I'll sleep when I'm dead

dara ft. marcel

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    sunwoo darae
    Secondo alcune fonti, per lo più scritte da boomer e, quindi, discutibili e non prendibili come vere, un essere umano non può sopravvivere di sole bevande energetiche. A quanto pare il corpo si basa su un precario sistema di vitamine, proteine e cazzi e mazzi, e saltare pasti ma scolarsi Monsters alle tre del mattino per non addormentarsi ma, piuttosto, studiare e portarsi avanti col programma, porta il cervello a (termine tecnico) flippare.
    Non che fosse il caso di Dara:, giuro non c'era niente di strano nell'essersi decolorato i capelli da solo con quello che aveva trovato, e poi tinto di rosa chewing gum usando i prodotti della concasata Sorta Mortherfucka in un momento di "fuck the system" e crisi isterica notturna. Tutto nella norma! Lo faceva sempre! ahah finger guns qualcuno vuole del caffè?? Aveva anche un thermos di quello sul tavolo della sala comune. Ovviamente.
    "Almeno mi dona", pensò osservandosi in un riflesso. Avrebbe ricomprato la tinta a Sorta nei prossimi giorni, aveva solo bisogno di un cambiamento per sentirsi di nuovo un figo e non un nerd che ha voglia di piangere perchè non riesce a ricordare a memoria tutte le date della guerra dei fottuti goblin.
    Sorseggiò altra Monster, si passò una mano fra i capelli ancora umidicci dopo averli sciacquati. Non era abituato a vedersi con colori così chiari, sembrava più giovane di almeno uno o due anni. Con gli orecchini sarebbe riuscito a passare per punk, piuttosto che bubblebum bitch? Aveva una reputazione da difendere. Se non ci avesse tenuto tanto a quest'ultima, non avrebbe passato la notte sui libri, fingendo con la maggior parte dei compagni di non studiare mai se non il minimo sindacale e prendere voti alti per puro talento.
    "Tutto ok. Dara, è tutto ok. Hai fatto la tua cazzata da rebel boy, domani la gente parlerà di te come ti piace, ora back a studiare". Era più calmo ora, non aveva neanche più voglia di gridare!
    Tornò al tavolo, sistemando le pergamene e i libri che aveva lasciato in giro prima di (sclerare) decidere di (mollare tutto) fare una pausa per tingersi (e programmare il suo ingresso come ballerino del lilum - fuck the school). In mezzo al materiale scolastico, trovò un foglio con un disegno iniziato che neanche ricordava di aver fatto. Ma perchè i suoi genitori ci tenevano così tanto che sapesse il generale dell'esercito di stocazzo e prendesse buoni voti, quando uscito da lì sarebbe andato a lavorare come tatuatore o qualcosa del genere-... se avesse potuto usare il proprio tempo per fare cosa gli piaceva sul serio-...
    Spostò il foglio scarabocchiato a lato, tornando a sedersi per finire i capitoli che si era prefissato - sapendo che tanto, ormai, non gli mancava molto.
    Un patto era un patto. Voti alti per sette anni, la promessa di non chiudersi a prescindere alcune strade come quella al ministero, e in cambio fondi pressa poco illimitati, supporto nell'essere trattato da ragazzo, e la promessa che una volta adulto non gli avrebbero forzato troppo la mano nel fargli fare cosa volevano loro. Doveva solo continuare a puntare ad E (o più) per altri due anni-...
    Si stropicciò gli occhi sbadigliando, e tornò a leggere e bere di tanto in tanto (mangiucchiando anche caramelle gommose che aveva trovato nella vestaglia. Cena!!); tanto non è che andando a letto si sarebbe addormentato, ormai, tormentato dall'ansia di star perdendo tempo.
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    La notte era scesa sulla Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts già da qualche ora e ormai da tempo la maggior parte dei suoi abitanti si erano arresi all’abbraccio di Morfeo.
