What's a nice kid like you doing in a place like this?

jojo ft. ficus | @hogsmeade

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    «non ho ancora visitato molto di Hogsmeade. Mia madre non... lei preferisce non esca dal castello» «Allora dovremmo andarci insieme!» «...ti andrebbe di farlo adesso?»

    I passi leggeri di Jojo, e quelli più pesanti di Ficus, rimbombavano nel piccolo passaggio segreto creando un inquietante ma soffocato eco, mischiandosi al rumore di condensa che, di tanto in tanto, gocciolava a terra. Il cunicolo era più stretto di quello che aveva immaginato quando uno studente più grande le aveva passato per messaggio la mappa in cambio di- favori, ed era leggermente claustrofobico, seppur abbastanza alto per far passare entrambi, e soprattutto Ficus, senza bisogno che si chinassero.
    Jojo non era certo di cosa lo avesse spinto a chiedere al tassorosso di infrangere le regole insieme, se l'alcol, il veritaserum (ormai quasi del tutto smaltito - sperava), lo sguardo di troppo che aveva ricevuto dagli studenti razzisti, o solo la voglia di restare da solo con lui e parlare ancora - sta di fatto che non riusciva a pentirsene. Oh, l'avrebbe fatto, se fossero finiti nei guai per colpa propria, ma per il momento il suo cervello era concentrato sul ritmo dei passi dell'altro, sul suo respiro vicino, su quanto fosse vicina la mano enorme del ragazzo, che di tanto in tanto sfiorava camminandogli a fianco.
    Gli mancava la sensazione di avere le sue dita intrecciate alle proprie, ma era quasi certo di aver fatto la scelta giusta a chiedergli di lasciare la presa con la scusa che, una volta nel cunicolo, avrebbero avuto bisogno di entrambe le mani libere per proteggersi se fosse caduto un masso o ci fossero state altre minacce.
    In verità, aveva paura di influenzarlo. Era brillo (entrambi lo erano), e già normalmente Jojo non era bravo a usare la propria magia: non voleva rischiare di far provare a Ficus desideri che non aveva, solo perchè lui era in astinenza d'affetto e si emozionava alla prima attenzione che riceveva. Ficus non era così, non era come lei: da quello che aveva visto amava tutti, ma platonicamente; Jojo non voleva approfittarsi della sua gentilezza come il cattivo di un teen drama. Poteva resistere a flirtare o fargli occhioni languidi sbattendo lentamente le palpebre (tanto non avrebbe capito, chiedendogli se aveva una ciglia da togliere), ma non era certa di essere in grado di dire "no" se il ragazzo avesse fatto lo stesso perchè plagiato involontariamente da lei.
    «oh, giusto» parlando a bassa voce, si mise a giocherellare con i bottoni della camicia «non devi usare per forza pronomi maschili, sta sera. Usa cosa preferisci, o non usarli affatto. Mi sono vestita così perchè pensavo avrebbe... dato meno nell'occhio, con gli studenti in erasmus» portò senza pensarci la mano al collo, e la tolse immediatamente sorridendo mentre si girava verso l'altro. «e poi la divisa con i pantaloni mi dona, no? Sembro più alto... anche se mai quanto te. Quanto sei, esattamente?» ridacchiò, tornando a guardare avanti avanti a sè. «ehi! forse ci siamo!» mormorò, indicando verso la fine del tunnel dove si vedeva una luce, un po' oscurata da erba e alberi, probabilmente per nascondere il passaggio dall'altra parte. «allora» si fermò, studiando divertita il Millepied «qual è la prima tappa, capo?» si mise sull'attenti, due dita alla fronte. Poteva letteralmente portarlo ovunque, e avrebbe apprezzato: sembrava tutto un po' più magico di notte, quando sapeva che non sarebbero dovuti essere lì.
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    Edited by fenneko - 11/4/2023, 18:03
     
