Forget Me Knot

Residenza Campbell | John x Mina

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    Mettere da parte i pochi indumenti di cui si era liberata era una di quelle incombenze che necessitavano per forza d'un attenzione tale che sì, non avrebbe potuto fissare lo sguardo sul corpo altrui per più di qualche secondo alla volta neanche volendolo; questo non voleva però dire che non lo stesse scandagliando con la dovuta attenzione e, anzi, quel posare gli occhi su di lui ogniqualvolta le era possibile celava, dietro le sue solite ostentazioni di nonchalance, una cupidigia che però forse solo lui sarebbe stato in grado di supporre, conoscendola da tutta una vita.

    Snudò un mezzo sorriso bianco fra le labbra alla resa istantanea che esibì lui sul fronte retorico, per poi trovarsi a piegare appena la testa da un lato mentre lo guardava, privata di ogni contrattempo che potesse impedirle di farlo continuativamente. Il baluginio vago negli occhi castani da gatta aveva un significato d'interpretazione alquanto chiara per lui, abituato a venir predato in maniera anche più esplicita e smaniosa dalla consorte, ma non fece niente che non fosse squadrarlo a quella maniera poiché non v'era niente più di quello che dovesse fare prima che lui iniziasse a muoversi piano sul letto, verso di lei.
    Iniziò a muoversi anch'ella e, nell'intenzione di distendere ora meglio le gambe per essere maggiormente all'altrui mercé, dovette farsi leggermente indietro, dando come l'impressione di ritrarsi in corrispondenza del suo avanzare; non abbastanza da vanificare l'accorciamento di certe distanze, però, e di fatto ci volle davvero poco prima di sentire e vedere le dita altrui poggiarsi nell'incavo dietro al ginocchio, un tocco che provocò un'istantanea contrazione della giuntura, lo sguardo di Mina che veniva di nuovo catturato dalle iridi scure ora troppo impegnate a carezzarle la pelle assieme ai polpastrelli. Il tocco fu, a ben vedere, più breve e delicato di quanto stessero essendo i suoi occhi, ma nell'insieme la donna si ritrovò a rabbrividire non poco a quella che da fuori sarebbe potuto sembrare qualcosa di appena accennato; non trasalì, ma dall'espressione di piacevole sbigottimento che le paralizzò un attimo il viso e da quel respiro appena più profondo che fece e che si ritrovò ad interrompere, era chiaro quanto poco indifferente fosse alle attenzioni di John.

