if this is the long haul, how'd we get here so soon?

ft. moka | avis

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    sharyn winston

    Gennaio 2023

    Il mondo andava avanti. Continuava a girare sul suo asse indipendentemente dal fatto che, al contrario, il mondo della Winston fosse imploso su se stesso da un giorno all’altro. E sapete cosa aveva fatto lei? Era restata a guardare, una spettatrice inerme davanti a un castello di carte che crollava alla prima folata di vento. Ma non era la prima volta che succedeva, e nemmeno la seconda. Quante volte si era ritrovata a versare lacrime, stretta tra le braccia di suo fratello, mentre imprecava contro Isaac? Forse sarebbe dovuta essere stupita più dal fatto che quella volta fosse durata così tanto. Sharyn tamponò la manica della felpa sugli occhi, ma il cotone poteva fare ben poco quando ormai era pregno dalle sue lacrime. Rimase a fissare la manica per qualche attimo, lo sguardo vacuo fermo in punto senza vedere davvero niente. In quei giorni, i contorni del suo mondo si erano ristretti a quattro mura, si erano fatti sfumati e confusi con ogni sorso che prendeva dalla bottiglia. A lavoro, beh, vaffanculo il lavoro. Non poteva pensare di presentarsi al Ministero e vedere lui, convivere nello stesso spazio come se non fosse successo un cazzo. Si era data per malata, e tanto andava bene. Aveva bisogno di un paio di giorni per raccogliere i cocci e ricomporli insieme al meglio, con i loro bordi frastagliati e ormai troppo rovinati per coincidere perfettamente. Sarebbe stata bene, o si sarebbe convinta di esserlo abbastanza da strisciare fuori di casa. «shar….» finse di non sentire il fratello che la chiamava, si rannicchiò ancora di più nel divano, la bottiglia di rum stretta tra le braccia. Era tanto chiedere di scomparire per qualche ora, non essere percepita? «vai via» non pensava che l’avesse sentita, da sotto le coperte e la voce ormai rauca, ma non le interessava abbastanza da ripetersi. Si irrigidì al sentire il divano sprofondare sotto il peso di Marcus, una presenza che per quanto confortante in quel momento repelleva come ogni interazione umana. «hai fame? non hai fatto pranzo, di nuovo» per quanto Marcus si mostrasse preoccupato, alla Winston non era sfuggito quel sottotono bitchy. Non poteva nemmeno mostrarsi scocciata, perché anche se ne avesse avuto la forza, Marcus non aveva torto. Suo fratello aveva una sua vita, la propria rottura a cui pensare, e lei…lei era semplicemente piombata in casa sua un giorno e non se n’era mai più andata. Perché non aveva altro posto dove andare. «ha-ha detto che l-l’ho tradito» provò a parlare tra un singhiozzo e l’altro, la schiena rivolta al fratello così che non potesse vedere quanto fosse patetica in quel momento. Dovette fermarsi un momento, tradita dal suo stesso corpo, incapace di continuare senza frantumarsi su se stesso. Solo quando si fu ricomposta, Sharyn iniziò a raccontare a Marcus quello che era successo. Erano pensieri sconnessi, pezzi di conversazioni ripescati dai recessi della sua mente, ma era l’unico straccio di spiegazione che poteva offrirgli. Il modo in cui Isaac era cambiato, il fatto che qualcosa in lui era cresciuto come un cancro, prendendo e prendendo fino a che il suo ragazzo era diventato qualcosa di irriconoscibile persino ai suoi occhi. Che gli avevano fatto qualcosa a cui nemmeno avrebbe saputo dare un nome, ma che l’aveva rovinato per sempre. Che, dio santo!. ci aveva provato ma alle volte le pareva di avere uno sconosciuto davanti. E poi era iniziata la sua gelosia infondata, le paranoie che lo tradisse con Kovu, esercitando un controllo ossessivo del tutto fuori luogo. Era stato un crescendo, un qualcosa che chiunque avrebbe potuto vedere da fuori, ma che aveva sorpreso la Winston quanto una coltellata in mezzo alle costole. E sapete cosa aveva detto Marcus alla fine? L’unica cosa che era riuscita a strapparle una risata in giorni? «è un uomo morto. io lo uccido» e doveva essere isterica, perché non aveva capito che il fratello era dead serious.
