if you can't go back, where the hell do you go?

ft. joey & hans

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  1. cigârette
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    maybe in your eyes.

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    1997✧ healer ✧ deatheater
    you wanna get young, you're just getting older,
    And you had a fun summer, but
    it's suddenly colder
    If you want a bit of love,
    put your head on my shoulder
    it's cool
    Non era successo nulla di eclatante che lo spingesse a tale gesto, si era detto, ma un lungo e importante dietrofront, invece, era più che necessario, perché qualcosa era effettivamente successo prima di quell’incontro.
    Il Cavendish si trovava in ospedale quando Hans era stato ricoverato al San Mungo, e aveva scoperto del fratello quasi a fine turno – e quasi per caso. Non era stata una doccia fredda, ma più una secchiata gelata che l’aveva colpito senza il minimo preavviso, un po’ come se una vecchia signora avesse svuotato il secchio dal balcone e lui fosse stato lo sfortunatissimo passante di sotto.
    Trascorreva la stragrande maggioranza delle sue giornate in ospedale tra i corridoi del primo piano, entrando e uscendo dalle sale chirurgiche e portando a termine i controlli in degenza, e solo nelle brevi pause aveva la possibilità di chiacchierare con i colleghi degli altri piani. Si conoscevano un po’ tutti, ma la maggior parte di loro Dominic li aveva incontrati ben prima di prendere posto al San Mungo perché si erano incrociati tra le mura di Hogwarts come colleghi, come compagni di scuola, o, in alcuni casi, quando l’age gap era leggermente più alto, perché era stato infermiere durante i loro anni da studente; non era così strano, quindi, che avessero conoscenze in comune, e nei tempi morti, tra una sigaretta e l’altra, o un caffè e l’altro, poteva capitare che chiacchierassero – e spettegolassero – ancora di quello che succedeva tra le mura della scuola e delle persone che avevano incrociato i loro comuni cammini, e quando gli era stato detto che un certo pirocineta che aveva frequentato Hogwarts, «Bulby o una cosa simile, mi pare», era appena stato ricoverato per overdose, la sua testa si era completamente svuotata e ci mancava poco perché le gambe gli cedessero completamente e svenisse lì sul posto.
    «mi è sempre sembrato un ragazzo un po’ strano, è un peccato, purtroppo credo sia un caso perso» quelle successive parole erano (per fortuna) giunte alle sue orecchie un po’ ovattate, perché era rimasto qualche attimo immobile, poi aveva buttato in fretta e in furia la sigaretta ancora a metà sull’asfalto ed era corso al reparto di tossicologia e lì era rimasto, con lo sguardo fisso su quel lettino, per tutto il resto della giornata.
    Quando era tornato anche il giorno dopo, il giorno dopo ancora, e tutti gli altri giorni fino a che il pirocineta non fosse stato dimesso, la Dottoressa Ramos l’aveva guardato con fare un po’ incuriosito e stranito, ma lei non gli aveva fatto troppe domande, e lui d’altra parte non si era dilungato in spiegazioni non richieste. Aveva chiesto continuamente aggiornamenti sulle sue condizioni, aveva passato notti sulla sedia di fianco al lettino, aveva suggerito timidamente terapie diverse, percorsi da seguire, aveva pregato qualche buon dio, chiunque fosse dei tanti lassù, di farlo stare meglio, si era maledetto più e più volte per aver fallito così tanto, per non aver fatto nulla nonostante sospettasse – nonostante sapesse – la gravità della situazione, e quando alla fine lo special si era ripreso Dominic si era limitato a fare un passo indietro e a rimanere fuori la stanza, con lo sguardo un po’ stanco fisso ancora sulla figura del Belby.
    Era sollevato, certo, ma non erano andate vie quelle sensazioni di spavento e demoralizzazione, e glielo si poteva leggere negli occhi.
    Era quello stesso sguardo, con la stessa paura e lo stesso timore, che ora gli stava rivolgendo dall’altra parte del tavolo, ed era anche lo stesso che, per motivi differenti, in quel momento rivolgeva a Joey.
