everybody wants to rule the world

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  1. kaja
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    willa matthews
    && the worst part is
    I'd do it all over again
    (no, the worst part is:
    I know it's never gonna end)
    Willa era stanca.
    Beh, cosa ti aspettavi dalla fottuta guerra, Will? Certo che lo aveva messo in conto (la stanchezza e i sacrifici e il sangue e le perdite e gli incubi) quando aveva risposto all'appello di William — entrambi, nel dubbio: Barrow e Lancaster.
    Lo aveva messo in conto, ma non voleva dire che lo avesse accettato senza sforzi.
    Ma d'altronde, la guerra non era mai stata una scelta, per lei; aveva imparato, negli ultimi anni, che non c'era posto dove si sentisse più a suo agio di un campo di battaglia, dove sfogare la rabbia era non solo catartico, ma anche rinvigorente. Era diventata esattamente quello che, per tutta la vita, le avevano rinfacciato di essere (senza sapere quanto potesse esserlo, e quali livelli fosse in grado di raggiungere): era diventata distruzione.
    Quando scendeva sul campo di battaglia, Willa smetteva di essere Wilhelmina Matthews e diventava un soldato, un'arma. C'era un tempo e un luogo per dimostrare di avere un'anima (ce l'aveva?) e per fare i conti con i rimorsi di coscienza — e non era di certo quello, con la battaglia che imperversava e i nemici che sferravano attacchi letali senza guardarsi in faccia.
    Non era stanca di combattere, Willa; era stanca di farlo senza mai mettere al sicuro nulla.
    Avevano resistito in Italia (a quale prezzo) e avevano resistito a Washington; avevano mantenuto il controllo su una porzione importante di Parigi e scacciato l'esercito di Lamovsky dalla Norvegia, in qualche modo; avevano evitato che la Grecia e le Galapagos venissero distrutte da creature immonde, vomitate fuori direttamente dalla bocca dell'inferno.
    Ma non bastava mai; qualsiasi cosa facessero, rimanevano sempre un passo indietro. Sempre, fottutamente, indietro. I giornali li davano per spacciati, e ad un mese dall'inizio del conflitto Willa iniziava a sentirsi esattamente così: sconfitta. Non lo ammetteva (in primis a se stessa) ma era così; temeva che avessero fatto troppo, per nulla; che le parole, e gli ordini, di Lancaster li avrebbero portati allo sfacelo più di qualsiasi altra cosa. Voleva credere in qualcosa di buono, Willa, e sperare che tutto quello servisse davvero a qualcosa — ma non era un Wren, ottimista e fiducioso; lei era pragmatica, era diretta, era realista.
    E non vedeva come tutto quello sarebbe potuto finire bene per loro.
    Ne capiva che senso avesse combattere contro amici, colleghi, fratelli e amanti; perché Lancaster li avesse spediti lì, sapendo che avrebbero trovato volti familiari nell'esercito di Lamovsky.
    Ma non era quello il momento di farsi domande.
    Quello era il momento di agire.
    E la prima azione di Willa fu —
    gettare la spada in terra.
    Non l'avrebbe alzata contro delle studentesse, né contro Dominic, né contro presunti compagni d'armi.
    (Cherry, che diavolo ci fai lì?)
    La gettò a terra — perché non poteva promettere che quella lama, già macchiata di fin troppo sangue nemico, si macchiasse anche di sangue amico; non poteva promettere che non sarebbe stata letale, perché nella foga della battaglia, Wilhelmina Matthews smetteva di essere coerente e diventava pericolosa.
    Anche per se stessa.
    La lasciò cadere a terra, e subito dopo buttò in terra anche la maschera, i capelli biondi stretti in due trecce arrotolate alla base della nuca: aveva combattuto già troppe battaglie con il viso coperto, quel giorno voleva guardare occhi negli occhi i presunti nemici. E a quanto pare non era l'unica.
    Avanzò lentamente in direzione dell'unica persona che, ne era certa, l'avrebbe perdonata se avesse colpito un po' più forte. Il loro compito era prendere tempo, no? Sperava di guadagnarne abbastanza intrattenendo la Benshaw.
    «Hey, biondina» alzò entrambe le mani, un sorriso freddo rivolto alla spia, indicando Moka con la testa «lascialo stare, non vedi che si tiene in piedi per miracolo?» invece Willa era il ritratto della salute, eh, con un occhio nero, il labbro spaccato e lividi più o meno giallastri a costellare la pelle chiara. E invece no: Cherry tentò comunque di dare una testata a Moka: okay, I guess. Si strinse nelle spalle: chi era lei per giudicare, se quello era il modo in cui i due amici volevano risolvere le loro questioni. La Matthews, dal canto suo, voleva solo impedire che l'uno o l'altro schieramento facessero qualcosa di cui poi si sarebbero pentiti.
    Ecco perché aveva abbandonato la spada.
    Sospirò, greve.
    E [bestemmia].
    «Va bene, ora basta bambini» afferrò la Benshaw dalla vita, tirandola via: aveva abbastanza forza nelle braccia da potercela fare, e aveva trascinato via Theo Kayne da abbastanza risse da sapere di poterci riuscire davvero (#1pa). «Non ne vale la pena», ma infondo che ne sapeva Willa, che di amici ne aveva forse due e una era sotto terra da svariati anni.
    gif code
    spada
    berserker
    apprendista


    SPOILER (click to view)
    — si toglie la maschera (e abbandona la spada)

    ATTACCO CHERRY (willa): la blocca da dietro

    CODE
    <b>ATTACCO CHERRY (willa):</b>


    Edited by kaja - 5/24/2023, 11:29 AM
     
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