    Ma sapete cosa? Be my fucking guest.

    Se avesse potuto, Sharyn avrebbe scelto di nascondersi al mondo fino a che non si fosse sentita di nuovo una persona. Ma non era una decisione che spettava a lei, e per quanto avesse cercato di mettere un fermo alla propria vita, era impossibile. Si era dimenticata di aver assunto un investigatore privato fino a che il calendario sul suo telefono non l’aveva avvisata del loro appuntamento. A malapena riusciva a ricordarsi il motivo della sua assunzione, se non un vago sospetto che i Fes stessero estendendo la loro influenza su Isaac, un’altra volta. E sapete cosa? Forse era stupido attribuire la causa della loro rottura a cause esterne, trovare l’ennesima scusa che giustificasse i comportamenti di Isaac ma doveva sapere. Ne andava della sua sanità mentale. Quindi, in qualche modo, aveva trovato la forza di rendersi presentabile e incontrarsi nel luogo prestabilito con il ragazzo che aveva assunto. E con rendersi presentabile, intendeva indossare degli enormi occhiali da sole che nascondessero le occhiaie profonde che aveva accumulato e indossare qualcosa che non fosse il suo pigiama. Per quanto fosse stabile mentalmente, vi basti sapere che non lo era. Passava dallo scoppiare a piangere unprompted, a scatti d’ira, a momenti in cui non sentiva niente. Era imprevedibile persino a se stessa, rendendola una miccia che non aspettava altro di essere accesa. Una volta raggiunto il luogo dell’appuntamento, individuò la panchina a cui si erano accordati di vedersi, dirigendosi verso di essa. Si era persino portata un libro per passare il tempo, perché era convinta che meno tempo trascorreva da sola con i suoi pensieri e meglio era.
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    moka telly jr.

    il nuovo anno era appena iniziato, e Moka già si chiedeva quando sarebbe finito.
    sapeva che il tempo scorreva più rapido di quanto ci si potesse rendere conto, ma questo non lo aiutava affatto — non avere niente da fare era assurdo per lo special, incapace di stare con le mani in mano. si annoiava molto facilmente, incapace di stare fermo per piu di cinque minuti, anche se di quella smania si sarebbe presto pentito: Sanremo, la morte di Michael, San Valentino, il messaggio di Helianta Moonarie.
    le sfighe erano tutte dietro l'angolo e Moka ancora non lo sapeva.
    «se proprio non sai come occupare la tua giornata, Telly, puoi sempre venire in palestra ad allenarti.» sapeva, ancora prima di sollevare lo sguardo cristallino sul volto di Nelia, che la donna non stava sorridendo; così come sapeva che quello non era in invito, ma un ordine «stai diventando molliccio» excuse me. non voglio dire che lo aveva convinto più con quell'ultima, rude stoccata che con l'autorità che il superiore grado gerarchico le conferiva, ma è proprio così.
    lo aveva fregato.
    e distrutto, o almeno in quel modo lo special si era sentito ritornando nella sua stanzetta al QG piegato in più parti come una fisarmonica. il fatto che gli facesse male tutto, anche muscoli dei quali non era a conoscenza, aveva reso lo squillo del cellulare (funzionano al quartier generale? chissà) il suo nuovo acerrimo nemico. ne teneva uno sempre con sé (di telefono, non di nemico), nel caso qualche informatore babbano - tipo suo cugino - avesse avuto soffiate da fargli.
    o se sua madre insisteva per invitarlo a cena con i parenti, chiamata che Moka interrompeva sistematicamente fingendo problemi di linea con tanto di rumori statici e interferenze.
    «pronto?» con lo stesso tono tirato che caratterizzava l'inizio di quasi tutte le telefonate da parte di un call center alle otto di sera appena iniziata la cena, il Telly si predispose a recitare il solito copione: no non mi interessa, grazie ho già l'abbonamento, ma perché mi chiamate sempre a quest'ora, CAZZO CANCELLATE IL MIO NUMERO FINGETE SIA MORTO. ma la voce femminile dall'altro capo dell'apparecchio lo fece soprassedere. un po perché era una bella voce, un po perché sembrava disperata.
    e aveva chiaramente sbagliato numero.


