(I Can’t Get No) Satisfaction

circa 2012 | @ bagno dei prefetti | ft. tyler

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    L’espressione che Tyler riservò ad Adam, quando il minore riaprì pigramente gli occhi, strizzando le iridi azzurre dietro palpebre pesanti e palesemente sognanti, fu una di completa e innegabile indifferenza. Se non fosse stato per le successive parole, che pur provandoci non riuscì a trattenere, si sarebbe potuto dire che Tyler non avesse nemmeno prestato attenzione ai gesti inconfondibili di Adam, nella vasca. Eppure dovette parlare, fu letteralmente più forte di lui: un bisogno quasi primordiale, che sentiva sempre quando dall’altra parte delle sue parole fredde e velenose c’era il Cox.
    «cosa c’è, i tuoi… rendez-vous ti lasciano insoddisfatto, al punto di dover ricorrere alla tua stessa mano per un po’ di piacere, Cox?» Era caduto davvero molto in basso, c’era poco da dire o fare a riguardo. Gli lanciò anche un mezzo sorriso di scherno, le braccia ancora incrociate al petto e nella mente l’immagine di nonna Wood con il grembiule a fiori che agitava, tutta alterata, il mattarello con cui aveva steso poco prima la sfoglia per la torta di mele — un’immagine pietosa, ma di cui il serpeverde aveva assolutamente bisogno per evitare che il cavallo dei pantaloni diventasse troppo stretto al pensiero di dove stesse riposando, proprio in quel momento, la mano del tassorosso immerso fino al collo. Non si sarebbe fatto fregare, o peggio, trascinare in quella situazione dal biondo.
    «Da quando sei così informato sui miei movimenti? E ti importa dei miei voti?» E non avrebbe neppure abboccato alle sue provocazioni. «Non mi sono “informato”,» gli rispose, con fare pratico e tagliando corto la questione, «è stata Rita a condividere con me i vostri programmi, nella futile speranza che potesse interessarmi qualcosa, tsk.» O forse nella speranza che si sarebbe unito a loro, magari.
    Nel dubbio, Tyler non aveva concesso né la prima, né la seconda.
    Evitò anche di rispondere riguardo la (tragica) situazione scolastica del tassorosso: sapevano entrambi che rimanesse ancora a galla solo per l’aiuto costante di Daisy, e quello un po’ più riluttante di Tyler stesso. «Non è così strano, sai.» Lo rimbeccò, facendogli presente che «passi davvero un sacco di tempo con mia cugina, purtroppo.» Volente o nolente, Tyler era destinato a sapere molto più del Cox di quanto desiderasse.
    Che poi dovesse convincere se stesso che non gli importasse così tanto, era un altro discorso.
    «Hai finito?»
    La voce sicura di sé dovette arrivare in qualche modo alle orecchie di Adam, perché finalmente alzò lo sguardo per incontrare il suo, e Tyler inarcò un sopracciglio, in attesa — del responso di quella radiografia improvvisata. «Se sei alla ricerca di altro materiale per le tue fantasie ad occhi aperti, non è qui che lo troverai.» Bugia, e lo sapevano bene entrambi: non c’era nulla, sotto la divisa, che Adam non avesse già visto più e più e più volte.
    Ma la consapevolezza che, alla fine della fiera, Adam Cox sarebbe sempre tornato , da lui e solamente da lui, lo fece sorridere compiaciuto. Il biondo era davvero troppo prevedibile; e Tyler troppo egocentrico per vedere qualsiasi altra verità.
    «Due minuti sono sufficienti per fare tante cose…» Ancora una volta, sorrise beffardo, prendendo in giro Adam. «Sì, lo so benissimo che sei incredibilmente veloce.» Derogatory, sempre e solo derogatory. «Rimane il fatto che tu qui non possa starci.» Ed iniziò a contare, come si faceva con i bambini — perché davvero, Adam Cox era solo un bambinone un po’ troppo cresciuto.
    Ed infatti, Tyler lo osservò immergersi nell’acqua proprio mentre lui iniziava a contare, e roteò gli occhi al cielo. Non era un suo problema, si ripeté: era un prefetto, aveva tutto il diritto di denunciare quell’effrazione.
    «…due.» Serrò le labbra quando il minore emerse ricoperto di schiuma, e gli rivolse un’altra occhiata priva di alcuna espressione. «Temo che il record mondiale di apnea vada leggermente oltre i due minuti, se era questo ciò che stavi cercando di dimostrare…» Annunciò, senza scomporsi quando lo vide issarsi su dal bordo piscina; in realtà un po’ era sorpreso, Adam non era di certo un tipo atletico, era un miracolo che non fosse scivolato battendo le chiappe nude sul pavimento. Peccato.
    «Ops. Ho dimenticato l’accappatoio… Non posso bagnare i corridoi, rischierei la sala torture…» L’istinto di dargli una spinta e ributtarlo nella vasca fu molto,ma Tyler si trattenne. «Stai bagnando ovunque.» Indicò le proprie scarpe, senza però abbassare lo sguardo, nella testa ancora l’immagine della nonna incazzata che sbraitava. «I due minuti sono scaduti.» Con un colpo di bacchetta, appellò i vestiti del biondo e gli schiaffò il fagotto contro il petto. «Fuori di qui, hai un sacco di altri bagni dove continuare il lavoro interrotto.» Le labbra si piegarono in un sorriso perfido, conscio che l’altro non doveva trovarsi in una posizione comoda in quel momento, e deciso a tormentarlo il più a lungo possibile. Perché infondo era così che funzionavano, no?
    Si allontanò di un passo, dunque, senza dargli le spalle, e allentando con movimenti calcolati il nodo della cravatta. «Come ho già detto, questo bagno è riservato ai prefetti e ai caposcuola.» Lo osservò con sguardo carico di intenzioni, sciogliendo definitivamente il nodo e iniziando a giocare con i bottoni della camicia. «Tu non rientri in nessuna delle due categorie, Cox. E non ti coprirò le spalle mentendo per te. Non dirò di averti invitato io, lo sai vero?» Nel frattempo, aveva già liberato tre bottoni dalle asole, lasciando la camicia parzialmente aperta sul petto.
    Solo a quel punto si voltò, per raggiungere le panchine e posare lì, in maniera ordinata, la divisa che avrebbe sfilato di lì a poco: ci mancava solo che finisse a terra e si sporcasse, ugh. Dopo qualche passo, guardò oltre la propria spalla, in direzione del Cox. «Quindi? Sei ancora qui?» Tyler poteva continuare a fare quel gioco per ore.
     
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