Lost my time, my life is going on

pq10| fitz

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    «ma non hai lezione?» aveva detto una vocina, vocina alias ben che si preoccupava per i punti casa e che, se avesse potuto, se non fosse stata il capitano della squadra, probabilmente l’avrebbe affogata con le sue mani «Ho un appuntamento importante» e non era con un ragazzo, o meglio, quello ce lo aveva avuto in cortile il giorno prima, ma era meglio non dirlo quindi si ritenne libera di far credere a chi chiedeva quello che la loro mente suggeriva «Neffi ha già detto che mi avrebbe coperta, non le avrei saltate ma è davvero importante » non vedeva Fitz da un bel po’, e non si erano lasciate di certo in buoni rapporti, ma era stata la sua prima amica e l’aveva consolata quando il suo ex ragazzo, non lo chiamava più per nome, l’aveva tradita, quindi per farsi perdonare per essere stata un’amica di merda l’aveva invitata alla fiera di primavera.
    Quando uscì dalla stanza, dalla scuola, aveva un magone allo stomaco, una stretta alla gola, ma si disse che forse era un caso, non poteva succedere qualcosa solo perché aveva mal di stomaco.

    E invece.
    Si era dovuta ricredere.
    Aveva incontrato Fitz poco tempo prima, avevano riso, e si erano fermate ad una bancarella, avevano comprato delle mele caramellate.
    Erisha si era quasi dimenticata di quel malessere interiore.
    Ma si era resa conto di non essersi sbagliata, quando Abby aveva iniziato a parlare «avete concesso a delle formiche di occupare tutto il posto che ci spetta? siamo più evoluti. siamo più forti. costretti a nasconderci come – come - come scherzi della natura?»
    chiuse gli occhi, sospirò: le sembrava di sentir parlare suo padre, quello che era scomparso nel nulla e sperava fosse morto.
    sentiva le mani tremare, e sudare «chi. è. Con. Me?» strinse i pugni, fece un altro passo indietro.
    Non sarebbe mai stata dalla parte di nessuno che discriminava, pretendeva di avere voce in capitolo sulle vite degli altri.
    Su chi credeva di poter decidere chi era degno di vivere e di morire.
    Ne aveva passati anni, ad essere succube della propria famiglia, chiusa in casa, come una reietta, una pedina di un gioco che era troppo piccola per capire; lo faceva per sua madre, per le persone a cui voleva bene.
    Fece un passo indietro «Neanche morta.»
    sussurrato, mentre era pronta a scappare da quel posto, nauseata dal contesto.
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    Avrebbe fischiato, ne fosse stata capace, invece si limitò ad applaudire. Obbligata da Abbadon? Dio, no. Ogni battito di mani, ogni risata (i maghi e le loro bacchettine, iconico), ogni verso di trionfo, era sincero. Feroce di una rabbia che non sapeva di provare, ma sincero.
    Fitz non era euforica: di più.
    Insulti gratis ai maghi? Un uomo carismatico, in grado di resuscitare - e resuscitare davvero - le persone, che faceva una chiamata alle armi per abbattere lo statuto di segretezza? La punizione agli uomini che stavano distruggendo la terra? La promessa di un mondo unito?
    Un sogno, troppo bello per essere vero.
    E ok, infatti non era tutto così bello. Non fraintendetela: era di famiglia ebrea, le vedeva le red flag di quel discorso. Non era stupida.
    Ma stanca?
    Arrabbiata?
    Disillusa?
    Sapere che fosse sbagliato non voleva dire che non pensasse che il mondo se lo
    fottutamente
    meritasse.
    Se a chiedere di lottare fosse stato un mago, un ministeriale, gli avrebbe sputato in faccia. Ma Abbadon? Aveva il suo fascino psicopatico - e soprattutto era più simile a lei di quanto non fossero i politici. Voleva aiutarlo a conquistare il mondo. Per sfregio, capite? Perchè gli facevano ridere le bacchette magiche (anche a lei), perchè non voleva vivere nell'ombra (neanche lei), perchè sapeva di essere potente, e non aveva intenzione di doverlo nascondere (neanche lei).
    Forse avrebbe distrutto il mondo.
    Forse non le importava, finchè avesse potuto salvare e proteggere le persone che amava.