    Fu una pausa di cui lui parve quasi approfittare, nel modo che per lei era il più subdolo di tutti, per interrompere quella carezza più esplicita e prenderle teneramente il viso fra le mani, facendola sgonfiare appena in un sospiro, lo sguardo che s'abbassava per un momento prima di venire richiamato all'altrui attenzione da quel nome che sfuggiva alle labbra sempre con tanta cura. Forse un po' delusa lo era davvero in fondo, come spesso succedeva quando non riusciva a minare la sua tempra a suon di provocazioni, ma a tutti gli effetti avrebbe potuto sentirla sciogliersi fra le sue dita anche solo dopo un gesto tanto semplice, rivelando come tante volte era capitato prima di quella la sua incredibile vulnerabilità nei confronti dell'uomo che aveva di fronte.
    Proprio in virtù di quello, non riuscì a rispondere davvero a quel richiamo come avrebbe voluto, provando a boccheggiare pianissimo una risposta ma ritrovandosi persa nel vederlo avvicinarsi, ferma fra le sue dita, le labbra rimaste schiuse che sembrarono lasciate lì apposta per accoglierlo quando, finalmente, lui le lambì di nuovo fra le proprie.
    Ad occhi socchiusi per via della vicinanza, sfiatò appena in principio, sentendo un altro brivido scuoterle appena le membra come vapore bollente che si sollevava dalla pelle tutto assieme, lasciandola in debito di prezioso calore corporeo; la verità era che il suo corpo era, al contrario, in procinto di riscaldarsi non solo per compensare la mancanza di vestiti, ma anche per via delle mani altrui ancora sul viso a trattenerla, della maniera in cui cercava il suo sapore, della sensazione della loro pelle che si toccava e dei respiri vagamente ansanti che s'incrociavano, riempiendo le loro orecchie come un sottofondo assordante assieme al letterale suono delle loro labbra e delle loro lingue che si cercavano vicendevolmente, poiché anche lei si fece attendere davvero poco nel ricambiare l'altrui avidità dimostrandone altrettanta. Ogni boccata d'aria che prendeva, che fosse dalle narici o dalla bocca quando lui dava tregua, era piena del profumo di lui, familiare e inebriante insieme.
    Fu solo dopo un poco che si ritrovò a sollevare piano le mani fino alle sue spalle, prendendo ad accarezzarlo forse un po' spasmodicamente a tratti lungo i lati del collo, cercando la consistenza di una muscolatura ancora segretamente solida a dispetto dello scorrere del tempo e di un fisico poco esibizionista in termini estetici, almeno finché i muscoli non si contraevano in preda a certi momenti di tensione che lei conosceva fin troppo bene. Intanto, sotto di lui, faceva per distendersi ancora quel poco che bastava da poter schiudere appena le gambe, di nuovo, forse auspicandosi di sentirlo avvicinarsi come poc'anzi; lo sentiva avanzare appena solo perché lo aveva finalmente sotto le mani, ma avrebbe voluto ben più di quello e si capiva bene dal modo in cui continuava ad incalzarlo coi baci e a sentirlo con le dita.
    wilhelmina asphodèle campbell
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    Lo sguardo denso di significato della moglie, il suo corpo che andava via via a riscaldarsi sotto le sue dita e le sue palme, quel momento di leggera stasi del corpo altrui mentre le labbra si incontravano per strapparsi via l'anima a baci era qualcosa che John avrebbe voluto provare in eterno, tirare lo spazio ed il tempo all'infinito solo per poter assaporare ogni secondo come fossero giorni, mesi o addirittura anni. Ma nell'animo umano la bruciante passione non permetteva di godere per così tanto tempo di quella dolcezza famelica che lei mostrava e a cui lui rispondeva, la mortalità di cui entrambi soffrivano - benché maghi e destinati ad una vita longeva - rendeva ogni singolo istante passato tanto intenso da non poter essere calcolato.
    Le dita di lei che cercavano la carne del suo corpo lasciavano impronte immaginarie bollenti che gli scatenavano dei brividi piccoli ma continui, improvvisamente comprendendo come il mondo esterno fosse troppo freddo senza il suo tocco o forse il contrario, lasciando una fresca sensazione di piacere che diventava necessaria per l'incendio che la pelle pallida cominciava a sprigionare a quei pochissimi e non troppo delicati tentativi di sentire qualcosa di più del corpo maschile che aveva la fortuna di essere quello che lei apprezzava di più oramai da molti anni. L'uomo aveva il respiro molto profondo ma furono i movimenti di lei che accelerarono il battito, una danza che avevano ballato insieme da troppo tempo per non sapere cosa stesse cercando di fare, l'istintività carnale che facendo capolino regalava una sorta di folle lucidità sugli avvenimenti a venire e come comportarsi.
    Il bacino di lui con un'irruenza che non gli era sconosciuta ma che aveva un retrogusto di inaspettato ogni volta che ne approfittava in quella maniera cercò senza troppe cerimonie di intrufolarsi tra le gambe che venivano schiuse della donna, ricavandone il posto che poteva essere tecnicamente il preferito di sempre: tra le sue cosce.

    Le mani scivolarono dal collo alle spalle mentre con il proprio peso cercava di congiungersi con il busto altrui e spingerla, non senza la dovuta gentilezza, ad incontrare ancora una volta la schiena con il materasso, con la differenza che una delle mani di lui scivolava sotto la spalla per potersi aggrappare con un po' di forza ai capelli sulla nuca della donna mentre l'altra ghermiva con un effetto simile al Ratto di Proserpina la coscia della moglie, con una pressione attua a far risaltare la agoniata carne di lei.
    L'intimo turgido sbatté malamente contro il monte di Venere e ivi rimase, spostandosi con i movimenti inconsulti di John che, tra un ansimo scucito dalle brevi pause del bacio ed il riposizionamento di lei, sbatteva sgraziato tanto vicino al culmine della sua voglia quanto distante. Seppur dall'animo tranquillo e dall'espressività poco incline al cambiamento, era comunque fatto di carne e debolezze, due cose che Mina sapeva benissimo essere sue in egual misura: lui era solo un falò pronto da ardere ma lei era sempre il fuoco che lo consumava, quindi non era da stupirsi che quel contatto - maldestro quasi - fosse una cosa abbastanza normale. Di certo la mancanza di lei, il fantasma del suo possibile non ritorno e addio marcavano ancora di più quei gesti vivi ed intensi. C'era ben più di una necessità fisica, in quei gesti.

