If only I'd have known you had a storm to weather

postq-10 | @ casa di wind| ft. yejun

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    «un uccellino mi ha detto che non vi piaccio» un guizzo, una scintilla scattò in aria «dovrei proprio uccidervi» le mani di wind si strinsero intorno alla tazza, per la prima volta un tè non corretto col brandy che teneva nella credenza, e che ormai era prossimo a finire, labbra verso il basso e sguardo perso nel vuoto «e lo so. lo so che non è colpa vostra. La società in cui avete vissuto finora, vi ha riempito la testa di idee sbagliate. hanno reso noi – noi! - i cattivi!» si porto la tazza alle labbra per prendere un’altra sorso di quella bevanda che doveva aiutarla a rilassare i nervi, gentile concessione di Halley quando l’era andata a trovare qualche giorno prima ed aveva trovato una casa mezza distrutta dalle fiamme che Wind non sapeva ancora domare, e sibilò.
    Era bollente come l’inferno.
    «Scheiβe!» disse mentre lasciava cadere l’ennesima tazza sul pavimento, praticamente vuota perché il liquido all’interno era evaporato, non ci avrebbe mai fatto l’abitudine, non avrebbe mai accettato di dover gettare via la sua bacchetta, amica di tante avventure, di non poter più cambiare sembianze a suo piacimento.
    di non potersi curare da sola uno stramaledettissimo ginocchio.
    «vi perdono, e vi faccio un regalo» le spine che trafiggevano la sua pelle, che laceravano la carne e facevano sgorgare sangue, la magia, l’unica cosa a cui aveva potuto fare affidamento durante gli anni e che non l’aveva mai tradita, risucchiata via, come se non fosse mai esistita, come se non fosse stata mai parte di se; strinse i pugni e i denti obbligandosi ad accovacciarsi e raccogliere i cocci di quella che una volta era la sua tazza preferita, zoppicare verso la pattumiera e gettarcela dentro, distrutta e irrecuperabile proprio come lei, distrutta e irrecuperabile come il suo cuore, ancor più martoriato di come lo ricordava.
    Da quando aveva quel nuovo potere, ironia della sorte voleva che ora potesse incendiare cose senza accendino, e soprattutto involontariamente, non c’era giorno nel quale non avesse fatto un numero compreso tra tre e cinque danni alla propria casa, il peggio era che per quanto provasse a controllarlo non riuscisse minimamente a farlo, ed era maledettamente frustrante continuare a sciogliere forchette o far evaporare bicchieri d’acqua, Halley aveva supposto che si trattasse delle proprie emozioni da tenere a bada, che si riversavano sulla cosa che al momento non sentiva parte di se.
    doveva abituarsi, doveva accettarsi erano le parole che aveva sentito in quei giorni, ma come faceva ad accettarsi se il suo cuore aveva un’altra direzione?
    non aveva avuto il coraggio di chiamarlo, non sapeva se avesse voluto rivederla, non in quelle condizioni, non quando poteva ferirlo, non quando non poteva nemmeno concedergli un abbraccio.
    se non avesse saputo controllarsi? se lui non l’avesse accettata così com’era? faceva male non ricevere un messaggio, faceva male non sentire il suo calore.
    fu il campanello a destarla dai suoi pensieri, aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia al petto «Halley?» era l’unica anima pia che le faceva visita in quei giorni, si strinse nella felpa rubata a yejun qualche giorno prima zoppicando verso la porta «Hai dimenticato qualcos...» e invece, si ritrovò davanti colui che una settimana prima aveva lasciato a madrid fuggendo con una passaporta.
    indietreggiò automaticamente, piedi scalzi sul pavimento freddo e sguardo spaventato.
    non gli avrebbe fatto male, non di nuovo.

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    hey, you. i'm just now leaving. can i come around late on this evening? or do you need time? yes, of course that's fine. hey, you. good morning. i'm sure you're busy now, why else would you ignore me? or do you need space? you can't help it if your mind has changed so go ahead and break my heart again
    Yejun si era svegliato da solo. L'aveva percepito ancora prima di aprire gli occhi, ancor prima di appoggiare la mano sul materasso vicino a lui per trovarlo vuoto e freddo. Se n'era andata. Il pensiero era arrivato ancor prima potesse davvero realizzarne il significato. Wind l'aveva lasciata da solo dopo quella notte trascorsa assieme senza nemmeno salutare, l'aveva lasciato come un uomo bianco cis etero qualunque. Il mondo sarebbe potuto finire, loro sarebbero potuti morire e lei non si era nemmeno degnata di fermarsi qualche ora in più quanto bastava a dargli un ultimo saluto. Forse davvero era stato tutto nella sua testa, forse non avevano fatto l'amore poco prima ma solo del semplice sesso, forse aveva interpretato male i segni e fra loro non c'era mai stato niente. Eppure era stata Wind stessa a baciarlo prima che si lasciassero, era stata Wind ad affidargli quel ciondolo e il suo cuore con esso. Come... come avrebbe potuto interpretare diversamente tutto ciò? Era stato solo la sua puttanella? Non avrebbe avuto niente in contrario se lo avesse saputo prima, se avesse avuto il tempo di mettere il suo cuore al proprio posto. Yejun non se lo meritava, sapeva di non meritarselo, non aveva davvero fatto nulla per meritarselo, anzi, per qualche istante breve ma intenso aveva anche pensato avrebbe abbandonato tutto e sarebbe rimasta con lui. Invece aveva abbandonato lui.

