It could be worse- or maybe not.

perv x ash | bar

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    Perv mantenne lo sguardo su Dave, una volta tanto non aprendo bocca. Anche se avesse avuto qualcosa da dire, in quel momento non avrebbe proferito parola: e sapete cosa bruciava di più, di tutta quella faccenda?
    «E ti fai beccare da uno studentello.»
    Che suo fratello aveva ragione. Sì, be’, fratelli per finta, ma con tutte le volte che Daveth aveva minacciato di spararle (o le aveva sparato.) e Pervenche gli aveva rivolto il dito medio senza una parola per giornate intere, quella distinzione non era poi così chiara. Rilasciò un lungo respiro, accavallando una gamba sopra l’altra, le braccia incrociate al petto. «Non è che io creda sia una cosa intelligente.» Tutt’altro. Aveva già passato una buona dose del suo tempo libero a dannarsi per quello, e l’altra dose a dire al ragazzo di Erisha di tenere la dannata bocca chiusa - cavolo, Perv e Dave si somigliavano sul serio!!! «Credo che rimarrà zitto, però.» E questo era piuttosto vero: non che sopravvalutasse le capacità empatiche del Linguini – pffff –, ma teoricamente sarebbe bastato continuare a trattarlo come avrebbe fatto Lilac. In modo gentile ma a distanza.
    Avvertì gli occhi di Dave perforarla con incredulità, e strinse le labbra trattenendo una lamentela.«Credi?» «Senti.» Poggiò il bicchiere d’acqua sul tavolo, prima che cedesse alla tentazione di tirarglielo in testa. «Ho detto – prima e ultima volta – che hai ragione. Cosa dovrei fare Era già fin troppo conscia di come quell’incidente avesse complicato la storia, non serviva Ti-Sparo-Pew-Pew-Daveth a rincarare la dose.
    Pausa.
    Dave fissò Perv. Perv fissò Dave.
    Sospirò. «Non dirmi ucciderlo, ti ricordo che sono FALSAMENTE accusata di omicidio.»
    Perv fissò Dave. Dave fissò Perv.
    Parlarono insieme: «Per ora.» «Per ora.»
    Pervenche ci pensò su. Fissò il pavimento. Dave fissò il vuoto. «No, senza “per ora”- Daveth lascia la pistola, non ho voglia di correre oggi.»

    Ed ecco spiegato il motivo per cui Lilac Parker, negli ultimi mesi, appariva più scattante del solito. Per un occhio esterno era impossibile comprendere perché, a scuola come in generale, Lilac avesse preso il via a gettarsi occhiate nervose oltre le proprie spalle, o perché il suo volto si adombrasse – ma di una sfumatura impercettibile – quando si nominava la famiglia Linguini. Certo, c’era anche l’incomprensione di come uno di quei Linguini in particolare stesse con una ragazza adorabile come Erisha, ma ufficialmente il bravo e bonario Lilac Parker non nutriva astio verso alcuna creatura vivente.
    Unless.
    Pervenche si sentiva un po’ paranoica: non ai livelli da non riuscire a vivere, eh, ma non era più tranquilla come prima – anche se magari avrebbe potuto esserlo, non era in grado di rilassarsi del tutto. Se nell’ultimo periodo i panni di Lilac erano stati una liberazione da qualunque reputazione precedente avesse mai avuto, questi avevano ricominciato a essere stretti.
    ED ECCO SPIEGATO PT.2, perché quella sera vedeva il mondo non dall’alto di quell’armadio che era Lilac, ma nelle sue vere apparenze. Voleva respirare. Andare in giro, fare cose normali, sentirsi una persona normale durante una giornata normale – anche se con un cappellino in testa e i capelli sciolti a incorniciarle il volto per renderlo meno visibile.
    E stava funzionando!!! Era seduta in un bar qualunque, impegnata a seguire una partita di quidditch ma i maghi ce l’avranno tipo la televisione in alto come i bar di paese? Dai sì. senza alcun pensiero.
    Pace dei sensi. Senza. Alcun.
    ASHER. Si strozzò con la limonata. Nel senso NON IL PENSIERO, cioè anche immaginava, dal giorno del parco era diventata stranamente cosciente della sua precisa posizione ogni volta che il Ketchum era nelle vicinanze MA.
    CHE CI FACEVA LI’, perché doveva essere così sfigata?