    Non è che neanche i babbani avessero mai fatto molto, per lei, dopotutto - persino prima che diventasse medium.
    «Neanche morta.»
    Sorrideva ancora, quando si voltò verso Erisha. Sollevò un sopracciglio, divertita.
    Scocciata, dentro di sè, ma troppo brava come attrice per mostrarlo esternamente.
    «da quando ti interessa lo statuto di segretezza?» da quando le interessavano i babbani? Non le pareva le avesse mai chiesto qualcosa della sua vita prima pre-hogwarts.
    Anzi, da quando a Erisha importava qualcosa che non fosse il quidditch o la sua vita sentimentale? Perchè diciamocelo: Fitz non se la ricordava con quell'espressione affranta andando a lezione di pozioni passando davanti la sala delle torture riempite di ragazzini special la cui unica colpa era stata nascere, o essere. Stata. Fottutamente. Rapita.
    «Fitz.» alzò una mano per zittire Ari. Non aveva detto niente. Aveva solo fatto una domanda sincera.
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    «da quando ti interessa lo statuto di segretezza?»
    Da quando?
    Da quando sentiva suo padre fare gli stessi identici discorsi, da quando non aveva il permesso di uscire, di frequentare le persone che voleva.
    In quei giorni dove l’unica salvezza era sua madre, l’unico colore in tutto quel grigio, un grigio che una bambina non avrebbe dovuto conoscere.
    «Se non te ne ho mai parlato non vuol dire che non mi sia mai interessato» Fitz si sbagliava, erisha non si struggeva certo, ma aveva sempre storto il naso alle punizioni ingiuste, pur essendo una purosangue non aveva mai disdegnato la presenza dei compagni special.
    Anzi, ci aveva legato, ci si era affezionata, li aveva accolti nella sua vita, com’era giusto che fosse «Ci vuole equilibrio in tutto, non può essere tutto bianco o nero» non si potevano sterminare i babbani perché erano inferiori, così come non si potevano isolare gli special perché avevano avuto la sfortuna di finire in quei dannati laboratori.
    Bisognava conviverci, prendere dei provvedimenti magari, ma combatterli? sarebbe stato come sparare sulla croce rossa, un massacro
    «non si capisce la gravità di una cosa fin quando non la provi sulla pelle, no?» guardò fitz, labbra chiuse in una linea dritta, mani strette intorno la borsa che aveva portato quella mattina «non mi piace chi parla in quel modo, ci sono già passata con mio padre, non porta mai a niente di buono» la osservò alzare una mano, probabilmente parlava con il fantasma con cui spesso intratteneva conversazioni, prese un respiro erisha, prima di dire finalmente ciò che pensava «può darsi che in questi anni mi sia dimenticata della causa, è vero, ma solo perché non sono mai stata libera, ho cercato di vivere, provare emozioni, cose nuove, sono stata superficiale? forse è vero, ma non mi pento di nulla» alzò lo sguardo verso fitz, verso la gente che si schierava al fianco di quel tipo «Non sosterrò mai nessuno che un giorno si sveglia e decide di voler distruggere il mondo, oltre le vite delle persone con una guerra » infilò la mano nella borsa, afferrando la bacchetta senza tirarla fuori, nel caso ci fosse stato il bisogno di scappare, erano tutti troppo impegnati ad osservare l’oratore e non credeva che qualcuno oltre fitz avesse ascoltato il suo discorso, ma non poteva esserne certa «Mi dispiace» ti voglio bene avrebbe aggiunto, ma non le sembrava il caso
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    «Se non te ne ho mai parlato non vuol dire che non mi sia mai interessato»
    Non sollevò un sopracciglio, e non si mostrò divertita a quella risposta.
    Ma lo era.
    No, ma non è che solo perchè non mi hai mai sentito negare che il razzismo facesse schifo quando serviva farlo allora sono razzista eh!! Abbasso le ingiustizie!!!! - quando non mi toccano.
    «quindi non vuoi che i babbani scoprano della magia?» Fitz lo voleva. Perchè non avrebbe dovuto volerlo? Erano i maghi che preferivano tenere la magia tutta per loro, lasciando che i babbani morissero ogni giorno per problemi risolvibili grazie all'agitare di un bastoncino di legno.