    Sotto strati e piani di pietra riposava poi la casata di Salazar Serpeverde, mago di grande talento e infinita fama e… quello razzista, sì, ma in quest’epoca non c’è niente di male. Torniamo al punto.
    Quegli studenti scelti per rappresentare gli ideali di Salazar riposavano nelle profondità del grande lago nero… no, non proprio dentro il lago, non è che avessero le branchie, considerando che la maggior parte di loro tendeva al razzismo l’idea delle branchie probabilmente ne avrebbe uccisi di crepacuore almeno un paio e causato crisi isteriche in molti, molti, di più. No, la sala comune era sotto il lago. Direttamente a contatto con l'acqua, tramite delle finestre, sì, molto umido ma molto romantico. Be, no, una torre non sarebbe stata male, certo, ma uno deve anche sapersi accontentare. E poi l’umidità era pure il meno considerato che l’albero genealogico di una discreta parte dei serpeverde somigliava pericolosamente a una scala a pioli. Davvero, avevano tutti problemi più grandi. Possiamo tornare al punto della narrazione? Ecco, grazie.
    Il lavoro del narratore diventa ogni giorno più difficile, giuro.
    Come stavo dicendo, in quella notte di inizio primavera molti studenti erano già addormentati da ormai molte ore, pronti il giorno dopo ad affrontare una nuova giornata di intenso studio.
    Questo non era però vero per una delle camerate maschili del sesto anno: sotto la porta della stanza filtrava la luce e un buon ascoltatore avrebbe potuto udire chiaramente il suono di alcune voci impegnate in un animato dibattito.
    “Fanculo Anhalt, torni tardi, svegli tutti facendo casino e ora vuoi pure tenere la cazzo di luce accesa? Col cazzo!” sibilava una delle voci, il suo proprietario un ossuto sedicenne dall’aria assolutamente furiosa.
    Avevo da fare Rosier, dai, non essere pesante. E poi è una lucina, non rompere tanto il cazzo. Ti verranno le rughe se continui così, sai?” rimbottò una seconda voce, solo un lievissimo e quasi impercettibile accento teutonico a sporcarla.
    “Puoi almeno mettermi dei vestiti, nessuno vuole vedere il suo culo, sai?” rispose un terzo ragazzo, la voce più curiosa e divertita che incazzata, sebbene fosse chiaro che stesse dalla parte del primo ragazzo.
    “Anche! Dove sei stato poi?” incalzò la prima voce, portando la conversazione a livelli uditivi persino più alti di prima, la voce ancora infantile che saliva per l’ira di un paio di ottave.
    La conversazione tra i compagni – un quarto serpeverde, per quanto presente, sembrava essere miracolosamente capace di dormire nonostante il diverbio – proseguì ancora per qualche istante tra inviti a farsi i fatti propri e a farsi fottere. Ah, la grazia delle classi superiori.
    Alla fine la porta fu aperta con un piccolo tonfo e un’alta figura seminuda ne uscì, la luce che investiva il corridoio mentre questa abbandonava la stanza con un “Rosier, sei un cagacazzi, vado di là così puoi avere il tuo sonno di bellezza. Ti serve, fidati.” finale.
    Pochi istanti dopo un Marcel selvatico apparve nella sala comune di serpeverde, indosso aveva solo dei pantaloncini neri nonostante l’aria ancora fredda e in mano teneva una penna e un pezzo di carta.
    Al tedesco occorsero però un paio di secondi per realizzare di non essere da solo nella stanza, la cosa non parve però turbarlo particolarmente tanto che rivolse all’altro ragazzo un cenno della testa e un “Hei” a mo’ di saluto.
    Bei capelli comunque, nuovi?” Aggiunse, rivolgendo al coreano anche un sorrisetto, prima di buttarsi scompostamente a sedere su una delle poltrone della sala, il foglio già posato sulla gamba praticamente nuda, un supporto scrittorio forse non perfetto ma funzionale.

