caught in a bad dream (wake me up)

pre quest #10 | ft. sersha

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +7    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    661
    Spolliciometro
    +1,115

    Status
    Online
    turo hendrickson
    There's no place to call our own,
    like a drifting haze, we roam.
    Where do we go from here?
    Turo aveva paura.
    Ok, non una novità, ma quella volta era terrore vero, allo stato puro, non diluito. Gli serrava la gola e stringeva il petto in una morsa che faceva mancare l'aria — anche se non aveva nulla a che vedere con la minaccia che sorrideva all'intera piazza dall'alto del palco.
    Non si era reso conto di aver stretto la presa intorno alla manica della figura accanto a sé, fino a che non l'aveva sentita strattonare il braccio; ma senza fare un fiato. Senza minacciarlo. Anche Sersha aveva gli occhi fissi sulla figura al centro della scena, avevano tutti occhi solo per lui; non c'era spazio per le parole, per condividere cenni spaventati, per gli arturomariachecazzofai della situazione.
    C'era solo Seth, e il suo discorso.
    Schioccò le dita.
    Qualcuno nel pubblico sussultò.

    Turo fu uno di quelli.
    Troppo suscettibile, troppo fifone; troppo perso nelle frasi eccitate dell'uomo per vedere nient'altro. E pensare che era stato lui ad insistere per trascinare Sersha alla festa della primavera di Hogsmeade. «Magari incontriamo Tommy» le aveva suggerito poche ore prima, un sorriso sincero a piegare gli angoli delle labbra all'insù, e una spallata leggera che, lo sapeva, avrebbe anche potuto costargli caro. Ma quel genere di libertà se le prendeva sempre più frequentemente, ormai; e Sersha, per qualche motivo, lo lasciava fare. «E magari finiamo anche con il divertirci.» già aveva più dubbi, su quell'ultima parte, ma l'espressione (omicida) sul viso della Kavinsky era tutto quello di cui aveva bisogno per non pentirsene. Di recente, era diventato vagamente più masochista. Incolpava la compagnia presente (ma con affetto).
    Sussultò di nuovo, quando Seth alzò la voce; sussultò, e istintivamente indietreggiò di un passo, urtando qualcuno alle sue spalle. Non si scusò, e l'altro non sembrò minimamente accorgersi di lui. Non erano nulla se non insulsi spettatori di fronte a qualcosa di fin troppo grande affinché le loro menti potessero processarlo, figurarsi comprenderlo.
    Era la prima volta che Turo lo vedeva così da vicino. C'era stato, in passato, quando Seth aveva fatto la sua comparsa, ma era rimasto nellw retrovie — troppo piccolo, troppo inutile, troppo codardo. Ma lo conosceva, così come si conosce l'Uomo Nero, Baba Yaga e la llorona; ma Seth era reale, era lì, e le prove di ciò che era capace camminavano tra loro. Turo non si domandò cos'altro sapesse fare — non lo voleva sapere. Non lo voleva sapere. Aveva paura della risposta. Lasciò che il discorso concitato dell'uomo lo raggiungesse, lo tramortisse, e lo lasciasse stanco e provato come solo i giorni più bui ad Hogwarts erano stati in grado di fare.
    Si pentiva di essere andato a quella fiera.
    Non voleva riprendersi alcun mondo.
    Ma non voleva nemmeno far incazzare un folle psicopatico.
    Ancora una volta, non disse nulla. Non avanzò, né retrocesse; rimase lì, sul marciapiede dove stava passeggiando con la ex concasata prima dell'arrivo di Abbadon, ad osservare alcune figure avanzare con determinazione.
    «Dovremmo– Sersha, dovremmo andarcene Non era una proposta, la sua; era una supplica appena sussurrata, una richiesta disperata di essere portato via perché da solo non aveva la forza di andare da nessuna parte.
    gif code
    2003
    pro abby
    teacher


    Edited by ad[is]agio - 22/4/2023, 19:34
     
    .
  2.     +5    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    944
    Spolliciometro
    +1,153