    Si staccò dalle labbra e raccolse, non senza fatica, tutta la sua capacità di essere lucido in momenti di difficoltà e questo solo per un motivo: voleva guardarla. Tra le turpi esigenze di John c'era la pretesa di guardarla in volto per poter godere di ogni istante dell'espressione che avrebbe fatto quando, finalmente, sarebbero diventati un tutt'uno fisico, totalmente uniti al bassoventre. Godeva e neanche poco nel vederla prendere aria, boccheggiare un attimo o di sentirsi ancora più ricercato, percependo le cosce fresche diventare bollenti mentre si allacciavano ai suoi fianchi come un oscuro monito, una maledizione imperitura se mai avesse lasciato quella posizione. Era una cosa che lei sapeva e lui non aveva mai nascosto.
    Si distanziò quel tanto che bastava con il ventre per poter avere spazio di manovra e lasciarle i capelli per potersi dirigere con una certa esperienza là dove l'esterno era ancora stimolabile, strusciandosi in maniera voluttuosa più di una volta mentre ansimava con un bassissimo vocalizzo il piacere e l'estenuante attesa che non faceva altro che renderlo incandescente.
    Come una serpe strisciò tra i lembi di carne più in basso passando e ripassando per farsi sentire, giungendo alla fine di quella pratica che era quasi una tortura per far cadere la sommità del suo sesso tra le pareti di lei, nel principio dell'intimo altrui. John dimostrò l'ennesima quantità di pazienza poiché non si spinse con violenza in lei, bensì cominciò piano ed un po' alla volta a scivolarle dolcemente contro, muovendosi con calma senza però distaccare per neanche un secondo lo sguardo dal volto.
    john ming-yue campbell
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    A scanso di ambivalenze retoriche, il mondo divenne senz'altro meno gelido ed inospitale per lei una volta che il marito l'ebbe raggiunta, rimanendo oramai solo ad un passo da quell'incastro imprescindibilmente perfetto fra i loro corpi che entrambi ricercavano e desideravano come l'aria.
    Seguitando a ricambiare il bacio altrui con sferzate di lingua fin troppo affamate, si lasciò docilmente sdraiare fino a ritrovarsi nuovamente incastrata fra il corpo altrui ed il materasso, mentre le mani dell'uomo che le scorrevano sul corpo la facevano fremere deliziosamente; un brivido intenso ottenne di farla arcuare appena sotto di lui, quando sentì le dita stringersi saldamente attorno alla base delle ciocche castane che si dipartivano dalla sua nuca, e la sensazione della coscia che veniva afferrata a quella maniera gliela fece flettere contro il fianco altrui, colta da uno spasmo inevitabile fra la sorpresa e la più scontata eccitazione. Quel tipo di iniziative da parte di lui la portavano inevitabilmente a divenire un po' più ansante ed impaziente, qualcosa di impossibile da non notare per John se non altro perché la stava baciando, in primo luogo, e in secondo lei non si premurava minimamente di nasconderlo.
    E lui, d'altro canto, esibiva la medesima mancanza di riserbo in quei movimenti spasmodici ed istintivi con i quali le si strofinava contro di bacino, ai quali lei rispondeva subito dopo, limitandosi a strofinarglisi contro lì per lì solo per stuzzicarlo ancora, evitando accuratamente di coinvolgere i propri punti sensibili nel processo.

