if you can't go back, where the hell do you go?

ft. joey & hans

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  1. cigârette
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    maybe in your eyes.

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    From my mother's side


    1997✧ healer ✧ deatheater
    you wanna get young, you're just getting older,
    And you had a fun summer, but
    it's suddenly colder
    If you want a bit of love,
    put your head on my shoulder
    it's cool
    Si era seduto e si era acceso una sigaretta; aveva preso una, due, tre, quattro boccate di nicotina una dietro l'altra senza neanche rendersene conto e nel mentre si dondolava lentamente sull’altalena, con entrambi i piedi poggiati sul terreno e con la mano libera aggrappata alla cordicina che univa la seduta all’asse di legno superiore.
    Ventisei anni e ancora gli piaceva dondolarsi sull’altalena.
    Gli piaceva da bambino, quando ridendo chiedeva a suo padre di spingere l’altalena ancora più forte, di farlo andare ancora più in alto e di fargli toccare il cielo con la punta dei piedi; gli piaceva da ragazzino, quando non gli era ancora concesso salire sulla scopa e si allenava a stare in equilibrio sul legno dondolante; gli era sicuramente piaciuta da adolescente, quando aveva iniziato ad affinare le sue tecniche di seduzione e aveva portato una lunga serie di ragazze lì, in tarda serata quando ormai il parchetto era sgombro da bambini urlanti, e tra un dondolio e un altro era riuscito a ottenere diversi baci più o meno casti; ma sembrava piacergli un po’ meno in quel momento, con lo sguardo pensieroso fisso sul terreno sotto i suoi piedi e i muscoli tesi – evidentemente l’età adulta non era quella preferita per le altalene.
    Adulto, ugh. Brutta parola, il solo pensiero gli fece storcere il naso.
    Solo da poco aveva iniziato a immaginarsi in quelle vesti, come se quello a cui aveva assistito l’avesse costretto a una presa di coscienza improvvisa, e la cosa non gli piaceva; oltre al fatto che aveva la netta sensazione di non essere molto bravo in quel ruolo. Ci stava provando fortissimo, e all’inizio gli era sembrato di star facendo anche un buon lavoro in realtà.
    1. Completa il tuo percorso di studi: check
    2. Cerca un lavoro: check, ne aveva ben due, gli piacevano entrambi, e aveva scoperto anche di essere piuttosto bravo
    3. Diventa indipendente dal punto di vista economico: aveva due invidiabili conti in banca, quello non era mai stato un problema
    4. Cerca un appartamento o una casa per te: già fatto, e andava particolarmente fiero del suo appartamento. Era nato a Liverpool, ma era diventato un London boy ben prima che Taylor Swift si innamorasse di uno di loro, quando i suoi genitori avevano deciso che la società londinese purosangue necessitava della loro presenza.
