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| (chouko m.) bambi sweeney | |
| And if it feels good, then it can't be bad Where I can be immoral in a stranger's lap
21 y.o. ✧ home of sexual | And if you want it good, downright iconic Then I would show you something that you wish you had | «fammi vedere di cosa sei capace, allora» Palms: sweaty. Knees: weak. Arms: heavy. Mom’s: spaghetti. Prese un lungo respiro, Bambi, e s’impose di mantenere lo sguardo fisso in quello dell’altra. Lo sapeva che a spostare gli occhi sulla spalla, lì dove le dita di Starr premevano appena, tutta la sua bravado sarebbe scivolata via. Perché contro ogni previsione dell’esperienza ce l’aveva ma – non riusciva a dare un senso puro e logico a quella sensazione, eppure sapeva fosse diverso. Perché non era il corpo di Mizumaki Chouko a specchiarsi nel tavolino lucido del privé; una strana alienazione che non percepiva, solitamente, ma che in un momento come quello la racchiudeva in uno strano loop di sensi ovattati e dolorosamente vivi, reattivi. Era sbagliato, nascondere il suo vero aspetto. Ma l’invito era giunto da Starr, no? Inghiottì il senso di colpa, e portò una ciocca dietro l’orecchio. Stavano giocando allo stesso gioco, d’altronde. Poteva concederselo. Solo che: c’era altro a minacciare lo sgretolamento dei suoi nervi. «qui?» Inclinò il capo, un sorriso timido a farsi strada sul volto. Nel Lilum, su dei divanetti? Bambi aveva scherzato, insomma. Più o meno. In un secondo momento, quando le parole erano ormai uscite dalla sua bocca e si era dovuta imporre di rimanere realista. O diventarlo, per una volta nella sua vita. «in realtà non penso di poterti far vedere cosa farebbe – lui.» causa problemi logistici, e non. Strinse le labbra a cuore e arrotolò i capelli corvini attorno all’indice, sovrappensiero. «al massimo posso» e schiarì la gola, perché non aveva chiaramente alcuna idea di cosa stesse facendo. Quantomeno il fondotinta e gli strati di blush nascondevano parzialmente l’imbarazzo porpora sulle sue guance; Rare Beauty le faceva un fucking baffo. «mostrarti come io conquisterei te.» Che forse era un po’ tendere la corda, ma si era detta di non fare la codarda: quella era lei che onorava parzialmente la promessa. Non erano manco scenari così differenti, t’oh. Alla fine sempre della stessa storia si trattava: due persone attratte l’una dall’altra, entrambe conscie (parzialmente, solo in termini vaghi, una volta ogni lunga piena – indifferente) di questo semplice fatto, e che si girano attorno come squali senza mai fare niente. Chi per orgoglio (eh, Sammie), chi per disagio di vivere (ah, Chouko). Solo che lei, a differenza del ranger, una mezza gioia ce la voleva avere. Ma anche solo un quarto. Un briciolo, dai. E quindi cercò insistentemente il suo sguardo, mentre si trascinava più vicina a Starr. Una continua ricerca di segnali di fumo che l’avvertissero di tornare indietro e tenere le mani a bada. Calcolando ciascun battito di ciglia, ogni respiro spezzato. Il salire e lo scendere del suo petto, e il calore della sua pelle quando fu finalmente abbastanza vicina da poter soffermare le labbra sulla sua mandibola e premere piano; un bacio sottile che voleva sortire più da domanda implicita. Posso? Posò delicatamente una mano contro la sua gamba; movimenti lenti a percorrere il ginocchio, la coscia. Me lo concedi?
| I give it all my oxygen, so let the flames begin ©
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