    Continuò a toccarlo, carezzarlo e stringerlo a sé, fra mani, braccia e gambe, anche quando egli fece per staccarsi, lasciandola libera di respirare, comodamente riversa col capo sul cuscino. L'affanno vago, inevitabile sia per il bacio in sé che per più intense reazioni fisiologiche alla situazione che stavano alzando drasticamente la sua temperatura corporea fra le altre cose, le impediva di tenere le labbra in una posizione che non fosse quella perennemente dischiusa, ma lo osservava con una scintilla di famelico interesse mentre si distanziava da lei.
    Quando lui aveva fatto capire di aver bisogno di spazio, lei gli aveva tolto le mani di dosso ed aveva allentanto appena la morsa delle cosce con molte remore, adagiando infine le braccia mollemente ai lati del capo ma apparendo più rilassata che inerme o intimidita. Non ebbe tuttavia davvero il tempo di contemplarlo con la dovuta calma quando le fu distante, poiché lui procedette immediatamente ad adoperarsi con precisi movimenti di bacino per strofinare l'intimità turgida e diritta fra le sue labbra, applicando la conoscenza enciclopedica che oramai aveva del suo corpo per cercare il suo punto più sensibile, piuttosto che strusciare impacciatamente e con bassa istintività come in precedenza. Il respiro tremò già in principio nel sentirlo posizionarsi a quella maniera contro di lei, ma si interruppe spezzato da un ansito basso quando si ritrovò a percepire il calore e la pressione del membro altrui contro la carne delicata, che lui avrebbe potuto percepire come già madida. Gli occhi castani socchiusi lo scrutavano, rifiutandosi quasi con tenacia di abbandonare il contatto visivo diretto nonostante gli scatti involontari delle palpebre, ma la maniera in cui lasciava scivolare dalle labbra sospiri lubrichi aveva un che di arrendevole e provocante assieme. Non si mosse, se non per qualche spasmo involontario delle gambe che ora si chiudevano e ora si rilassavano in preda ai brividi caldi e liquidi che restituivano a lui, all'opposto, una sensazione di agevolezza progressiva nel movimento a dir poco umida ogni volta che le si premeva contro; una delle mani, non più semplicemente abbandonata sul cuscino, teneva fra le grinfie la federa solo morbidamente, per ora, ma le dita si flettevano praticamente ogni volta che lo stimolo tattile la raggiungeva all'apice del suo sesso, regalandole quella sensazione intensa e desiderata che allo stesso tempo le faceva desiderare di più, pur nella consapevolezza che, se lui avesse voluto, avrebbe potuto concederle l'apice del piacere anche solo perseverando in quell'insoddisfacente pratica.

    « ... John...! » un lezioso singulto la colse appena prima di ritrovarsi a pronunziare il suo nome; non avrebbe mai potuto postulare con vera certezza quando l'altro avrebbe potuto decidere di porre fine a quel preliminare, ergo la sensazione della punta che s'insinuava finalmente in lei l'aveva colta di sorpresa, per non dir peggio. Pronta lo era fin troppo, così poté sentirla distendersi subito dopo quel primo momento di inevitabile tensione e sospingersi in lei, pur lentamente, non recava con sé particolari difficoltà in termini di attrito; la sensazione del membro altrui era invadente, certo, ma in maniera nettamente piacevole e desiderata, al punto che solo concentrarsi sulla sensazione del pulsante calore altrui che scivolava fra le sue pareti accoglienti e altrettanto calde era sufficiente a spedire brividi ulteriori fino al basso della schiena.
    Stava però stranamente attenta, in quella prima fase, a tenere a bada i propri ansiti e, in special modo, a dare attenzione a lui che continuava a guardarla piuttosto che fare attenzione solamente al piacere che stava provando. Il respiro veniva tenuto vagamente regolare a forza ma era pesante a dir poco, e qualche piccolissimo vocalizzo sfuggiva inevitabile nel sentirlo affondare in lei con quella solerzia.
    « Ah, mon cher... » le labbra s'arricciarono di vago divertimento, mentre la mano che non artigliava il cuscino cercava una delle sue per portarla a sé, trascinandola per il polso fino al viso proprio, se lui gliel'avesse permesso: in quel caso, ne avrebbe baciato piano qualche falange, fra un sospiro e l'altro, in delicata adorazione o forse, anche, sottile e subdola provocazione; per forza di cose, nel dedicarsi a quel gesto doveva smettere di guardarlo negli occhi. « ... aiutati con le mani... lo sai che mi piace... » incrociò qui di nuovo lo sguardo col suo, mordicchiandosi il labbro inferiore per un momento con espressione furba, prima di accingersi a poggiargli una mano su uno dei seni che giacevano abbandonati ed inevitabilmente un po' scomposti per via delle dimensioni e della posizione supina di lei. C'era una gamma invidiabile di opzioni che si nascondevano dietro un invito del genere, se non altro perché per l'appunto, anche solo toccarla per il gusto di farlo le avrebbe donato un quid in più di piacere, e proprio per questo era mortalmente curiosa di capire cosa avrebbe scelto di fare prima.
    wilhelmina asphodèle campbell
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    Edited by .totentanz - 2/12/2023, 22:54
     