    «Ci vuole equilibrio in tutto, non può essere tutto bianco o nero» A lei piacevano entrambi i colori, ma si guardò dal dirlo, soprattutto perchè pur avendo capito non si stesse riferendo strettamente ai colori per un vestito, non aveva capito cosa c'entrasse con lo statuto di segretezza.
    L'equilibrio era... il gatekeep della magia?
    Mh.
    Ok?
    «non si capisce la gravità di una cosa fin quando non la provi sulla pelle, no?»
    No, non proprio, o il mondo avrebbe avuto un problema (insomma, Fitz non aveva mai sofferto la fame ma capiva che un bambino che moriva perchè non ha cibo fosse grave)-
    ma non era quello a confonderla. «E cosa avresti provato sulla tua pelle?» Le torture? vivere come una lebbrosa? Essere guardata come un mostro? Non poter fare carriera perchè la sua magia era diversa? Non poter lavorare in alcuni ambiti perchè non aveva bisogno di una stupida bacchetta per essere potente? Cosa, di grazia, aveva provato sulla sua pelle Erisha Byrne? Fitz pensò che l'agitazione le avesse fatto andare il sangue alla testa, e stesse straparlando.
    «non mi piace chi parla in quel modo, ci sono già passata con mio padre, non porta mai a niente di buono»
    Ok.
    Ok, ora sorrise.
    Suo padre.
    Stava paragonando suo padre a un fottuto dio. Suo padre che non era neanche importante nel mondo, era solo un uomo!
    Stava paragonando la fine del mondo che conoscevano, una guerra che avrebbe diviso l'umanità in due fazioni, alla sua esperienza personale.
    E Fitz che si era sempre creduta egocentrica (con orgoglio).
    «può darsi che in questi anni mi sia dimenticata della causa, è vero, ma solo perché non sono mai stata libera, ho cercato di vivere, provare emozioni, cose nuove, sono stata superficiale? forse è vero, ma non mi pento di nulla»
    «la causa ridacchiò «qual è la causa?» non "la mia causa", ma La, come se ne esistesse solo una. Forse Fitz si era era persa un'aggiornamento. «Sei entrata in una setta?» Si fece leggermente più seria e dubbiosa. Oddio, era entrata in una setta? Nella Resistenza, la stessa che aveva rapito Fitz da bambina per torturarla fino a farla uscire di testa?
    «Non sosterrò mai nessuno che un giorno si sveglia e decide di voler distruggere il mondo, oltre le vite delle persone con una guerra»
    Si strinse nelle spalle. «non penso l'abbia deciso oggi. Mi pare abbastanza organizzato» si guardò in giro con curiosità, senza posare lo sguardo su una sola persona che gridava o correva. «i volantini della fiera girano da almeno una settimana» ah ah.
    tornò a guardarla.
    E la guardò ancora.
    Non capiva davvero il problema.
    «Non deve scoppiare una guerra per forza, sai? Se succederà, sarà perchè i capi di governo babbani non accetteranno gente come me e come te nel loro piccolo mondo disilluso e medievale» inclinò la testa di lato «non devi chiedermi scusa - non mi interessa se sei nella tua rebel era e non ti piaccia chi sta al potere. Mi chiedo solo perchè adesso, perchè questo, perchè non per i tuoi amici mezzosangue o per Kaz, per Clay, per Gali» per me.