    «bella giornata, vero?» quando si sedette sulla panchina, Moka lo fece quasi distrattamente, scivolando al fianco di Sharyn senza rivolgere lo sguardo alla ragazza. tra di loro, abbastanza posto perché potesse starci una cartelletta di cartoncino marrone, anonima: niente scritte, niente etichette. dai lati spuntavano i bordi di numerose fotografie tutte rigorosamente in bianco e nero — si era informato, il Telly.
    la tv diceva che quello era il modus operandi di un vero investigatore privato, e moka aveva tutta l'intenzione di spacciarsi per tale.
    ora, un piccolo inciso: non era sua intenzione prendere la Winston per i fondelli. non si stava divertendo alle sue spalle, e fregarla era l'ultima cosa che passava per la mente dell'elettrocineta.
    in parte - una bella parte - era per via della sua famiglia.
    quando, dopo la prima telefonata sbagliata, moka aveva cominciato a sondare il terreno, non gli ci era voluto molto per scoprire che Sharyn fosse la cugina di Mitchell Winston, il che per motivi di svariata natura (1. il suo posto nella resistenza, 2. era un daddy pure lui) richiedeva un trattamento speciale e guanti di velluto. e poi, come detto, tra una missione e l'altra il telly si annoiava sempre a morte: quale modo migliore di occupare il tempo e, da non sottovalutare, guadagnare un po di soldi spiando qualcuno? un sogno, forse una favola.
    che poi quel qualcuno si fosse rivelato un ex membro della sua stessa organizzazione, per moka non era un problema.
    quando Isaac Lovecraft ancora militava tra le file dei ribelli, lo special era solo un adolescente incazzato con il mondo il cui unico pensiero nella vita era vendicare la morte del padre e spaccare qualche testa ministeriale; non ne aveva il cazzo di fare amicizia con chicchessia, e quando il suddetto biondo era sparito non ne aveva sentito la mancanza. ora, mettere zizzania tra lui e la sua ex sembrava (un achievement) davvero cosa da nulla.
    con l'indice della mancina, moka abbassò leggermente gli occhiali da sole sulla punta del naso, guardandosi attorno prima di rivolgere le iridi grigio verdi (chissà se esiste un termine per questo colore) sulla figura della bionda «qui c'è tutto quello che le serve sapere» per l'occasione aveva indossato un completo scuro con camicia bianca e tanto di cravatta; vi portò entrambe le mani, sistemando il nodo al centro del colletto: l'ultima volta che qualcosa gli si era stretto tanto attorno alla gola era quasi morto soffocato.
    e no, non c'entravano i giochi erotici, ma un tizio che voleva prenderlo prima a bottigliate e poi strangolarlo, tanto per non farsi mancare niente — alla fine moka era l'unico rimasto in piedi per raccontare la storia. «credo che i suoi sospetti fossero fondati» Isaac Lovecraft era invischiato in qualcosa di losco, probabilmente una tresca clandestina, e il tradimento della ragazza era solo una banale scusa per lasciarla prima di venire scoperto con le mani nella marmellata.
    questa era la teoria di Sharyn, e moka vi si era attenuto perché in fondo si sentiva già invested.
    ma seguendo Isaac nei suoi spostamenti quotidiani, macchina fotografica babbana nascosta sotto la giacca, il telly non aveva scoperto niente, zero, nada — la vita dell'ex ribelle era di una tristezza assoluta. praticamente casa e (captain platinum) chiesa. nessun appuntamento losco in qualche motel, niente limoni nei vicoli; aveva persino aiutato una vecchia ad attraversare la strada, e per quanto moka avesse sperato che ad una certa l'avrebbe buttata a terra per scipparle la borsa, quella era arrivata sana e salva sul marciapiede e lo aveva persino ringraziato con un buffetto sulla guancia. ugh.