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    Per quanto, a rigor di logica, la situazione fosse già conosciuta a memoria sia da lui che da lei, con movimenti e posizioni ripetuti chissà quante volte nel loro passato insieme, c'era sempre quel brivido di incredibile ed intensa gioia nel potersi dilettare nel percepire la donna muoversi e reagire al suo tocco. Era una soddisfazione che accarezzava anche l'ego di John, non l'avrebbe mai negato e quel sorriso leggero che mostrava un po' dei denti bianchi dal labbro superiore e quegli occhi scuri, fondi, dal taglio leggermente orientale brillavano di quel godere suo e dell'altra, con un'unica grande domanda a cui era impossibile dare davvero risposta: cosa lo soddisfaceva di più, il suo piacere o quello della moglie?
    Il consueto e desiderato calore che umettava l'apice del suo intimo era invitante in maniere che non potevano essere narrate, la libido tutte le volte tornava a quegli sprazzi di gioventù, accesa ed intensa, ogni singola volta - una magia quasi, per fare un paragone calzante; l'intensità era forse più acuita dall'anno di mancanza, c'era un fondo di disperazione in quell'anno passato senza di lei che rendeva la mera voglia una vera e propria necessità psicofisica che in quei contesti non era possibile nascondere. Il corpo dello stregone dimostrava quanto fosse visceralmente legato alla donna che aveva promesso di amare eternamente, anche dopo la dipartita di uno dei due quando sarebbe stato (il più tardi possibile). Con brevi respiri ancora calcolati, trattenuti e metodici riuscì a non sfogare tutta quella repressione su di lei, per più motivi già ovvi e che per tutto il tempo aleggiavano il retroscena dei suoi pensieri.

    La pelle della donna, chiara e dolcemente segnata dai nei che aveva imparato a memoria, era invitante come tutto il resto di lei. Non era solo il corpo, il desiderio al gradino più basso di tutti, ma era la persona e lo spirito che albergava in esso a renderla assuefacente, paragonabile ad ampie ed infinite boccate di troppo ossigeno da spegnere completamente i pensieri e lasciare la mente completamente sgombera di ogni ombra. Quando lo richiamò in quella maniera dolce ma laccata dal divertimento che manifestava sulle labbra riuscì a rimanere in ascolto, in sospeso, fermo a parte il petto che si gonfiava e sgonfiava ad un ritmo cadenzato, all'apparenza calmo. L'incendio che la provocazione lanciata in quel contesto era descrivibile come un cataclisma, l'uomo sentì improvvisamente un'ondata di calore ruggente sotto la propria pelle dimenarsi, simile all'Ardimonio di cui aveva solo letto una volta in un antico e proibito libro ad Hogwarts per una ricerca, un fuoco che mai poteva essere spento e consumava ogni cosa senza pietà o rimorso.
    Fortuna voleva che il suo mestiere, quello del medico - benché magico - gli aveva insegnato a domare ogni sorta di istinto, pensiero, paura o ansia per non sbagliare durante una delicata operazione che poteva salvare un paziente dalla morte certa; la concentrazione, lo spirito di annullamento e i nuovi ed efficienti allenamenti per l'Occlumanzia riuscirono a non far perdere completamente il lume della ragione e poter effettivamente agire secondo il desiderio altrui. Fu dolce ed ancora un po' piccante il bacio sulle dita, cosa che Mina faceva spesso anche solo come coccola ma fu il legittimo contatto con il seno a rendergli davvero difficile mantenere la concentrazione. Solo lei poteva ribaltare il mondo con un gesto anche più semplice, figuriamoci in un contesto del genere.