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    le differenze tra ficus ubriaco e ficus normale non erano poi molte.
    dettagli, più che altro: tipo ignorare il coprifuoco. scemo sì, ma non così tanto da fare qualcosa per la quale sapeva che, se l'avessero beccato, la sala torture sarebbe stata la punizione minore.
    l'altra lo aspettava a casa, sguardi di disapprovazione e sdegno di fronte ai quali il sedicenne finiva sempre per sentirsi in colpa — per alcune cose (essere se stesso, ad esempio) non poteva farci niente; dove poteva mettere una pezza, però, lo faceva.
    l'alcol e il dado non avevano aiutato il Tassorosso a mantenere la linea di comportamento base cui si era attenuto negli ultimi sei anni e in quel momento non sarebbe potuto importargliene di meno.
    con una mano sollevata in aria e l'altra ben stretta attorno a quella di Jojo, fattasi una certa ficus aveva salutato gli amici presenti alla Ceppa sbracciando e ondeggiando come una canna al vento in un canneto. cento per cento sicuro, mona doveva aver attivato il microchip GPS nel momento esatto in cui Benjamin era uscito dall'ingresso principale.
    un modo come un altro per non perderselo.
    perché le probabilità erano sempre molto alte.
    cosa che non si poteva dire del cunicolo segreto nel quale si erano infilati, la zazzera bionda di Ficus a sfiorare quasi il soffitto in pietra grezza. il problema, per il ragazzo, non era tanto il senso di claustrofobia, ma il fatto di dover contenere la propria gioia irrefrenabile — aveva già picchiato la testa due volte, da quando erano entrati dal passaggio segreto, e al terzo gibollo sulla fronte Jojo aveva dovuto ricordargli che il soffitto era piuttosto basso. MA CHE CI POTEVA FARE LUI!!!! «fjfjkemdnsns» letterale «è come in quel libro di Giacobbo» si. pensavate che fosse uscito di scena? che fosse scomparso insieme ai suoi amati alieni? no, bitches. he lived.
    eccitato come un bambino in gita al giardino zoologico, il sedicenne si strinse entrambi i pugni al petto, contro la felpa che indossava sotto la divisa; tolta pochi minuti prima, perché cosi fuori non daremo nell'occhio. sure jan. «solo che lui stava cercando di raggiungere il centro della Terra» corrugò la fronte, ruotando il capo verso Jojo «noi no» poteva essere benissimo un'affermazione come una domanda. arrivato a 10 nella scala alcolica, gli serviva più tempo del solito per raccogliere le idee: dove voleva portare Jojo? il centro della Terra era da escludere? mh.
    «non devi usare per forza pronomi maschili, sta sera. Usa cosa preferisci, o non usarli affatto. Mi sono vestita così perchè pensavo avrebbe... dato meno nell'occhio, con gli studenti in erasmus» ficus ascoltò con attenzione, rivolgendo le iridi chiare sulla figura dell* special e ignorando così i punti in cui il corridoio si stringeva: faceva un passo di lato, il Tassorosso, picchiava comunque il gomito contro la roccia, poi tornava in traiettoria. annuì con aria un po trasognata (più del solito), prendendo dalla tasca anteriore della felpa il bicchiere con cannuccia trafugato alla Ceppa — niente alcol, ma un leggero aroma di arancia e fragola «mi piace chiamarti Jojo! mi piace anche come ti vesti, cioè» dopo un breve risucchio di cannuccia offrì all* special il bicchiere; un gesto naturale, così spontaneo che non gli venne nemmeno in mente di chiedere a Jojo se *l* desse fastidio bere dallo stesso contenitore «ti stanno bene questi pantaloni, ma anche il vestito che avevi l'altro giorno»
    oh, era scemo ficus, ma per certe cose aveva una memoria fotografica.
    con le immagini se la cavava alla grande, al contrario di nozioni lette sui libri o i nomi della gente: sfuggivano via all'istante, entrando da una parte e uscendo dall'altra senza lasciare tracce nel cervello. ce la metteva davvero tutta per ricordarsi le cose che gli dicevano (o che i professori spiegavano a lezione), ma senza ripetizioni in loop non riusciva proprio a venirne a capo. «a me vanno tutti corti, vedi?» era tornato a parlare di pantaloni, e mostrò il problema a Jojo indicando le caviglie scoperte, un buon pezzo di calzino bianco a spuntare da sotto l'orlo «Quanto sei, esattamente?» ficus aprì la bocca: «tanto» la richiuse.
    ci pensò su un istante e la riaprì «non lo so?» non lo sapeva davvero. si strinse nelle spalle, e nel movimento prese un'altra testata contro il soffitto di pietra «cacchiolina» tese la mancina premendo le dita tra i capelli biondo scuro, trovandovi subito un altro bernoccolo: forse a fine di quella serata avrebbe battuto un record «dicevo:» gli sembrava di aver già detto tutto, ma magari no «vuoi misurarmi?» lecito. nessuno si era mai posto il problema, tra i Ben — a loro bastava essere portati in spalletta, e il sedicenne lo faceva sempre più che volentieri. nell'attesa di una risposta (che può anche non arrivare davvero Jojo ignoralo), ficus si ritrovò all'esterno, l'aria fredda della sera ad abbattersi sul viso imberbe senza che il ragazzino facesse una piega.
    aveva affrontato temperature peggiori, nudo.
    ridacchiò da solo quando Jojo si mise sull'attenti, portando le braccia da slander man come manici di teiera sui fianchi «allora, come prima tappa del tour I Luoghi più Spaventosi della Scozia—» ah, non aveva specificato fosse quel tipo di giro turistico? forse se l'era detto da solo, tra sé e sé, all'ennesimo sorso di punch corretto benzina «visiteremo Casa Vonn Geiger. abbandonata nel 1856 dopo che un incendio appiccato da ignoti quasi riuscì a raderla al suolo» ecco, però le cose che raccontava Giacobbo se le ricordava tutte. portò entrambe le mani fra i capelli, che gli rimasero in piedi «tutti quelli che ci sono entrati dicono sia infestata, sai le solite cose: oggetti che si spostano, rumori strani, scricchiolii, a volte persino scritte sui muri» I lineamenti del ragazzino, che era già diventati paonazzo per l'emozione, si incupirono improvvisamente, iridi azzurre a cercare quelle di Jojo «ma potrebbe fare paura. cioè, magari non ti piacciono certe cose? » dopo aver letto il terrore negli occhi di Maddox quando lo aveva trovato nei corridoi del piano infestato, ficus aveva capito di doverci andare un po più cauto.
    gli sarebbe dispiaciuto saltare la casa infestata, ma aveva comunque delle valide alternative, giardino botanico compreso (che fosse chiuso, a quell'ora di notte, non gli passò nemmeno per l'anticamera del cervello — no thoughts, head empty)

