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post quest | ft. Bye | @ appartamento di Kyle

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    Nascosto dietro gli enormi occhiali protettivi, Kyle alzava solo lo sguardo, senza muovere un muscolo, di tanto in tanto per accertarsi che l’inaspettato ospite fosse ancora lì. O, forse, sperando che fosse magicamente sparito nel breve tempo in cui non aveva controllato che non stesse combinando casini nel suo appartamento-slash-laboratorio.
    Quando avevano suonato al campanello, qualche ora prima, si era aspettato di trovare chiunque e allo stesso tempo aveva pregato di non trovare nessuno — ah, la dualità dell’essere. E invece ci aveva trovato un Minkyung con lo sguardo basso e le dita intente a distruggere i fili dei polsini della maglia. Lo aveva guardato, confuso, per qualche istante, e solo alla fine gli aveva domandato se si fosse perso. Una domanda lecita, ok?! Erano compagni di ribellione, fratelli d’armi, ma non erano mai stati amici; Kyle poteva contarli sulle dita di una mano, e di certo non per colpa degli altri. Non riteneva necessariamente di essere lui il problema, ma di certo ne era la causa. Quindi, scusate tanto, se aprendo e trovandosi di fronte lo special aveva avuto un momento di dubbio più che giustificato. C’erano così tanti posti dove Bye potesse andare: il ristorante (sì, ma lo stavano sistemando dopo un mese di negligenze), la nuova base (che gli altri ribelli stavano provvedendo a spostare, in luce dei nuovi eventi), casa di JD (sempre che l’altro volesse vedere qualcuno, in quei giorni — Kyle non era il tipo di persona da informarsi e chiedere, figuriamoci), oppure letteralmente ovunque, sapete. Ma casa sua? L’ultimo posto al mondo.
    Però oh, l’aveva comunque fatto entrare! Perché Hiro (sì, Kyle era andato a riprendersi il cane non appena tornato in Inghilterra, le priorità) aveva accolto la venuta del Choi con le stesse feste con cui accoglieva Kyle quando gli piazzava davanti una ciotola piena zeppa di croccantini — perciò eh, aveva compagnia, quel giorno.
    Terribile, aiuto?
    Troy, dove sei.
    (No, davvero: dove sei.)
    Babysitter accidentale, un incubo.
    Avrebbe fatto meglio a rimanere al QG e dare il suo contributo lì — ma, in quel momento, aveva ritenuto che tutte quelle sedie vuote e il clima concitato dell’ennesimo trasloco fossero un po’ troppo per la sua psiche già provata. Era tornato a casa, con la scusa di avere cose importanti per i ribelli da ultimare lì. Non davvero una scusa, in effetti. Kyle ci stava provando a rendersi utile, ma c’era poco che potesse fare.
    Non si era trovato diretamente faccia a faccia con Abbadon, nella radura di Stonehenge; non aveva visto come, e in che maniera, la sua magia aveva prosciugato quella di maghi e streghe, o di come li avesse infettati con un altro tipo di potere, primordiale e arcano. Non c’era stato, e tutto quello che aveva erano racconti, e cicatrici sulla pelle che raccontavano una storia che il Kang non voleva ascoltare. Non c’era stato, e per di più non era un biologo, o un chimico, o un pozionista. Lui capiva la tecnomagia, e basta. Ed era con quella che voleva provare a risolvere il problema; ma non c’erano circuiti abbastanza potenti per invertire la marcia, o per far tornare le cose com’erano prima.
    Non avrebbe ridato a JD la possibilità di riavere la sua magia con qualche gingillo magico, quella volta. Non poteva farci nulla. E non poteva aiutare le ombre — sempre di più, e quasi tutte del loro schieramento. Tutti ribelli.
    Avevano perso in maniera così spettacolare che era persino impossibile non piangerci un po’ su.
    Kyle non l’aveva fatto, figuriamoci.
    Aveva solo stretto le labbra in una linea dura, e si era rimesso a lavorare. La testa sempre persa nei suoi progetti, perché quella era l’unica cosa che sapesse fare.
    E poi era arrivato Bye.
    Bye, che Kyle andò a cercare nuovamente con lo sguardo, e che trovò ancora lì, appollaiato sul divano, ad accarezzare Hiro.
    Se aveva parlato, in quegli interminabili minuti, Kyle non lo sapeva; forse gli aveva risposto con frasi assolutamente impersonali e vaghe abbastanza da stare bene un po’ con tutto, ma non aveva davvero partecipato attivamente alla conversazione. Figuriamoci.
    Ma ora era stato beccato ad osservarlo, e si sentiva un po’ a disagio. Nella sua stessa casa. Alzò gli occhiali protettivi sulla fronte, e passò una mano guantata sul viso stanco.
    Non dormiva da giorni, ma non gli serviva dormire; gli serviva trovare una soluzione che, fino a quel momento, non aveva nessunissima voglia di palesarsi. «Hai fame? Ho dei cereali.» L’unica cosa che, in quel mese di assenza, non era marcita nella sua dispensa. Il latte, manco a dirlo, non ce lo aveva.
    Senza aspettare una risposta dal minore, arrivò in cucina e riempì generosamente una ciotola con abbastanza cereali da farne cadere un po’ a terra; Hiro, affamato come al solito, non ci pensò due volte prima di abbandonare il Choi e correre a ripulire dalle briciole. Kyle lo prese come un segno che spettasse a lui, adesso, avvicinarsi al pirocineta. Ma non troppo.
    Mise la ciotola sul bracciolo del divano, e poggiò il fianco contro la parete lì accanto. Avrebbe dovuto dire qualcosa, no? Sì, ma non sapeva cosa, perciò rimase in silenzio. Era più facile quando, dall’altra parte, c’era qualcuno che, nei silenzi di Kyle, ci sapeva stare. Bye? Ehhhh, chi lo sa.