    Marcel
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    sunwoo darae
    Pensava di star studiando - e impazzendo - da così tanto, da aver perso la testa. Sentiva suoni, voci, e per un attimo si chiese se Costas avesse ripreso a fare fap party nel dormitorio: un sacco di leggende parlano dei festini privati (ma non troppo) del fu prefetto e ora capitano, di come la sua mano avesse traumatizzato dozzine di concasati agendo nell'ombra, e l'amara verità era che quelle leggende erano vere. Solo che si solito il Motherfucka aveva già dato a quell'ora, almeno in settimana: si era svegliato da un sogno particolarmente interessante, e doveva sfogarsi? Nah, probabilmente Dara stava davvero solo impazzend-
    «Ehi»
    Sobbalzò voltandosi, e se non cadde dalla sedia fu solo per una congiunzione astrale in suo favore. Il suo cervello - ormai fritto - ci mise qualche istante a elaborare che c'era una persona davanti a lui, un suo compagno, e quando lo fece chiuse il libro con un tonfo prima che vedesse che era storia della magia e non un porno scritto da Shiloh Abbott come avrebbe detto a chiunque avesse chiesto. «Bei capelli comunque, nuovi?»
    «uh?» si passò la mano sui capelli ancora umidi. Se n'era già scordato. «sì» parlò a bassa voce anche lui, per assicurarsi che la gente nei dormitori non sentisse e non svegliassero tutti. «in my nicki minaj era» scosse la testa, per farli andare a destra e sinistra come una sirena - o un cagne bagnato. «grazie»
    Mettendolo a fuoco meglio si accorse che il ragazzo era mezzo nudo, ma chi era lui per giudicare, in vestaglia leggera e crop top (ma almeno con i pantaloni !!!). Non aveva freddo? Doveva dirgli che nel mobile c'erano delle coperte extra dentro cui poteva diventare un sashimi roll? La sala comune serpeverde non era famosa per le sue temperature calde (aveva già gli studenti più hot della scuola!!1).
    Si ricordava di lui dalle lezioni comuni che aveva insieme al VI anno, e perchè era straniero: Dara tendeva a provare una certa pietà per chi, da una scuola normale, si trovava nella più caotica hogwarts per un motivo o per l'altro.
    «non riesci a dormire?» tirò fuori il sacchetto di caramelle, allungandoglielo. Non era raro che, quando passava le notti a studiare, qualche studente venisse in sala comune a farsi un giretto e poi, dopo averlo ignorato, tornassero a letto, ma Marvel era stato il primo ad attaccare bottone. Meritava almeno una caramella.
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    Penna alla mano, Marcel era però nel bel mezzo di una crisi d’ispirazione, voleva assolutamente rispondere a sua sorella, ma il cosa volesse scriverle di preciso era un mistero cui neanche lui sapeva dare una soluzione. Non sapeva cosa scriverle, in soldoni.
    Il ché era un casino di per sé visto che in teoria aveva un milione di cose da dirle, ma nella pratica non sapeva come esprimere ciò che provava in un modo che fosse anche solo vagamente accettabile per una dodicenne. Soprattutto se la dodicenne era la sua sorellina.
    Marcel era acutamente consapevole del fatto che se sua sorella avesse anche solo conosciuto una frazione del vero sé l’avrebbe allontanato per sempre. Un giorno sarebbe successo, era inevitabile: prima o poi le voci sul suo conto l’avrebbero raggiunta o crescendo l’avrebbe capito da sola.
    Il giovane tedesco temeva il giorno in cui inevitabilmente sarebbe successo, non era questione di se ma solo di quando. Scioccò piano la lingua, la pagina che continuava a fissarlo, intonsa come secondi prima.
    Si era perso nei suoi pensieri per un momento tanto che finì col reagire con un istante di ritardo alle parole dell’altro ragazzo.
