Mood era un po' incazzato.
Non l'avrebbe mai dato a vedere, era una crepa nella sua infallibile reputazione, ma che cazzo. Battè le palpebre, molto lentamente, e quello fu l'unico segno che qualcosa non andasse - l'unico che si fosse mai permesso e concesso. Non gli piacevano le emozioni spontanee: odiava che potessero avere più controllo su di lui, di quanto lui stesso decidesse.
«non ti cagano proprio» che poi, manco fosse una novità: indossava una spilla, era abituato ad essere ignorato. Sapeva anche di non piacere a tutti: che dire, se ne sarebbe fatto una ragione. «non ti meritano» Che... merda.
Bastò comunque a farlo sorridere, fossette in vista e occhi ridotti ad un'allegra fessura. Si strinse nelle spalle, conscio che volente o nolente, Check l'avesse intesa sia positiva che negativa. Non erano molti i dubbi del Bigh sul mondo, e certamente non ci rientrava suo fratello.
Anche se.
Anche se.
Aveva i suoi momenti. Ad esempio, quello in particolare.
Mood e Check avevano dei segreti. Non erano il tipo di persone, di famiglia, da scambiarsi confidenze. Avevano imparato a tenersi strette tra i denti le cose più vulnerabili, quelle che non capivano, consapevoli che se scivolate dalle labbra qualcun altro - e perchè proprio mamma Bigh - le avrebbe masticate al posto loro. Mood li succhiava come pasticche, premendoli sotto la lingua e spalancando la bocca per mostrarsi pulito; riempiva anche il blister di carta colorata, riportando la forma originaria. Il maggiore, invece, era solito da sempre mordere vetro e farcisi male. A vederli non l'avrebbe detto nessuno, ma fra i due era quello più... emotivo. Si teneva testardamente tutti i suoi cocci, come una gazza ladra miope, anche quando gli tagliavano gola e lingua, per poi sputare sangue e null'altro.
Cambiavano le regole. I modi. Check? Mai: da pidocchio a pulcioso, era quanto di più avesse trasformato.
Che stra cazzo di caso umano si era scelto.
Alla cripta offrì solo il più delicato dei sospiri, ma al fratello regalò l'occhiata sottile che diceva: sei proprio un coglione.
Lo sapeva che certe cose doveva tenersele per sè. Che non voleva saperle, perchè non poteva fare a meno di guardare Hans, e vederci un modo per far male al fratello. Era fatto così, opportunità prima ancora che la situazione si creasse.
E diceva anche, non affezionarti troppo, perchè sembrava già più morto che vivo.
Tutto ciò, in brevi secondi e l'ennesimo sorriso impacciato.
Check voleva chiaramente essere ovunque eccetto che lì. Check avrebbe potuto dar loro un passaggio ad Hogwarts, visto che comunque doveva andarci.
«ti va una passeggiata?» ruotò il capo verso Mini, indicando con un cenno del capo l'uscita.
Il suo regalo per il bro preferito? Abbandonarlo a quella situationship. Non voleva saperne un cazzo.
E poi doveva fare bonding time con la sua anima gemella: non vedeva l'ora di insegnarle il loro nuovo Saluto Segreto. Quale? Quello che offrì al Vibe prima di andarsene: lingua a scivolare a pochi millimetri del dito medio, bacio posato sulla falange, ed una croce disegnata nell'aria.
Qui finiva il suo agire e iniziava il suo silenzio.
Non era vero, ancora una cosa.
Portò entrambe le mani al cuore, ed offrì un inchino ai tre fantasmi. «grazie di averci ospitato» salutò anche con la manina, emblema supremo dell'innocenza e della bontà d'animo.
Sarah: hhhhhhhhhhhhhhhhhhh bitch my son my baby
Fine.