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    Ti sei perso? gli aveva chiesto Kyle appena aprì la porta e se lo trovò di fronte. Lui dal canto suo, non aveva saputo cosa rispondere. C'era mai stata una volta nella quale non si fosse perso? Minkyung era costantemente perso e aveva fatto dei suoi amici la sua stella polare, si aggrappava a loro come se la sua vita dipendesse da quello e in realtà sapeva fosse così. Senza di loro non sarebbe mai potuto andare da nessuna parte. Era stato più facile quando erano piccoli, ora mentre tutti sembravano crescere attorno a lui, Minkyung si sentiva ancora il piccoletto del gruppo, rimasto bloccato agli anni d'oro. Hyunjin e Jaeyong avevano la loro vita assieme, Mudeom era la solita ombra e non si erano lasciati in buoni rapporti, non aveva ancora sentito Sehyung da quando la guerra era terminata, Hoseok era partito lasciandolo completamente da solo, rendendo quello che era sempre stato un appartamento caldo e accogliente con la sua presenza, un luogo troppo grande per lui, vuoto e freddo e infine Joonho... Minkyung aveva il terrore potesse odiarlo ora che la sua magia gli era stata tolta con la forza, che guardandolo, il Kim rivedesse in lui se stesso e ciò che aveva perso e lo odiasse. Molte delle persone presenti a Stonehenge che avevano combattuto contro Abbadon ne erano usciti special, altri sembrava avessero perso completamente la magia diventando babbani e nel peggiore dei casi, altri, erano diventate ombre, causando morte e distruzione a propria volta. Non aveva trovato il coraggio di andare a trovarlo temendo il rifiuto e così era arrivato a presentarsi davanti alla porta del Kang con il quale durante quei mesi aveva passato più tempo e aveva già avuto modo di doverlo sopportare abbastanza. Pensava di poter andare in vacanza ora? Troppo facile. Quindi, sì, la risposta era proprio sì. Era perso, era solo, si sentiva solo e aveva bisogno di qualcuno perchè non era abituato a vivere da solo, a non dipendere dagli altri e la paura di esse lasciato da solo l'aveva assalito appena aveva messo piede nel suo appartamento. «ti dispiace se rimango da te per un po'?» chiese senza rispondere direttamente alla domanda, o dare un'indicazione di tempo più precisa, osservandosi ancora le punte dei piedi in imbarazzo e torturando i polsini della maglia. Non era stato Kyle il primo ad accoglierlo, bensì Hiro, il suo cane, che gli aveva dedicato le miglior feste e al quale Bye aveva dedicato le migliori coccole. Perchè se le meritava, perchè anche lui ne aveva bisogno. Forse avrebbe preso anche lui un animale da compagnia ora che Hoseok lo aveva lasciato e con lui anche la sua fenice. Non previde la leccata in faccia che ne seguì e arricciò il naso, pulendosi il viso con le maniche della maglio, un sorriso naturale a dipingersi sul volto. Bye era ancora lì, appollaiato sul divano, a coccolare e farsi coccolare da Hiro, entrambi bisognosi di attenzioni, creavano un bel quadretto lì sul divano. In disparte, Kyle, li aveva lasciati fare. A lui, niente coccole. Era una regola non scritta che stava cercando di mantenere. Aveva già fallito numerosissime volte e ogni volta probabilmente Kyle avrebbe voluto ucciderlo o per lo mano scrollarselo di dosso. Probabilmente presentarsi lì era stato un'errore ma Bye sperava la situazione potesse evolversi in meglio. Alzò lo sguardo verso Kyle continuando ad accarezzare Hiro ed incontrò lo sguardo del ragazzo. Forse le coccole di Hiro le voleva e lui gli aveva appena fregato l'unica cosa che gli desse sollievo. «l'ho monopolizzato hai ragione» ma come si faceva a smettere di coccolarlo? Lo vide alzare gli occhiali sulla fronte svelando le occhiaie di chi non dormiva da giorni e che non aveva passato altro che notti insonni torturandosi fino allo stremo. Si morse l'interno della guancia per evitare di parlare a sproposito. Era già tanto che l'altro lo avesse accolto in casa sua e gli stesse tenendo compagnia a suo modo. Magari non lo stava dimostrando ma Bye lo aveva apprezzato tantissimo. «hai fame? ho dei cereali.» ma Kyle non aspettò la sua risposta per alzarsi e sparire in cucina per recuperarli dalla dispensa e riempirne una ciotola. Hiro, fu attirato da qualche cereale caduto per terra e Bye, lasciato solo, portò le gambe al petto osservandosi attorno. Poco dopo Kyle tornò con una ciotola piena di cereali e la appoggiò sul bracciolo mentre lui si appoggiò alla parete lì accanto. «grazie mille. tu non ne vuoi un po'?» chiese alzando la ciotola verso di lui, aspettando ne prendesse una manciata. Sicuramente non aveva dormito ma mangiato? era proprio un figlio triade. insonne e con unica fonte di cibo i cereali julie «scusami se ti sto disturbando, non sapevo a chi altro rivolgermi» arricciò le dita dei piedi sul divano. «non è stato bello rimanere soli dopo tutto quello successo» non era durato più di pochi minuti prima di sentire il bisogno di abbandonare quella casa per vagare per strada in cerca di qualcuno. Quando era da solo la sua mente prendeva il sopravvento, il panico gli scorreva nelle vene e non sapeva funzionare, andava un po' in corto circuito. Gli si erano insinuate nella mente immagini orribili vissute in quei giorni, le grida, gli era venuto in mente anche come avesse perso più di una volta il controllo sul proprio potere e come, nonostante fossero passati tutti quegli anni, fosse incapace di controllare a pieno il suo potere ed essere costretto a girare con dei guanti ignifughi per non abbrustolire le persone a caso. Quest'ultimo pensiero l'aveva riportato agli anni dei laboratori, il terrore che aveva provato e come tutto quello stava per diventare la normalità. Anche le altre persone dovevano sentirsi come lui, quindi perchè non passare del tempo insieme per aiutarsi a vicenda?

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    «l'ho monopolizzato hai ragione»
    Aprì la bocca per ribadire che non aveva detto assolutamente nulla, e poi la richiuse. Non gli dispiaceva che Hiro si lasciasse coccolare da Minkyung, e non era nemmeno strano che preferisse la compagnia degli improvvisi – seppur rari – ospiti della baracca, ma di solito gli ospiti erano... Beh, Zac. Fine. E non lo preoccupava nemmeno la facilità con cui Bye aveva conquistato quel viziato di un labrador, buon per lui; gli faceva solo... Strano.
    Una sensazione che passò in fretta, il tempo di abbassare nuovamente lo sguardo sul piccolo schermo digitale con cui stava armeggiando, ed aveva già archiviato quella questione: Hiro se le meritava, quelle attenzioni, perché per quanto Kyle potesse amarlo, molto spesso perdeva più tempo chino sopra il tavolo da lavoro che appollaiato accanto a lui. Lo amava, era forse l’unico vero amico che avesse al mondo, e si rispettavano a vicenda; ma il Kang era troppo distratto e poco attento a tutto quello che non fosse lavoro, e spesso peccava di negligenza nei confronti di ogni altro aspetto della sua vita.