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    «mi piace chiamarti Jojo! mi piace anche come ti vesti-»
    «grazie!»
    Avrebbe dovuto farsi più domande sul "dove teneva questo bicchiere?", ma invece che esprimere a voce il - lecito - dubbio, allungò solo la mano per prendere quello che Ficus porgeva, annusando divertito il succo di frutta. Così sembrava davvero di essere in visita in un parco a tema. Sorseggiò, felice del gusto dolce della bevanda. Una parte di lui trovò incredibilmente intimo il passaggio di cannuccia - ma dopotutto era qualcosa che aveva già fatto miliardi di volte con semi-sconosciuti, non voleva farne una questione di stato solo perchè era Ficus. Sperava il succo lo aiutasse a smaltire la sbronza con l'aria fresca perchè l'alcol lo rendeva più horny del solito e touchy.
    «ti stanno bene questi pantaloni, ma anche il vestito che avevi l'altro giorno»
    Incurvò le labbra attorno alla cannuccia, lusingato. Era sempre stato debole ai complimenti.
    «sei gentile» e lo era davvero. Jojo sapeva non ci fossero secondi fini nei suoi complimenti. Ficus era solo... carino così. Patrimonio nazionale.
    «a me vanno tutti corti, vedi?»
    Seguì lo sguardo. «nel medioevo probabilmente ti avrebbero dato fuoco in quanto peccatrice» tornò a guardarlo in faccia, ridacchiando «ma per fortuna qua ti danno solo un'aria hipster e alternativa» indicò «ti regalerò delle calze colorate. Con disegnini stupidi, tipo- tipo carlini o dounuts. Se proprio devono vedersi, dovrebbero essere speciali e farti felice ogni volta che le guardi»
    (...) «cacchiolina»
    «ti sei fatto male??» allungò la mano con l'intenzione di mettergliela fra i capelli, ma la riabbassò subito. Alcol. Poteri. Niente contatto.
    «vuoi misurarmi?» uh.
    MOKA CINESI FREME «magari un giorno lo faccio» casually. Come se nulla fosse. Non aveva mica pensato ad altre pun da dire al riguardo, nè era felice dell'heigh difference essendo di solito sempre lui quello più alto (dall'alto del suo 180cm) e curioso di sapere esattamente quanto si passavano.
    Moving on.
    E poi erano fuori all'aria aperta ora, perfetta per calmare i bollenti spiriti.
    «allora, come prima tappa del tour I Luoghi più Spaventosi della Scozia visiteremo Casa Vonn Geiger. abbandonata nel 1856 dopo che un incendio appiccato da ignoti quasi riuscì a raderla al suolo»
    Jojo annuiva attentissimo, mimando il gesto di prendere appunti (aveva pure finto di leccare la punta della penna) «tutti quelli che ci sono entrati dicono sia infestata, sai le solite cose: oggetti che si spostano, rumori strani, scricchiolii, a volte persino scritte sui muri» oddio era così carino tutto triggerato send help- «ma potrebbe fare paura. cioè, magari non ti piacciono certe cose? »
    «va benissimo andare lì» sorrise. DAI ERA UN GOLDEN RETRIEVER NON AVREBBE MAI POTUTO UCCIDERE IL SUO ENTUSIASMO ANCHE VOLENDO !!!! «Mi piacciono i film horror - anche se non sono mai stato in una casa infestata, quindi non so esattamente come reagirò» O meglio, c'era stato, ma per feste piene di gente, quindi non contava probabilmente. inclinò la testa di lato «Ma se succederà qualcosa, so che ci sarai tu a proteggermi» sbattè le palpebre sorridendo- e arrossì all'improvviso, portando le mani avanti «Non! Non nel senso- non stavo dicendo- ero serio! cioè, sei un mago, quindi- cioè, sei più in gamba di me quindi so che- cioè. Non l'ho detto come l'eroina di un film per- non volevo- non ci stavo provando abbassò le mani. «sto zitto.» Stette zitto.
    Per tre secondi.
    Indicò la strada.
    «andiamo? Ti seguo»
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    quindi insomma: rob era davvero convinta non toccasse a lei rispondere.
    e se nel mentre era successo di tutto, poteva almeno essere felice di ruolare in tempi non sospetti, quando le cose erano ancora semplici — il ballo della ceppa, il punch corretto, Paris che limonava con Theo sotto effetto dell'armortentia, le dita di Jojo ad intrecciarsi con le sue.