    Okay, prima cosa da fare: scappare. Lasciò al volo una banconota sul tavolo, rassettò il cappellino e cercò di scappare veloce come il vento- et voilà, fato, destino(, un cavallo), la fretta era talmente tanta che nel passare accanto il ragazzo, a capo chino, prese male le misure e gli sbatté contro. La tesa del cappello si alzò fino a cadere a terra, e fu con due occhi pieni di (morte, morte interiore) stupore che incrociò quello di Asher.
    Serie di parolacce francesi pronunciate internamente.
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    Edited by ancient‚ - 15/2/2023, 18:10
     
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    Ash tamburellava con le dita della mano destra sul tavolino in legno, mentre sull'altra teneva il viso appoggiato. Gli occhi continuavano a vagare per la stanza annoiati, un po' sul cibo, un po' sull'arredamento, più raramente sulla persona di fronte a lui. Non era un grande fan delle chiacchierate nude e crude (la sua soglia dell'attenzione era terribilmente bassa: persino guardare un film intero gli era difficile), ed Elizabeth parlava un sacco. Di argomenti anche interessanti, eh, ma... tanto. Troppo. Ash glielo aveva detto tutte le volte che lei gli aveva chiesto un parere su questa o quella cosa: «Non ti stavo ascoltando», ma lei non si arrabbiava mai, e con un sorriso ripeteva il discorso. Era gentile e carina, con un bel viso simmetrico e di ossatura apparentemente forte. Aveva detto di non essersi mai ammalata troppo, e di non avere parenti pazzi. Quindi, come era logico, la seconda volta che si erano visti Ash le aveva detto: «sposami»
    Elizabeth aveva riso, ma il Ketchum aveva notato il rossore, il modo in cui si era arricciata i capelli attorno al dito. «Prima dovremmo uscire qualche volta» «ok. Sei libera adesso?»
    Ash avrebbe compiuto ventuno anni in un paio di mesi. Sapeva di non essere strettamente vecchio, che molti uomini si sposavano più avanti, soprattutto in quello strano futuro, ma perchè non avrebbe dovuto iniziare il prima possibile a mettere (a posto la testa e) su casa? Prima avesse iniziato, prima avrebbe avuto tanti figli trasmettendo il cognome. I suoi genitori a vent'anni avevano già avuto Claudius.
    Una donna in pianta stabile sarebbe servita alla fattoria: per i lavori, certo, ma anche a Val e GJ. Facevano i grandi, ma avevano ancora bisogno dei genitori, e Ash si era reso conto che da solo non era in grado di farlo.
    Poi, Elisabeth era ricca.
    Avrebbe aiutato un sacco la fattoria che, magia o no, stava vivendo un periodo di crisi economica a causa della siccità. Avevano dovuto vendere alcuni animali per non doverli vedere morire di fame, e gli si era spezzato il cuore (per le bestie, e per la reazione dei suoi fratellini). Il lavoro con animali e raccolti non era un lavoro sicuro, e francamente preferiva sposarsi con una brava donna, che fare un doppio lavoro e lasciare tutto il G spot agli altri vippini. Con altri soldi, avrebbe potuto comprare ai suoi fratelli tutte le cose moderne che avrebbero voluto, nuovi abiti e nuove galline e caprette.
    Aveva visto Elizabeth la prima volta in chiesa (e già dimostrava che era la moglie perfetta: strega e cristiana??? una combo assai rara nel 2023), e quando l'aveva ritrovata al G Spot giorni dopo non si era perso l'interesse che aveva mostrato per lui durante il cow wash.
    E quindi le aveva chiesto di sposarlo.
    Assolutamente non c'entrava niente la sua omofobia internalizzata o che qualcuno gli avesse dato del frocio e volesse dimostrarsi che poteva fare una vita normale che dite era solo per i motivi sopra citati (no ma davvero, era soprattutto per quelli).
    «Dovremmo sposarci il prossimo weekend. È previsto sole» la interruppe all'improvviso.
    Elizabeth ridacchiò, al solito non offesa. «Asher... sei così romantico. Mi ami tanto?»
    «mhmh» guardò l'orologio al polso. Dai, erano stati insieme abbastanza. «Andiamo?»
    La ragazza si alzò, Asher la anticipò al bancone per pagare (perchè era l'uomo a pagare............... almeno finchè non avesse avuto la sua dote), ordinando già che c'era un caffè da portar via. Quando si voltò con questo, sbattè addosso a qualcuno.
    Alzò rapido la mano sentendo il liquido caldo addosso «oh, scusa amico-» però ormai il danno era fatto, il caffè era stato rovesciato. E non solo sulle proprie dita. Alla ragazza era caduto il cappello, e Ash si affrettò a raccoglierglielo per passarglielo. «non ti ho vista, t'apposto??» raccattò dei tovaglioli, buttandoglieli addosso sul petto. «aaaahhh ho fatto un bordello! Scusa king, ti offro un caffè! O ti droppo i soldi per la lavanderia?? Dimmi te!!!!»