    [...] Aveva suonato il campanello senza aver la certezza che qualcuno dall'altra parte le avrebbe risposto, senza aver la certezza esistesse ancora qualcuno per rispondere a quel campanello. Non aveva avuto più suo notizie da quel giorno, non una chiamata o un messaggio. «hai dimenticato qualcos...» quando la porta si aprì, appoggiato allo stipite della porta, Yejun osservò Wind. Era viva. Non avrebbe mai potuto dubitare le abilità della ragazza ma quando aveva saputo che avevano vinto la guerra, aveva temuto il peggio, soprattutto dopo tutto quello che era successivamente accaduto per tutto il mondo. Non fece nessun passo avanti nemmeno quando la vide indietreggiare. Aveva come la sensazione di non essere ben accetto in quella casa e quel presentimento non aveva nulla a che fare con il fatto che lei lo avesse mollato quella notte lì e fosse sgattaiolata via. Avrebbe potuto dire tante cose, dirle quanto fosse felice di vederla viva, di quanto avesse sognato poterla riabbracciare nuovamente ma invece disse solo «forse sei tu ad aver dimenticato qualcosa» hm «qualcuno» si corresse. Era stato oggettivizzato troppo a lungo, ormai si era abituato. Pure e soprattutto da Wind. Wind se n'era andata mentre lui dormiva e Yejun si era trovato protagonista di una telenovela qualunque. Era la protagonista che veniva abbandonata dal bad boy di turno che la usava solo per fare sesso e poi spariva misteriosamente, bonus se la lasciava pure incinta e si scopriva solo stagioni dopo con tanto di dramma per scoprire l'identità del padre. I'm fine, i just need to be dramatic first. Prese un fazzoletto dalla tasca sventolandolo in avanti verso Wind, picchiettandosi le guance come una vedova di una telenovela qualunque. «le lacrime che ho pianto da quanto te ne sei andata» disse Yejun, ancora fermo sullo stipite della porta, prendendo dall'altra tasca la boccetta piena di lacrime che aveva conservato solo per quel momento e gliela lanciò addosso. Vide la boccetta colpirla, piano perché non l'aveva colpita per farle male, per poi seguirla con lo sguardo durante la caduta prima che s'infrangesse per terra. Si sentiva proprio come quella boccetta. «perchè non mi hai svegliato?» probabilmente non l'avrebbe mai lasciata andare. Ancora assonnato avrebbe allacciato le braccia alla sua vita, lasciandole tanti bacini e non l'avrebbe lasciata più. Sarebbe stato sbagliato ma avrebbe potuto risparmiarle quella guerra dalla quale era uscita fortunatamente viva. «mi hai lasciato come la protagonista di una telenovela qualunque che veniva abbandonata dall'uomo di turno che voleva solo scoparla per poi sparire misteriosamente. wind, te ne sei sgattaiolata durante la notte» come un womo qualunque. «se non mi volevi più potevi dirmelo» e se non aveva voluto farlo nel bel mezzo della guerra, avrebbe potuto dirglielo ora che quella guerra era finita, avrebbe potuto almeno contattarlo. Aveva aspettato qualche giorno per capire se fosse viva, se lei l'avrebbe mai richiamato. No, non l'aveva fatto. Non potendo vivere con quel dubbio ancora più a lungo, si era fiondato davanti casa sua con più domande che risposte.
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    Non se l’aspettava.
    Era l’ultima persona che si aspettava di trovare fuori casa sua, l’ultima persona che pensava l’avesse voluta cercare.
    Si era comportata male, malissimo, era scappata senza dire una parola dopo averlo praticamente sequestrato per un giorno, per dargli un degno addio, per poter morire in pace, con il ricordo di averlo stretto fra le braccia un’ultima volta, sapeva stessero perdendo, sapeva che molto probabilmente per lei sarebbe finita male, non voleva che lui provasse a trattenerla, perché molto probabilmente ci sarebbe riuscito senza nemmeno insistere troppo.
    lei doveva combattere, era la sua essenza, forse la sua unica ragione di vita.
    lo era.
    prima di incontrare yejun.