    Non rispose al minore, e lo lasciò fare, fino all’ultima – e definitiva – pausa per quel pomeriggio; era inutile continuare a perdere la testa su un problema che non riusciva ad analizzare, figuriamoci quindi se potesse risolverlo! Aveva bisogno di una pausa e di solito quelli erano i momenti in cui chiamava Hiro a sé per fargli grattini dietro le orecchie — mentre lui, sguardo fisso nel vuoto, rimaneva comunque con la testa al problema.
    O, per meglio dire, problemi; non era mai uno solo. In quel periodo, poi, erano ancora di più.
    Offrì la merenda al (bambino) pirocineta, e scosse la testa quando lui la rioffrì di rimando. «scusami se ti sto disturbando, non sapevo a chi altro rivolgermi»
    Mh.
    HHHHH.
    «non t— »
    «non è stato bello rimanere soli dopo tutto quello successo»
    Rimase in silenzio, allora, pensando non fosse nuovamente il suo momento di rispondere. Tanto, cosa poteva dirgli? Che a lui, la solitudine, piaceva? Che ci si trovava perfettamente a proprio agio, e che la trovasse rinvigorente? Mh, sarebbe sembrato un po’ rude, da parte sua.
    Si morse la lingua, ed attese.
    Attese.
    Ed attese.
    Ok, quindi poteva parlare, adesso?
    «dicev-»
    «ti dispiace se rimango da te per un po'?»
    Hhhhhh.
    Respirò piano, inalando aria a labbra strette, puntando lo sguardo su Hiro, ora appollaiato nel punto stesso in cui aveva appena banchettato.
    Pensò che gli servisse una spia verde, o rossa, a seconda della situazione, per capire quando fosse il suo turno di parlare; sarebbe stata utile, no? Nessuno avrebbe più aperto bocca al momento sbagliato, o interrotto qualcuno sul più bello.
    O fatto protrarre un silenzio troppo a lungo.
    Quando tornò a guardare Bye, si rese conto di non aver mai risposto alla sua domanda.
    «non preoccuparti» che poteva sembrare poco, ma era tantissimo se concesso da uno così legato ai propri spazi, al punto da considerarli quasi sacri, come il Kang. «come vedi non disturbi,» continuò, indicando con un pollice la postazione appena abbandonata, «riesco a lavorare lo stesso.» perché aveva le priorità molto chiare, Kyle, e i progetti venivano prima di tutto.
    Era, evidentemente, calibrato molto male.
    Strinse le spalle in un’espressione difficile da decifrare, tenendo le iridi scure fisse sul minore. Aveva dato per scontato si fosse fermato al QG anche lui, “per aiutare” con il trasloco — che, al giorno d’oggi, era una scusa come un’altra per evitare di tornare a casa ed affrontare i fantasmi di una guerra finita, ma che non li avrebbe abbandonati molto in fretta. «va tutto bene?» avrebbe voluto chiedergli se avesse sentito gli altri, se avesse sentito JD, perché lui di certo non era riuscito a farlo; aveva mandato solo un messaggio veloce, chiedendogli se avesse già recuperato Sith — mai, neppure una volta, gli aveva domandato come si sentisse.
    Non era una persona perfetta, Kyle, e non sapeva come inserirsi nelle questioni più personali e spigolose; non era fatto per certe morbidezze, o certi gesti d’affetto e apprensione. Non voleva dire che tenesse meno al Kim, comunque: era soprattutto per lui che lavorava incessantemente da giorni per trovare una soluzione e fare un revert di quanto combinato da Abbadon.
    A ciascuno il suo modo di funzionare, immagino.
    Il massimo che potesse a fare, quindi, era accertarsi che almeno il baby del gruppo non stesse soccombendo troppo alle conseguenze di quel conflitto. Alcuni erano più forti di altri, e sebbene Bye ne avesse vissute decisamente molte più di Kyle, di sciagure, il pioniere non riusciva a non pensarlo fragile proprio come un bambino. Poi si ricordava che fosse ribelle da praticamente tutta la vita, che avesse aiutato a far nascere la ribellione in Corea, e che avesse combattuto più battaglie dello stesso Kang, ma eh.
    Still, a baby.
    «vuoi— » cosa, parlare? Non sarebbe stato in grado di fornire il supporto di cui il Choi aveva bisogno, quindi perché chiedere? Non lo sapeva. «—vedere» i cartoni animati «qualcosa in tv?» Era una di quelle a tubo catodico, ma Kyle l’aveva ristrutturata e resa in grado persino di trasmettere contenuti di qualsiasi piattaforma di streaming possibile. Ah! La magitecnologia sì che non lo metteva mai a dura prova!
    Non come *brividini* le persone.