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    «quindi non vuoi che i babbani scoprano della magia?» Erisha passò il peso da una gamba all’altra, osservando fitz
    no, non lo voleva: avevano costruito un filo invisibile che sanciva un sottile equilibri rio, perché romperlo improvvisamente? «non credo ce ne sia il bisogno, cancellarli dalla faccia della terra sarebbe davvero una scelta saggia?» una scelta che includeva morti e sofferenze, anche d’ innocenti, non era saggia a prescindere, dal suo canto «Sei entrata in una setta?» Erisha scosse la testa quasi immediatamente, non era d’accordo con Abby ma non aveva motivo di allearsi con la gente che aveva fatto del male si suoi amici, erano forse peggio di chi credeva che la guerra fosse la soluzione a tutto «non lo farei mai, so cosa fanno, cosa vi hanno fatto, a te, giacomino, Benedictus» contorceva le dita intrecciandole, e poi allontanandole continuamente tra loro «non penso l'abbia deciso oggi. Mi pare abbastanza organizzato» «si beh è facile organizzarsi quando sai che metterai a rischio le vite di milioni, miliardi di persone» si morse il labbro inferiore sentendo il sapore metallico del sangue, un segno divino? «Non deve scoppiare una guerra per forza, sai? Se succederà, sarà perchè i capi di governo babbani non accetteranno gente come me e come te nel loro piccolo mondo disilluso e medievale» «andiamo sappiamo tutti che non lo faranno proprio perché vivono in una realtà antica, medievale, il segreto mantiene una pace utile a tutti, perché una guerra proprio ora?» strinse i pugni lasciando finalmente libere le mani «non devi chiedermi scusa - non mi interessa se sei nella tua rebel era e non ti piaccia chi sta al potere. Mi chiedo solo perchè adesso, perchè questo, perchè non per i tuoi amici mezzosangue o per Kaz, per Clay, per Gali» prese un respiro «e se domani qualcuno decidesse che sono i maghi come me, o gli special come te ad essere un problema? se questa guerra contro i babbani ci si rivoltasse contro?» non le piacevano gli spargimenti di sangue, non le piaceva chi giocava con la vita delle persone, che questi fossero babbani, maghi o special, questo non le importava.
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    «non credo ce ne sia il bisogno, cancellarli dalla faccia della terra sarebbe davvero una scelta saggia?»
    Scosse la testa divertita «nessuno vuole cancellarli dalla faccia della terra» altrimenti, su chi avrebbero potuto fare violenza i maghi, una volta alleatisi con gli special? Keep it up erisha!! No, se li sarebbero tenuti i babbani, vivi e vegeti e spaventati, pronti per essere i nuovi pungiball di maghi e special. Ma diciamocelo, era un problema per la Fitz di domani, non certo per quella che aveva sopportato per anni una società che odiava lei e quelli come lei.
    (...)
    «non lo farei mai, so cosa fanno, cosa vi hanno fatto, a te, giacomino, Benedictus»
    per un attimo il suo cervello si fissò su quel Benedictus - il suo Ictus? Il suo piccolo adepto medium che ancora si perdere nel mondo magico fuori dalla riserva hamish (o dov'è che era cresciuto) e che sentiva oh così vicino a lei per questo motivo - uguale a lui quando era stata liberata dai laboratori? Non sapeva neanche Erisha sapesse della sua esistenza, non li aveva mai visti parlare quando andava ancora a scuola-... ma non commentò la cosa.
    Non le importava davvero.
    «allora di quale causa parlavi» non offesa - nel tono di voce o nel modo di fare, per lo meno - ma sicuramente curiosa.
    Erisha diceva un sacco di cose apparentemente sconclusionate, e, di nuovo, Fitz immaginò fosse il panico a farla parlare così senza pensarci troppo. Non che fosse una giustificazione per dire alcune di quelle cose, eh.
    Ancora Fitz sorrideva pensando a come aveva tirato in mezzo i suoi daddy issues. Ok Janet. «si beh è facile organizzarsi quando sai che metterai a rischio le vite di milioni, miliardi di persone»
    «Come già detto, non deve andare così» sbuffò una risata «ma è divertente tu lo creda: sai che la tua è una società violenta, e saranno i maghi a cercare la lotta, invece che andare dai babbani a dire "salve, la magia esiste, cambio di governo in atto". Lo sai, ma fingi sia colpa di Abbadon, che ha solo detto quello che la tua gente voleva sentirsi dire da tempo»
    e, infatti, disse la stessa cosa, confermando.
    vivono in una realtà antica, medievale.
    «e a te non interessa cambiare le cose» commentò, il sorriso per qualche istante a farsi triste prima di tornare allegro.
    No.
    Certo che no.
    Perchè Erisha Byrne avrebbe voluto che il mondo cambiasse? Non le interessava che i suoi concittadini fossero stupidi, ignoranti, bigotti, violenti, come non le interessava rendere partecipi i babbani di quello che la magia di buono avrebbe potuto portare nelle loro vite.
    A lei andava bene che le cose stessero così.
    il segreto mantiene una pace utile a tutti -
    dove tutti erano i maghi.
    Lanciò uno sguardo ai suoi pugni chiusi. Tornò alle labbra strette.
    Non capiva neanche perchè la corvonero se la stesse prendendo tanto.