    «forse sei tu ad aver dimenticato qualcosa, qualcuno» Wind si mordicchiò il labbro inferiore prima di riuscire a dire « ti sbagli» flebile ma ben udibile in quel silenzio calato dopo quell’affermazione, si strinse le braccia per non carezzargli una guancia, afferrargli una spalla, non era possibile spiegare a parole quanto le fosse mancato e quanto desiderasse poterlo abbracciare, sentire la sua pelle sotto le mani «le lacrime che ho pianto da quanto te ne sei andata» lo sguardo scuro seguì quella boccetta infrangersi sul pavimento, e l’unico pensiero che le passò per la mente di quello che non potesse più riparare ad una cosa del genere con la facilità con cui avrebbe potuto qualche settimana prima «lo so che non ci crederai, ma mi mancavi» eri l’unico pensiero a tenermi viva, durante la guerra lo pensò ma non lo disse, era una tipa di poche parole e si era esposta già tanto dicendole che le era mancato «perchè non mi hai svegliato?» sorrise a labbra chiuse, abbassò lo sguardo non avendo il coraggio di guardarlo dritto negli occhi «mi avresti lasciata andare, dopo?» la risposta era ovvia, se fosse stato il contrario lei non l’avrebbe mai fatto andare via consapevole di non poterlo rivedere mai più, «mi hai lasciato come la protagonista di una telenovela qualunque che veniva abbandonata dall'uomo di turno che voleva solo scoparla per poi sparire misteriosamente. wind, te ne sei sgattaiolata durante la notte…se non mi volevi più potevi dirmelo» …se non lo voleva più? Wind sgranò gli occhi mentre si stringeva nella sua felpa «sei impazzito?» si posò una mano sul volto ridacchiando leggermente «io non volerti più? semmai il contrario» si poggiò anche lei allo stipite della porta sciogliendo la tensione accumulata nelle spalle «io brucio per te, yejun » nel vero senso della parola ormai, visti i danni che faceva con la pirocinesi «ci sono cose di me che… non conosci, è cambiato molto da quella sera a madrid» arricciò le dita dei piedi, incrociando lo sguardo col suo «ma i miei sentimenti sono gli stessi, te lo assicuro, se non più forti » si scosto di lato «vuoi entrare o vogliamo discuterne per le scale?» e sorrise leggermente.
    perché yejun era il primo uomo ad entrare in casa sua, oltre che nel suo cuore.
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    hey, you. i'm just now leaving. can i come around late on this evening? or do you need time? yes, of course that's fine. hey, you. good morning. i'm sure you're busy now, why else would you ignore me? or do you need space? you can't help it if your mind has changed so go ahead and break my heart again
    Yejun si era presentato ogni giorno dalla fine della guerra al loro solito bar, rimasto intoccato e che con qualche aiuto aveva ripreso la sua attività. L'aveva aspettata ogni giorno, sperando di incontrarla lì, sperando non fosse morta nel frattempo. Un tuffo alle origini, riprendere da dove si erano persi. Aveva aspettato e aspettato e aspettato per una settimana. Non le aveva scritto solo perchè non si erano lasciati nei migliori dei modi e quelle non erano cose da chiarire a telefono ma faccia a faccia, anche se doveva accadere l'inevitabile. «ti sbagli» si sbagliava? Cosa sarebbe successo se lui non fosse venuto lì quel giorno? Si sarebbero persi di vista o avrebbero iniziato ad ignorarsi come persone immature o ancora, si sarebbero pentiti di tutto? Fissò la boccetta andata a pezzi per terra e «lo so che non ci crederai, ma mi mancavi» difficile crederci ora ma il suo cuore saltò comunque quel battito, così, per aggiungere false speranze a quel viaggio che l'avrebbe portato all'autodistruzione. Wind non aveva abbassato lo sguardo dicendo quelle parole e lui ci aveva messo tutto l'impegno del mondo per non commentare e rimanere in silenzio. «mi avresti lasciata andare, dopo?» incrociò le braccia al petto premendo ancor più forte la fronte contro lo stipite della porta. «no, non avrei voluto» ma quando mai l'aveva voluto. Se fosse stato per lui, lei non sarebbe mai partita per quella missione suicida dalla quale ne era uscita illesa per grazia divina, letteralmente. «ma lo avevo già fatto. ti ho lasciato combattere la tua battaglia» se avesse insistito, a malincuore l'avrebbe lasciata comunque andare, ma almeno sapendo di avere la possibilità di guardarla un'ultima volta, di imprimere quell'immagine nella sua mente. «sei venuta improvvisamente a madrid e mi hai teso un'imboscata, ti stavo per uccidere» disse ricordando come Wind l'aveva recuperato in uno dei vicoletti secondari di Madrid e di come lui le aveva puntato lo shuriken alla gola, pensando fosse una nemica. Well, lo era. Wind però non era andata lì per ucciderlo. «sei entrata in territorio nemico per me e te ne sei andata senza salutare. stavi cercando di proteggere i miei sentimenti o avevi paura che io potessi riuscire a trattenerti lì e stavi cercando di proteggere i tuoi di sentimenti?» ma non esitò comunque ad esporre anche l'altra ipotesi, ossia che la ragazza avesse deciso di non volerlo più. «sei impazzito?» Wind posò una mano sul volto ridacchiando leggermente e Yejun sperò tutto il