Imagine for a minute the way that I'd be living if only I could

stiles ft. hugo, ciao sara! adieu!

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  1. walking contradiction.
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    Spolliciometro
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    HUGO COX
    You finally met your nemesis
    Disguised as your fatal long-lost love
    So kiss it goodbye
    Until death do we part
    Chiaramente, quello non era un appuntamento. Non solo, e non tanto, perché Hugo non ne aveva mai avuto uno, non davvero (e qualcosa gli diceva che avrebbe continuato a non averne), ma soprattutto perché Andrew Stilinski non lo meritava. No, non è che non meritasse un appuntamento (anche se rischiava di far sparire chiunque, o così gli avevano detto), anzi, solo amore per lui (cosa? Cosa), ma non meritava un appuntamento con Hugo.
    Nessuno meritava un appuntamento con Hugo.
    Nemmeno Dominic.
    Per cui, quello non era un appuntamento. Hugo ne era perfettamente consapevole, ma, come sempre, la sua mente continuava a giocargli brutti scherzi, che lui avrebbe imputato, al solito, alla depressione, pur sapendo che la realtà era ben diversa. Certo, tante cose nella sua vita avrebbero potuto essere diverse senza la malattia, ma il problema principale era e restava sempre uno solo: Hugo Cox. L’aveva persino dichiarato a gran voce, all’ultimo Oblinder: I’m the problem.
    E lo era davvero.
    Di conseguenza, anche se non era un appuntamento, si sentiva in colpa. Che fosse un’uscita tra amici (anche se, povero Stiles, nemmeno quello gli augurava, sebbene Nathan meritasse di non portare quella croce da solo) o una seduta di terapia gratuita, il succo rimaneva sempre lo stesso: l’ex tassorosso aveva scelto di passare del tempo con lui. C’era evidentemente del masochismo in quella mossa, era una decisione presa da qualcuno che non stava tanto bene. Lo stereotipo non vuole forse che gli strizzacervelli diventino tali perché sono i primi a non essere del tutto a posto? Ecco.
    «E quindi.»
    E quindi cosa? Hugo Cox che si concentrava egoisticamente solo e soltanto su sé stesso per non pensare a, be’, tutto il resto?
    Assolutamente sì.
    Non per niente era l’inetto per eccellenza. Tutta la sua famiglia, nessuno escluso, era scesa in guerra. D’accordo, Adam no, ma aveva le sue ragioni ed erano giusto un tantino più sensate dell’incapacità di schierarsi del fratello. Hugo era bravo a riempirsi la bocca di mille parole (o così gli piaceva pensare), a fare discorsi su discorsi su cosa fosse giusto e cosa sbagliato, a disquisire su libertà e democrazia; era, insomma, un perfetto prototipo di PD. Ma quando c’era da sporcarsi davvero le mani, da agire… si bloccava. Letteralmente. Il criceto già di per sé mezzo morto che aveva al posto del cervello stramazzava a terra e ci rimaneva per giorni e giorni.
    Come sempre, Hugo aveva guardato gli altri vivere.
    E morire.
    Il mondo adesso faceva ancora più schifo, ed era anche colpa sua. Non che le cose sarebbero cambiate, è ovvio, se per una volta avesse agito, invece di rimanere in disparte; tuttavia, avrebbe potuto dire di averci almeno provato. O avrebbe smesso di provarci e basta.
    Perché Hugo era un codardo, e non voleva davvero morire.
    Ma non sapeva vivere.
    «da ragazzo lavoravo qui»
    «Mi dispiace.»
    Era sincero, Hugo. Sapeva per esperienza diretta quanto fosse orribile lavorare a contatto con il pubblico (e in generale stare con la gente, suo malgrado). Ma poi in un pub? Sempre pieno di gente? Un incubo vero. «Spero che almeno la paga fosse buona.» Ma aveva forti, fortissimi dubbi a riguardo.
    «che esperienza. Un po’ mi manca» Hhhh.
    «Allora sei davvero un po’ masochista.» Cosa? Cosa. «Voglio dire.» Tossicchiò, sorridendo imbarazzato, e abbassò lo sguardo sulla tazza di tè, dove prese a muovere su e giù lo stantuffo per l’infusione. «Con il tempo si tende a… romanticizzare tutto. O almeno. Io lo faccio decisamente un po’ troppo spesso.» Con un piccolo sospiro, rialzò lo sguardo verso lo psicomago, tornando a rivolgergli un mezzo sorriso. «Subito dopo Hogwarts ho lavorato tre mesi in un negozio di vestiti per bambini. Io», si indicò, derogatory, «sì, lo so, fa già ridere così. È stato… orrendo?? Sotto tutti i punti di vista?? Eppure…».
    Eppure, eh.
    «Anche a me delle volte manca. Perché era… un tempo più semplice.»
    Era giovane.
    E non c’era appena stata una guerra.
    gif code
    23 Y.O.
    INEPT
    HALF BANANA
     
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7 replies since 25/6/2023, 20:20   214 views
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