    Eh? Ah, figo.” Marcel aveva ascoltato un po’ di musica babbana nella sua vita, principalmente nel tipo di feste e locali dove un ragazzo della sua età non sarebbe stato normalmente ben accetto, ma da quello al riconoscere il nome delle celebrità babbane il passo era purtroppo un po’ troppo lungo. Finse comunque di aver capito, alla fine non gli costava mica qualcosa, no? Era pure più semplice.
    Marcel era un purosangue, assolutamente - puro purissimo come l’acqua delle sorgenti di montagna – ma se doveva essere onesto le cose babbane, musica in primis, non gli dispiacevano affatto, al contrario, le trovava spesso più interessanti ed eccitanti della loro controparte magica, in primis i locali.
    Più o meno, diciamo che in camera sono delle mezze seghe. Te invece?” chiese, alzando il volto per guardare l’altro ragazzo.
    Il freddo della stanza non lo infastidiva assolutamente, era assolutamente abituato al freddo, aveva dalla sua non solo una vita passata nella fredda Germania, ma anche anni e anni passati a stare abitualmente con meno vestiti addosso possibile, sin da bambino aveva sempre sofferto molto più il caldo che non il freddo cosa che aveva contribuito.
    Quello e il suo essere un esibizionista naturale. Era un mix di cose, dai.
    Di fronte all’offerta delle caramelle però scosse il capo, rifiutando al contempo anche con un gesto della mano, spostandosi appena per sistemarsi più comodamente sul divano.
    Sorry dear, non assumo zuccheri solidi, solo liquidi.” Precisamente sotto forma di alcolici e null’altro, Marcel era tutto fuorché un salutista ma aveva la sua manciata di regole alimentari, erano salubri? No, ma lo mantenevano magro e perfetto e questo era l’importante per quanto lo riguardava.
    Ma come se avessi accettato, pinky pie.” Concluse con un sorrisetto divertito. Marcel aveva letteralmente dozzine di abitudini fastidiose, forse persino centinaia, ma una di quelle che probabilmente risultava più fastidiosa per le persone attorno a lui era la sua mania di affibbiare nomignoli alle altre persone. E di rivolgersi a loro usando praticamente solo quelli. A volte faceva anche finta di non ricordare il vero nome del suo interlocutore solo per infastidirlo ancora di più.
    Marcel
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    sunwoo darae
    «Più o meno, diciamo che in camera sono delle mezze seghe. Te invece?» Che dire, con una sola parola diversa la frase sarebbe potuta essere totalmente diversa ma comunque possibilmente vera, parlando del dormitorio serpeverde, abitato da elementi quali il capitano di quidditch Costas Motherfucka - "diciamo che incamera di fanno delle mezze seghe" - quindi bene così.
    «non avevo sonno» una gran bugia, ma riuscì a trattenere lo sbadiglio - o forse il caffè che ormai fluiva nelle sue vene più del caffè l'aveva fatto per lui.
    «Sorry dear, non assumo zuccheri solidi, solo liquidi»
    «mi fingerò dispiaciuto per educazione» si infilò in bocca un orsetto gommoso.
    Marcel si era allontanato abbastanza, quindi non avrebbe potuto vedere cosa stesse leggendo Dara, ma il minore decise comunque di avvicinare lentamente a sè il disegno, fingendo di star disegnando piuttosto che studiare in caso si fosse allungato a vedere.
    Decise che gli avrebbe dato qualche minuto, poi in caso sarebbe tornato a studiare; ok che aveva una reputazione da bad boy che va male a scuola, ma non aveva certo tempo da perdere.
    «buona... scrittura?» agitò una mano in aria «qualsiasi cosa tu stia facendo» lettera? diario segreto? Saggio di storia della magia? Chissà. «non voglio disturbarti»
    E si mise a disegnare sul serio, iniziando distrattamente senza pensarci davvero un ritratto del tedesco.
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