    «ti regalerò delle calze colorate. Con disegnini stupidi, tipo- tipo carlini o dounuts. Se proprio devono vedersi, dovrebbero essere speciali e farti felice ogni volta che le guardi» non ci aveva mai pensato, in effetti. alle calze colorate in generale, ma soprattutto all'idea di indossare qualcosa che lo rendesse felice: si vestiva al buio, il millepied (per modo di dire, ma anche letteralmente), senza nemmeno guardarsi allo specchio, e per il resto della giornata non ci pensava più.
    un po dissociato persino da se stesso.
    «mi sento sempre abbastanza felice» commentò, bevendo un sorso di succo, un sussurro rivolto più a se stesso che a Jojo. quasi stesse chiedendo conferma al suo Ficus interiore, che per tutta risposta rimase in silenzio dandogli comunque una pacca morale sulla spalla — you're doing amazing sweetie. batté rapidamente le palpebre, il Tassorosso, avanzando nel tunnel con un moto ondulatorio sempre più accennato man mano che si avvicinavano all'uscita e le pareti di roccia grezza tendevano a restringersi.
    si prese un'altra craniata tanto per, giusto un metro prima di poter mettere i piedi di nuovo sull'erba, all'aria aperta. «Mi piacciono i film horror - anche se non sono mai stato in una casa infestata, quindi non so esattamente come reagirò» annuì, il ragazzino, mostrando a Jojo entrambi i palmi delle mani «qualunque modo andrà bene» dopotutto, quando si era approcciato a quel mondo quando era un bambino, anche lui aveva avuto paura.
    della morte, dell'ignoto, (dei clown), dell'idea stessa che i fantasmi fossero bloccati dalle loro questioni in sospeso. una teoria che Ficus aveva sentito in più occasioni, ascoltata attraverso svariati media — l'unica che fosse riuscita davvero a turbarlo.
    non gli spiriti malevoli intenzionati a farlo a pezzi o trascinarlo nell'oltretomba, ma un concetto così astratto da averlo recepito solo a livello inconscio.
    «Non! Non nel senso- non stavo dicendo- ero serio! cioè, sei un mago, quindi- cioè, sei più in gamba di me quindi so che- cioè. Non l'ho detto come l'eroina di un film per- non volevo- non ci stavo provando-» batté le palpebre, <i>di nuovo, una due dieci infinite volte, scoppiando poi a ridere di gusto; non di jojo, sia chiaro, ma con l*i. e nemmeno perché avesse fatto una battuta: era il modo in cui l'amic* era arrossit* all'improvviso, il fiume di parole a velocità 2x come gli audio di Carlotta — solo che nel caso del* park era affectionate, non certo derogatory «non sono così in gamba, sai? a volte ho qualche problema con gli incantesimi, non ricordo mai la pronuncia esatta delle formule» l'allegria nella voce di Ficus non scemò minimamente, come se le corde toccate da quell'argomento fossero ormai belle che andate.
    non puntava ad essere lo studente migliore, il millepied (nonostante i suoi genitori premessero costantemente perché si impegnasse fino allo stremo), ma a fare del suo meglio si. e proteggere le persone cui teneva, anche quando era probabile si potessero difendere benissimo da sole, rientrava in quel famoso meglio.
    bravo in poche cose, Benjamin, ma convinto fossero quelle giuste.
    «ma dai fantasmi ti proteggo io, ormai sono un'esperto» gonfiò persino un po il petto, mentre lo diceva, ripensando alla sua vasta esperienza: documentari, libri, dark web, esplorazioni in solitaria dei corridoi che si snodavano su al piano infestato. ne aveva viste davvero di ogni!
    alla richiesta di jojo, il ragazzo fece un giro su se stesso, le mani affondate nella tasca anteriore della felpa. ora: ricordava perfettamente dove si trovasse la casa abbandonata della famiglia Vonn Geiger, e se avesse avuto davanti una cartina sarebbe stato rapido ad indicare la villa su due piani.
    ma non aveva una cartina, Ficus, e per quanto riguardava il senso dell'orientamento non era proprio l'attrezzo più affilato della cassetta «si beh..dovrebbe essere di qua» e sorrise, di nuovo, perché aveva ancora abbastanza alcol in corpo di convincersi di poter trovare la casa senza gra dj sforzi.
    e perché era pur sempre Ficus, e un motivo per sorridere lo trovava sempre.