tempo che lei abbassasse la mano per potersi godere liberamente quella risata. «io non volerti più? semmai il contrario» aggrottò le sopracciglia, osservandola confuso. Come avrebbe potuto non volerla più? Era un sottone semplice lui, lei l'aveva abbandonato? Lui la voleva ancor di più. La vide avvicinarsi ed estrasse la bacchetta (adhd è voler dire bacchetta e poi pensare e voler scrivere spada. ve lo lascio così . #bobamilkshake) per eliminare i cocci di vetro prima che potesse calpestarli per sbaglio e aspettò si avvicinasse a lui e si appoggiasse allo stipite della porta. «io brucio per te, yejun» brividino. Ora sì che si sentiva una delle protagoniste di qualche telenovela «e io mi sciolgo per te, wind» disse sorridendo scivolando lentamente sullo stipite della porta a supporto delle sue parole. I'm Yejun Gesù Giuà Mun ma da oggi chiamatemi Olaf. «ci sono cose di me che… non conosci, è cambiato molto da quella sera a madrid. ma i miei sentimenti sono gli stessi, te lo assicuro, se non più forti» c'erano cose di lui che nemmeno lei conosceva nonostante lui avesse una bella parlantina. Si conoscevano solo da qualche mese e uno di quei mesi l'avevano passato in guerra, lontani. Non avevano avuto abbastanza tempo, prima, ma ora di tempo ne avevano a sufficienza. Niente e nessuno gli stava correndo dietro, non avrebbero dovuto affrettare le cose solo per paura di morire il giorno seguente per via della guerra irrompente. «permettimi di conoscerti, wind» disse infine ricomponendosi e sorridendole picchiettandole l'indice sulla guancia. «è vero, parlo tanto, forse anche troppo ma so ascoltare quando serve» parola di scout !!! «vuoi entrare o vogliamo discuterne per le scale?» HHHHHHH che amore e odio aveva per le case altrui. Voleva vedere tutto, le foto appese, le decorazioni scelte per l'appartamento, i souvenir, le cose più personali, frugare nei cassetti e trovare scemenze o i più grandi segreti e allo stesso tempo si ritrovava impalato a osservare gli altri e non saper cosa fare. «che ne sai magari ero un vampiro e stavo solo aspettando tu mi facessi entrare» le fece l'occhiolino prima di entrare e richiudere la porta dietro di sé e finalmente si fermò a guardarla davvero. Non aveva niente addosso se non una felpa «wind ma... quella è la mia felpa?» la sua felpa. La sua felpa che le andava larga tanto bastava per usarla anche da pantaloncino. «ecco che fine aveva fatto» disse con un sorriso ma dentro stava morendo alla vista di Wind con la sua felpa usata a mo' di vestito. HHHHHHHHHHHH.
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    Il cuore le batteva all’impazzata e sembrava volesse fuggire dal petto «e io mi sciolgo per te, wind» era quello che aveva pronunciato Yejun pochi minuti prima, l’aveva sentito con le sue orecchie, ma ancora stentava a crederci, portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre lo anticipava ed andava verso il salotto «vuoi… qualcosa?» disse mentre si poggiava col sedere al tavolo, senza sedersi e lo osservava bene, era bello, maledettamente bello, Wind lo aveva sempre saputo, fin dai principi, fin quando erano in siberia «sei un po’ silenzioso, o sbaglio?» finalmente sorrise, Wind, un lusso che si concedeva solo con pochi, e che solo alcuni avevano possibilità di vedere.
    ma Yejun non era uno dei tanti, le aveva appena detto di volerla conoscere, aveva capito senza che lei glielo spiegasse il perché fosse scappata così, senza dirgli nulla, lei non aveva confermato, era rimasta in silenzio, mentre le guance le si imporporavano leggermente: ammettere che yejun aveva ragione avrebbe significato parlare a cuore aperto ed ammettere l’innamoramento verso quel ragazzo, che le aveva fatto? l’aveva stregata? cosa ne era stata di quella Wind dal cuore di pietra e dallo sguardo severo? sepolta nei meandri della sua anima, probabilmente, pronta a salire a galla quando non si trattava di lui e mai in sua presenza « io… voglio che tu sappia tutto di me, così potrai decidere tu se rimanere o restare» pronunciare quelle parole le provocava un bruciore alla bocca dello stomaco, ma per quanto volesse ignorarla quella possibilità c’era: wind aveva fatto cose sbagliate, e non tutti avrebbero voluto avere a che fare con lei, se Yejun avesse deciso, dopo il suo racconto, che stare al suo fianco non sarebbe stato possibile, Wind l’avrebbe rispettato e lasciato andare via senza controbattere.
    dopotutto lei portava sfortuna, era una maledizione
    «che ne sai magari ero un vampiro e stavo solo aspettando tu mi facessi entrare» rise e scosse leggermente il capo, commentando con un « che scemo» ma la sua risata si arrestò quando yejun le chiese «wind ma... quella è la mia felpa? ecco che fine aveva fatto», Wind avvampò parecchio portando la mano piegata dinnanzi alle labbra « beh si… l’ho presa quella sera e la uso per dormire, per sentirti più vicino» distolse lo sguardo imbarazzata « non riesco a dormire senza» era la verità, da quando ce l’aveva non era passata notte che non l’avesse indossata per dormire, abbracciandosi e sentendo il suo odore in essa « la rivuoi?» sperava proprio di no.