    «non ho potuto fotografarlo per ragioni di sicurezza, ma si: si è incontrato con una donna. appartato, è il termine più adatto.» una piccola distorsione della realtà, del tutto innocente. quando Isaac era entrato al captain platinum, moka lo aveva seguito; quando un tizio si era messo ad attaccare bottone con lui, moka aveva fatto del suo meglio per ignorarlo e tenere gli occhi sul suo obiettivo. poi il tizio gli aveva offerto da bere. e dopo il terzo bicchiere era diventato difficile distinguere il Lovecraft tra gli altri avventori, nonostante fosse solo tardo pomeriggio e il locale praticamente vuoto. probabile che alla fine Tizio avesse anche lucidato qualche piastrella del bagno, ma di quel tète-a-tète Moka ricordava molto poco. l'unica cosa che sapeva, l'unica cosa che gli era stata chiara una volta rimesso piede fuori dal locale, era l'essersi perso Isaac, e quindi aveva dovuto improvvisare.
    a girl's gotta eat.
    «se mi permette un'osservazione personale, signorina Winston.. quel tipo non la merita» aggiunse, con un accenno di sorriso a creare una singola fossetta nella guancia sinistra: non era più un adolescente incazzato, Moka Telly Jr., ma faccia di merda quando lo sei lo sei per sempre.


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    sharyn winston
    Al contrario di quello che ci si sarebbe potuto aspettare dal suo impiego e storia familiare, Sharyn Winston non era prone alla violenza. Era una fortuna per il Telly, perché a quel bella giornata, vero? una persona con meno maestria sulle proprie emozioni gli avrebbe già rifilato un pugno. Sharyn, che invece voleva solo morire, si limitò a chinare la testa, lo sguardo a perdersi per un momento di troppo sul suo grembo «lei dice?» davvero, non c’è l’aveva con Moka, ma non poté frenare la nota sarcastica che trapelò dalla sua voce. «dipende da cosa ha trovato, suppongo» ma ormai l’aveva pagato, quindi non aveva più molta importanza, no? Si rendeva conto che probabilmente avrebbe dovuto investire i suoi soldi in maniera più saggia, ma era un’adulta e quelli erano i soldi guadagnati con il suo duro sacrificio. Meglio spenderli per scoprire cosa stava tramando il suo ex, che sprecarli nell’assumere un clown come mascotte per il suo compleanno. Sì, conosceva gente che l’aveva fatto, anche se il motivo le era sconosciuto. Perché un adulto avrebbe voluto avere un fuckin’ clown alla propria festa di compleanno non lo sapeva, ma sospettava avesse a che fare con l’essere un sociopatico. Si aggiustò gli occhiali sul naso per evitare che scivolassero, e rivelassero qualcosa di molto poco allegro, per poi allungare la mano e appropriarsi del fascicolo incriminato. Voleva vederlo? Non davvero, ma era inutile tirarsi indietro proprio quando le risposte erano a così poco da lei. Nascose il tremore della mano dietro la manica, l’altra ad esitare per qualche attimo prima di aprire la prima pagina. Dovette chiudere gli occhi, prendersi un momento per raccogliere le proprie emozioni e chiuderle da qualche parte dove non vi potesse accedere. Non era decisamente il momento di piangere davanti a uno sconosciuto, non importava quanto sentisse che il mondo le stesse crollando addosso. «credo che i suoi sospetti fossero fondati» esalò un respiro che non sapeva di star trattenendo, un senso di malessere generale a farsi sempre più presente, Oddio, doveva vomitare. Si sentiva accaldata, aveva la febbre. Non voleva più sentire niente, non voleva che i suoi sospetti fossero fondati. Era solo stata stupida, e voleva avere l’ultima parola in una discussione che non si era nemmeno mai aperta, perché era stata mollata in asso senza nemmeno doversi spiegare. Non c’era più via d’uscita ora che aveva avuto le conferme ai suoi timori, nemmeno se l’avesse voluto. Non era brava a fingere, a fare finta di niente e a sorridere. Non ci poté