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    L'unico animale che avesse mai avuto era stata la fenice di Kardi che era stata con loro per tutti quegli anni. Ancora ricordava la sua morte davanti ai suoi occhi e come fosse scoppiato in un pianto incontrollato mentre Kardi cercava di consolarlo. Sembrava passata una vita intera ed in effetti era passata circa una decina d'anni. Bye aveva sempre voluto un animale a cui badare ma a stento sapeva badare a se stesso, figuriamoci a un animale che richiedeva ancora più attenzioni, quindi quando andava dai suoi amici e avevano animali, si fiondava su di loro per coccolarli. Era esattamente quello che aveva fatto appena entrato a casa di Kyle con Hiro: si era tuffato sul divano dove lo aveva seguito Hiro e lì aveva trascorso la maggior parte del tempo a coccolarlo, accarezzarlo, dargli i bacini e sussurrargli parole a bassa voce per non disturbare Kyle. L'ultima cosa che voleva era essere buttato fuori da casa sua, in quel momento. «non preoccuparti» Bye lo aveva interrotto almeno un centinaio di volte prima che lui potesse parlare ma ora con in mano i cereali se n'era fatto una ragione e aveva spostato l'attenzione da quel problema. «come vedi non disturbi,» osservò la postazione che Kyle aveva appena indicato e portò un'altra manciata di cereali alle labbra «riesco a lavorare lo stesso.» annuì senza poter dire niente visto che era ancora intento a masticare i cereali. Un ottimo modo per tenerlo occupato e zittirlo. Almeno per un pochino dato che appena finì di masticare la manciata di cereali ingurgitata poco prima, riprese a parlare, mescolando con l'indice i cereali per produrre quel rumore che per lui poteva essere rilassante quanto per gli altri irritante. Solo che quel rumore riempiva un po' i vuoti che si erano fatti largo nella sua mente. Bye era andato ad aiutare al QG inizialmente, per liberare la mente, per stare con le persone, rendersi utile e non rimanere da solo. Inizialmente, appunto. Poi molte persone erano tornate a casa, dalla propria famiglia e lui si era sentito ancora più solo. Perchè una casa con la famiglia lui non ce l'aveva, erano i suoi amici la sua famiglia, perchè casa sua l'aveva vista bruciare sotto le fiamme prima di essere catturato e portato ai laboratori, perchè la sua casa che fino a qualche mese prima era stata occupata, adesso era vuota. Tutti sembravano star provando ad andare avanti, eccetto lui. Ci aveva provato comunque, era andato a casa, aveva fatto un passo dentro casa ora mezza distrutta ed era rimasto immobile sul ciglio della porta in silenzio. Ad accoglierlo non c'erano state le risate di Kardi o uno dei suoi abbracci. Non c'era la musica proveniente dal salone, le luci erano spente, non si sentivano passi o parlottare in casa. «va tutto bene?» Non seppe come rispondere a quella domanda. Stava bene? Fisicamente sì, non aveva riportato gravi ferite, erano stati più gli altri a rimanere abbrustoliti. Mentalmente? C'era gente che era messa peggio, c'era gente che era morta e persone che avevano perso i propri cari. Lui poteva ritenersi fortunato da quel punto di vista. Allo stesso tempo era triste, si sentiva solo e abbandonato anche se non lo era affatto e desiderava attenzioni che agli adulti non poteva richiedere perchè avevano di meglio da fare o altro a cui pensare. Per una volta fu lui a non rispondere, finché si degnò di fare l'unica domanda la cui risposta gli spaventava più di tutto in quel momento. «kyle... tu credi che jd mi odi ora? ogni volta che mi guarderà penserà che ora è come me e gli farà schifo? gli farò schifo?» prese uno dei cuscini sistemati al suo fianco e dopo averlo appoggiato alle gambe, ci affondò la testa. «non sono neanche andato a trovarlo» mormorò con la testa ancora nel cuscino. Gli sarebbe piaciuto tornare indietro e fare a cambio con JD. Tanto lui era già uno special, cosa gli sarebbe potuto succedere di peggio? Non voleva perdere un altro componente della sua famiglia, non voleva rimanere completamente solo. Si lasciò cadere di lato a peso morto e rimase steso lì per qualche minuto senza dir più niente. No, non era morto soffocato. «vuoi vedere qualcosa in tv?» non lo aveva davvero chiesto. Non lo aveva davvero fatto. Povero Kyle. «vediamo qualcosa insieme?» alzò la testa dal cuscino, battendo piano la mano accanto a sé. Ma cosa ne sapeva Kyle. Cosa ne sapeva. C'era un solo modo per vedere i film con lui: seduti sul divano abbracciati a qualcuno o dove potesse almeno appoggiare la testa sulle gambe dell'altra persona.
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    Alla domanda del minore, Kyle non aveva risposto.
    Era rimasto in silenzio, la cosa che gli riusciva meglio (oltre a giudicare gli altri; spesso, le due, andavano a braccetto) e aveva tenuto gli occhi fissi sulla figura del Choi mentre quest’ultimo prendeva il cuscino del divano e provava a soffocarcisi contro. Oddio, non morire, in generale, nella vita, ma soprattutto: non in casa sua. Sarebbe stato poi estremamente difficile spiegare che non era stato lui ad uccidere nessuno, e bla bla bla.
    Stava prendendo tempo, Kyle.
    Usava la crisi di nervi dello special come scusa per non dover affrontare la domanda scomoda che gli era stata fatta, perché se da una parte era certo che il Kim non avrebbe mai potuto odiare nessuno dei suoi amici, men che meno il baby del gruppo, dall’altra non aveva assolutamente idea di cosa passasse nella testa del padre collega in quei giorni; ciò che era successo ad alcuni di loro era paragonabile al lutto, e come per ogni lutto, le reazioni e il modo di affrontarlo erano diverse da persona a persona. Kyle non aveva l’arroganza di credere di sapere come stesse JD, o cosa pensasse di tutti loro in quel periodo; degli special, ma anche di chi, a differenza sua, conservava ancora la propria magia.
    Non lo sapeva — perché non aveva avuto le palle di recarsi fino alla sua porta, bussare, e chiederlo. Proprio come Bye, nemmeno lui era andato a trovarlo; e involontariamente ripensò all’abbraccio che aveva concesso al Kim il giorno in cui Abbadon aveva dichiarato guerra al mondo babbano, e una morsa gli strinse la bocca dello stomaco. Un vero amico avrebbe fatto lo sforzo di andare, mettendo da parte il proprio disagio e dando risalto ai bisogni, o alle attenzioni, altrui. Ma anche lì: come poteva essere certo che a JD avrebbe fatto piacere ricevere visite?! O parlare con qualcuno? E perché avrebbe dovuto parlare con Kyle, quando aveva tanti altri amici.
    A Bye rifilò solo una scrollata di spalle, suggerendo di vedere qualcosa in tv.
    Non si aspettava di certo di essere invitato a unirsi. Ma, in effetti, avrebbe dovuto farlo.
    Osservò il minore picchiettare con la mano aperta il posto libero accanto a sé, braccia ancora incrociate al petto e occhiali tirati sulla fronte. Mhhhh, pass. Poi si rese conto di esser stato già abbastanza rude nei confronti di Bye, perciò sospirò e si avvicinò, per prendere posto sul divano, non senza aver prima fatto una piccola deviazione per afferrare il telecomando della tv.
    Si mise comodo sui cuscini, gambe incrociate e un’ultima occhiata al minore mentre accendeva la tv e attendeva che caricasse la schermata di home. «ricorda la safeword era importante, specialmente perché in guerra i suoi spazi erano già stati invasi più di una volta — ma ok, poteva accettarlo, se a piccole dosi. Non era Bye il problema; il suo bisogno di affetto, o di costante contatto fisico, non era mai stato un problema per nessuno di loro, ma era più facile accettarlo quando c’erano altre persone disposte a ricambiare quegli abbracci, nella maniera in cui il Choi necessitava e meritava. Il massimo che Kyle potesse offrirgli, invece, era una ciotola di cereali secchi e senza latte.