    lo stacchetto tattico è quella cosa che si fa quando non si ha modo di descrivere tutto quello che succede tra un punto A e un punto B: nel caso di rob, a mancare era il tempo e la lucidità mentale necessaria a fare conversazione.
    ma canon Ficus non sia stato zitto un attimo, mentre camminavano.
    almeno finché si bloccò di colpo, un braccio teso davanti a jojo per fermare anche l*i «eccola, è quella!» con quel luccichio emozionato negli occhi e le guance in fiamme, non si poteva fare altro che credergli. aveva quello dalla sua parte, Benjamin millepied, ancora al quinto anno nei tassorosso: nessuno aveva mao, o avrebbe potuto pensare fosse in malafede.
    indicò a jojo le finestre della villa con la mano libera, facendo poi qualche saltello per portarsi a ridosso dell'inferiata «sai cosa.. me l'aspettavo più <i>fatiscente>/i> » cacchiolina, la casa davanti a loro sembrava quasi nuova (spoiler: lo era), per non parlare dei vasi di fiori alle finestre. hm, sus. «allora, entriamo? » house, ruotando il capo in direzione dell* special, entrambe le mani ora intrecciate contro il mento e gli occhioni azzurri a brillare sotto le ciglia bionde.
    era proprio giunto il momento di una bella effrazione.


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    Edited by (sharpshooter) - 11/10/2023, 19:18
     
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    «mi sento sempre abbastanza felice»
    Un altro sguardo di sottecchi. Quanto dovevi essere speciale per essere sempre felice (e non fingersi tale) in una scuola dove ti torturano se metti male la divisa, o ti discriminano per la magia che scorre nel suo sangue? Ficus arrivava davvero da un altro pianeta - da uno dove non era importante se ci fosse sole o cattivo tempo, per essere contenti di esistere.
    Jojo gli sorrise, sfiorandogli leggermente il braccia e ritirando la mano subito dopo.
    «Allora le calze divertenti saranno per far felice me» una confessione a mezza voce nell'ammettere che per quanto ci provasse, lui invece non era sempre così contento.

    (...)

    Ai suoi borbottii sconclusionati, Ficus si spanciò dalle risate.
    Far ridere Ficus era sempre positivo, ma avrebbe preferito farlo perchè era divertente e aveva rizz, non perchè dimenticava le basi del linguaggio umano. Vedeva comunque che non c'era cattiveria nella reazione del tasso, quindi il Park sorrise con lui; avere cotte era così strano.
    «non sono così in gamba, sai? a volte ho qualche problema con gli incantesimi, non ricordo mai la pronuncia esatta delle formule»

    «non ti giudico. Ero un mago terribile» un aggettivo importante, e forse un po' esagerato, ma abbastanza vero: Jojo non era mai stato una strega degna di quel nome. Alla madre non importava imparasse cose che non potevano essergli utili per il suo lavoro, e al Park era sempre solo interessato renderla fiera di lui. Era compito di Hannah gestire il tempo e gli impegni del figlio, e di Jojo soltanto ascoltarla e farla felice.
    «dai fantasmi ti proteggo io, ormai sono un'esperto»
    «Grazie, mio eroe!» scherzò portando le mani al petto «Ne hai incontrati molti? Oltre a quelli di hogwarts, dico» una domanda lecita, la propria: sapeva sul tema quello che aveva studiato l'ultimo anno a scuola, ma non era molto, e ancora credeva che gli spiriti fossero, tutto sommato, rari da incontrare. I medium potevano richiamarli, ma quelli con cui avevano a che fare le persone normali - quelli bloccati sul piano terreno - non erano così tanti. Si pentì in quel momento di non aver mai giocato a Phasmophobia perchè secondo sua mamma non rispettava il target del brand Jojo's Park (e se non poteva farci streaming o cose simili, che senso aveva'), ma spero che a Ficus avrebbe fatto piacere parlare delle proprie passioni e spiegargli tutto quello che sapeva.