fare niente, se il labbro iniziò a tremare, il capo a piegarsi quasi a volersi nascondere dallo sguardo inquisitorio del Telly. MA! Non pianse, perché sarebbe stato davvero umiliante. Al contrario, iniziò a sfogliare il fascicolo, confusa quando notò che non vi erano foto del Lovecraft da nessuna parte. Solo tante foto strane, le quali aveva una certa difficoltà a collocare. «non ho potuto fotografarlo per ragioni di sicurezza, ma si: si è incontrato con una donna. appartato, è il termine più adatto» come a leggerle nel pensiero, il Telly le diede il colpo di grazia. Doveva essere felice che la sua teoria si fosse rivelata corretta, che il Lovecraft l’avesse accusata di tradimento solo per coprire le proprie tracce? Altro che pianto, era incazzata nera «appartato» ripeté sottovoce, tra sé e sé, la voce a tremare non per il pianto ma per la rabbia che sentiva montare. Oddio, stava avendo dei mood swings non da poco. ERA INCINTA??? Ah no. No, ok. «MA COME OSA!» sbottò dal nulla, sbattendo il fascicolo sulle sue ginocchia con violenza. E infatti: «ahia» eh, scusate, era pur sempre una creatura delicata. Si voltò di scatto verso Moka, connotati distorti dalla sua furia assassina «ma si rende conto, mi accusava di averlo tradito e poi era lui lo stronzo! mi sono sentita una merda per giorni!» era sicura che al socio interessasse molto il loro gossip, aveva proprio la faccia di una ciatella. Che poi, aveva davvero bisogno di un’opinione esterna e totalmente unbiased «se mi permette un'osservazione personale, signorina Winston.. quel tipo non la merita» annuì del tutto convinta, rapita dalle parole di Moka come se fosse uno di quei tipi indiani che ipnotizzavano i cobra. «ah si? e cosa pensa che dovrei fare? consideri che questa è una relazione che va avanti dai tempi della scuola, è stato proprio un bastardo» TRADIMENTO! VIOLENZA! SLEALTA’! Ma dov’erano i sicari quando le servivano.
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    moka telly jr.

    «appartato»
    ok, si era aspettato qualcosa del genere, moka: il tremito alle mani, il tentativo di trattenere le lacrime e nascondere il viso dal suo sguardo, il tono di voce che richiamava una sconfitta.
    ma sentendo quell'unica parola uscire dalle labbra di sharyn, gelida e immobile quanto la ragazza che l'aveva pronunciata, il telly istintivamente si spostò di lato. aveva sviluppato un più che decente istinto di sopravvivenza, praticamente infallibile — tranne quando c'erano di mezzo i daddies, ma si trattava di una storia a parte.
    aveva ancora un paio di mesi prima di cominciare a porsi delle domande in proposito, quindi back on track.
    «MA COME OSA!»come previsto, si era allontanato appena in tempo: il fascicolo quasi prese il volo, sbattendo sulle gambe della ragazza; avrebbe potuto colpire anche lui, e quello era un valido motivo per rimanere a distanza di sicurezza «ma si rende conto, mi accusava di averlo tradito e poi era lui lo stronzo! mi sono sentita una merda per giorni!» perfettamente calato nella parte e nel suo completo preso in prestito, moka unì le mani sotto il mento e annuì.
    ovunque si trovasse Isaac Lovecraft, era probabilmente un uomo già morto.
    gli dispiaceva aver messo un ex compagno nei guai? minchia, no.
    «dai tempi di scuola» ripeté, affascinato e terrorizzato: ma quindi esisteva davvero gente così? persone che si conoscevano da ragazzini, si innamoravano, vivevano la loro vita nella monogamia per anni e poi concludevano il tutto in frustrazione e desideri omicidi? mh, sounds fake but okay. decisamente non faceva per lui.
    ci credeva anche poco, ma non si sentiva nella posizione più giusta per giudicare: un po perché le stava raccontando un sacco di balle, un po perché arrivava da una famiglia che aveva fatto esattamente lo stesso — vent'anni insieme e poi qualcuno era morto.