    in tutto ciò la distanza tra loro era ancora presente, voluta da Wind « ecco la prima cosa che devi sapere è questa» mise una mano dinnanzi a se innalzandone l’indice, sul quale apparve una fiammella « niente più magia in me, ed inoltre non so controllarlo, potrei farti male» chinò il capo, stringendosi ancora da sola, mentre aspettava la risposta dell’altro
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    Edited by look what you’ve done - 4/6/2023, 08:24
     
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    Seguì Wind verso il salotto guardandosi attorno, cercando di cogliere più dettagli possibili. Quante cose avrebbe potuto conoscere in più su di lei lì? «vuoi… qualcosa?» scosse la testa avvicinandosi al tavolo. «sei un po’ silenzioso, o sbaglio?» ricambiò il sorriso, passando le dita fra i propri capelli, leggermente in imbarazzo da essere stato colto sul fatto. «è che non sono mai stato a casa tua. non pensi che le case altrui svelino molto di più di quanto una persona voglia ammettere? l'ordine e il disordine, le decorazioni, i colori, la luce, le foto» potevano sembrare dettagli stupidi ma lui voleva apprendere il più possibile. Dopotutto la propria casa era il posto che ognuno riteneva il proprio luogo sicuro, il proprio rifugio, soprattutto una volta che si viveva da soli. «se sono silenzioso è perchè sto cercando più informazioni su di te senza esplicitamente chiedertele, spero non ti metta a disagio, deformazione professionale» giocherellò con la collanina appesa al collo, leggermente in imbarazzo. Non era mai entrato a casa di nessuno che non fossero i suoi amici. La maggior parte delle volte che era stato con qualcuno o erano perennemente in luoghi non consoni o finivano per prendere qualche stanza, perché sempre di sesso si parlava e a casa sua c'era sua sorella. Non aveva mai avuto una storia seria e aveva sempre cercato in quei casi di non conoscere troppo l'altra persona perché si affezionava facilmente. Con Wind però gli sarebbe piaciuto costruire qualcosa, gli sarebbe piaciuto provare a mettersi in gioco e sapere che dall'altra parte c'era comunque interesse l'aveva tranquillizzato un po', soprattutto dopo aver pensato che per l'ennesima volta avesse preso una sbandata per la persona sbagliata. «io… voglio che tu sappia tutto di me, così potrai decidere tu se rimanere o restare» alexa play yes or yes by twice. hey boy. look, i'm gonna make this simple for you. you got two choices... yes or yes? Scusa Jaji dovevo. «ti spaventa così tanto quello che devi dirmi da aver paura che io possa lasciarti?» erano sopravvissuti a due schieramenti diversi, cosa poteva esserci di peggio? Nel frattempo però di era perso a guardare Wind avvampare per essere stata scoperta con la sua felpa addosso. Non doveva esserci visione più bella di quella, si trovò a pensare, distogliendo lo sguardo per cercare di non far accrescere l'imbarazzo della ragazza e tornò a concentrarsi sui mobili della sala «beh si… l’ho presa quella sera e la uso per dormire, per sentirti più vicino» ora i conti tornavano. pensava di averla persa in qualche vicolo o di averla strappata senza rendersi conto e che fosse rimasta (come? boh) impigliata da qualche parte. Invece l'aveva sempre tenuta lei. Se n'era andata e aveva portato con sè un'altro pezzettino di Yejun. «non riesco a dormire senza. la rivuoi?» no. Assolutamente no. Vederla indossare i propri vestiti era qualcosa di sublime. Poteva abbonarsi per tutta la vita? Potevano anche scambiarsi i crop top, pensaci, ma quanto sei fortunata Wind ad avere un uomo così. «nono, tienila, te la regalo, sta meglio a te che a me e siamo anche pari» sorrise prendendo in mano il ciondolo a forma di cuore che lei gli aveva lasciato prima di partire, che portava sempre con sè da allora, per mostrarglielo. «inoltre ti capisco. non riesco mai ad addormentarmi senza stringere qualcosa o qualcuno» come quel giorno, quando stremato, si era stretto a lei e solo così era riuscito a chiudere occhio. Questo non l'aveva fermata dal riuscire a divincolarsi dalla stretta e lui non l'aveva sentita abbandonarlo. Quei giorni addietro infatti non era riuscito a dormire bene in tenda e aveva trovato in Wind un attimo di sollievo per poter abbassare la guardia e rilassarsi, tanto da non avere nemmeno la forza di svegliarsi da quel sonno ristoratore «ecco la prima cosa che devi sapere è questa» Wind alzò l'indice sul quale apparve una fiammella. Spostò lo sguardo dalla fiammella e Wind per poi spostarlo di nuovo verso la fiammella. Aveva sentito girare delle voci a riguardo, sull'accaduto di Stonehenge ma non aveva immaginato Wind si trovasse lì e che fosse stata trasformata in special da Abbadon stesso. Yejun aveva combattuto per Abbadon perché costretto, se fosse stato per lui sarebbe rimasto a casa e avrebbe evitato di vivere quel mese in generale per godersi le ferie che aveva maturato. Certo, credeva che gli special meritassero una vita migliore ma non avrebbe mai voluto che i laboratori venissero normalizzati quando avevano fatto così tanto per smantellarli. Quando avevano dovuto uccidere bambini perché ritenuti pericolosi. Bambini che avevano sofferto che lì probabilmente non ci erano nemmeno nati e vi erano stati portati. «niente più magia in me, ed inoltre non so controllarlo, potrei farti male» Portò entrambe le mani sul suo volto, alzandoglielo delicatamente per poterla guardare negli occhi. Poteva leggere la paura dell'abbandono che stava attraversando la ragazza in quel momento e cercò di sorridere, spostando una delle due mani sui capelli per lasciarle una carezza. «resto.» probabilmente quella era la parola che aveva bisogno di sentirsi dire in quel momento e lui sarebbe rimasto. Non aveva paura di lei, di farsi male, non l'avrebbe lasciata da sola per quello, soprattutto ora che aveva bisogno di cambiare la sua intera vita per via di ciò che era successo. «sarai la fiammella che illumina le mie giornate.» e infine chiuse la propria mano sul suo indice, andando a coprire quella fiammella, sentendone il calore e successivamente il bruciore sulla propria pelle. «non ho paura di bruciarmi, è un giusto prezzo da pagare per poterti anche solo stare accanto e sono sicuro riuscirai a imparare a gestirlo, hai solo bisogno di tempo» come tutti. Serviva sempre tempo, per qualunque cosa, per guarire, per migliorare, per crescere, per continuare a vivere. «cos'altro devo sapere?» chiese lasciandole un bacio sulla fronte, ricordandosi come gli avesse detto che quella fosse solo una delle cose che avrebbe dovuto sapere.