    (...)

    Prese un respiro profondo, nascondendo l'ennesimo sorriso nato dall'emozione del Millepied. Ficus vibrava come un diapason (cit), e anche senza empatia Jojo sarebbe stato in grado di percepire la contagiosa eccitazione nell'aria.
    «Eccola! È quella! Sai cosa.. me l'aspettavo più fatiscente»
    Finalmente, Jojo distolse lo sguardo dal ragazzo (non era colpa sua, se il tasso era una calamita, e attirava sempre inevitabilmente tutta la sua attenzione; you don't now youre beautiful degli one direction era stata scritta su di lui) e lo portò sulla villa... cheeee effettivamente non era come si era immaginato dai racconti.
    Inclinò la testa di lato. «io più decadente» insomma, era una casa vecchia, quello era ovvio, ma non pareva la villa del conte dracula, ecco. Era solo... un'abitazione vecchia col giardino un po' incolto. Forse il buio giocava brutti scherzi, ma gli pareva addirittura che le piante nei vasi fossero vive.
    Doveva esserci un fantasma giardiniere.
    «ma non si giudica un libro dalla copertina - o una casa infestata da quanto va a pezzi»
    Si voltò convinto verso Ficus, e HHH LO STAVA FISSANDO CON QUEGLI OCCHIONI UN PO' DA PESCE HELP COME POTEVA ESSERE COSI CARINO «allora, entriamo?»
    «sì, signor capitano!» su dita sulla fronte, schiena dritta, sorriso luminoso.
    Continuò a camminare al fianco di Ficus, e si diressero verso il cancello di metallo. Jojo si guardò in giro, cercando una falla, ma giustamente il metallo non si rompeva così facilmente col tempo, quindi avrebbero dovuto arrampicarsi. Uh, sport. Non la sua passione. Fortuna che lui era alto, e la recinzione gotica non troppo.
    Una volta atterrati in giardino, indicò una finestra aperta al piano terra. «potrebbe esserci già qualcuno» Non solo fantasmi: forse quella casa abbandonata era il covo di qualche drogato o di qualche setta, e Jojo si chiese se stessero facendo una cosa intelligente a entrare così, ancora un po' alticci e disarmati... guardò Ficus per esprimere i suoi dubbi, e l'emozione del ragazzo gli ricordò il motivo per cui erano lì, e tenne per sè le remore.
    «è piuttosto emozionante. Non ho mai fatto niente del genere» mormorò, e si portò la mano sul petto. «mi sta esplodendo il cuore» non solo per l'effrazione o l'esperienza che lo faceva sentire un teen ribelle, ma tant'è, era almeno un cinquanta e cinquanta. «sono felice la mia prima volta sia con te. Spero ci saranno altre prime volte» sorrise-.... ASPETTA- «non- cioè la prima- cioè fare cose particolari, non intendevo- anche perchè non sarebbe la prima- cioè- . Andiamo??????» Iniziò a dirigersi verso la finestra, mani sul viso che sentiva scottare.
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    «ma non si giudica un libro dalla copertina - o una casa infestata da quanto va a pezzi» gli occhi chiarissimi del millepied si spalancarono nella scarsa illuminazione stradale (un quartiere tutto sommato tranquillo e accogliente: altro campanello d'allarme che avrebbe dovuto destare qualche sospetto), entrambe le mani tese in avanti «ESATTO!» non sarebbe potuto essere più d'accordo, e ci tenne ad esprimerlo con un tono di voce entusiasta che poco si addiceva al silenzio tutt'intorno.
    dettagli.
    ne sapeva qualcosa di giudizi affrettati, Benjamin Millepied — troppi sguardi gli si erano posati addosso, osservando solo l'involucro esterno senza prendersi la briga di scavare un po più a fondo. per molti, ficus rappresentava esclusivamente ciò che si intravedeva guardando da lontano: un ragazzo di aspetto piacevole, mago purosangue con alle spalle una famiglia agiata, un futuro già scritto e confezionato ai piani alti del Ministero. avrebbe potuto tranquillamente ottenere tutto quello che voleva senza nemmeno dover aprire bocca, il sedicenne, e alla fine era proprio quello il problema.
    che la apriva.
    di solito, quello era sufficiente a far passare qualunque strana idea dalla testa delle persone.
    «magari qualcuno è passato a darle una sistemata. sai, come quelli che restaurano i quadri» fece un cenno a mezz'aria come se tenesse un pennello, e così si bloccò «o quando scoprono uno scheletro di dinosauro!» le due cose non erano (affatto.) strettamente collegate, ma capitava spesso che più argomenti slegati tra loro nella sua mente trovassero il modo di sovrapporsi — connetteva dots tutti suoi, ficus. perdendosi, letteralmente, tra ragionamenti che non avevano né capo né coda, al punto da rendersi conto solo dopo una manciata di secondi del cancello a sbarrare il loro cammino; non insormontabile, ma comunque un ostacolo «vuoi una mano?» per ficus fu istintivo, per rob puro fanservice: considerato i due fossero alti praticamente uguali, il mettersi in ginocchio del Tassorosso così da offrire un appoggio che Jojo potesse sfruttare per scavalcare era del tutto superfluo.
    ma lo fece comunque?
    lo fece comunque.
    e quando fu il suo turno di passare dall'altra parte, non stupì nessuno l'atterraggio maldestro con cui rimase momentaneamente sedere a terra «troppo bello» si lasciò sfuggire una risatina soffocata nel collo della felpa, gli occhi chiari e ancora lucidi a posarsi sulla facciata (in perfette condizioni) della casa. alla successiva considerazione dell* special si rabbuiò «dici che è come nei musei? forse dovevamo... non lo so, tipo prenotare una visita» per alcune case infestate funzionava così, ok????? in effetti era strano ci fosse una finestra aperta a quell'ora, e forse avrebbe dovuto fargli scattare un interruttore il fatto che ci fosse una finestra aperta in generale.
    qui contavano su jojo per i neuroni, ma qualcuno li ha confusi con gli ormoni [sticker di spongebob babygirl con gli occhioni]
    «è piuttosto emozionante. Non ho mai fatto niente del genere. mi sta esplodendo il cuore» ma allora Arianna, non ti ho insegnato proprio niente?????????? qual è la prima regola (del fight club)???? se dici: mi sta esplodendo il cuore, poi prendi la mano dell'altra persona e te la posi con nonchalance sul petto! creando così la giusta tensione come una rob qualunque con Alice in stazione dopo aver corso per 200 metri rischiando l'infarto.
    possibile che tutto io devo fare qui.
    «davvero??» ora, dato che ficus era, unironically, nothing but an angel ma sapeva in cuor suo come funzionavano certe cose, non esitò minimamente a fare un passo avanti accostando l'orecchio al torace di Jojo, sempre come rob quando controlla se le bestie hanno il rantolo — stesso livello di preoccupazione «oh, accidenti. ti fa male anche il braccio sinistro?» no, perché suo nonno ci era morto di infarto, capito? nel raddrizzare la schiena cercò ancora una volta gli occhi scuri del park, forse in cerca di un'eventuale dilatazione anomala della pupilla (e trovandola? oh jojo), la mano destra a stringere delicatamente il braccio in questione all'altezza del gomito. sembrava ancora stare bene, piu o meno.
    «sono felice la mia prima volta sia con te. Spero ci saranno altre prime volte» ma, l'infarto? per l'amor del cielo, ficus non giudicava. sorrise a jojo di rimando, senza capire davvero il motivo dell'improvvisa agitazione nel maggiore ma senza comunque mollare la presa: se doveva sostenerl*, come un'elisa qualunque per le sue mamme di una certa età, lo avrebbe fatto senza tirarsi indietro «hai già avuto attacchi di cuore?» eh ma allora era un problema serio! «se non te la senti possiamo—» ma l* special si era già avviat* verso la finestra aperta, dimostrando un coraggio da vendere; ficus era un po: sposato.
    quando raggiunse l'empatic*, e insieme si affacciarono oltre il davanzale, non vide altro che buio e mobili il cui contorno era a malapena visibile nella penombra «entro a controllare che sia tutto a posto» disse, spingendo con entrambe le mani sul bordo per strisciare all'interno con la grazia di una giraffa neonata, senza vedere assolutamente un fico secco «vieni su!» inutile dire che non avesse controllato assolutamente niente, ma ormai erano in ballo tanto valeva ballare.

