(I Can’t Get No) Satisfaction

circa 2012 | @ bagno dei prefetti | ft. tyler

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    Erano passati giorni e Tyler Wood continuava a non sentirsi in colpa nemmeno un po'.
    Zero.
    Non c'era stata nemmeno una traccia di pentimento nelle sue parole quando aveva confrontato Adam, né dubbio nello sguardo scuro che aveva rivolto al tassorosso quando gli aveva ricordato, per l'ennesima volta, che pretendere qualcosa, o sperare di poter etichettare quello che c'era tra loro, non era solo inutile, ma era anche una perdita di tempo per entrambi.
    O meglio, per il serpeverde di sicuro, visto che lui, al contrario di qualcun altro, aveva davvero cose da fare.
    Non era la prima volta – e non sarebbe stata l'ultima – che affrontavano quel discorso; e ogni volta le loro posizioni non accennavano a cambiare, Tyler sempre rigido nella sua, fermo e solido; Adam più morbido, ottimista, sempre convinto che “questa è la volta buona”. Come se potesse davvero bastare una discussione del genere per far cambiare idea al serpeverde: ecco, proprio quella ingenuità dimostrata dal Cox, rendeva palese agli occhi di Tyler quanto poco lo conoscesse, e quanto invece proiettasse le proprie convinzioni su una relazione che, di relazione, non aveva nulla. Una scopata nelle serre o in un'aula vuota, di tanto in tanto, non li rendeva una coppia; il fatto che il cuore di Tyler battesse un po' più forte ogni volta che il tassorosso lo stringeva a sé, non significava nulla.
    Tyler Wood sapeva esattamente ciò che voleva, e ciò che voleva non era una relazione. Non a diciassette anni, non con tutto il futuro ambizioso che si era prefissato ancora da realizzare, e non di certo con Adam Cox, inaffidabile e caotico, imprevedibile, sregolato. Ty aveva dei principi solidi, degli ideali ferrei, e un carattere che non ammetteva sbavature o imperfezioni: Adam rappresentava tutto quello che il prefetto verde-argento non era, e che non poteva accettare.
    E Adam lo sapeva.
    Come poteva perciò pretendere che definisse quella cosa tra loro come qualcosa di più di qualche booty call quando strettamente necessario? L'immaturità dimostrata dal Cox lo lasciava sempre più basito. Il fatto che condividessero l'affetto di Rita, poi, sembrava aver convinto il tassorosso dell'inevitabile destino che li univa: tsk, era una cosa ridicola. Ma nemmeno Tyler poteva negare che la presenza di Margarita nella loro vita creava una sorta di collante — e comportava anche un problema perché Tyler sapeva benissimo di dover condividere necessariamente la cugina anche con il tassorosso, e che quello era uno dei tanti motivi per cui, pur volendo, non avrebbe mai potuto tenere Adam Cox fuori dalla sua esistenza. Erano legati da un filo invisbile ma resistente, e un po' quella cosa faceva girare le palle del serpeverde: che cosa ridicola.
    Va da sé, dunque, che lo mandasse in bestia il modo in cui Adam continuava comunque a provarci, imperterrito, testardo e immaturo, come se volesse a tutti i costi averla vinta; e lo indispettiva ancora di più sapere che non poteva confessare quelle cose a Rita, essendo la cugina troppo vicina anche al Cox. Ancora una volta, era solo con i suoi pensieri, Tyler; l'unico su cui potesse fare affidamento era – e sempre sarebbe stato – solo se stesso.
    Non riusciva a togliersi di dosso la sensazione, però, che quella volta fosse diverso: il modo in cui Adam non aveva insistito, il silenzio sulle labbra morbide del tassorosso, lo sguardo azzurro impossibile da decifrare... Erano delle novità. Delle spiacevoli novità, a detta di Tyler, che negli anni aveva imparato a conoscere ogni sfumatura del carattere irrequieto del biondo, e ogni microespressione che nasceva sul suo viso. Non poterlo leggere, in quel caso, lo infastidiva in maniera incredibile. Non che l'avesse lasciato intendere al Cox, ovvio: si era dimostrato freddo ed impassibile (senza riuscirci, perché Tyler non era l'unico che, col tempo, aveva imparato a leggere l'altro; valeva anche il contrario) e non aveva battuto ciglio quando alle sue orecchie da comare era giunta la voce che Adam Cox si fosse portato a letto chissà chi, e fossero stati beccati mentre uscivano dal loro nascondiglio (non così) segreto. A detta di Tyler, era tutto un piano del tassorosso: farsi scoprire di proposito in modo che la voce arrivasse anche al Dito Supremo TM, che viveva di gossip nella stessa maniera in cui le fatine vivevano di applausi.
    (O forse quella era Rachel Berry. Mi si mescolano le analogie nella testa.) (Ma non importa.)
    Doveva dargli atto che, come piano, fosse ben congeniato e idealmente perfetto: ma il Cox aveva tralasciato un particolare non indifferente, ovvero che a Tyler Wood non interessava assolutamente se Adam Cox si scopava altre persone, era libero di fare ciò che voleva e non sarebbe stato di certo lui a tarpargli le ali, figuriamoci.
    E non era affatto geloso.
    Se in quegli ultimi giorni aveva evitato sia Adam che Rita era solo perché aveva cose più importanti a cui pensa, come... Beh, sì, fare il suo lavoro da prefetto, per esempio. Che comprendeva anche delle sacrosante pause e dei bagni rilassanti, ogni tanto. Se le meritava.
    Ciò che non si era aspettato, entrando nel bagno riservato ai prefetti, era di beccare qualcuno che una spilla con una simile importanza e autorità non l'aveva mai vista nemmeno con il cannocchiale. «Dammi un motivo per non riportare la tua effrazione, e per non spedirti in sala torture, Cox Nello sguardo scuro di Tyler non si leggeva nulla, se non incredibile fastidio: avere a che fare con Adam proprio in quel momento era l'ultimo dei suoi pensieri, e decisamente non quello che aveva sperato chiudendosi alle spalle la porta del bagno. «Credevo stessi studiando con Rita.» Avrebbe dovuto essere in biblioteca con lei, non nudo sotto lo sguardo malizioso della sirena. «Non puoi stare qui.» Ma non lo sconvolgeva più di tanto trovarlo esattamente dove non avrebbe dovuto stare; e il Wood sospettava ci fosse lo zampino della sua cara cugina, in tutto quello. «Rimedia una spilla da prefetto e ne riparliamo.» Tanto Tyler lo sapeva che Adam non aveva assolutamente le carte in regola per essere eletto, mica come lui.
    Lasciò cadere l'asciugamano ai propri piedi, la divisa ancora perfetta come se gli fosse stata cucita addosso, incrociando le braccia al petto. «Hai due minuti per uscire dall'acqua, rivestirti specifica doverosa: non sarebbe stata la prima volta che Adam Cox andava in giro per il castello con tutte le grazie al vento, voleva evitare un ripetersi della scena, «e andare via.» Due minuti concessi solo come favore personale a Margarita: l'avrebbe insultato come la camionista che fingeva di non essere, se una soffiata di Ty avesse sbattuto di nuovo Adam in sala torture. Come se non le piacesse, poi, giocare a fare la crocerossina e curare tutte le ferite del Cox, bah.
    «Uno...» e si mise a contare, perché Adam Cox andava trattato esattamente come il bambino che era.
     
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