    Elizabeth intanto si era avvicinata, e Ash le fece notare quanto accaduto. «ti spiace se ci sentiamo per il prossimo appuntamento più tardi? Tanto casa tua è vicina»
    Lei non sembrava troppo contenta, ma sorrise e annuì. Prima di andarsene si allungò per scoccare un bacio sulla guancia ad Asher, che ignorò il gesto continuando a lanciare tovaglioli alla nuova fanciulla. Salutò Elizabeth con un gesto della mano frettoloso «E se uso un gratta e netta? sembra costoso zì, non voglio rovinarlo-...»
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    Perv non fece nemmeno caso al caffè di cui si era intrisa la propria camicia: era già in lutto per il fallimento del piano A, mica aveva spazio per un secondo lutto!!
    Nello specifico, il piano A non era un piano. Fuggire dal locale senza attirare l’attenzione di Asher?? Troppo semplice per essere considerata una strategia, ma eh, era riuscita a fallire anche in una cosa così semplice.
    Sollevò lo sguardo verso il Ketchum, immaginando che stavolta non potesse permettersi di far fallire il piano B “comportarsi normalmente”. Non somigliava affatto a Lilac, quindi avrebbe annuito con un sorriso serafico alle scuse di Ash (checked), avrebbe detto che era tutto a posto («Non preoccuparti, è solo una camicia!» CHECKED, era più brava a essere normale di quanto non credesse) e se ne sarebbe andat-
    «ci spiace se ci sentiamo per il prossimo appuntamento più tardi?» Pervenche, intenta a non far cadere il piumone di fazzoletti lanciatile dall Ketchum, soppesò quelle parole. Uh uh, un appuntamento?? Si stava vedendo seriamente con una ragazza e non ne aveva ancora parlato al suo migliore amico (Lilac)??? Tamponò il tessuto. Be’, la ragazza in questione in effetti le stava dando un’impressione… carina. Sì, okay, ora Perv sapeva di essere piombata nel bel mezzo di un appuntamento e questo spiegava l’espressione un po’ risentita della giovane; avrebbe proprio dovuto chiedere scusa e congedarsi per prima con dispiacere!!
    Ora lo faccio. Si schiarì la voce. Lo faccio. Ma, più osservava i due con una faccia deadpan che della gioia di Lilac non aveva NuLlA (forse avrebbe dovuto diventare attrice), più si domandava perché Lilac non ne sapesse nulla e più lo scontento le cresceva nel petto – quello bruciacchiato dal caffè ma dettagli, deadpan stile di vita. Insomma, Pervenche era un’adulta e sapeva che probabilmente c’erano cose che non si potevano raccontare neanche agli amici stretti, ma quello?? Le sembrava sus. O forse solo irritante.
    Seguì la camminata graziosa della ragazza mentre usciva dal locale, per poi concentrarsi di nuovo su un ignaro Ash – ignaro del fatto che lo scontento sul viso (un tempo) impassibile della Roux non era causato dalla camicia rovinata. AH QUINDI TRA AMICI SI MANTENEVANO ANCHE I SEGRETUCCI EH. Bro un cavolo. FALSO! Falso come Giuda, per offenderlo di più!! «E se uso un gratta e netta? Sembra costoso zì, non voglio rovinarlo-...» Certo che era costoso, materiale e manodopera 100% francese!! Ma di camicie così ne aveva a bizzeffe, e in fondo era stata lei a rovesciare il caffè, quindi alzò appena le spalle. «Un gratta e netta sembra una bella idea,» disse, perché in effetti andare in giro macchiata di caffè non era la cosa migliore. Iniziò ad appallottolare e buttare nel cestino la miriade di fazzoletti, un sorrisetto per quella quantità esagerata. Doveva comportarsi come se non si conoscessero, ma ovvio che non gli avrebbe mai fatto pagare per un pezzo di stoffa o qualsiasi altra cosa – per quanto rinomata, spocchia francese sempre presente!!1! Ma era comunque di malumore. «Lo farei io, ma-» pur avendo appurato non ci fosse un localizzatore di incantesimi sulla sua bacchetta, era ugualmente paranoica e al di fuori di Hogwarts evitava, se possibile? Esatto. Scosse appena la testa, rimettendosi il cappello. «Gli incantesimi semplici non mi riescono bene!» Provò un moto di irritazione verso se stessa, nel notare come ormai le piccole bugie le sfioravano le labbra come nulla fosse. Sua cugina Iris ne sarebbe stata fierissima, invece: poteva già immaginare il suo “ODDIO ORA SÌ CHE CI SOMIGLIAMO!!!” a rovinarle i timpani.