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    «hai detto che la casa è andata a fuoco nell'800?» mormoró. Assurdo, sembrava stare su così bene! Dopo duecento anni, il vento e la pioggia avevano fatto un ottimo lavoro di pulizia.
    «magari qualcuno è passato a darle una sistemata. sai, come quelli che restaurano i quadri»
    «davvero lo fanno?» spostó lo sguardo eccitato su di lui. «che cosa romantica! così non cade troppo a pezzi, e si conserva!» per lui aveva senso, ok? Pur essendo nato mago, non era cresciuto davvero in una normale famiglia magica: era possibile esistessero incantesimi facili che permettevano alla gente di restaurare case stregate, in modo che non venissero del tutto distrutte dal tempo.
    «o quando scoprono uno scheletro di dinosauro!»
    «se ne scoprono tanti?» un dubbio sincero. Non credeva fosse una cosa cosi comune, addirittura da citare come esempio.
    «mi piacerebbe trovarne uno! Prossima missione del team Jojus!» si morse l'interno della guancia sorridendo leggermente. «se ti va»
    Guardò la mano che il ragazzo gli porgeva per scavalcare il cancello, e si concesse di prenderla nonostante non avesse alcun bisogno di aiuto, ma giusto perché poteva e perché voleva. Alcol o meno in corpo, poteva riuscire a placare la sua empatia quel tanto che bastava per concedersi di tenere fra le dita quelle del tasso per qualche secondo sentendosi in principino aiutato dalla sua guardia del corpo.
    «dici che è come nei musei? forse dovevamo... non lo so, tipo prenotare una visita»
    «per non infastidire i fantasmi? ha senso» aggrottò le sopracciglia «non me ne intendo. Potremmo... avvisare che siamo arrivati? fare una tavola ouja sul pavimento col sangue per dire ciao e chiedere il permesso»
    Effettivamente non voleva far arrabbiare i proprietari di casa. E se era un brutto momento??? E se non erano felici del restauro fatto alla casa e ora odiavano tutti i vivi?? In quel caso avrebbero dovuto offrirsi per aiutarli a cambiare la disposizione dell'arredamento e co. Una volta Jojo era stato ospite da uno youtuber che faceva cose simile, forse poteva recuperare dalla testa un po' di nozioni-...
    e poi.
    E poi.
    «Davvero?»
    Ficus appoggió l'orecchio al suo petto.
    Se il cuore di Jojo fosse anche stato sereno fino a pochi istanti prima, avrebbe preso ora a pompare all'impazzata.
    Guardò stupito in basso il ragazzo (la sua nuca, almeno) rannicchiato contro il suo ventre, e fece l'unica cosa possibile in una situazione simile: posò le dita fra i suoi capelli. Aiuto. Vorrei dire che non ebbe qualche pensiero poco puro ma, insomma. Avere un ragazzo di quasi due metri praticamente inginocchiato davanti a te a sfiorarti non è proprio materiale per la fascia protetta.
    «ficus-» "Mi piaci e sono ubriaco, sono un empatico. Se fai così-"
    «oh, accidenti. ti fa male anche il braccio sinistro?»
    «no»
    Dopo la confusione, sorrise all'ingenuità dell'altro. Un sorriso un po' meno convinto di quelli fatti finora, con un accenno di tristezza. Continuava a farsi problemi che Ficus potesse capire che le sue attenzioni erano apprezzate un po' troppo dallo special, ma il tasso era su un altro pianeta completamente, manco a contemplare la possibilità fra loro potesse esserci di più.
    Non pensava, Jojo, potesse essere una questione di ingenuità, quanto di mero disinteresse.
    Andava bene, davvero.
    Tenne il suo sguardo un paio di secondi ("Non posso piacerti, vero?"), distogliendolo poi fingendo una risata leggera.
    Continuò con il discorso attacchi di cuore. Jojo gli arruffò i capelli interrompendolo: «Intendevo dire che sono emozionato»
    Non si era allontanato per primo (solo perché logicamente non voleva approfittarsi del Tasso, non voleva dire non fosse tentato di farlo), ma adesso si voltó per affacciarsi alla finestra della casa e chuse li il discorso prima che il tasso si preoccupasse ancora di più.
    Ficus lo superó, arrampicandosi prima di lui.
    «entro a controllare che sia tutto a posto»
    «aspetta-» troppo tardi, era già dentro.
    «vieni su» E Jojo venne (wink).
    Si tirò su per entrare con uno sbuffo (Ari che in realtà immaginava una porta finestra: ah ok. Altro sforzo fisico, ma cosa si fa per amore...), seguendo a ruota Ficus e atterrando poi silenziosamente sul parquet. Parquet? Si aspettava assi che scricchiolavano e cose simili... ma una cosa era giusta, rispetto a quello che si era immaginato: la sensazione che lì dentro non fossero soli. Brividi.
    Sbatte le palpebre per abituarsi al buio, non vedendo molto neanche lui della casa. Erano in un salotto, però, a giudicare dai contorni di mobilia che vedeva.
    Una parte di lui si chiese se, entrando in una casa simile con qualcun altro, avrebbero potuto sfruttare il divano che gli pareva di vedere (pomiciare in una casa stregata? Dai, un'esperienza da segnare in check list); ci si immaginava senza troppe difficoltà, appassionato di fare qualsiasi cosa sia madre avrebbe trovato problematico in caso fosse uscito sui tabloid, ma voltandosi versi ficus e la sua grazia sgraziata (da cucciolo di giraffa - cit), osservando gli occhioni enormi da vitello che cercavano di ispezionare l'area, si disse che non sarebbe voluto essere lì con nessun altro, baci o no. Cioè. Sarebbe stato meglio con i baci, ma poteva farne a meno.
    «mi sembra ci siano dei ritratti, forse sono di chi viveva qua prima dell'incendio», sussurrò, e prese Ficus per un braccio tirandolo verso i muri. Non si era ancora abituato al buio (non dopo i lampioni della strada) ma poteva intravedere delle figure nei quadri. Quadri bellissimi fra l'altro, sembravano quasi foto!
    «oh, c'erano anche dei bambini... » allungò un dito verso la cornice, aspettandosi di sporcarsi le dita di polvere. «poverini. Saranno diventati fantasmi per continuare a vivere...» si voltò verso Ficus «Dovremmo aiutarli ad andare oltre. Chissà se-»
    si interruppe. La vista ad adattarsi al buio sempre di più mentre guardava oltre il Tasso.
    Sbatté le palpebre. Mh. «... da che anno hai detto essere abbandonata, sta villa?»
    si concentrò di nuovo sulla sensazione che in casa di fosse qualcun altro. Forse non erano le presenze dei fantasmi quelle che sentiva.
    «La persona in quel........... dipinto, non ti sembra familiare?» e indicò alle spalle del ragazzo una grossa gigantografia.
    Era una foto? Un poster di qualcuno di famoso? Un quadro di baby-Elwyn? A Rob la palla.
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    a volte gli sarebbe piaciuto essere come gli altri.