    Gli eventi che avevano coinvolto Hans erano più freschi nella mente del Cavendish, ma nella tasca della giacca conversava ancora con particolare cura quel bigliettino che l’ex portiere dei corvonero gli aveva dato. L’aveva riletto innumerevoli volte, anche più volte al giorno, e aveva rimuginato a lungo su come avrebbe dovuto reagire, quale sarebbe stata la miglior prossima mossa da fare, ma soprattutto su cosa avrebbe detto, come l’avrebbe detto, quali parole avrebbe usato, come avrebbe reagito. La paura di poter deludere il minore e di non essere quello che si aspettava – o quello di cui aveva bisogno – lo attanagliava e non gli lasciava formulare un pensiero lucido. Era finito per lasciarsi tormentare così tanto da quelle angosciose riflessioni a tal punto di pensare di non avere più il tempo per agire perché tutto quello che aveva perso era andato ed era stato fatale.
    E poi era finito in un lab in Siberia, e aveva iniziato a sentire una strana urgenza premere contro il suo petto ogni volta che guardava Joey durante gli allenamenti, e poi Hans era finito in ospedale, e poi non poteva più vivere in quel modo, e quindi il tempo alla fine l’aveva trovato, l’aveva costruito, anzi, solo per loro tre, e ora che ci era dentro gli sembrava che scorresse in modo troppo veloce e che lo stesse perdendo di nuovo, nell’incertezza di quali parole fosse meglio utilizzare per chiedergli scusa, per non farli scappare, e per non deluderli.
    Heathcliff magari aveva saputo essere un buon fratello maggiore, ma lui…
    «ti ho scritto che l'avrei fatto.»
    La risposta del Moonaire, per qualche motivo, lo spiazzò – non si aspettava che i due si presentassero, figurarsi che gli dessero qualche risposta – e rimase per un attimo in silenzio, le iridi posate sulla figura del biondo, per poi annuire molto lentamente. «sì…» fu più una considerazione tra sé e sé che una risposta, ricordando quello che c’era scritto sul bigliettino. «sì, e grazie, a proposito» confermò con un pizzico di convinzione in più, poi si schiarì la voce per continuare con il suo discorso, tra incertezze e balbettii.
    «no. Stai morendo?»
    Uhm
    «sono pulito»
    Oh
    Fece rimbalzare lo sguardo dall’uno all’altro, ora ancora più spiazzato, e si prese di nuovo un istante di silenzio per elaborare le parole dei due e considerare le giuste risposte da dare: two types of people, I guess, uno gli aveva chiesto se stesse morendo con la tranquillità e la nonchalance con cui si chiede cosa hai mangiato il giovedì sera, e l’altro gli aveva confessato che ehi passi da gigante non si drogava da un po’, hurrà?!
    Non erano quelle le reunion di famiglia a cui era abituato lui.
    Paradossalmente la domanda del Moonaire l'aveva messo in grossa difficoltà, perché sebbene fisicamente sembrasse stare bene, non escludeva che dentro si sentisse morire e svanire sempre un po' di più «n-no, cioè non...» so?, lasciò a Joey l'arduo compito di decifrare se quindi stesse morendo o meno, perché poi spostò lo sguardo su Hans, annuendo con molta lentezza alle sue parole e alzando impercettibilmente gli angoli delle labbra in un sorriso timido — che fosse una bugia o meno, voleva davvero credere che il minore fosse pulito, ma restò ugualmente in silenzio, perché dopotutto non aveva alcun diritto di metter bocca su quella situazione.
    Era difficile per lui; dopo due anni in cui aveva avuto modo per elaborare la cosa, ora si sentiva davvero legato ai due ragazzi, al di là delle parole parole che aveva letto su quella lettera. Si interessava, si preoccupava, si sentiva responsabile, ma allo stesso tempo…
    «Se è per quello che ti ho scritto, non mi devi niente. Non cercavo un fratello» furono quelle parole a gelarlo ancora una volta.
    Certo che Joey non cercava un fratello, e nemmeno Hans ne cercava uno, ne era più che sicuro — e ora si sentiva quanto mai stupido per aver pensato di potersi comportare da tale con loro. Aveva una nube di pensieri così fitta nella testa che fu costretto a strizzare gli occhi per qualche secondo e passarsi una mano sul viso, lasciando che le parole di Joey diventassero momentaneamente solo un fischio in sottofondo, e perdendosi la — quasi comica, c'è da dirlo, benché legittima — confusione di Hans; un peccato, col senno di poi, perché la metafora della squadra l'avrebbe fatto sorridere come un vero fratello maggior super fiero e l’avrebbe fatto sentire a casa.