    the same old story all over again «se posso—» allungò la mancina, appoggiando il palmo sulla cartelletta che sharyn teneva contro le gambe, avvicinandosi contemporaneamente a lei così da guardarla negli occhi «sono cose che possono capitare quando una relazione dura per molti anni» l'aveva letto sul Cioè, fonte sempre attendibile. anche perché non ne aveva altre: a chi doveva chiedere, a sua madre? tralasciando il fatto che chiamarla avrebbe comportato la solita serie di domande (ma stai dormendo bene? ma mangi? ti sei trovato la ragazza? quando vieni a trovarci????) alle quali moka non aveva nessuna intenzione di rispondere (perché non dormiva, mangiava poco e male, si era trovato più di una ragazza e qualche ragazzo, mettere piede in Francia era fuori discussione), già conosceva la sua opinione sull'argomento: l'amore era una cosa meravigliosa.
    il che non spiegava perché allora avesse sentito il bisogno di scappare lasciandosi dietro un figlio adolescente.
    «l'infelicità a volte gioca brutti scherzi» mise nella voce tutto il tono greve di cui era capace, stringendosi appena nelle spalle «ciò non toglie che rimane un grandissimo stronzo» solo a quel punto le sorrise, accattivante e tutto fossette.
    se doveva empatizzare con la rabbia della Winston, tanto valeva farlo bene «alcune persone non sono capaci di affrontare i problemi, preferiscono trovare scappatoie che spesso non portano da nessuna parte» e le indicò il fascicolo, tanto per farle capire dove fosse finito Isaac. ad aiutare una vecchia che non riusciva ad attraversare la strada, ma questo era un dettaglio in confidenza tra moka e dio. e il Lovecraft nel caso fosse venuto a conoscenza della questione. cosa che, per il momento, moka preferiva evitare: ed ecco perché stava cercando di placare almeno in parte lo spirito si vendetta accesosi negli occhi limpidi della Mangiamorte, facendosi confidente più che portatore di cattive notizie.
    doveva ancora farsi pagare, e quella era una questione che andava risolta in calmezza prima che sharyn decidesse di sbroccare e andare a cercare l'ex ribelle per ucciderlo con le sue stesse mani.
    «lei lo ama?» chiese, un po a brucio, corrugando la fronte mentre accavallava una gamba all'altra: mai indossato niente di più scomodo, a parte quella volta che Lawrence lo aveva convinto a non mettere le mutande con i jeans —ma neanche le torture medievali riducevano i testicoli in quello stato «non voglio farmi i fatti suoi.. tuoi, posso darti del tu?» ora, non è che ci stesse provando. un po' gli veniva naturale, come respirare; se sharyn fosse stata un po' più mommy™ e meno palesemente presa dal suo ex (finto) traditore, forse avrebbe persino rischiato la giocata.
    oh, ogni lasciata è persa, lo sanno tutti.
    «nel mio lavoro» quale «mettere insieme i dettagli per farsi un quadro della situazione è fondamentale» serio, professionale: tutto sommato la parte dell'investigatore privato non era poi così distante da quello che faceva davvero per vivere (o morire. dipendeva dai punti di vista) «ma capisco se preferisci non parlarne» e quella era la prima cosa vera che le diceva da quando aveva messo il culo sulla panchina.
    character development.