    «e se domani qualcuno decidesse che sono i maghi come me, o gli special come te ad essere un problema? se questa guerra contro i babbani ci si rivoltasse contro?»
    Fitz prese un
    grosso
    respiro.
    «un problema?»
    e scoppiò a ridere.
    Non in modo cattivo, bensì in modo sincero, stupito. Cosa- Cosa aveva appena detto Erisha? La Fitzgerald aveva quasi le lacrime agli occhi. Santo cieloooo quanto- quanto poteva essere ingenua Erisha?? «oh erisha, mi ammazzi!» si passò la mano sulle ciglia, cercando di asciugarsi le lacrime (che no, non erano scese, ma poco c'era mancato). Cercò di calmare l'ilarità parlando fra respiri profondi. «Hai vissuto in una caverna finora? Gli special come me sono già un problema, sciocchina!» Ridacchiò, scuotendo la testa. «hai idea di quello che ho sopportato gli ultimi dieci anni?» La fissò, un sorriso storto sulle labbra. «no, non lo sai. Mentre tu cercavi di vivere, provare emozioni, cose nuove, quelli come me venivano trattati come immondizia. Venivano massacrati - e non solo dai ribelli, cucciola: da voi» alzò una mano, per zittirla prima che potesse interromperla. «non ho finito. ti ricordi i rapimenti del 2016? Io sì, ma non perchè fosse scomparso qualcuno che conoscevo - vivevo come una prigioniera a different lodge, senza poter vedere la mia famiglia. No, lo ricordo perchè erano stati dei babbani a rapire quella gente, e quando la cosa è uscita, come pensi che abbiano trattato gli special muggle? Come pensi che abbiano reagito gli studenti maghi- o alcuni adulti del castello, a dirla tutta? Caso mai non fosse chiaro, sarò più esplicita: mi hanno picchiata. E torturata. E tanto. Se provavo a usare la mia magia per difendermi, mi picchiavano di più. Quella gente è ancora a studiare o lavorare lì, o addirittura ora ha un buon lavoro al ministero o al san mungo, mentre io non ho prospettive di carriera»
    Scosse la testa, tornando a ridere, zittendola ancora con la mano. Non aveva finito. «a te non importa delle ingiustizie, o avresti fatto qualcosa per gli special. A te importa che tutto resti com'è» fece spallucce «ma devo dirtelo, Eri. Le cose fanno schifo, e, se devo essere sincera, preferisco facciano schifo per degli sconosciuti, che per i miei amici»
    sì, l'aveva yejunata con un monologo, ma quando ci va ci va.
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    Erisha respirò.
    quale causa? quella opposta a quella di suo padre, ovviamente.
    Fitz aveva ragione, dannatamente ragione, ma chi aveva deciso che gli special fossero un problema?
    Chi aveva deciso che dovessero vivere reclusi ed essere trattati uno schifo?
    Chi li aveva reclusi, aveva fatto esperimenti su di loro non aveva alcuna scusa, ma chi invece li aveva etichettati come problema?
    «per me non siete mai stati un problema fitz, per me ed un sacco di gente » affermò dopo che fitz aveva finito, era la verità, erisha non aveva mai visto gli special come inferiori, così come le persone dal sangue misto, era una battaglia inutile, poteri diversi? erano solo persone che erano state maledettamente sfortunate, l’alleanza tra i maghi e gli special le stava bene, ma avrebbero dovuto svelarsi ai babbani? «Hai ragione, e mi dispiace per cosa ti è successo, cosa vi è successo» rilassò le mani, non era arrabbiata con fitz, non se la stava prendendo per ciò che le stava dicendo, semplicemente non pensava che quello fosse il modo giusto per farlo «io voglio che le cose cambino, voglio che voi, i miei amici, viviate al meglio possibile, abbiate le stesse possibilità che ho io, che hanno tutti» la guardò, poi chiuse per un attimo gli occhi «non si possono cambiare le cose senza spargimenti di sangue? senza che nessuno si faccia male?» si, i babbani li avrebbero attaccati, ma si meritavano di morire? aveva qualche dubbio, rimanere all’oscuro e non conoscere i privilegi della magia? le sembrava un’opzione migliore della guerra

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    «per me non siete mai stati un problema fitz, per me ed un sacco di gente»
    Arricciò il naso in un sorriso.