    Status
    Anonymous
    sersha kavinsky
    They told me all of my cages were mental
    So I got wasted like all my potential
    And my words shoot to kill when I'm mad
    I have a lot of regrets about that
    Perché, ogni volta che Sersha accettava di passare un pomeriggio con l’Hendrickson, finiva in tragedia? Forse era il momento di imparare dai suoi sbagli ed eliminare il problema alla radice una volta per tutte. Le sarebbe piaciuto, davvero, ma il fatto che avessero un figlio in comune la fermava. Ed era quello il problema, il punto debole sul quale Arturo premeva la lama del coltello per farla cedere alle sue suppliche. Magari incontriamo Tommy. Lo stesso Thomas che il giovedì pomeriggio aveva lezione al castello, sure thing Maria, l’ex serpeverde non era così idiota da cascarci. Ma aveva serrato la labbra e aveva ignorato il palese passo falso, perché -forse, ed era un grande forse- la Kavinsky non disprezzava la compagnia dell’Hendrickson come tanto amava dichiarare. Anche perché, fosse stato chiunque altro, quella maledetta mano l’avrebbe persa appena si fosse avvicinata al suo braccio. Ma poteva percepire il terrore di Arturo al suo fianco, il modo in cui era a un passo dall’accartocciarsi su se stesso, e si limitò a chiudere gli occhi per un breve momento e a prendere un profondo respiro. Era solo Turo, era solo Turo. Strattonò il braccio una volta tanto per poter dire di averci provato, ma senza alcuna reale intenzione dietro. Al contrario di Turo accanto a lei, Sersha era una maschera di indifferenza, l’unica indicazione di cosa stesse davvero pensando un appena percepibile guizzo all’insù del labbro. Se avesse dovuto collocarsi su uno spettro che andava da terrorista a mangiamorte devoto, si sarebbe posizionata senza dubbio verso gli anarchici. Il che, nel grande palcoscenico della vita, non voleva dire un emerito cazzo. Sersha sapeva cosa voleva dire litigarsi l’ultimo scarto di pane con i topi, o dover dormire rannicchiata in un angolo per strada quando non era così fortunata da trovare un luogo abbastanza riparato. Aveva conosciuto la fame, il Rudere, per sopravvivere aveva dovuto imparare ben presto a rispettare lo status quo delle cose. Aveva la sua posizione al Ministero, uno straccio di stabilità nella vita, perché avrebbe dovuto rinunciare a tutto quello? Osservò l’uomo sul palco, e in lui vide l’ombra di qualcosa di già successo, lo specchio di una realtà alternativa che si stava formando sotto ai loro occhi. Sersha aveva conosciuto Meara Cooper, era presente quando avevano liberato il Quinto Fondatore. Era lì quando suo fratello era morto. E non era grazie ad Abbadon che quella testa di cazzo era tornata in vita? La Kavinsky aveva visto di cos’era in grado di fare, e non aveva alcuna intenzione di mettersi contro qualcuno capace di resuscitare i morti con uno schiocco di dita. Per non parlare dei numerosi capi di governo a fiancheggiarlo, e con loro gli eserciti alle loro spalle. Non era un’idiota, Sersha, e sapeva che nemmeno Turo- «dovremmo– Sersha, dovremmo andarcene.» Lentamente, come se non fossero in mezzo a una folla del tutto instabile e che pendeva dalle labbra di un sociopatico, spostò lo sguardo verso di Arturo. Lo osservò deadpan come solo un Joey poteva fare. Aveva capito, no? No che non aveva capito, era pur sempre di Arturomaria che stavano parlando. «non è il posto adatto per parlarne» perché lo sapeva, lei, che l’amico era in preda a un attacco di nervi. O una sincope, difficile dirlo. Sperava che l'Hendrickson tenesse calda la presa sul suo braccio, perché Sersha iniziò a farsi strada tra i corpi delle persone a forza di gomitate e imprecazioni, fino a che non riuscirono ad infilarsi in un vicolo. Ah, casa dolce casa. «non so cosa tu stia pensando, ma non è il momento di fare gli eroi» sentì il bisogno di specificarlo, perché l'ultima volta avevano fatto proprio quello. Mentire al Ministero, prendere rischi che non erano necessari per proteggere uno sconosciuto. Quelle erano conseguenze che avrebbero potuto fronteggiare, ma questa volta? Questa volta non c'era una scelta giusta o sbagliata, c'era solo quella che avrebbe permesso loro di salvarsi la pelle. «c'è solo una scelta, un unico modo di uscirne» avrebbe voluto schiaffeggiarlo per farlo tornare in sé, ma si trattenne, preferendo curvare le dita su loro stesse. Lo guardò negli occhi, una solennità che raramente si scorgeva nelle iridi celesti della ragazza «ti fidi di me, turo?» la risposta corretta era: no, col cazzo. Nessuna persona con mezzo neurone funzionante si sarebbe fidata di lei, ed avrebbero avuto ragione. Sersha Kavinsky era progettata per pensare alla propria sopravvivenza, non a quella degli altri, amici o nemici che fossero.
    gif code
    2000
    pavor
    freak
     
    .
  3.     +4    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    661
    Spolliciometro
    +1,115