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    «è che non sono mai stato a casa tua. non pensi che le case altrui svelino molto di più di quanto una persona voglia ammettere? l'ordine e il disordine, le decorazioni, i colori, la luce, le foto»
    fece leva sulle braccia Wind, per seders sul tavolo e lasciare riposare il ginocchio ancora martoriato, evidente il sollievo sul suo volto probabilmente «e di me? hai capito qualcosa?» era un appartamento asettico quello di Wind, niente ghirigori o souvenir, niente foto, solo lo stretto indispensabili e di colori neutri, l’ordine non mancava ma negli ultimi giorni lasciava un po’ a desiderare grazie al suo nuovo potere «non ci ho messo molto ad arredarla» alzò le spalle, era la verità, aveva scelto il primo locale tranquillo dove sarebbe potuta tornare per riposarsi e rilassarsi «se sono silenzioso è perchè sto cercando più informazioni su di te senza esplicitamente chiedertele, spero non ti metta a disagio, deformazione professionale» scosse la testa «finchè sei tu non mi da fastidio» o non l’avrebbe fatto entrare, era il primo a mettere piede in casa sua, e per quanto per i suoi gusti si fosse esposta fin troppo, continuava a sentirsi tranquilla, ed era strano per lei, che non si era mai fidata di nessuno se non di se stessa.
    E con la fiducia, con quel sentimento che le provocava quel leggero calore alla bocca dello stomaco, era arrivata anche la paura di poterlo perdere, spesso a letto da sola pensava di non meritarlo, di non meritare qualcuno che la tenesse tra le mani cosi delicatamente, che la trattasse come una cosa fragile e le dedicasse tutte le attenzioni del mondo, lei che le mani le aveva sporche di sangue, lei che aveva ucciso senza pensarci due volte su «mi spaventa la possibilità di vederti uscire da quella porta e non rivederti mai più, non lo sopporterei» distolse lo sguardo e lo portò sul palmo della mano poggiato sul ginocchio ancora violaceo siamo pari disse yejun, ma non lo sarebbero mai stati, lui aveva il suo cuore, la teneva in pugno, era pericoloso per lei, un profumo intossicante che le faceva bruciare la gola, ma non poteva farne a meno perché quando le era accanto tornava a respirare «hai ancora la collana» un’affermazione accompagnata da due dita che si posavano sulla pelle scoperta del collo, di fianco alla catenina, tracciando una leggera linea e creando la pelle d’oca sul ragazzo; «resto» fu la parola che fece tornare a respirare wind, non si era nemmeno accorta di aver trattenuto il respiro fino a quel momento, ignorò il dolore al ginocchio e incrociò i piedi scalzi dietro la sua schiena per portarselo vicino ed appoggiare la testa sulla sua spalla «grazie al cielo» disse con voce flebile, mentre ascoltava il battito del suo cuore, e si godeva il tepore delle mani sulle sue guance «sarai la fiammella che illumina le mie giornate.» rise di cuore Wind dandogli un leggero pugno sul petto «e non il tuo sole? rude direi» lo sguardo andò a cercare nuovamente il suo «se sono al tuo fianco posso fare tutto » disse avvicinando il viso al suo e facendo sfiorare i loro nasi, con l’intenzione di far unire le loro labbra, ma qualcosa la fermò, una domanda che sperava non sarebbe mai arrivata: «cos'altro devo sapere?»
    wind prese un respiro profondo prima di parlare «io… non sono una brava persona, ho ucciso la mia famiglia provocando un incendio enorme» pizzicò il ponte del naso con due dita, prima di proseguire «il mio vecchio nome era Afet Rickenbach, significava disgrazia, ero una reietta per loro, mi evitavano come la peste ed erano razzisti, ho dato fuoco alla mia, alla loro casa prima di venire in inghilterra » si mordicchio il labbro inferiore «sono una disgrazia, Yejun, durante la guerra avevamo delle… allucinazioni, era terribile, ognuno di noi vedeva le persone che amava di più, ed io ho visto te» tirò su col naso, mentre le lacrime cominciavano a scendere sulle guance, un simbolo di umanità, Wind era umana e dimenticava di esserlo troppo spesso, da quanti anni non piangeva? «ti ho ucciso Yejun, ti ho sparato, mi si è spezzato il cuore ma ho pensato di aver ucciso anche te, di averti condannato» nascose il capo nella sua spalla, consapevole che a breve avrebbe potuto non godere più di quel calore «non ti merito, per niente»
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    hey, you. i'm just now leaving. can i come around late on this evening? or do you need time? yes, of course that's fine. hey, you. good morning. i'm sure you're busy now, why else would you ignore me? or do you need space? you can't help it if your mind has changed so go ahead and break my heart again