    Ah, cute. Nikita sapeva di non essere mai stata un problema per Erisha (almeno, non in quanto special), o non sarebbero state amiche, ma insomma, non è che la cosa le avesse evitato botte, o notti insonni, o soprusi vari.
    Non era abbastanza non essere un problema per Erisha, per i maghi.
    Non era neanche abbastanza essere vista come loro pari. Avevano ragione a non ritenerla tale.
    Era più forte.
    Migliore.
    E Abbadon lo avrebbe dimostrato a tutti.
    «io voglio che le cose cambino, voglio che voi, i miei amici, viviate al meglio possibile, abbiate le stesse possibilità che ho io, che hanno tutti»
    Io no, pensò. Voglio che i maghi passino cos'ho passato io. Ma fu abbastanza intelligente da non dirlo ad alta voce, sapendo che era la propria rabbia a portarla a certe conclusioni: una Fitz in sè non desiderata più l'annientamento di tutti i maghi da anni.
    Solo di qualcuno.
    «Ma non vuoi che cambino per i babbani. Che abbiamo le vostre medicine miracolose. Che non muoiano più sul lavoro. Che possano scordarsi un trauma insormontabile con l'agitare di un bastoncino» chiedo. L'aveva detto lei, in fondo, che non voleva lo Statuto cadesse, che non pensava ce ne fosse bisogno.
    «non si possono cambiare le cose senza spargimenti di sangue? senza che nessuno si faccia male?»
    «Forse» e l'aveva già detto due volte: sarebbe scoppiata una guerra solo e soltanto perchè i babbani e i maghi erano stupidi, e non potevano accettare esistesse qualcosa di diverso - di più potente.
    "Non deve scoppiare una guerra per forza, sai? Se succederà, sarà perchè i capi di governo babbani non accetteranno gente come me e come te"
    "saranno i maghi a cercare la lotta, invece che andare dai babbani a dire 'salve, la magia esiste, cambio di governo in atto'"

    Doveva ripeterglielo con parole ancora diverse? Mah, non l'avrebbe fatto: se non voleva capire che tutti cercavano la violenza, non sarebbe stata Fitz a farle cambiare idea in trenta secondi.
    «Ma se volevi cambiamento senza spargimenti di sangue, dovevi dare inizio tu alla rivoluzione, con i tuoi metodi» si strinse nelle spalle. Nessuno sguardo ironico alla "Ci hai provato? Non mi risulta" perchè sapeva Erisha non avesse mai alzato un dito per cambiare le cose. In fondo aveva cercato di vivere, provare emozioni, cose nuove, era stata superficiale, e non si pentiva di nulla. Cit. «ora è un po' tardi, e ci ritroviamo questa» indicò in giro «Pensi che riuscirai a fermarla senza che nessuno si faccia male?» Non riusciva neanche a fermare lei. «Se ti dicessi che andrò nel mondo babbano a dire che la magia esiste, e che fermerò chiunque cercherà di impedirmelo con ogni metodo possibile, cosa faresti?»
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    «Pensi che riuscirai a fermarla senza che nessuno si faccia male?» Scosse leggermente la testa, non pensava di riuscire a fermarla «non penso di farcela da sola, ma per lo meno posso provarci» non aveva mai conosciuto nient altro che la vita normale, maledettamente normale.
    Aveva intenzione di prender parte a quella follia?
    Probabilmente si.
    Non si poteva vivere da ignavi tutta la vita, non poteva permettere che persone come suo padre seminassero terrore, non poteva farlo e starsene con le mani in mano.
    Era terrorizzata? certo
    quanto tempo aveva? qualche ora? la tachicardia era già presente, la nausea con essa «Se ti dicessi che andrò nel mondo babbano a dire che la magia esiste, e che fermerò chiunque cercherà di impedirmelo con ogni metodo possibile, cosa faresti?»
    Cosa avrebbe fatto? Era una delle sue migliori amiche, come poteva decidere cosa fare? così, lì, su due piedi «non so Fitz, ti direi che mi dispiace » sincera, inerme, non poteva far altro, le afferrò una mano, la strinse, guardandola con gli occhi lucidi «Devo andare» prima di voltarsi e sparire tra la folla, non per sempre, non ancora.

    gif code
    18 y.o.
    Ravenclaw
    Captain
     
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