    Status
    Online
    turo hendrickson
    There's no place to call our own,
    like a drifting haze, we roam.
    Where do we go from here?
    Ad ogni persona che Sersha spintonava, Turo rivolgeva uno cenno di scuse e un'occhiata pietosa: un po' li capiva – travolti dalla furia della bionda – e un po' li invidiava – perché potevano lasciarsela alle spalle dopo un insoluto e un dito medio –. Fece comunque l'errore di alzare gli occhi sul profilo di Sersha, e trasalì. Non era la prima volta che l'Hendrickson si specchiava nello sguardo chiaro e omicida della Kavinsky e pensava: ora mi uccide. Ma quel pomeriggio, lasciandosi guidare in un vicolo appartato di High Street, ne era <i
    strasicuro; era più che una sensazione, era una certezza. Come le tasse, e le punizioni della Queen: la morte per mano di Sersha Kavinsky. In effetti ormai rischiava quella giocata da quasi un anno, l'aveva tirata abbastanza per le lunghe, era solo normale che fosse finalmente arrivato il momento e Turo era abbastanza provato dal discorso da poterlo anche accettare, comunque. Ma non senza aver almeno prima provato ad impietosire la cacciatrice. «Ser–» «non so cosa tu stia pensando, ma non è il momento di fare gli eroi» quasi rise. Istericamente. Lui? Fare l'eroe? Arturo Maria Brook Hendrickson Jiménez, fare l'eroe? Si passò entrambe le mani sul viso, improvvisamente stanchissimo, e soffocò il resto la risata dietro i palmi sudati. «Volevo solo andare a casa» onesto, onestissimo. Era già andato contro il ministero una volta, accettando la confessione bugiarda di un uomo innocente, non ci pensava davvero a farlo di nuovo: viveva già male così — ma non se ne pentiva, perché Tommy sembrava tutto sommato felice e a Turo andava bene così.
    Guardò Sersha attraverso le dita, mani ancora a coprire il viso, e sospirò. Forte, affinché l'altra potesse udirlo senza dubbio alcuno. Chissà quale era “l'unico modo per uscirne” che intendeva la bionda — Turo aveva il sospetto di saperlo e sperava di sbagliarsi.
    «ti fidi di me, turo?» Eh, oddio: mica tanto. «Ti offendi se ti dico di no?» mostrò un sorriso tutto denti e rimpianti, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Aveva imparato a sue spese che mentire alla Kavinsky non era mai una buona idea: preferiva passare per senza palle, che perderle davvero per una bugia.
    La guardò intensamente, occhioni azzurri onesti e in attesa — di cosa, non ne aveva idea.
    Sperava del momento in cui lei gli dicesse che sapeva esattamente cosa fare e come portarlo via di lì, ma ne dubitava. «Dovrei farlo?» eh, sentiva di no, ma voleva essere ottimista, non si sa mai.
    Il punto era che, qualsiasi cosa avesse detto Sersha, non sarebbe mai stata ciò che Turo voleva sentirsi dire: lo sapevano entrambi. Venivano da due passati troppo diversi, per poterla vedere dallo stesso punto di vista: le loro prospettive erano state alterate inevitabilmente da un passato di cui Turo non parlava – dei suoi primi diciotto anni a Dublino ancora parlava poco e nulla, e avrebbe continuato così a lungo, grazie tante –, e da uno di cui non chiedeva – perché la vita di Sersha era la vita di Sersha e Turo non era così ipocrita da fare domande quando per primo non aveva piacere a fornire risposte.
    Ma lo sapeva comunque benissimo che i loro passati erano stati ben diversi; ciò non toglieva che i loro presentì fossero abbastanza simili: degnamente discreti, con due lavori che stavano dando ad entrambi le soddisfazioni che per una vita intera erano mancati, e tante cose da perdere se avessero fatto la scelta sbagliata.
    Sgranò appena gli occhi, quando capì. «Sersha, no» le ciocche nere a cedere sugli occhi chiusi ad ogni leggero cenno di diniego. Non poteva aver capito bene, voleva convincersi di quello, anche se lo sguardo deciso della Kavinsky non lasciava molto spazio alle interpretazioni. «Non – no, dai. No» ma dove voleva andare, uno come lui? Che speranze poteva mai avere uno come lui. Non aveva mai impugnato un'arma e l'unica volta che aveva partecipato al club dei duellanti, Willow gli aveva fatto il culo a strisce. Che ne sapeva lui di come si combatteva una guerra. «Non ci starai pensando veramente.» Non potevano semplicemente andare a casa, per Merlino? L'avrebbe presa e smaterializzata lui stesso, se solo non avesse avuto paura di perdere uno o più arti nel mentre. Quindi le fece solo l'unica domanda che poteva farle, un onesto e incredulo «perché?» mani unite davanti al viso, indici premuti contro la punta del naso per cercare di fermare il tremolio che non ne voleva sapere di arrestarsi.
    gif code
    2003
    pro abby
    teacher


    non rileggerò, è già un miracolo sia riuscita a finirlo (sulle scale della chiesa .)
     