    Sospirò, di nuovo, e poi ebbe l’illuminazione. «Hiro!» poteva usare il cane come distrazione! Come cuscino per Bye! Come separè! Idea geniale. Lo chiamò quindi a sé, con un leggero fischio e un cenno della mano, mentre sullo schermo apparivano finalmente le prime icone per selezionare i programmi tv, o le cartelle con film e serie tv. Si, anche Kyle era un pirata dello streaming. Senza dire una parola, allungò il telecomando verso Bye e lo invitò a fare da sé, scegliendo il contenuto che preferiva, mentre lui ne approfittava per fare i grattini dietro le orecchie pelose del labrador.
    Dopo qualche istante di silenzio, osservando i titoli scorrere davanti ai suoi occhi senza vederli, parlò. «JD non ti odia» almeno quello, Kyle era certo di saperlo; «non potrebbe mai odiarti, o pensare che tu faccia schifo» ancora una volta, non cercò lo sguardo del minore, parlando; erano riflessioni ad alta voce, le sue, come spesso gli capitava di fare quando doveva analizzare un problema.
    «È un momento delicato, di cambiamenti imprevisti e non desiderati, non posso dire di sapere esattamente cosa sta pensando— o provando... ma so», e non c’era alcuna traccia di ombra, o dubbio, nel tono del Kang, «che non potrebbe mai guardare te, o Hyunjin, pensando che faccia schifo essere come voi. O che facciate schifo voi.» Rimanevano la sua famiglia, no? E aver perso tutto non avrebbe mai potuto cambiare quello, nemmeno vivendola con il peggiore degli stati d’animo.
    Solo allora, alla fine di tutto, colpevole, posò le iridi scure su Minkyung. «Nemmeno io sono andato a trovarlo» e, ancora peggio, aveva fatto il possibile per non farsi mai beccare neppure al QG. Non ne andava fiero, ma aveva avuto le sue ragioni — ovvero: la mancanza di qualsiavoglia forma di social skills con cui confortare il Kim. «Ma se vuoi, puoi mandargli una foto di Hiro, secondo me apprezzerebbe.» E in cambio magari ne avrebbe mandata una di Sith?! Win–win?!
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    Kyle non gli rispose. Non continuò a tampinarlo con le sue domande e rimase semplicemente con la testa affondata nel cuscino. Stava bene. Ogni tanto aveva il bisogno di farlo o sarebbe esploso... anche letteralmente. Rialzò la testa solo quando Kyle gli propose di vedere un film, accettando addirittura di unirsi a lui. «ricorda la safeword.» Bye, la cosa della safeword non l'aveva mica capita. Doveva usarla lui per chiedere il permesso? O era Kyle che l'avrebbe usata per bloccarlo quando stava superando un limite? Annuì ma era un po' come quando dei professori parlano di qualcosa già affrontato in passato e che sono le basi concettuali per capire il discorso ma non ricordi niente di tutto ciò e per non fare la figura dell'idiota sorridi e annuisci. Prima o poi, in ogni caso, sarebbe andato a sbattere contro la verità e avrebbe ricevuto una risposta e Kyle non ne sarebbe stato contento. Comunque, una cosa che Kyle non sapeva era che Bye era certamente bisognoso di attenzioni e contatto fisico ma non era troppo pretenzioso. Amava gli abbracci, le carezze, le coccole ma poteva farne a meno ogni tanto, anche perchè solamente la sua compagnia, in quel momento, gli stava riscaldando il cuore. Ancora di più gli si sciolse quando Kyle richiamò l'attenzione di Hiro per farlo sedere accanto a loro, Kyle avrebbe potuto semplicemente allontanarlo o decidere di non unirsi a lui ma aveva scelto l'opzione Hiro !! E a lui stava benissimo. «amore bellissimo !!» Si appoggiò a Hiro, affondando il viso nel pelo per lasciargli del bacini accarezzandogli la testolina. Aveva sempre più voglia di prendere un cane ma NON POTEVA, no lui lo avrebbe ucciso, doveva fermarsi. Bisognava accudirli. Il telecomando passatogli da Kyle lo distrasse momentaneamente da quel pensiero, iniziando a scorrere fra la vasta gamma di film che lo disorientavano un po' perchè le possibilità di scelta erano infinite. «JD non ti odia» il pollice che fino a quel momento stava facendo zapping fra la vasta gamma di scelta a sua disposizione, si fermò a mezz'aria. «non potrebbe mai odiarti, o pensare che tu faccia schifo» strinse maggiormente la presa sul telecomando, abbassando la testa dopo aver tirato infuori in un broncio il labbro inferiore tremolante. «È un momento delicato, di cambiamenti imprevisti e non desiderati, non posso dire di sapere esattamente cosa sta pensando— o provando... ma so che non potrebbe mai guardare te, o Hyunjin, pensando che faccia schifo essere come voi. O che facciate schifo voi.» la voce di Kyle era determinata, sicura di ciò che stava dicendo. Bye aveva parlato mosso dalla paura del rifiuto da parte di JD ma ora si sentiva stupido e un po' imbarazzato, come un bambino colto sul fatto dopo una delle sue marachelle, per aver creduto a tali pensieri. «Nemmeno io sono andato a trovarlo» vagò con lo sguardo sulla figura del ragazzo. Anche lui si sentiva allo stesso modo, lo riconosceva nel suo sguardo. Si allungò leggermente oltre Hiro, volendo abbracciarlo o semplicemente fargli una carezza ma strinse semplicemente la manina alla manica della maglia senza toccarlo. «Ma se vuoi, puoi mandargli una foto di Hiro, secondo me apprezzerebbe.» annuì all'idea geniale non perdendo tempo per ruzzolare giù dal divano e fare i grattini sotto il muso di Hiro e tirò fuori il cellulare per scattargli una foto, poi ancora a terra allungò la mano dove teneva il cellulare davanti a sé «kyle?» lo richiamò mentre fissava lo schermo e appena su fu girato verso di lui, scattò una foto. Sorrise soddisfatto tornando sul divano, posizionandosi a gambe incrociate e aprì la chat con JD. Esitò prima di selezionare le due foto per inviarle, allegando un messaggio con su scritto "ti vogliamo bene, ti pensiamo fortissimo !! ci manchi". «potremmo provare ad andare da lui assieme, un giorno. se poi non ci vuole vedere... almeno ci abbiamo provato» Se in due non erano riusciti ad andare magari potevano unire le forze e farsi coraggio a vicenda. «magari preferisci andarci da solo, era solo una proposta» non tutti erano come lui che avevano bisogno di compagnia e supporto morale per fare ogni più piccola cosa. Ogni tanto le persone erano adulti funzionali.