    Cosa avrebbe detto una sconosciuta che non aveva mai-e-proprio-mai-nella-propria-vita visto o conosciuto l’altro?? «Mi dispiace aver interrotto il tuo impegno, ero di fretta.» Era un… innocentissimo scusarsi. Non era assolutamente un tentativo di indagare, perché mai. Sbirciò la mano del ragazzo, notando il rossore della pelle, e si accigliò. «Ti sei scottato? Forse servirebbe del ghiaccio.» Le spine della preoccupazione le strinsero lo stomaco: non era così grave da vietargli di occuparsi della sua fattoria, vero?? Si rivolse al barista (la stava guardando male perché la squadra che stava vincendo la partita era francese e aveva riconosciuto, ne era certa, ma non era colpa sua se gli inglesi erano sKaRsI!!) (perv competitiva? no… no) per chiedere del ghiaccio, ripromettendosi che se ne sarebbe andata sul serio appena questo fosse arrivato. «Comunque davvero, è colpa mia-» Ugh, sempre dura per un Roux ammettere di avere colpe. «Nessun conto o lavanderia!!» Anche perché pianificava di far evaporare la propria vera faccia dalla sua memoria sparendoTM, quindi NESSUN DEBITO.
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    «Un gratta e netta sembra una bella idea. Lo farei io, ma-... Gli incantesimi semplici non mi riescono bene!» »
    Vi devo dire, Ash di certo non peccava di modestia, anzi, e la sua proposta di lanciare un incanto era stata sincera, ma forse avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa, perchè non è che fosse così ma così bravo con gli incantesimi casalinghi (o qualsiasi incantesimo che ritenesse vagamente inutile, a essere sincera) (e la lista era ampia). Purtroppo, però, il suo ego spropositatamente grande invece che fargli dire "no, guarda, se è tanto costoso forse è meglio se non ci metto mano manco io in effetti" lo portò ad annuire come chi la sa lunga, sguardo complice.
    «certo» ammiccò. "NoN Mi RieScoNo bEnE so solo fare cose più difficile!1 mhmh" «nessun problema, principessa. Ci sono qui io, tanto»
    maglia ricca: please don't.
    «Mi dispiace aver interrotto il tuo impegno, ero di fretta.»
    uh
    giusto
    elizabeth.
    Si era già scordato di lei.
    Ash scrollò le spalle, cercando la bacchetta nei pantaloni (WINK WINK). «easy, ti sono venuto addosso io, e stavamo comunque andando via» con un "ah-ah!" soddisfatto fra sè e sè tirò fuori il catalizzatore, puntandolo sulla giovane - che immediatamente puntò lo sguardo sulla mano del ketchum. Perchè era attratta dalle mani forti e dure, chiaramente. Tipico!!11
    «Ti sei scottato? Forse servirebbe del ghiaccio.»
    «uh?» seguì lo sguardo. effettivamente gli pizzicava un po', e non era esattamente una sensazione piacevole, ma lungi da lui ammetterlo. «neah, il dolore fortifica il carattere» le sorrise, ma troppo tardi: lei stava già chiedendo al barista il ghiaccio. «davvero non serve-» ERA UN VERO WOMO E GLI UOMINI DURI NON PROVAVANO DOLORE !!!1
    «Comunque davvero, è colpa mia- Nessun conto o lavanderia!!»
    «hai fatto la rima» non era davvero una rima, ma ash non era studiato, mica era un nerd. Voleva solo complimentarsi per la parlata simile a una canzone di chiesa. «e non è colpa tua» fece notare. Cioè, un po' lo era, ma poco. «ma grazie per la gentilezza... tua» anche lui era bravo con le rime, visto? e non avrebbe insistito per darle soldi o altro: non fosse mai credesse lui volesse comprare performance sessuali. «in cambio posso pregare per te. Non sarà la stessa cosa-» era molto più prezioso del vile denaro!! «-ma è qualcosa. per chi devo mettere una buona parola davanti al Signore?» ancora, sorrideva, denti bianchi e dritti a brillare affabilmente, finchè non gli tornò in mente qualcosa che la giovane aveva detto: «come mai eri di fretta?» per essere una persona che aveva un'impegno, se la stava prendendo piuttosto con comodo.
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