    non si trattava di un pensiero cosciente, o razionale: ficus si rendeva conto della propria diversità in modo molto superficiale, e in rare occasioni. un vero e proprio caso di beata ignoranza. non sempre, però, questa riusciva a cancellare completamente la sensazione che gli mancasse qualcosa — la capacità di capire le persone, per esempio.
    sarebbe stato molto più semplice, per Jojo, se il Tassorosso fosse stato in grado di azionare le rotelle arrugginite nella scatola cranica mettendo così in moto la macchina dei neuroni; dopotutto, a intuire cosa passasse per la testa (o nel petto) dell* special non ci voleva un genio.
    ma con Ficus gli hints non avevano mai funzionato.
    «se ne scoprono tanti? mi piacerebbe trovarne uno! Prossima missione del team Jojus! se ti va» aveva corrugato la fronte, il diciassettenne, un classico esempio di quanto leggere tra le righe non fosse il suo forte —doppi sensi e metafore, nei paraggi di Benjamin Millepied erano davvero sprecati «oh, si. i babbani ne hanno fatto un lavoro vero e proprio.. pare siano anche riusciti a riportare in vita dei dinosauri, ma non è finita bene» si era rabbuiato, nel ricordare quel fatto di cronaca: un parco divertimenti con animali preistorici estinti e pieni di denti pronti ad uccidere tutti? insomma, era inevitabile che qualcosa andasse storto!
    (nessuno gli dica mai che è un film, ci rimarrebbe malissimo)
    ma la perplessità di Ficus aveva raggiunto il suo picco massimo nel momento in cui Jojo aveva aggiunto quelle ultime tre parole; scontate, per alcuni, ma non per il Tassorosso. anche volendo — e non sarebbe stato da lui, non riusciva a pensare ad un motivo valido per cui non doveva andargli di passare altro tempo con l* special. né perché a Jojo fosse venuto quel dubbio.
    ma non aveva aggiunto niente, lì per lì, causa mezzo infarto in corso. una distrazione non da poco, e per il diciassettenne distrarsi era un dono e un'arte.
    «ficus-» «hm?» non si era scomposto quando le dita di Jojo gli avevano sfiorato i capelli, troppo concentrato sul ritmo furente del suo cuore tra le costole e contro l'orecchio, ma nel sentirsi chiamare gli venne d'istinto alzare lo sguardo, entrambe le sopracciglia inarcate. Benjamin era stupido, probabilmente anche un po tardo, ma questo non significava che dentro fosse vuoto. provava un sacco di emozioni, alle quali non sapeva dare un nome né, tantomeno, una descrizione — come in quel preciso momento, nell'unico attimo del silenzio denso calato tra loro. come una scintilla, una piccola scossa, una sconosciuta sensazione di calore ad irradiarsi dalla gola fino al ventre, le dita improvvisamente congelate.
    un battito di ciglia bionde, ed evidente confusione (più del solito) a velare gli occhi chiari.
    forse, se Jojo non avesse parlato, Ficus sarebbe rimasto in quella posizione, muto e perplesso nel tentativo vano di fare il transcript ai suoi stessi pensieri. ma, come detto, al ragazzo bastava poco per spostare l'attenzione da un topic ad un altro — praticamente un bambino di cinque anni.
    «mi sembra ci siano dei ritratti, forse sono di chi viveva qua prima dell'incendio» nel tentativo di rimanere in piedi, Ficus aveva urtato un vaso dall'aria molto costosa, prendendolo al volo prima che potesse cadere; gli allenamenti come portiere iniziavano a dare i loro frutti, evidentemente. il ché però non spiegava cosa ci facesse un vaso costoso su un tavolino di mogano tirato a lucido dentro una casa infestata andata a fuoco anni prima. hm. anyway «se non ricordo male» e non ricordava male: poteva avere tutte le difficoltà di questo mondo a ficcarsi in testa la giusta pronuncia degli incantesimi, o la vita di Bartolomé Munchies (il primo mago ad aver studiato portato alla luce la specie ritenuta ormai estinta dei Pyonging), ma quando si trattava di fantasmi e affini non gli sfuggiva nulla.
    una memoria selettiva che rendeva il percorso scolastico disseminato di ostacoli e muri invalicabili — però, ehi, gli bastava guardare una volta Benedetta Rossi preparare la quiche di zucca e patate per saper replicare la ricetta alla perfezione. un dono «julius vonn geiger era l'unico presente all'interno della casa, quando venne appiccato l'incendio» si lasciò prendere per il braccio e trascinare via: più lontano stava da quel vaso e meglio era. non capitava spesso di vedere il volto imberbe del diciassettenne accartocciarsi in quell'espressione di pura perplessità, la testa bionda reclinata verso la spalla; bambini? «e i suoi figli erano grandi, sai? alcuni giornali scandalistici dell'epoca scrissero che erano stati proprio loro a—» sollevando la mano libera, portò il dito indice alla gola, sfiorando la pelle sottile da parte a parte.
    il parricidio non era mai stato dimostrato, anche perché entrambi i Vonn Geiger erano morti poche settimane dopo in circostanze misteriose.
    ah, la furia vendicativa degli spiriti!
    il Millepied era rimasto affascinato — non perché intendesse uccidere i suoi genitori per l'eredità, intendiamoci.
    (unless???? 👀)
    (Barry esci da questo post)
    «La persona in quel........... dipinto, non ti sembra familiare?» aveva saltato a piè pari la domanda precedente di Jojo, troppo concentrato (e poteva farlo su una sola cosa alla volta) a studiare quei ritratti che sembravano davvero delle fotografie (perché lo erano), ma quando l* special gli diede un colpettino al fianco, il Tassorosso tornò a posare le iridi chiare sul* compagn* di avventura; dove rimasero, per un po — forse un attimo più del dovuto. e ancora, ancora, quella strana sensazione di calore nel petto, calda come il punch corretto che aveva bevuto solo un'ora prima, ma decisamente più morbida.
    blurp. sono giapponese. no habla espanol. [softly] what the fuck? *criceto che corre all'impazzata sulla ruota*
    gli occorse più di un solo battito di ciglia per distogliere lo sguardo da Jojo e portarlo infine sul ritratto, ma quando lo fece improvvisamente la verità gli apparve davanti come la Madonna in sogno «credo» fece un passo indietro, questa volta ricambiando la stretta dell* special per trascinarl* con sé. quello non era un quadro di Elwyn: quello era Elwyn. completamente nudo, colto nell'atto di dipingere a sua volta su una tela con il proprio PENE — la serie 'by Marcus Howl', sua madre ne aveva comprato uno il mese prima.
    roba decisamente troppo moderna.
    «di aver sbagliato casa» you don't say????
    un tonfo al piano di sopra, questa volta perfettamente udibile. la luce accesa ben visibile in fondo alle scale che portavano al piano di sopra. ok, my dude «scappiamo» HHHHHHHHHHHHHHH ha-ah yeah.

    benjamin ficus millepied
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7 replies since 5/4/2023, 15:08   267 views
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