    «spiegatemi.» prese un profondo respiro e poi annuì con lentezza. Quando riaprì gli occhi evitò lo sguardo degli altri due, e fece scivolare la mano nella tasca interna della giacca; la tentazione di agguantare il pacchetto di sigarette per scaricare l'ansia fu tanta, ma rimase fedele al piano e strinse la mano intorno alla busta bianca di carta che aveva conservato per tutti quegli anni la rivelazione che gli aveva cambiato la vita. Insomma, c'era la reunion familiare, una busta, un discorso da fare, era proprio un momento da Maria De Filippi e chissà se c'erano le telecamere di C'è Posta Per Te nascoste da qualche parte, o magari Olga Fernando pronta a sussurrare nelle orecchie dei due ragazzi la traduzione dei confusi balbettii che il Cavendish temeva sarebbero usciti dalla sua bocca.
    A differenza del famoso programma targato Canale 5, però, il guaritore non chiese nessun permesso e aprì la busta, sfilando e poi posando sul tavolo la foto che ritraeva tre ragazzi insieme.
    Erano loro, indubbiamente; i loro volti e le loro espressioni raccontavano storie diverse, e lo sfondo di una casa calda e all’apparenza accogliente testimoniava un legame più stretto di quello che condividevano in quel momento — era un mondo diverso, erano persone diverse, ma si trattava senza alcun dubbio di loro tre.
    Gli lasciò giusto qualche attimo per osservare la foto e approfittò anche lui di quel silenzio per umettarsi le labbra e prendersi il tempo per assicurarsi che le parole sarebbero effettivamente uscite dalla sua bocca.
    «lui è Heathcliff» puntò con l'indice la figura del ragazzo più grande, quello che indossava inequivocabilmente la sua faccia (una delle tante a disposizione) «e loro sono James e Wes» un'occhiata rispettivamente a Joey e Hans «e loro sono — » si mordicchiò appena il labbro inferiore, e con un colpetto di tosse palesemente finto cercò di ricacciare indietro la secchezza alla gola «— noi siamo fratelli. Lo eravamo in un altr-» universo? mondo? linea temporale? vita? Dominic non ci aveva mai capito veramente un cazzo del discorso che gli aveva fatto Hunter su quella ruota panoramica, e voleva evitare di menzionare aulici termini scientifici confondendo i due ancora di più «lo eravamo prima che partissimo tutti quanti e finissimo... qui» non intendeva proprio qui-QUI inteso come il parchetto dei drogati a diagon alley in cui li aveva richiamati, ma insomma avevano capito dai. DAI?? dai per favore, era già difficile senza concentrarsi sui particolari, sperava avessero capito.
    Armeggiò nuovamente con la busta e questa volta estrasse un paio di fogli piegati, ma non li lesse e non li mostrò, erano cose personali e dubitava, tra le altre cose, che i due ex studenti volessero accollarsi anche la pesantezza e la responsabilità delle parole scritte su quel foglio da un’altra versione di sé. «Heathcliff è tornato indietro per cercarvi, per trovarvi, e per assicurarsi che stiate bene, che siate felici, e che abbiate trovato qui quello che non potevate trovare in quell’era malata» fece saltare ancora una volta lo sguardo da una figura all'altra solo per un attimo, perché poi decise che era meglio evitarlo e concentrarsi nuovamente sulla foto poggiata sul tavolino «lo so da un paio d'anni» ammise con un velo di vergogna «non ve l'ho mai detto perché non volevo intromettermi nelle vostre vite, e perché pensavo che il mio compito, quello che Heathcliff mi aveva chiesto di fare, fosse esaurito» continuò in un sospiro, poi finalmente alzò lo sguardo e li guardò di nuovo in viso «so che non cercate un fratello, e che tantomeno ne vedete uno in me, e lo rispetto — ma voglio che sappiate che voi avete comunque una famiglia qui. E non lo dico perché me l'ha detto Heathcliff, né perché me l'hai scritto tu, Joey, lo dico perché lo voglio io, come Dominic. Tutto qua.» concluse con l’aggiunta di un'alzata di spalle, come se quel discorso durato almeno dieci minuti non fosse stata la cosa più difficile mai affrontata dopo lo sguardo omicida di Nice Hillcox quando era tornato dalla Siberia – e vi sfido a trovare qualcosa di più spaventoso di quello.
    Tutto qua, easy peasy no??
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
     
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5 replies since 30/4/2023, 00:06   225 views
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