    La mano era già appoggiata alla soda carne e senza star a pensare davvero alla manovra successiva, agendo più di istinto che di ragione, strinse con le dita il resto per poter afferrare con presa ancora più salda ciò che sua moglie aveva gentilmente offerto con tanta solerzia: le falangi si piegarono con naturalezza mentre quella stilla di forza in più venne instillata, non più tenerla ma rivendicarne la proprietà attuale. Anche l'altra mano decise di afferrare il seno ma più che artigliarlo lo agguantò lateralmente, a volerlo impugnare e sollevare così il capezzolo. Incurvò la schiena verso il basso e al contempo cercò di spingersi un po' più all'interno di lei mentre schiudeva le labbra per accogliere il culmine del seno tra labbra e lingua, succhiandone la pelle con uno strattone davvero intenso, inaspettato se considerato la sua parvenza di tranquillità che in realtà era inesistente. Con suoni umidi di schiocchi strattonava la carnosa punta del seno in bocca, stringendo al contempo.
    L'aria veniva avidamente aspirata dalle narici, il battito cardiaco accelerato e la voglia di scivolare ancora più dentro di lei quasi ai massimi storici. La presa infame non permetteva davvero di abituarsi alla forza e al desiderio che proiettava su di lei, lasciando un po' la morsa per riprenderla e le labbra tiravano al punto che avrebbero sicuramente provocato un'ematoma da lì a poco. Era intenso come gesto e aveva capito negli anni quanto potesse effettivamente tirare anche se, come in quel momento, andava un attimo avvertito che stava perdendo il controllo.
    john ming-yue campbell
    2023 » maggiocredits
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    Dal canto suo, Mina aveva sempre avuto scarsa difficoltà a discernere cosa la eccitasse di più degli amplessi condivisi con il consorte. Non era per la verità un dubbio che aveva mai sfiorato la sua mente nemmeno in giovane età, ai tempi delle loro prime, fugaci e forse precoci esperienze, momenti rubati dove l'età acerba s'era fatta sentire ma mai al punto di scoraggiarli davvero dall'esplorarsi a vicenda. Più di tutto il resto, ed era stucchevole invero la realizzazione al limite del ridondante, era fuor di dubbio il poter constatare il piacere altrui la sua fonte di eccitazione cardinale, al punto che spesso concentrarsi sul piacere proprio equivaleva quasi esclusivamente al fare attenzione alle bramate reazioni di lui. Sapeva per certo di desiderare di lui anche tutto il resto, come anche sentiva di appartenergli per intero a propria volta, ma non poteva per onestà intellettuale negare quel desiderio subdolo e deprecabile che negli anni era solo andato a consolidarsi, pur se nella più sana delle maniere; quel desiderio di vederlo libero dal giogo della compostezza e ridotto ai minimi termini dei suoi istinti, preda unicamente delle sue voglie, arreso a quelle squisite e incontrollate reazioni tipiche dell'esperienza carnale.

    Quello che soleva esercitare il marito era un livello di autocontrollo, in quei frangenti, talmente intenso che era difficile non percepirlo. Quasi le si pietrificò fra le dita, mentre gli prendeva la mano richiamandolo ed incalzandolo soavemente, nello sforzo evidente e sensibile di imbrigliare le proprie pulsioni. Aveva sempre avuto la pazienza sufficiente a non lasciarsi colpire in negativo da quello che per John era un riflesso nato dall'abitudine, e così si limitava ad attendere di vederlo sciogliersi inesorabilmente, che fosse per via delle sue attenzioni o a suon di provocazioni.
    Nel caso specifico, si poteva forse parlare più della seconda che della prima.
    Si sgonfiò appena sotto la mano rimasta poggiata, rimanendo a guardarlo per quella manciata di istanti d'attesa. Per un momento penso quasi di doverlo incalzare ulteriormente ma fu lui a precederla, con quella stretta di grinfie che le fece fermare come in sospensione il mantice della cassa toracica. Continuava a tenere la mano sul dorso di quella altrui, e le dita quasi s'aggrapparono mentre quelle dell'uomo stringevano e saggiavano la carne soffice e, ancora per poco, intonsa. La pelle rimase fresca al tatto per più d'un istante prima che il calore, fra le dita di lui e quello che proveniva naturalmente dal corpo della donna, iniziasse a propagarsi, dando quasi l'illusione di essere incentivato dalla morsa nel processo. Raccogliendo ed afferrando anche l'altro seno, avrebbe potuto constatare ancora una volta quanto il corpo della moglie, in quel punto, fosse particolarmente piacevole e soffice contro le dita, inerme al punto da istigare implicitamente la pressione dei polpastrelli.
    Sarebbe stato difficile, se non impossibile, pretendere dal corpo di lei di non rabbrividire già a quei tocchi avidi. Già dentro di lei, avrebbe potuto percepire con drammatica facilità la scarica di calore che si dipanò lungo la schiena fino al suo basso ventre, in una madida manifestazione di appagamento. La mano con cui non lo toccava era lasciata lì dove era capitata, lungo il corpo e sul lenzuolo a stringere quest'ultimo fra le dita mentre l'uomo si abbassava su di lei, dentro di lei, facendola ansimare già debolmente a quel punto, per poi raccoglierle un capezzolo fra le labbra; succhiò immediatamente e con una mancanza di riguardo sufficiente a farle inarcare un poco la schiena, quasi a staccarsi col bacino dal materasso mentre un altro brivido più preponderante la induceva a muoversi appena contro il sesso altrui, in un movimento parzialmente operato lungo il piano sagittale. La mano rimanente lasciò rapidamente perdere il lenzuolo, a quel punto, per raggiungere e perdersi fra le ciocche scure del capo di lui, così riverso quasi grottescamente sopra il corpo della donna che fremeva per via della sensazione piacevole sì ma anche pungente della bocca altrui che tirava con quel fare impietoso. Erano attenzioni eccessive, prive di tatto nel senso metaforico del termine, forse vagamente apparentate ad un certo livello di sgradevolezza che tuttavia lei travisava in qualcosa di puramente gradito; il suo corpo, allo stesso tempo, non poteva che registrare quell'intensità in maniera dovuta, rendendo le sue reazioni e i suoi tremori vagamente convulsi.