    I primi punti della guida di wikihow, insomma, erano stati abbondantemente soddisfatti, e secondo quanto diceva il celeberrimo sito lui si trovava addirittura in vantaggio sulla tabella di marcia; ma la realtà era un tantino diversa: Dominic trovava difficoltà nell’affrontare le cose basilari, le più semplici, a partire dall’idea di abbandonare le abitudini che aveva assunto quand’era più piccolo. E infatti non aveva smesso di fermarsi ad accarezzare i gatti per strada anche se più di una volta si erano rivelati animagus e l’avevano attaccato, non aveva mai smesso di tenere chiusi gli occhiali da vista nel loro astuccio come se fossero un segreto, né di arrossire quando era in imbarazzo o di iniziare a grattarsi il collo come un cane pulcioso quando era in ansia, o di sentirsi morire di fronte a un’importante decisione da prendere, e non aveva smesso nemmeno di andare il giovedì sera sempre allo stesso pub per bere sempre la stessa birra scadente.
    E diamine, non era nemmeno riuscito a smettere di fumare. Voleva farlo – gli sembrava un rituale passaggio per entrare ufficialmente nell’età adulta visto che aveva iniziato da ragazzino (“sono curioso, voglio solo provare, è solo per scambiare due chiacchiere con quella ragazza, non prendo il vizio lo giuro”), ma gli sembrava che il suo piano stesse platealmente fallendo, perché nell’ultimo periodo, piuttosto che smettere, aveva addirittura aumentato la quantità di sigarette che fumava. Era il male minore, un danno collaterale cit, e lo riconosceva, gli serviva solo del tempo e magari sarebbe riuscito anche in quello, sapeva di non doversi mettere fretta, ma era frustrante e non negava che ormai anche le sigarette avessero perso il tipico gusto di ribellione di gioventù e che ogni boccata ora fosse più amara e più pesante.
    Avrebbe potuto andargli peggio; avrebbe potuto cadere in una dipendenza da narcotici e ansiolitici, per esempio. Un’ipotesi un po’ catastrofica, ma a dirla tutta non negava che l’idea di prendere una pillolina qui e lì che lo aiutasse ad addormentarsi gli fosse balenata nella testa più di una volta durante le prime notti insonni dopo la Russia, ma era stato abbastanza saggio e abbastanza forte da non cedere a quella stronzata; piano piano le cose sarebbero andate meglio. Lo sapeva. Ci sperava. Ci provava.
    Non dormiva più le sue sette ore filate, continuava a svegliarsi durante la notte, e quando riapriva gli occhi al mattino il suo battito correva sempre un attimo più veloce di quanto avrebbe dovuto, ma almeno il risveglio era piacevole, e la compagnia lo tranquillizzava.
    Ancora prima di aprire gli occhi quella mattina aveva sentito lo stomaco stringersi in un nodo strettissimo, ma aveva arricciato il naso, si era rigirato sotto le lenzuola e aveva stretto a sé il corpo della (ancora per poco) fidanzata. Le aveva dato un bacio leggero sulla guancia, poi uno dietro l’orecchio, sulla spalla, poi sul collo, e alla fine aveva nascosto il viso proprio lì, e tra un bacio e l’altro, con la voce ancora impastata dal sonno, le aveva detto di non aspettarlo per pranzo «oggi gli parlo» dirlo ad alta voce, annunciarlo in quel modo, gli metteva un po’ d’ansia «sempre se si presentano» ma fu quella prospettiva a fargli infine aprire gli occhi, una paura rimasta sopita fino a quel momento e che stava prendendo vita e forma nella sua mente.

