10 stupid things i've done out of a compulsive need to be liked (cringe compilation)

kaz ft. jojo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. …oh kaz
        +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Bolla
    Posts
    127
    Spolliciometro
    +300

    Status
    Offline
    gifs17 y.o.lumokineseoh kaz
    currently playing
    bad days
    the score
    The world can be a sad place, sad place
    So why don't you throw it in the backseat
    Show 'em what you can be
    Attese con il fiato premuto fra lingua e palato, mentre il dito di Jojo esitava sul pavimento. Dove la metti, eh, DOVE LA METTI LA X! Lungi da Kaz Oh, in quel momento e nella vita, farsi domande in merito a quel suo indugiare: la reputava strategia, nonché – sincera – difficoltà a scrivere. Il sorriso che curvò entusiasta le labbra del lumocineta, così come la breve risata trionfante che ben poco si addiceva alla stanza in cui si trovavano, fu del tutto onesto. Spregiudicato, con quel filo di orgoglio che solo vincere una partita contro qualcuno a cui vuoi piacere sapeva dare. Certo, c’erano probabilmente metodi più funzionali per dimostrarsi brillante e meritevole di affetto, ma perchè quando poteva puntare tutte le sue carte su una partita di tris? Kaz era esattamente il tipo di persona che si vantava delle proprie vittorie, ma solo con chi gli stava antipatico, o gente con cui aveva un osso da mordere, no, ho scoperto che non si traduce così in italiano. Grazie context reverso conto in sospeso, perché era un insopportabile raggio di sole. Con Jojo? Voleva fossero amici, quindi al posto dei cerchi disegnò due cuori – uno per il suo turno, e uno per evitarsi di perdere tempo con un turno successivo – con cui completare la fila, che cancellò strisciando l’indice sulla pietra. Un po’ insanguinata, ma alla fine alzò comunque la mano perché l’altro potesse stringergliela.
    Più o meno. A distanza. Contava comunque, se entrambi mimavano la stretta. «un’ottima partita, eccellente sfidante!»
    E felice, in quel momento, lo era davvero. Si prendeva i piccoli momenti, l’Oh. Viveva gli attimi leggeri, riempiendosi i polmoni di bolle arcobaleno da conservare per altri attimi che sapeva sarebbero arrivati, privandolo di tutti i colori. Lo facevano sempre.
    Non sapeva quanto, ancora. Ma quella era un’altra storia.
    «non avevi detto a nessuno che eri stato tu a farla, vero?» Lanciò una breve occhiata incuriosita al ragazzo, prima di riportare un imbarazzato sguardo color carbone su una pozza di quello che immaginava essere il suo stesso sangue. Umettò le labbra, sentendo improvvisamente il cuore in gola. «non mi sembrava necessario?» Non l’aveva mai detto, ma immaginava tutti a Different Lodge sapessero fosse stato merito – condanna? - sua. Non si era aspettato dei ringraziamenti in merito, anzi, se tutti fingevano di non sapere chi fosse l’artefice della libreria, avrebbero avuto un alibi nel caso… beh. Fece tintinnare le catene al polso. Proprio quel caso. Quindi…? Aprì la bocca per domandare, perchè avrei dovuto?, ma non voleva una risposta a quella domanda.
    Restava una questione troppo intima. Troppo intricata in una serie di circostanze su cui l’Oh non voleva indagare, perché significava ricordarsi il suo posto; il suo rango; le sue scelte.
    «Oh, il muro ne è sicuramente felicissimo» Cioè. Prima lo faceva vincere a tris, poi lo riempiva di complimenti e civettava facendolo sentire bellissimo e super simpatico, e aveva anche un senso dell’umorismo? Guarda FICUS RIPRENDITELO, A MENACE TO SOCIETY. Avrebbe voluto che offrire il proprio cuore fosse un gesto più intimo e significasse più di quel che era, ma Kaz lo prostituiva davvero a chiunque. Gratis, perfino. Allungava le mani, chinava il capo, e pregava lo tenessero - per favore.
    «lo sei? devo fare attenzione o mi conquisterai come un qualsiasi protagonista bello e dannato?» GIGGLING KICKING MY FEET! Davvero, Kaz ridacchiò felice, piegando la testa sulla spalla per strofinare il bollore sulla divisa, perché era stupido e adorabile e voleva già far loro braccialetti dell’amicizia. Cioè…! Guardatelo…! Come mirava dritto al petto dell’Oh…! Cercò di darsi un minimo di contegno, espirando secco dalla bocca aperta e facendo scattare la testa all’indietro per spostare i capelli dalla fronte. «b-»
    «o forse sono già conquistato» Ma che rizz era. Che – che rizz era.