    Non lo avrebbe fermato, in sostanza, limitandosi a gustare il momento per quello che era. Guardava inevitabilmente al soffitto, per quanto le palpebre, ora sfarfallanti e trasognatamente socchiuse, ora completamente serrate per via di quelle scariche fra dolore e piacere di matrice discutibile, non le permettessero davvero di mettere a fuoco nulla. Il respiro veniva fuori scomposto, con una cadenza totalmente imprecisa e con talvolta una certa difficoltà.
    wilhelmina asphodèle campbell
    2023 » maggiocredits
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    Il sapore della pelle che traeva con avidità lo rendeva ancora più convinto di praticare quella manovra per almeno qualche minuto, al punto che mentre lei inarcava la schiena lui fece scivolare una delle mani per potercela appoggiare e tenere in quella posizione, quasi una costrizione o una sorta di punizione irreale, incurvato su di lei a mo' di vampiro a prendere da lei ciò che voleva. Non era sangue, in realtà, il suo interesse ma il vago sapore ferroso durante la pratica era il segnale di lasciarla andare - anche se non avrebbe voluto - per non provocarle davvero una ferita. Il sospiro tremulo ripieno di piacere era così denso ed importante che tutto il corpo ne venne scosso, anche il turgore dentro di lei ebbe quel minimo movimento a smuovere le pareti irrorate di umidità che scendevano oramai da un po'. Si staccò quel tanto che bastava per potersi godere gli ultimi istanti dell'estasi provocata da quella dedica, stringendole il seno ancora una volta con una possessività tale da poter sconcertare chi non conosceva così bene l'uomo: il gesto fu così intenso che il braccio prese a tremare un po', neanche fosse stato colto da un brivido intenso.
    Spinse con il bacino più avanti così da poter collidere di nuovo completamente con il monte di Venere altrui, emettendo nella pratica un suono sospirato senza timbro vocale, un sussurro segreto che le riversò contro senza premura, delicato come un soffio di vento e potente come uno schiaffo. Lasciò la schiena, oramai non più il suo punto di interesse e si discostò quel tanto che bastava per prenderle la caviglia, pilotando la gamba - solo quella gamba - fino al busto ed appoggiandola contro di sé, creando così una irregolarità tra le posizioni delle gambe di lei, spingendosi un po' più in basso per piegargliela ulteriormente. Per star sicuro di poterla tenere la allacciò con il braccio, arto che diede una carezza prima con la mano e poi cinse la carne esternamente, così da poterle afferrare un fianco. In quella posizione vagamente scordinata, con le mani a tenerla ferma e premendole un po' contro, prese a muovere il bacino lentamente.

