Un’occhiata molto, molto paterna, e non in a daddy way. «morire non vale. Non è divertente come sembra, in ogni caso» finger guns!
    gif code
    26 y.o.
    psychowiz
    soulbruh
     
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7 replies since 25/6/2023, 20:20   214 views
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