    .
  4.     +3    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    944
    Spolliciometro
    +1,153

    Status
    Anonymous
    sersha kavinsky
    They told me all of my cages were mental
    So I got wasted like all my potential
    And my words shoot to kill when I'm mad
    I have a lot of regrets about that
    Oh mio dio. Turo si era rotto. Che era già successo diverse volte in tutti quegli anni che lo conosceva, ma Sersha era l’ultima persona a cui rivolgersi in quelle situazioni critiche. Il massimo che poteva fare era tirargli uno schiaffo per farlo rinsavire. «Volevo solo andare a casa» ah, ecco. In effetti, Arturo Maria non era fatto per quegli ambienti. Si ricordava bene bene i MAGO, e l’inferno che entrambi avevano passato. In primis l’Hendrickson che accettava cibo potenzialmente avvelenato da una sconosciuta, e poi i vari pianti. «Ti offendi se ti dico di no?» ah, come crescevano in fretta. Sersha sorrise mostrando i denti affilati, un gesto che sarebbe stato tutt’altro che rassicurante in un altro contesto. Invece, era genuinamente fiera dell’ex serpeverde. Gli diede una pacca sulla spalla, o ovunque riuscisse ad arrivare «ecco, vedo che hai imparato» a spese sue, doveva ammetterlo, ma aveva comunque imparato. Vide l’esatto momento in cui Turo realizzò quello che aveva intenzione di fare: rimpianto, ricerca di un cappio, crisi isterica. «Sersha, no. Non – no, dai. No» e Cristo, era più facile scherzarci sopra che affrontare la situazione. Le si spezzava il cuore a vedere il suo amico in quello stato, nessuno era autorizzato a farlo sentire in quel modo a parte lei. Fottuto Seth. Fottuti capi di governo. Che idea del cazzo. Non potevano far saltare in aria il Ministero e farla finita? Era vero che la Kavinsky si sarebbe schierata dalla loro parte, ma non significava che credeva fosse un piano brillante. «Non ci starai pensando veramente» la bionda si strinse nelle spalle, un sospiro a svuotarle i polmoni- che doveva dirgli? Certo che ci stava pensando. Non voleva dire che Arturo dovesse seguirla fino al fondo del baratro, lei se la sarebbe cavata, al suo contrario. «per forza, turo. meglio dalla loro parte che contro» e se significava scendere in campo e portare violenza e caos nel mondo, non sarebbe stato niente di nuovo per la Kavinsky. Era sempre stata una pistola carica, un’arma pronta ad essere liberata per le strade di Londra. «perché, dici?» oh baby turo, ma tutto lei gli doveva insegnare. E lo avrebbe fatto volentieri, non avesse notato il modo in cui gli stavano tremando le mani. Ugh, le toccava calarsi nella pelle di un umano, con dei sentimenti. Terribile, blocked. Dov’erano i Freaks quando le servivano? Un supporto morale? Uomini, davvero. Così fragili, che al primo segnale di pericolo andavano in para. Avvicinò la mano al volto dell’Hendrickson, le dita a chiudersi attorno alle sue per tirare via la mano e ad abbassarla. A suo malgrado, la sua coscienza (quale) la spinse a stringere la presa, sono qui, non vado da nessuna parte. «non devi venire se non vuoi, ok?» darden @ dominic da qualche parte in quel momento. «io sono un pavor, è ciò che sono chiamata a fare» non gli avrebbe rifilato tutto il pippone su come era importante scendere in campo per scavarsi un posto nel nuovo mondo tra ossa e cadaveri, perché non voleva che Arturo le sboccasse vicino. «nessuno ti obbliga a venire» ripeté, più pacata di quello che era stata la prima volta. Dio, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era ritrovarselo tra le file dell’esercito. Avrebbe passato tutto il tempo ad assicurarsi che non morisse, altro che conquista del mondo.
    gif code
    2000
    pavor
    freak


    Edited by ambitchous - 26/4/2023, 00:13
     
    .
  5.     +3    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    661
    Spolliciometro
    +1,115