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    Osservò Bye coccolare Hiro,felice come un bambino la mattina di Natale, e di rimando osservò il cane lasciare che lo special lo sbaciucchiasse ovunque sul manto peloso, ma non disse nulla; non si sentiva a disagio di fronte alle dimostrazioni d’affetto, per il puro e semplice fatto che non le capisse fino in fondo e, di conseguenza, non riuscisse a processare abbastanza per percepirle come situazioni incomode. Però una punta di dispiacere la sentiva: voleva bene ad Hiro, e sapeva che il cane ne volesse a lui, e per quanto fosse l’unica creatura al mondo con cui Kyle si lasciasse andare a gesti amorevoli, non era comunque sufficiente: non era capace di elargire affetto, non nella maniera che, era evidente, Hiro necessitava.
    Guardarlo reagire alle coccole di Bye era… beh, illuminante; una prospettiva che Kyle non aveva mai preso in considerazione.
    Era contento di aver chiamato a sé il cane, anche se era iniziato come una scusa per avere una distrazione da regalare allo special; non era una persona altruista, Kyle, ovviamente l’aveva fatto con un duplice scopo, ma non se ne pentiva.
    Ciò di cui un po’ si rammaricava, invece, era aver dato il telecomando in mano al Choi: era chiaro, dopo dieci minuti di zapping tra un titolo e l’altro, che non avrebbe scelto nulla nel breve tempo. Spostò lo sguardo verso di lui, notando come stesse andando nel pallone per l’indecisione, e ipotizzò per un attimo di prendere il telecomando e scegliere al posto suo — ma perché farlo quando (non aveva voglia di vedere nessun film, l’aveva suggerito solo per tenere compagnia a Bye) poteva lasciare che le cose si evolvessero come diceva un vecchio detto popolare coreano: “non è forse la scelta del film da guardare, il film stesso".
    Si mise comodo sui cuscini del divano, la schiena dritta e un braccio piegato sul bracciolo, in attesa: aveva un sacco di cose da fare, ma dopotutto poteva permettersi quella piccola pausa: aveva gli occhi stanchi, i muscoli indolenziti e un fastidioso principio di mal di testa. Rifletté che, nell’attesa che Bye scegliesse un film, avrebbe potuto chiudere gli occhi e riposarsi un po’ — tanto il minore aveva il cane con cui giocare.
    E invece no, alla fine aveva ceduto a parole di conforto che non sapeva da dove venissero fuori. Il problema, con Kyle, era che non fosse dotato di una sufficientemente ampia gamma di emozioni per rendersi conto che le sue parole avevano mandato in para il Choi; si era limitato a parlare sciorinando le cose per ciò che erano: dati di fatti, perchè purtroppo erano l'unica cosa che potesse offrire all’altro, in modi fin troppo pratico e freddo.
    Ancora una volta: gli dispiaceva che Bye avesse scelto proprio Kyle come compagnia, o come supporto morale, perché il coreano non era assolutamente la persona adatta per quel genere di esperienze.
    Tenne lo sguardo dritto di fronte a sé, fisso sul televisore, anche quando sentì lo sguardo di Bye cercarlo; solo quando la mano del minore si strinse contro la stoffa della manica: era un contatto leggero, abbastanza moderato affinchè Kyle potesse accettarlo. E lo lasciò fare perché lo sapeva, pur processando meno emozioni di un AI, che Bye ne avesse bisogno; e forse, infondo, ne aveva bisogno un po’ anche lui.
    Ma era durato anche troppo, quel momento, aiuto, basta; Kyle fu lesto a distrarre il minore, cambiando argomento e suggerendo invece di fare una foto.
    Ad Hiro.
    Gli pareva di essere stato molto chiaro, a riguardo.
    «kyle?»
    Non si aspettava, dunque, una foto a tradimento e la sua espressione confusa, immortalata dal cellulare del pirocineta, doveva dirla lunga — che razza di furfante, se la rideva anche!!!
    Suo malgrado, sorrise anche Kyle, osservandolo digitare un messaggio per il Kim; era troppo sbalordito per reagire a parole.
    «potremmo provare ad andare da lui assieme, un giorno.» Oh no, Kyle non era pronto. «se poi non ci vuole vedere... almeno ci abbiamo provato» Reclinò la testa all’indietro, poggiandola sul cuscino del divano: Bye aveva ragione — potevano almeno provarci; non era detto che JD avesse voglia di vederli (egoisticamente, Kyle un po’ ci sperava: non era sicuro di sapere cosa dire al collega, o come comportarsi) ma non poteva nemmeno negare che le parole dello special non facessero una piega.
    Se solo Kyle fosse stato una persona migliore, e un bravo amico…!
    «magari preferisci andarci da solo, era solo una proposta»
    Senza dire una parola, ruotò appena il viso per cercare l’altro coreano, pensieroso. Sembrava davvero facile, detto così; bastava uscire di casa, raggiungere l’appartamento di JD, o ovunque si fosse rintanato in seguito alla guerra, e bussare. Non era così difficile; ma Kyle non poteva affrontare l’amico a mani vuote — aveva fatto una promessa a se stesso, e aveva giurato che sarebbe stato in grado di guardare JD negli occhi, prima o poi, e informarlo che sapeva come fare: sapeva come restituirgli la magia.
    Fino a quel momento, però, aveva fatto solo un buco nell’acqua dietro l’altro.
    Le persone, e la magia, e in generale quel tipo di esperimenti, non funzionavano come la tecnologia: non erano circuiti di viti e fili che potesse smontare, spostare e rimettere insieme. Era tutto diverso, tutto nuovo, e Kyle brancolava nel buio. Ma non voleva saperne di mollare; non aveva mai accettato a cuor leggero un fallimento, e non avrebbe iniziato proprio ora.