    Perché proprio quel giorno? Mh, difficile a dirsi, non era nessuna data particolare, e non era successo (ancora) nulla di eclatante che lo spingesse a un tale gesto. Dominic sapeva di dover parlare a Joey e Hans, lo sapeva da due fottutissimi anni, ma non aveva mai avuto il coraggio di fare quel passo.
    Dopo il bigliettino che gli aveva lasciato l’ex corvonero qualcosa era cambiato – lui si era sentito uno schifo, una merda, ma aveva anche trovato la forza di alzarsi dal pavimento e andare a far visita a Jason.
    Dopo la Siberia era cambiato quasi tutto, e l’urgenza di dover contattare quelli che erano stati i suoi fratelli si era fatta sempre più grande, e ogni mattina sentiva spingere sul suo petto un senso di paura che lo rendeva inquieto – la paura del rimpianto, del rimorso, e della perdita improvvisa.
    Forse non avrebbe mai più partecipato a uno smantellamento nella profonda Russia e forse non avrebbe mai più rischiato così tanto la vita, ma perdere ulteriore tempo a chi avrebbe giovato? Nel frattempo, tra tante cose che erano cambiate, alcune erano rimaste sempre uguali, e ancora non sapeva come salutarli, ancora non sapeva come dirglielo, non sapeva che parole usare, e non sapeva come avrebbero reagito.
    Non sapeva neanche se si sarebbero davvero presentati, a dire il vero; le risposte al suo messaggio non erano state molto eloquenti, eppure aveva cercato di essere il meno equivocabile possibile: “Ciao, sono Dominic, come stai? Mi piacerebbe molto parlarti ma non voglio metterti pressione, solo una chiacchierata tranquilla. Se ti va possiamo vederci nell’area giochi del giardino pubblico”. L’aveva inviato uguale a entrambi (il numero di Joey l’aveva imparato a memoria come gli aveva suggerito il minore sul bigliettino, e quello di Hans non era stato tanto difficile da recuperare), un orario l’aveva indicato, un’emoji carina alla fine l’aveva messa, e in tutta risposta aveva ricevuto un “👍” e un “Ok” – non un buon inizio, doveva ammetterlo.
    Un po’ di quella paura l’aveva abbandonato quando aveva alzato lo sguardo e aveva visto i due ragazzi avvicinarsi, ma paure del tutto nuove l’avevano assalito a quel punto. Si era alzato dall’altalena, aveva sorriso leggermente, e aveva buttato la sigaretta nel posacenere, poi gli aveva fatto cenno di seguirlo al tavolino di legno poco lontano.
    Aveva bisogno di sedersi per affrontare quel discorso.
    Cioè, non aveva un discorso pronto, ma aveva comunque bisogno di sedersi.
    Li guardò e restò per un attimo in silenzio. Loro non parlarono, lui voleva parlare ma non trovava le parole giuste; allora si morse l’interno del labbro inferiore e poi sospirò.
    «sono felice che siate venuti» iniziò con un sorriso timido, facendo oscillare le iridi chiare dalla superfice del tavolo in legno ai visi dei due ragazzi. Vederli così vicini un po’ gli metteva ansia – non aveva mai notato quanto effettivamente si somigliassero; si soffermò a guardare la sfumatura dei loro capelli biondi e il taglio degli occhi azzurri e si chiese se effettivamente non ci fosse un reale legame di sangue tra i due. Si schiarì la voce poi umettò lentamente le labbra con la lingua, ricercando le parole giuste «mi dispiace avervi mandato un messaggio, non sapevo come contattare entrambi contemporaneamente» vedeva Joey quasi tutti i giorni agli allenamenti, e sapeva perfettamente dove abitasse Hans – e passava di lì quasi ogni mattina per assicurarsi che non fosse nuovamente scomparso – ma voleva parlargli insieme, e quella sembrava già una cosa più difficile da realizzare. «la mia alternativa era chiedervi di venire in ospedale per un prelievo a sorpresa, ma ho come l’impressione che non vi piacciono troppo i dottori, mh?» sebbene cercasse di stemperare la – sua – tensione, sentiva l’imbarazzo crescere ancora di più e si passò una mano dietro il collo, si grattò un po’ alla base dei capelli, poi ridacchiò nella speranza di abbattere almeno qualche mattoncino di quel muro tra di loro. Sempre meglio il parchetto di Clay del San Mungo, dai.
    Prese un profondo respiro «ehm, io…» iniziare era sempre la parte peggiore, ma si disse che se avesse superato quei momenti poi sarebbe migliorato – e peggio di come stava andando, comunque, era difficile: «credo che voi già sappiate perché ho chiesto di vedervi, vero?» fece scorrere lentamente lo sguardo da Hans a Joey, e si soffermò un pochino di più sulla figura dell’ex corvonero, ma dopo poco abbassò gli occhi con un sospiro.
    Non sapeva se Hans ne fosse a conoscenza, ma su Joey, giustamente, non aveva alcun dubbio dopo il bigliettino che gli aveva lasciato, e non poteva che sentirsi tremendamente in colpa per aver aspettato che fosse stato lui a contattarlo, per aver ignorato la questione fino a quel momento, per non aver fatto nulla per due lunghissimi anni – si riteneva un fallimento sì, ma ce la stava mettendo tutta per rimediare.
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©


    Edited by cigârette - 17/1/2024, 13:41
     
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