    Il turgore uscì piano, bagnato dagli umori di sua moglie, senza troppa enfasi in realtà. Non uscì del tutto ma solo quel che serviva per poter poi rispingere in maniera similmente lenta, fino in fondo, un ansimo di gola che quasi sembrava un singulto fuoriuscì delicatamente e senza vergogna, riverberando nell'aria. La casa in campagna aveva un enorme vantaggio, potevano fare quanto rumore desiderassero senza destare problemi o creare fastidi di sorta; nello specifico l'uomo voleva decisamente farsi sentire poiché per diverso tempo non aveva potuto farsi ascoltare dalla moglie in quei gorgheggi lussuriosi che gli provocava: voleva che sentisse ogni fibra del suo corpo, che vedesse lo sguardo scuro perso su di lei, incapace di decidere cosa guardare prima e che ascoltasse non solo le sue parole d'amore ma anche la nota più turpe del suo animo che rispondeva alla voglia altrui, un richiamo istintivo e preistorico, qualcosa di talmente naturale da non poter essere insegnato ma solo imparato. Desiderava ardentemente di mescolare il piacere che riceveva con quello di lei, voleva portarla a godere in maniere che neanche lui sapeva spiegare, letteralmente spegnerle la mente perché anche capire dove erano doveva diventare di difficile comprensione.
    Per questo spinse con un po' più di forza la seconda volta, uscendo e rientrando con più sicurezza. Così la terza. La quarta. Sempre un po' di più e sempre un po' più a fondo, schiacciandola appena con il suo peso. I respiri rotti che andavano ad intensificarsi, non c'era più una logica, tutto andava bene. Respirare. Apnea. Entrare. Uscire. Rientrare. Con il corpo morbido e agognato tra le dita, con l'intimo zuppo dei liquidi femminili, circondato e stretto in lei, il posto migliore del mondo. Con lei, la persona migliore del mondo. Godere per farla godere e viceversa.
    La fame era finalmente giunta.

    Lei e solo lei poteva vedere le catene del pacifico autocontrollo spezzarsi nel fondo degli occhi scuri dal taglio allungato del medico, lei e solo lei aveva il diritto di poter capire che era finalmente perso nell'Abisso che lei costituiva nella sua intera esistenza. Un buio e caldo abbraccio, morbido e amato, desiderato da tempo immemore e mai dimenticato. Sarebbero potuti passare secoli, millenni e se fossero stati entrambi vivi quella calda sensazione di volerla in tutte le maniere mai concepite e non sarebbe rimasta tale per sempre. Spinse più forte, con più foga, più voglia di sentire ogni centimetro del suo interno sfregarsi con prepotenza, quel limite tra piacere e dolore che sapeva essere sbagliato ma che piaceva sia a lui che a lei. L'impressione delle mani sulla pelle bianca sarebbero rimaste per qualche ora, considerata la foga con cui la teneva, con la paura netta di vedersela sparire di nuovo da sotto gli occhi senza preavviso. C'era quello di nuovo nella loro situazione, la paura, la disperazione provata e quel terrore potenziale di ricadere di nuovo in un baratro dove lei non era presente. Sua Luce e sua Maledizione, unite nella figura unica di Wilhelmina Asphodèle Campbell. Sua moglie. Sua amica. Sua metà.
    La prima delle sue ragioni di vita.

    Il torace si apriva e si sgonfiava senza senso ma ogni volta il bacino continuava ad andare avanti e indietro con rinnovato vigore, un furore sessuale che poteva essere paragonato a qualcosa di animale, privo di raziocinio a parte il più comune istinto di sopravvivenza. Vocalizzando ogni respiro con un ansimo che sembrava un urlo, un ruggito secco, continuava a prendersi la donna della sua esistenza con l'esperienza di conoscere quel corpo interamente, di lasciarsi vedere mentre si prodigava a darle piacere e mostrarsi nel piacere che lei gli provocava. Il turgore tirato e duro non lasciava requie, così come il cuore che dimostrava in quella maniera vagamente malsana ma così adatta a loro quello che provava senza dirlo poiché il suo sguardo vagava sì sulle carni saporite della moglie ma più di tutto cercava il suo sguardo, il suo volto, voleva vedere il mondo che si stanziava al di là del suo sguardo dove poter essere finalmente insieme.

    john ming-yue campbell
    2023 » maggiocredits
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