    «e di me? hai capito qualcosa?» diede un ultimo sguardo a quella parte di appartamento che gli e annuì. Erano completamente diversi, il fatto che si fossero trovati probabilmente confermava la legge di attrazione. «non ci ho messo molto ad arredarla» lasciò sfuggire una risatina annuendo. Se lui fosse rimasto in quell'appartamento più di un'ora, probabilmente avrebbe già preso una piega diversa, conoscendosi. «lo vedo. sento che non la definisci casa tua, non al momento perlomeno» l'appartamento era pratico e funzionale, lo stretto indispensabile per viverci. Insomma, si poteva dire che svolgesse perfettamente la propria funzione ma da lì a dire che fosse il suo comfort place, c'era un abisso. «ci vivi solamente ma non so... non è tuo» Non aveva niente di particolare che facesse saltare all'occhio la personalità e l'essere di Wind. Non aveva nemmeno una foto sui muri o sulle mensole. Aveva immaginato ci fossero, se non foto sue almeno dei genitori. Forse non le aveva esposte per non soffrire al ricordo o forse perchè non aveva auto un buon rapporto con loro. «probabilmente passi poco tempo a casa... principalmente per mangiare e dormire direi?» tentò dopo una superficiale ma attenta occhiata. «se io non riuscissi a trovarti da nessuna parte di sicuro non cercherei qui» Casa sua invece racchiudeva la sua intera identità, era un libro aperto nella vita di tutti i giorni e questo si riversava anche nell'arredamento di casa sua. Per non parlare della confusione e di quanto sarebbe stata dura gestire una pre adolescente ora che sua sorella era cresciuta e si era affacciata a quel periodo della vita. Casa sua avrebbe iniziato a diventare ancora più caotica del solito. «un poligono di tiro probabilmente è più casa tua di questo appartamento» e ce la vedeva ad andare lì per sfogarsi e silenziare i propri pensieri. «mi spaventa la possibilità di vederti uscire da quella porta e non rivederti mai più, non lo sopporterei» pensare che quello che aveva avuto paura di non rivederla più era stato proprio lui quando lei lo aveva abbandonato. Onestamente non si spiegava come Wind non si fosse accorta di tutto l'amore che provava per lei e che non l'avrebbe abbandonata così. Letteralmente, l'amore lo rendeva così stupido. Come se non lo fosse abbastanza di norma. «hai ancora la collana» rabbrividì quando, parlando della collana, Wind le sfiorò il collo, facendogli venire la pelle d’oca. «non la tolgo da allora» e non aveva mentito. Quella collana non era solamente una collana, era un sentimento, era qualcosa che Wind gli aveva affidato e che lui aveva custodito al meglio. Ed era quello che Wind aveva bisogno, sapere che lui ci sarebbe stato. «grazie al cielo» sorrise quando Wind incrociò i piedi dietro la sua schiena per portarselo vicino ed appoggiare la testa sulla sua spalla e quando invece le disse di essere la sua fiammella, accusò il leggero pugno sul petto di Wind, fingendo un dolore atroce. «e non il tuo sole? rude direi» fece scioccare la lingua sul palato, alzando leggermente il mento. «none» sposto entrambe le mani sotto il suo mento. «la fiammella posso custodirla fra le mie mani» ridacchiò accarezzandole le guance con i pollici. Ormai Wind era spacciata. «se sono al tuo fianco posso fare tutto» socchiuse gli occhi quando Wind le si avvicinò abbastanza da far sfiorare i loro nasi, ma fu capace di interrompere quella magia, ponendo una domanda di troppo. Come al solito, non sapeva quando tacere. «io… non sono una brava persona, ho ucciso la mia famiglia provocando un incendio enorme» ora si spiegava la mancanza di foto di famiglia. "you're beautiful and and capable like a grat things.... like a murder. don't do that though! unless is completely necessary". «il mio vecchio nome era Afet Rickenbach, significava disgrazia, ero una reietta per loro, mi evitavano come la peste ed erano razzisti, ho dato fuoco alla mia, alla loro casa prima di venire in inghilterra» oh, i suoi gusti in fatti di amore erano sempre così speziati. Ma che poteva fare lui una volta che il suo cuore veniva rapito? Avrebbe potuto spezzarglielo in mille pezzi e avrebbe probabilmente ringraziato. «afet» pronunciò quel nome tanto maledetto per Wind come a saggiarne il nome. «non avresti dovuto cambiare il nome, avresti dovuto vendicarti dandogli un nuovo significato» era un peccato vedere come un passato burrascoso le avesse strappato via il proprio nome. Non che volesse essere ricordata come facente parte di quella famiglia. Forse non avrebbe capito mai come ci si sentiva, dopotutto ai suoi genitori aveva sempre voluto bene ed erano morti per un'imboscata, non perchè erano delle merde. «ma wind mi piace» era un nome fresco e libero, forse proprio per quello lo aveva scelto, non lo avrebbe probabilmente mai saputo o forse in futuro avrebbe avuto la sua risposta. «sono una disgrazia, yejun, durante la guerra avevamo delle… allucinazioni, era terribile, ognuno di noi vedeva le persone che amava di più, ed io ho visto te» troppe cose da metabolizzare in una sola frase... aveva appena detto che era la persona che amava di più??! Oh, no, perchè ora stava piangendo? Era stata così terribile quell'allucinazione? «ti ho ucciso Yejun, ti ho sparato, mi si è spezzato il cuore ma ho pensato di aver ucciso anche te, di averti condannato» OOoooHhHh now it makes sense. Anyway. Una donna che lo avrebbe ucciso senza battere ciglio. «me lo avevi detto, no? non mi avresti risparmiato se mi avessi trovato di fronte. veniamo