    «Minkyung,» era un uomo di scienza, Kyle, era curioso e spesso a discapito suo, o del buonsenso; ma non poteva negare la sua natura di studioso «tu ricordi com’è stato il cambiamento?» Dubitava fosse ciò di cui il Choi volesse parlare, ma era il primo special che gli fosse capitato sotto mano in quel momento: e Kyle non era abbastanza accorto da pensare che le sue parole potessero mettere a disagio il minore — era solo una domanda curiosa, la sua, oggettiva; per capire uno dei segreti dell’universo di cui ancora non aveva la chiave. «A livello biologico, intendo» non emotivo, il cielo ce ne scampi! Per quello, Kyle poteva immaginare fosse stato molto traumatico e doloroso e un sacco di altre cose, okay. «le differenze… tra il prima e il dopo?» Non gli disse che stava cercando un modo per riparare quanto fatto da Abbadon, non era necessario dare false speranze anche a lui quando il Kang non aveva uno stralcio di nulla con cui andare avanti.
    Solo alla fine realizzò di non aver mai risposto alla sua proposta. «Ok, va bene: andremo a trovare JD, insieme.» Il quando lasciato vago di proposito; meglio pensarci in un altro momento.
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    «minkyung,» sentendosi preso in cause alzò lo sguardo verso il maggiore e lo osservò inclinando la testa lateralmente, aspettando che l'altro proseguisse «tu ricordi com’è stato il cambiamento?» uh. Probabilmente ricordava più quegli anni che quelli trascorsi con la sua famiglia, sicuro più dei volti della sua famiglia che man mano erano diventati sempre più sfumati. Non possedeva foto, tutto era stato distrutto nell'incendio e basarsi solo sui propri ricordi si stava rivelando più difficile del previsto. I laboratori avevano cancellato un po' tutto e se non fosse stato per Hyunjin, lo avrebbero spezzato. Esisteva sicuramente un Minkyung prima dei laboratori e uno dopo i laboratori. «a livello biologico, intendo. le differenze… tra il prima e il dop» chiuse gli occhi cercando di ricordare quel giorno ma li riaprì poco dopo con un brivido e una scrollata di spalle. «ero troppo piccolo» quando era stato portato ai laboratori aveva solamente 8 anni. Le poche tracce di magia che aveva mostrato erano state principalmente involontarie. Non aveva mai provato a sentire davvero la magia in sé o a cercare di capirla per usarla. C'era e basta. E quello era un dato di fatto. «quando sono stato portato ai laboratori non avevo ancora l'età per andare a scuola, quelle poche magie che facevo erano principalmente involontarie» abbassò lo sguardo su Hiro, arricciando la pelliccia attorno al suo indice. «non è stato bello però» e non stava nemmeno parlando di tutti gli esperimenti che aveva subito, ma di quel cambio, anche perchè non era successo subito. C'era voluto tempo. «ricordo che c'è stato un momento in cui mi sono sentito vuoto. non sapevo fosse perchè avevo perso la magia sia perchè non sapevo cosa stessero cercando di ottenere e sia perchè non facevo ancora davvero uso della magia» però in quel momento aveva percepito fosse cambiato qualcosa dentro di lui anche non sapeva cosa esattamente. Sembrava che tutti i pezzi fossero a loro posto ma che allo stesso momento mancasse qualcosa e poi aveva sentito quel qualcosa iniziare a scorrere nelle sue vene. Non aveva capito cosa fosse e aveva solo pensato fosse qualche strascico degli esperimenti. Era rimasto quiete come un vulcano inattivo, pur sentendo ci fosse qualcosa di diverso. Si era chiesto poi con gli anni se le persone con protesi o che avevano subito un trapianto di organi si sentissero allo stesso modo. «forse per lo stesso motivo non ho capito subito cosa fosse quel cambiamento» e fortunatamente lo aveva scoperto solo una volta scappato dal laboratorio, altrimenti se l'avessero scoperto al suo interno gli avrebbero dato maggiore attenzione per studiarlo. Non voleva essere una di quelle persone che era entrata e non era più tornata. «ho davvero capito di essere un piromane» disse senza accorgersi dell'errore che ancora faceva, forse anche complice del fatto che spesso la kinesi sqwad avesse scherzato dicendo come fosse un piromane e nella sua mente era diventata la parola giusta canon, sia in coreano ma anche in inglese. «quando ho iniziato a dar fuoco a troppe cose senza volerlo. era sempre e solo fuoco, non c'era traccia di altro tipo di magia» forse però Kyle non aveva davvero capito. Come poteva capire però non avendolo fortunatamente vissuto? Come poteva - lui fra tutti - cercare di spiegarglielo? «è stato come... mmhh... spegnere e riaccendere un interruttore? solo che in quell'intervallo di tempo in cui era spento, deve essere cambiato... qualcosa e la luce invece di uscire gialla è uscita rossa» non aveva assolutamente idea di cosa stesse parando. Aveva provato a fare un esempio il più vicino possibile a Kyle ma per Minkyung quell'argomento era arabo. Probabilmente non aveva nemmeno senso ma dopotutto Kyle aveva deciso di chiederlo proprio a lui, si sarebbe dovuto accontentare. Riprese a smanettare con il telecomando fra le varie scelte a cui però aveva stretto la categoria di soli cartoni animati. «ok, va bene: andremo a trovare JD, insieme.» il suo volto si distese e un sorriso apparve nuovamente mentre si girò con lo sguardo verso Kyle. E avrebbe voluto dargli un bacio sulla guancia ma strinse più forte il telecomando in mano per evitare di lasciarsi addosso a lui e invece si abbassò verso le orecchie di Hiro per sussurrargli «hai sentito hiro? andremo da jd» e sicuro Hiro sarebbe incluso perchè sì e perchè probabilmente era il supporto morale di Kyle senza che lui stesso se ne accorgesse e avere un Hiro con sè avrebbe facilitato le cose sia a rompere il ghiaccio che a sciogliere i cuori. Bye avrebbe sicuramente pianto, ma questo non lo disse per non far cambiare idea al povero Kyle.
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    Per Kyle non esistevano argomenti di conversazione scomodi, di alcun tipo, nemmeno quelli che tendevano a mettere a disagio lui stesso; credeva, invece, in argomenti privi di interesse (tutto quello che concerneva la sfera umana, emotiva e relazionale) e altri che, al contrario, valesse la pena esplorare — e perché proprio tutti quelli relativi alla scienza dell'inspiegabile.
    La magia, se non fosse nato con quella scintilla assurda a scorrergli nelle vene, probabilmente non gli sarebbe interessata affatto: persino alle sue orecchie sembrava troppo fantascientifica prr avere morivo di esistere. Eppure era così, e lui – come tanti altri maghi – ne era la prova; se non fosse stato così, però, non ne avrebbe mai cercato una spiegazione o una causa di origine.
    E il fatto che ci fosse semplicemente nato, a suo modo lo rendeva meno (magico) interessante agli occhi del Kang.