    Status
    Online
    turo hendrickson
    There's no place to call our own,
    like a drifting haze, we roam.
    Where do we go from here?
    «per forza, turo. meglio dalla loro parte che contro» strinse forte forte gli occhi, lo spagnolo, le mani ancora premute contro la faccia: non voleva vedere (o sentire) altro. Era già troppo così. «perché non da nessuna parte...» borbottò, ben sapendo che il suo fosse solo un wishful thinking — non erano così fortunati da potersi astenere.
    C’era solo con Seth, o contro di lui.
    E, di conseguenza, scegliere quale dei due mali fosse quello minore.
    (Nessuno; dall’alto del suo pessimismo, Turo sapeva che sarebbe finita male in entrambi i casi, quindi perché dover scegliere e iniziare ad avere una crisi sin da subito?!)
    Stava cercando di non crollare, non del tutto, pur sapendo che con Sersha potesse permetterlo e allo stesso tempo dovesse evitarlo: era difficile (rischioso) provare cose nei pressi della ex concasata, non si poteva mai sapere quale reazione avrebbero susciato in lei, e l’ultima cosa che Turo voleva era essere schiaffeggiato dalla Kavinsky prima ancora di poter dire “guerra”.
    Così, temendo già il peggio, perché era wired in quel modo, Arturo Maria Hendrickson, quando sentì la mano di Sersha avvicinarsi al suo viso, sussultò. Immaginate la sua sorpresa, dunque, quando invece dello sganassone che si meritava per i suoi infiniti piagnistei, percepì la presa della bionda chiudersi appena contro la sua mano, dita a stringere altre dita in una promessa silenziosa. La lasciò fare; lasciò che Sersha guidasse le sue mani verso il basso, e la osservò senza sapere cosa dire, spiazzato da quel gesto.
    L’effetto Turo, cit.
    «non devi venire se non vuoi, ok?»
    Non voleva, infatti.
    O così era convinto.
    «nessuno ti obbliga a venire»
    Come– come poteva dirgli una cosa del genere, e subito dopo ricordargli che lei, in quanto pavor, avrebbe preso parte al conflitto?! Istintivamente, strinse a sua volta la presa delicata intorno alle dita di Sersha, ricambiando quel gesto così raro che una parte di lui, forse, stava cercano inconsciamente di preservare, marchiandolo a fuoco nella mente e sulla pelle. «No.»
    No, perché aveva già lasciato che altri morissero mentre lui decideva di rimanere indietro.
    No, perché aveva già fatto in passato la scelta facile, si era già astenuto, e in qualche modo aveva perso lo stesso — era finito nel passato, no? Nonostante non fosse nei suoi programmi.
    No.
    Perché River aveva già scelto di non scegliere, e il suo mondo era andato ugualmente a puttante. Non sapeva ancora i perché dietro la scelta del Crane, ma a quel punto non importava: lui era Arturo, e poteva scegliere diversamente. Poteva decidere di non abbandorare una sua amica, o qualsiasi suo amico si fosse sentito in dovere di partecipare.
    Cazzo, suo cognato. Condividevano il vuoto lasciato dall’improvvisa partenza di Ams, dopotutto: Turo si preoccupava per Barry. Cosa ne sarebbe stato di lui? E.. Oh, Oh. Heather. Heather. E tutti gli altri che dovevano la propria vita ad Abbadon.
    Voleva davvero lasciarli indietro?
    Nascondere la faccia sotto le lenzuola e fingere che quel mostro se ne sarebbe andato con il sorgere del sole? Non poteva.
    So da che parte stare, perché è l’unico modo di proteggerli, tutti quanti”, non erano state quelle le parole che suo fratello aveva usato una volta, quando Turo aveva finalmente trovato il coraggio di avvicinarlo e parlarci? Aveva fatto una scelta, Jekyll, per proteggere Al. E Maeve, e Ams, e tutti quanti. Non che Turo avesse mai capito cosa intendesse il pirocineta, infondo; ma aveva colto il succo del discorso.
    Forse era giunto il tempo che la facesse anche lui, quella cazzo di scelta.
    Non poteva compiere sempre gli stessi sbagli, infondo, no? Se aveva avuto una seconda possibilità, per ricominciare da zero, doveva pur farla contare qualcosa. E quando prendere una decisione diventava difficile, era quello il momento in cui capivi che era quella giusta; le cose semplici raramente lo erano.
    Strinse appena un po’ di più la presa sulla mano di Sersha, riaprendo gli occhi, che solo in quel momento si rese conto di aver chiuso. «Non ti lascio andare da sola.» Sarebbe stato un peso, per lei? , poco ma sicuro. E non sarebbe stata sola: avrebbe avuto le truppe del ministero, al suo fianco; gente decisamente più abile di Arturo con un'arma in mano.
    Ma sentiva di dover essere presente, quella volta.
    Lasciò la presa dalla mano di Sersha, e se la passò sui capelli corvini.
    «’ddio, Al mi ammazzerà.» Eh già, le vere preoccupazioni. E non voleva nemmeno pensare alla reazione di Maeve...
    gif code
    2003
    pro abby
    teacher
     