    Con quel sorriso poi. Cioè, ma che kazzoh c’era andato a fare sullo yacht di Balt, quando poteva farsi insegnare tutto dall’empatico? Portò una mano al cuore, sinceramente sorpreso. Conquistato. Affascinato. Sedotto di sicuro, se le ciglia a battere lente sugli occhioni spalancati potevano essere di indicazione. «bro. che smooth» mamma mia. «anche io» e lo era davvero.
    Tanto che ci mise qualche secondo a tornare nel reale, preso contro piede dall’ondata di ammirazione verso Jojo Park. «beh» Continuò, distogliendo lo sguardo perché stava diventando imbarazzante. Voleva diventassero amici, non che lo reputasse, boh, un folle. UN MANIACO? JOJO GIURO NON SONO UN MANIACO ERA INTESO IN SENSO PLATONICO, MA ANCHE NON PLATONICO, PERò NON STRETTAMENTE FRA NOI CAPITO? (No, ma Kaz sì, e tanto mica era un telepate, fuck it we ball.) O sì. O forse sì. Ci pensò un attimo, l’Oh. Non erano così amici da renderlo super strano - mica era Clay, che sapeva di incesto. Dai, decise che poteva avere una cotta per Jojo. Era un Park, difficile non averla. Comunque, stava dicendo: «bello di sicuro.» una sottolineatura sempre necessaria (anche quando non vera) (MA LO SAREBBE DIVENTATA, QUINDI CONTAVA!) «dannato? eh» quello non poteva stretcharlo così tanto. «più bello e mh….» voleva dire ribelle, ma aveva un peso specifico non indifferente nel loro mondo. «bello e robin hood? Sai. sai cosa intendo» sperava di sì, perché non sapeva elaborare. Un sorriso a metà, le sopracciglia a scattare verso l’alto. «ecco. quel baddy» scrollò i capelli, soffiandoli prima che si incrostassero sul sangue. «sentiti conquistato quanto vuoi» tanto, sperava. L’autostima di Kaz nasceva tutta dalla sua delulu era e da Clay, quindi per favore, Jojo, adoralo – ricambierà!
    Ed eccolo, con il suo fenomenale rizz sotto zero – gelato come i piedi di Sara – a parlare della Gran Bretagna. Un vecchio qualsiasi incontrato sul tram. Ugh, il passaggio successivo sarebbe stato il meteo? ECCO PERCHè NON HAI AMICI. Jojo fu gentile, però, rispondendo al quesito sinceramente.
    Come si fossero trovati al bar, e non nella sala delle torture.
    «Fino all'anno scorso sono sempre stato educato a casa, ed ero spesso impegnato. Non ho mai avuto così tanto tempo libero! ...percepisco dell'ironia in quello che ho appena detto. Nel mio AU immaginavo le catene in un setting diverso, ma ci si può lavorare» Il sorriso che spuntò sulle labbra dell’Oh era divertito, ma non quanto lo sarebbe stato qualche attimo prima. Era ingiusto che il primo assaggio di mondo - e di libertà - di Jojo, risultasse in punizioni su punizioni per qualcosa che non poteva nemmeno cambiare. Cercò di sistemarsi a sedere meglio, arricciando il naso nel sentire la pelle tirare. «te ne intendi? Di catene. In setting diversi» [ buffering di qualche secondo ] [ ed ancora un po’ ] «scrivo fan fiction» aggiunse rapido, spostando un palmo aperto verso l’altro, sapendo che avrebbe spiegato tutto. Sentite, non gli capitava spesso di sentire qualcuno parlare con così tanta tranquillità di quegli argomenti – non con lui, almeno – e non poteva sempre cercare le reference su Google. «a te piace?» Tornò a guardare Jojo, sorpreso. A lui… piaceva? Non pensava qualcuno glielo avesse mai chiesto. Uscito dai Laboratori, papà aveva semplicemente preso lui e Kul dalla collottola stanziandoli lontano dall’influenza della Francia. Gli era sembrato il posto più sicuro.
    Faceva già ridere così.
    Erano a Londra da un paio d’anni. Sicuramente diversa dal Belgio, e per un motivo: «ho conosciuto clay» si strinse nelle spalle. Le persone tendevano a cambiare l’intera morfologia di un luogo, rendendolo più o meno interessante. I ricordi tempravano perfino l’ambiente. «e mi sono sentito parte di qualcosa» la squadra di Quidditch; la casata. A Beauxbatons non aveva avuto il tempo di sentirsi parte di un bel niente, prima di essere strappato via dalle macerie di quel che era stata. «sono un tipo da città, apprezzo le metropoli. Perfino quando non hanno un’anima come londra. così tante luci. ed è caotica!» priorità, e sensate. «forse ero solo troppo piccolo per apprezzare Anversa» da bambino, era stato in grado di apprezzare solo il grande cortile di casa, ed il parchetto del loro quartiere. «ma sono felice che siamo venuti qui,» agitò le dita indicando anche lui le catene. «tutto sommato» eh.
    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.
     
    .
8 replies since 9/4/2023, 13:59   268 views
  Share  
.
Top