alla domanda importante invece: hai mantenuto la promessa sulla cicatrice?» le chiese asciugandole le lacrime, baciandole le guance per raccoglierle sulle labbra. «a quanto pare sono immortale, neanche volendo riesci a liberarti di me, mi dispiace, dovrai proprio sopportarmi a vita... come farai?» le accarezzò i capelli quando lei nascose il capo nella sua spalla cercando di tranquillizzarla. «non ti merito, per niente» scosse la testa dandole un bacio sulla fronte dopo averla stretta a sé. «sai, secondo me tutti la pensano diversamente, ma per primo» e con tutti, intendeva i suoi compagni d'armi, coloro che aveva assillato dalla guerra, che continuava a tenere aggiornati e che probabilmente sarebbero stati invitati d'onore ad un futuro matrimonio. Lui con la mente viaggiava alla velocità della luce, cosa pensate? Era innamorato, lui quella donna se la sarebbe sposata. «e visto che siamo in vena di confessioni anche io ti devo confessare una cosa... la mia guerra è andata un po' diversamente, eh...» davvero, terribile. Erano conciati così male coloro che si erano stanziati contro Abbadon mentre lui aveva ballato, fatto casquet, limonato e solo dopo ucciso. Insomma, la sagra di paese. «sono stato baciato da... uno... due... tre... quattro....... cinque... ma quest'ultimo non vale, giuro era un bacio sulla fronte !!» non era chissà quale segreto, giusto? Non stavano ancora ufficialmente insieme e quella rivelazione rispetto alle sue non era niente ma doveva guadagnarsi la sua fiducia in un qualche modo, no? Lui dopotutto era uno specchio trasparente: non nascondeva niente ed era esattamente ciò che appariva. Un deficiente, qualcuno avrebbe detto, ma lascio a voi il giudizio.
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    «lo vedo. sento che non la definisci casa tua, non al momento perlomeno» forse…forse yejun si sbagliava: pochi minuti prima anche lei avrebbe detto che quella non era casa sua, se si considerava la propria casa come un luogo di rifugio, un luogo a cui, aveva pensato sempre stupidamente, si era legati senza alcun motivo in particolare, non le veniva certo in mente quell’appartamento scialbo e senza calore, o meglio, senza calore umano, visto che di fuoco in quei giorni ce n’era stato abbastanza, ma… da quando ci aveva messo piede lui l’aria le sembrava addirittura più limpida, le sembrava di avere il cuore più leggero e quasi le veniva da sorridere (greve) «se io non riuscissi a trovarti da nessuna parte di sicuro non cercherei qui», e dove mi cercheresti? avrebbe voluto chiedergli, per poi fargli notare che alla fine l’aveva trovata proprio lì, a casa sua, ad autocommiserarsi e far evaporare tisane e bruciare tutto ciò che toccava, le sembrava di essere il re Mida, magari era stata troppo avara nel distruggere, nel prendersi la sua rivincita, e quella era stata la sua punizione, aveva usato la sua magia in modo sbagliato e ora Dio, le veniva da ridere solo a pensarci visto che era tutto fuorché religiosa o credente, l’aveva punita nel peggiore dei modi: privandola dei suoi poteri.
    «non ho nessun posto da chiamare casa» era vero, non si sentiva bene da nessuna parte, o quasi, forse in quel momento ad un palmo dal viso del mangiamorte si sentiva incredibilmente bene, ma non c’era bisogno di dirlo, no? aveva già mostrato troppo di se stessa, quello poteva…ometterlo. «non avresti dovuto cambiare il nome, avresti dovuto vendicarti dandogli un nuovo significato» avrebbe potuto ma lei non era un’eroina di un fantasy qualsiasi o una moderna cenerentola, non avrebbe potuto salvarsi o essere salvata così semplicemente perché non era buona, anzi, il suo nome forse le si addiceva alla perfezione, e sua nonna aveva avuto davvero ragione quando aveva avuto quella stupida visione che le aveva rovinato la vita «non meriti di essere infelice con una come me, dovresti davvero lasciar perdere» lo dimostrava il fatto che non avesse il minimo rimorso, per quello che aveva fatto alla sua famiglia, forse l’unico rimorso era quello che aveva sentito, dopo anni, proprio con l’ex grifondoro, un rimorso che le aveva distrutto la mente a tal punto da andarlo a cercare per assicurarsi che fosse vivo, di poterlo toccare ancora «me lo avevi detto, no? non mi avresti risparmiato se mi avessi trovato di fronte. veniamo alla domanda importante invece: hai mantenuto la promessa sulla cicatrice?» le…aveva chiesto se gli aveva lasciato una cicatrice? le venne da ridere mentre tirava su col naso «non puoi dire sul serio» disse tirandogli un pugnetto al petto, ancora «niente cicatrici, non ancora per lo meno» e poi. oh era tutta orecchi per quella storia, com’era? si era limonato… quattro persone? arricciò le labbra e si avvicinò al volto di yejun, incredibilmente seria, guardandolo negli occhi «e… sentiamo» gli poggiò una mano sulla spalla e si avvicinò al suo orecchio sussurrandogli un «ti hanno fatto scordare dei miei baci, mh?» se c’era una cosa da sapere era che Wind era tremendamente territoriale.
    e leggermente gelosa.
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