    .
  6.     +3    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    944
    Spolliciometro
    +1,153

    Status
    Anonymous
    sersha kavinsky
    They told me all of my cages were mental
    So I got wasted like all my potential
    And my words shoot to kill when I'm mad
    I have a lot of regrets about that
    Non poteva dargli nessuna garanzia, Sersha. Non aveva nessuna magica palla di cristallo con cui predire il futuro, e anche se ce l’avesse avuta non avrebbe saputo che farci, più di spaccare il cranio a qualcuno. C’era la reale, tangibile possibilità che nessuno di loro sarebbe tornato a casa, e aveva bisogno che Arturo lo capisse. Non ci sarebbe stato nessuno a pulirgli il culo, ma solo scudi umani dietro cui pararsi. Chissà se gli aveva mai raccontato di quella volta che lei e i Freaks avevano mutilato un cadavere a caso e avevano usato i loro arti per schiaffeggiarsi- forse ci avrebbe pensato due volte a partire in missione. «No.» ok, contento lui. La sua attenzione vacillò un momento sulle mani ancora unire, un moto di imbarazzo a scuotere le sue fondamenta. HHHHH Arturomaria non tirare la corda molla questa mano dai basta momenti vulnerabili. Era il momento di iniziare a ringhiare come a Tottington, se lo sentiva. «Non ti lascio andare da sola.» piegò gli angoli delle labbra all’ingiù, la Kavinsky, il naso ad accartocciarsi in una smorfia: non aveva bisogno di un babysitter. Solo un battito dopo, realizzò la determinazione dell’Hendrickson per quello che era. Cristo Dio, l’aveva finalmente trasformato in un kamikaze umano!!! TWINSIES. Prima o poi, la natura suicida dei gen z doveva venire fuori anche in lui. Scusa pandi ma sento l’eroina in corpo cosa succede. Finalmente libera, la mano della Kavinsky andò a frugare nella tasca dei jeans per recuperare l’astuccio dove teneva le sigarette già rollate «vorrà dire che ti guarderò le spalle» una mezza promessa, parole che si propagavano nell’aria senza alcun fondamento di verità, perché la verità era che Sersha non aveva la più pallida idea di quello che sarebbe successo all’indomani. Figurarsi una settimana nel futuro, o quando le truppe si sarebbero radunate. Per quello che ne sapeva lei, non avrebbe rivisto Arturo fino alla fine dei combattimenti. Pensò a CJ, a Barry, a Joey, a Sandy e al resto degli stronzi che aveva la sfortuna di conoscere, domandandosi cosa ne sarebbe stato di loro. Infilò il cilindro di tabacco tra le labbra, la fiamma a divorare le prime note della cartina- sperava che il cancro la uccidesse prima della guerra, almeno non avrebbe dovuto pensare alle inevitabili conseguenze che la aspettavano. Non escludeva la possibilità che si sarebbe trovata a fronteggiare il suo stesso sangue, o persone con cui aveva condiviso le lenzuola, ma voleva davvero pensarci? Pensarci avrebbe significato manifestare quel pensiero concretamente, rigirarlo nel palmo nella mano per determinare cosa l’avrebbe uccisa prima: un loro coltello conficcato tra le costole o la sua incapacità di sollevare la bacchetta e compiere il suo dovere. «’ddio, Al mi ammazzerà» ha, che ragazzo coscienzioso, Arturomaria! Insieme al fumo, buttò fuori una risata amara, sfumature cremisi a sporcarne i bordi. Dubitava che, al di fuori di pochi intimi, sarebbe mancata a qualcuno. Ma per l’ex serpeverde era diverso, e per quanto si era ripetuta che non fossero affari suoi, non poté sopprimere una nota amara a stridere con i suoi pensieri. «perché, hai intenzione di dirglielo?» no, davvero, era curiosa. Magari poteva prendere spunto, se mai fosse stata posseduta dallo Spirito Santo della Misericordia. O come si chiamava, non aveva mai avuto un'educazione cristiana. «dimmi di più, magari prendo spunto» dopotutto, la Kavinsky non era mai stato una cima quando si trattava di mettere un sentimento a parole. Era più brava ad usare i pugni, ma dubitava che le sarebbero tornati utili.
    gif code
    2000
    pavor
    freak
     
    .
  7.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    661
    Spolliciometro
    +1,115