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    sharyn winston
    Sharyn aveva fatto una promessa a se stessa, e aveva ogni intenzione di mantenerla: Isaac Lovecraft non sarebbe giunto a vedere l’inizio del nuovo anno. Ci voleva tempo per progettare un omicidio, fare in modo che tutti i pezzi cadessero esattamente nel loro tassello, e la Winston aveva ancora molto da imparare. Si era giusto segnata mentalmente di dover riguardare tutte le stagioni di HTGAWAM, ripescare alcuni vecchi casi di omicidi, e comprare un paio di libri assolutamente innocenti. Quello che non poteva sapere, era di avere un’enciclopedia vivente a casa. E quando l’avrebbe scoperto sarebbe stata davvero la fine per il Lovecraft, ma moving on. «se posso—» no, non puoi. Ma Sharyn si morse la lingua, e ricacciò quelle parole in gola. Il ragazzo stava facendo il suo lavoro, l’aveva pagato per quello, e di certo era meglio sentirlo da lui che da qualcuno di biased. «sono cose che possono capitare quando una relazione dura per molti anni» moka: an expert in the field. Odiava ammetterlo, ma si ritrovò ad annuire alle sue parole. Avevano senso, no? Era esattamente quello che ormai temeva da diverso tempo, tanto che aveva anche pensato di introdurre un terzo elemento nella coppia. Lo aveva fatto? Non sono affari vostri. «l'infelicità a volte gioca brutti scherzi» cioè- cioè???? LE STAVA DICENDO CHE ISAAC ERA INFELICE??? Moka you’re on thin fuckin’ ice. Ma non era quella la cruda verità? Quella che nessuno aveva avuto le palle di dirle per paura che crollasse su se stessa? Forse, era più facile ricevere un coltello nel petto da parte di uno sconosciuto. Per sua fortuna, riuscì a salvarsi in corner, bastarono un paio di insulti poco velati al Lovecraft per riportare in armonia l’universo. Si sarebbe sentita una persona peggiore, se le circostanze non fossero state tali- non le piaceva sparlare alle spalle delle persone, a meno che non fossero dei mostri. E, mi dispiace Isaac, ma questa volta tapinderculo amica mia. Nemmeno Sharyn sapeva bene come, ma il tempo di sbattere le palpebre e quell’incontro si era trasformato in una seduta di terapia. Che, ok, ne aveva bisogno ma non le pareva che il Telly fosse del mestiere. All’improvviso, tutta la rabbia e l’istinto omicida che l’aveva infiammata fino a pochi secondi prima, si estinse come la speranza dei Tifosi di vedere Leclerc vincere il mondiale: in un battito di ciglia. Se amasse Isaac Lovecraft? Cristo, certo che lo amava, e ne pagava il prezzo tutti i giorni. Dieci anni, dieci anni che quel tira e molla andava avanti e ancora lo amava. Forse avrebbe dovuto volersi più bene, riconoscere la loro relazione per quello che era: un relitto destinato ad affondare, ma come poteva? Si strinse nelle spalle, cercando di farsi più piccola, meno percepibile agli occhi del Telly. «dammi pure del tu, stavo incominciando a sentirmi vecchia» elisa @ corrieri di amazon. Comunque li portava bene venti cinque anni, non era il caso di darle del lei. «sì che lo amo, nonostante tutto» nonostante la Resistenza, nonostante il fatto che Kovu lo avesse trasformato in un mostro, nonostante i tradimenti. Non esisteva un se quando si parlava del Lovecraft, ma solo una certezza che sentiva fin nelle ossa. «sono pur sempre dieci anni che stiamo insieme» una nota amara inasprì il volto della Winston, la piega delle labbra a farsi nostalgica- erano davvero tanti anni. Ed ecco dov’erano finiti, a rincorrersi come a loro solito, senza una fine in vista. «ma non è la prima volta che succede. di lasciarsi, dico. non sempre vediamo….le cose alla stessa maniera» famously: Isaac che si fa sbattere in galera al Ministero e una Sharyn blindsided che è costretta a scagionare il fidanzato terrorista. Avrebbe potuto rovinargli la vita, poteva ancora farlo, eppure non le era mai passato per la testa. Non avrebbe fatto lo stesso errore due volte, come aveva fatto con Willa anni prima. Aveva già distrutto troppe famiglie, per poter aggiungere l’ennesima vita alla sua coscienza. «non se se può servire, ma abbiamo quasi avuto un threesome con un collega» si schiarì la voce, lo sguardo a fuggire dal quello del Telly in cerca di un porto sicuro. Sentiva di star arrossendo, o almeno che la temperatura si fosse alzata- hhhh ma perché glielo aveva detto. TMI!!!!! «forse mi ha lasciato per mettersi con lui……..uomini [derogatory]» cioè, doppiamente infame bastardo. Non l’aveva nemmeno considerato prima di dirlo ad alta voce, ma più ci pensava e più aveva senso. Avrebbe voluto elaborare oltre, ma sono le tre ed Elisa sa che finirebbe a parlare di pegging quindi niente.
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