    Un discorso che non valeva affatto per la scienza, piena di misteri inspiegabili e binomi causa-effetto che, specialmente se inseriti in un contesto magico, avevano esattamente zero ragioni per esistere, o semplicemente per essere contemplate. E invece lo erano. Valeva la pena provare a studiarli, a capirlo. Kyle ne aveva fatto la propria (ossessione) missione.
    Per come la vedeva lui, la magia che scorreva nelle vene degli special, specialmente se ex maghi, era al pari di quelle stranezze che, come molte altre domande relative all'universo e al suo funzionamento, rimanevano senza risposta.
    Gli sarebbe dispiaciuto per Bye, e per l'evidente sensazione di disagio in cui l'avevano trascinato le domande scomode e clinicamente sterili appena fatte, se solo le risposte non avessero occupato uno (o due; o tre) scalini più in altro nella scala d'interesse del mago.
    «ero troppo piccolo»
    Annuì, come se Bye gli avesse appena ricordato che fuori il sole fosse alto nel cielo, o che alcuni uccelli non fossero in grado di volare per via di strani effetti evolutivi dettati dall' adattamento della specie, e non come se riconoscesse la fatica enorme che stava facendo l'altro a continuare quella conversazione. Avrebbe dovuto immaginarlo che la magia a scorrere nelle vene del Choi prima dei laboratori fosse stata ancora troppo acerba, ai tempi, per comprenderla davvero fino in fondo, ma valeva sempre la pena fare un tentativo. «non è stato bello però» No, immaginava di no: probabilmente lui stesso non avrebbe reagito bene ad un cambiamento del genere, e non solo perché fosse una creatura terribilmente abitudinaria, ma soprattutto perché si sarebbe sentito strappare via una parte fondamentale del suo essere, se qualcuno avesse deciso di rimuovere la magia per sostituirla con un altro potere scelto a caso nella lotteria dei poteri.
    Ancora una volta, immaginava che JD si fosse sentito esattamente così, settimane prima.
    «ricordo che c'è stato un momento in cui mi sono sentito vuoto.» Comprensibile. JD aveva provato anche quello? Kyle sentiva che la risposta, anche in quel caso, fosse affermativa; per di più, accettare la sensazione di avere qualcosa di estraneo a cercare di mettersi comodo nel proprio organismo, al punto da riadattare ogni altra cellula per farsi posto, non era facile — almeno quello, sebbene per motivazioni e fini differenti, Kyle poteva capirlo.
    Inconsciamente, una mano andò a massaggiare distrattamente la felpa, e il petto coperto da essa, come a voler cercare il bypass magico che permetteva al suo cuore di non cedere nei momenti meno opportuni. Tutta quella magia, e non riuscivano a trovare una soluzione a quel genere di problemi. Sai che utilità!
    «forse per lo stesso motivo non ho capito subito cosa fosse quel cambiamento»Battendo le ciglia un paio di volte, Kyle tornò a guardare il profilo di un Bye intento ad osservare la TV senza davvero vederla. «ho davvero capito di essere un piromane quando ho iniziato a dar fuoco a troppe cose senza volerlo. era sempre e solo fuoco, non c'era traccia di altro tipo di magia» «pirocineta» lo corresse in automatico, a bassa voce, pur sapendo non fosse importante «è stato come... mmhh... spegnere e riaccendere un interruttore? solo che in quell'intervallo di tempo in cui era spento, deve essere cambiato... qualcosa e la luce invece di uscire gialla è uscita rossa»
    Mh.
    Si fece pensieroso, riflettendo su una metafora più nelle sue corde, e che il minore aveva cercato di invocare senza dubbio per facilitare la comprensione di Haeil riguardo quell'argomento.
    Era come se avessero… invertito il circuito, dunque? O inserito un elemento affinché ne cambiasse l'elemento di output. O, magari, qualcosa era stato rimosso. Quel tanto lo immaginava già, ma faceva comodo avere una vaga interpretazione da parte di chi, suo malgrado, ci si era ritrovato dentro.
    E anche se sapeva che gli esseri umani non funzionavano come i robot (lo sapeva?) c'era comunque qualcosa su cui poter lavorare, stando alle parole di Bye.
    Peccato che, all'ordine di come stavano le cose, Kyle non avesse né i mezzi, né le competenze, per poterlo fare. Ciò non significava che non ci avrebbe provato comunque.
    C'erano così tante possibilità ancora inesplorate, tentativi da fare, studi da condurre e, soprattutto, informazioni da raccogliere; il problema principale, oltre alla scarsa conoscenza che si aveva in merito alla questione "special" e relativi poteri, e alle scarse strumentazione utili per studiarla affondo, era che, per farlo, avessero bisogno, necessariamente, di qualcuno su cui testare ed avanzare le proprie teorie. E Kyle, nonostante fosse disposto a tutto per la scienza e la conoscenza, sentiva di voler tracciare una linea alla sperimentazione umana — non era come i Dottori, lui. E non aveva intenzione di diventarci.
    Ma c'era un limite che la teoria potesse raggiungere in quel contesto, giusto? Ad un certo punto finiva il momento delle formule e delle piastrine studiate al microscopio (per di più inutilmente, non essendo lui un biologo) ed iniziava quello dei test applicati; quello era il modo in cui Kyle aveva sempre lavorato, ma un conto erano ingranaggi e fili di rame e oggetti inanimati, un altro erano muscoli, e pelle e occhi sgranati ad osservare inermi il loro operato.
    Non poteva pensarci.
    Distratto quanto bastava dai suoi pensieri, non registrò subito quando Bye smise di parlare e riprese a smanettare con il telecomando, comodo in un silenzio che aveva sempre ritenuto più confortevole delle parole. Solo nel sentirlo rivolgersi ad Hiro, tornò allora a guardare Bye.
    «hai sentito hiro? andremo da jd»
    Era incredibile come, certe volte, e specialmente nel caso del minore, bastasse così poco per rendere… felice qualcuno. Kyle non poteva dire di essere un esperto a riguardo, e la cosa lo metteva non poco a disagio.
    Distolse lo sguardo dall'altro, portandolo ovunque fuorché sulla coppia animale-umano intenta a farsi le coccole, sentendosi ancora una volta di troppo, persino nel suo stesso appartamento-slash-officina.
    «non hai ancora scelto nulla,» rammentò a Bye, senza guardarlo, «vuoi che faccia io?» perlomeno in quello poteva non fallire.
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