    Status
    Online
    turo hendrickson
    There's no place to call our own,
    like a drifting haze, we roam.
    Where do we go from here?
    «vorrà dire che ti guarderò le spalle»
    Un tempo, quelle parole sarebbe state molto probabilmente diverse: vorrà dire che dovrai guardarti le spalle, minaccia e promessa, tutto insieme.
    Un tempo, quelle parole avrebbero preoccupato lo spagnolo.
    Un tempo, sul campo da Quidditch e non su quello di battaglia, sarebbero state forse un miraggio e un miracolo.
    Ma ora, in un vicolo buio e appartato di Hogsmeade, erano una promessa. Erano un ammonimento, ed erano una speranza. «vorrei poter dire che guarderò le tue,» ma sapevano entrambi che, se c'era uno che aveva bisogno del babysitter, quello era l'Hendrickson; erano passati mesi e Sersha ancora gli rinfacciava di aver accettato il tè a casa Bishop pur non avendo la certezza che non fosse avvelenato, anzi, tutto puntava a sospettare il contrario. E invece. Turo poteva pure non essere un combattente skillato o un maestro d'armi, ma aveva l'istinto dalla sua parte — sperava che sarebbe stato sufficiente per sopravvivere, insieme ad un po' di culo. «ma fammi una promessa, ok?» doveva dirlo, non poteva affrontare una guerra con quel peso sul cuore; voleva che le cose fossero chiare fin da subito. Non potevano sapere dove li avrebbero spediti, o con chi, ma doveva dirlo. «se–» e non disse quando, anche se era proprio quello che temeva, «–le cose si metteranno male, non perderai tempo a pensare a me» d'altronde, era lui ad aver deciso di partecipare, la Kavinsky non aveva alcun motivo per mettere a repentaglio la propria pelle per lui. «ti autorizzo anche a colpire più forte, se vuoi. Me lo meriterei» a prescindere, si base. Le rivolse un sorriso timido, sperando che raggiungesse comunque gli occhi.
    Un sorriso che divenne una smorfia di dolore, e di sensi di colpa, quando Turo accennò al Crane senior. «io... beh, immagino di sì.» e avrebbe dovuto dirlo anche a Charles, che lo lasciava da solo per andare a combattere una fottuta guerra — già le immaginava le grasse risate del francese, a quella rivelazione. Come biasimarlo. E avrebbe dovuto dirlo a Maeve, e– oddio, doveva dirlo a Costas. Proprio ora che avevano trovato il loro equilibrio. «non so davvero cosa dirgli.» fece un passo indietro fino ad incontrare la parete alle sue spalle; vi posò la schiena, e si piegò leggermente in avanti, palmi aperti a premere sulle cosce. «mi dirà di non andare, che non è il posto per me» e avrebbe avuto ragione. «proverà a farmi cambiare idea» e, con la giusta pressione, ci sarebbe anche riuscito, «ma... devo avvisarlo. non posso solo– andare. Tu non vuoi dirlo a nessuno?» sembrava assurdo, quel pensiero: come poteva non pensare agli altri? o dava per scontato che li avrebbe incontrati tutti sul campo di battaglia — da una parte o dall'altra dello schieramento, era tutto da vedere.
    gif code
    2003
    pro abby
    teacher
     
    .
  8.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    944
    Spolliciometro
    +1,153

    Status
    Anonymous
    sersha kavinsky
    They told me all of my cages were mental
    So I got wasted like all my potential
    And my words shoot to kill when I'm mad
    I have a lot of regrets about that
    Meara aveva disprezzato le promesse, fin troppo intima nella sua consapevolezza che c’era ben poco che potesse fare per tenere loro fede. Aveva visto cosa succedeva a chi stringeva promesse, consumati dal gravoso compito di portare avanti lo spettro di una manciata di sillabe, tutto per un sollievo così effimeri da non valerne la pena. Aveva visto, la Barrow, cosa accadeva a legarsi a una promessa, l’aveva vissuto sulla sua pelle per poi essere trafitta alle spalle. Sersha aveva ereditato lo stesso credo, anche se le motivazioni che la muovevano erano differenti. La Kavinsky non teneva fede ai suoi stessi patti non perché fosse una creatura opportunistica e poco affidabile (lo era), ma perché era intima con la natura mutevole della vita. «vorrei poter dire che guarderò le tue, ma fammi una promessa, ok?» ed ecco il motivo del suo sguardo bieco, del tutto derogatory, per una volta non era nemmeno colpa dell’Hendrickson. Ma non lo interruppe, perché persino lei che non credeva nelle convenzioni sociali e nel potere di parola, riconobbe la serietà degli occhi dell’ex serpeverde. «se le cose si metteranno male, non perderai tempo a pensare a me» sbuffò fuori il fumo, e con esso una risata che sapeva di cenere e amaro. Non faceva sul serio, vero? «col cazzo, hendrickson. non si lascia indietro nessuno, mai» evidentemente Barry non doveva aver ricevuto il memo. E infatti, a distanza di anni, i Freaks glielo rinfacciavano ancora. «è una promessa stupida. scordatelo» scosse il capo, le labbra a premere tra loro e a formare una linea austera. Voleva tanto dargli un coppino. Ma non era abbastanza vicino. Poteva dargli un calcio, magari? Nah, troppo sbatti. E poi, sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa. Ascoltò i patemi del minore, patemi in cui non vi si poteva rispecchiare, e che francamente trovava alieni. Comunicare con i propri genitori? Unreal, blocked. «beh, al avrebbe anche ragione. è una pessima idea sotto tutti i punti di vista» why are you booing me, I’m right. Minchia, si vedeva che Turo aveva iniziato a passare troppo tempo con lei e i Freaks, ne aveva persino adottato le tendenze suicide. «meh, non so se dirlo ad akelei, o william. non sono nel mood di ricevere la paternale, o peggio una pacca sulla spalla» rabbrividì pensando alla scena, la sola menzione di ricevere approvazione da parte di sconosciuti trasformati genitori era fin troppo aliena per poterla accettare a pieno.
    gif code
    2000
    pavor
    freak
     
    .
  9.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    661
    Spolliciometro
    +1,115

    Status
    Online
    turo hendrickson
    There's no place to call our own,
    like a drifting haze, we roam.
    Where do we go from here?
    «col cazzo, hendrickson. non si lascia indietro nessuno, mai»
    Gli venne da ridere, perchè: davvero, Arturo, cosa diamine ti aspettavi?
    La osservò con un accenno di sorriso a piegare le labbra, sperando di non farla incazzare troppo per quell’affronto.
    «è una promessa stupida. scordatelo»
    «Dovevo provarci, lo sai.» Fosse stata anche l’ultima cosa che avesse fatto — ci avrebbe pensato Sersha ad ucciderlo, prima ancora della guerra. «Allora ricordati di queste parole, quando minaccerai di lasciarmi indietro perché ti renderai conto che sono solo un peso inutile.» Con la faccia tosta di una persona che non era lui, lo sguardo vispo per nascondere la morte interiore, e la sicurezza di qualcosa su cui non poteva contare, non davvero: “nemmeno sai se sarete insieme, sul campo di battaglia, cretino”. Ma doveva pensare come se quella certezza ce l’avesse davvero, o sarebbe scoppiato in un’incontrollata risata isterica, la sentiva già.
    Aveva ancora tempo per tirarsi indietro.
    Se fosse rimasto da solo, lo avrebbe fatto.
    Non lasciarmi, Sersha, con lo stesso tono del famoso “non lasciarmi freme”.
    Menomale che poteva contare sulla ex compagna di squadra. «E ti risulta che abbia mai avuto idee furbe?» Mai, zero, neppure una volta nella sua vita.
    Aveva compiuto vent’anni da cinque giorni e stava partendo per andare a morire. «Che cosa da Gen Z.» aveva davvero passato troppo tempo con Kieran, eh. Nascose un sorriso al pensiero della collega, preoccupato per lei e per quello che sarebbe successo. A lei, a loro, al mondo intero. «Eh— eh avrebbe dirle che ci parlava lui, con William e Akelei, se lei avesse parlato con Maeve e Al; ma non lo fece, perché gli akerrow lo spaventavano più dei mal. Le priorità. «A ciascuno la sua croce eh,» avrebbe detto qualsiasi cosa pur di non dire il non detto: e per quanto riguarda CJ e Costas?
    Sentiva che nessuno dei due volesse affrontare quel discorso.
    Per quanto ancora potevano rimandarlo?
    E rimandare il rientro a casa?
    Non lasciarmi.
    «Credo che faremmo meglio ad andare.»
    No, rimaniamo qui.
    «Ci aspettano delle responsabilità, la vita dell’adulto fa schifo eh.»
    Fingiamo il mondo non stia per cambiare per sempre, e che domani sia uguale a ieri e al giorno prima.
    «CI vediamo dall’altra parte, Kavinsky?»
    Non andare.
    «Non farti ammazzare.»
    Mi mancheresti.
    «E non uccidere nessuno!»
    Dannata guerra.
    Non potevano più rimandare.
    Sperava solo di vederl, di vederli, ancora una volta — di sopravvivere, lui e loro, abbastanza a lungo da poterli riabbracciare.
    gif code
    2003
    pro abby
    teacher


    non lo so cos'è addio si muore (punto) da eroiiii
     
    .
8 replies since 22/4/2023, 01:16   240 views
  Share  
.
Top