[oblinder] tu sei più calda del sole, io invece freddo mercurio

con il senno di poi, avrebbe anche potuto capirlo subito.
ci aveva persino pensato, check vibe, sebbene ad un livello così inconscio e profondo da non riuscire a razionalizzare quel pensiero. forse perché, e questo la dice lunga sul suo essere disfunzionale, dopo quattro mesi di silenzio radio era convinto Hans fosse morto.
letteralmente.
aveva sentito qualcosa sulla sua scomparsa, insieme a quel McKenzie Hale che si era diplomato l'anno prima, ma alla fine erano rimaste solo voci. nessuno riusciva a trovarli, a fine novembre li avevano dati ormai per belli che andati.
e check? check ci era andato, a new hovel. sotto quella finestra che aveva rotto mesi prima e che qualcuno aveva sostituito, ad osservare il proprio riflesso e quello sguardo accigliato di rimando. forse per una frazione di secondo aveva provato un senso di vuoto nello stomaco, qualcosa interpretabile come preoccupazione — Hans belby era l'unica persona con cui avesse scambiato più di due parole.
oltre a quella merda di suo fratello, ovviamente.
sapeva più cose il pirocineta di quante check fosse disposto ad ammettere con se stesso, il che spiegava perché una parte del custode si fosse sentita quasi sollevata all'epoca della scomparsa «quindi sei vivo» la sua anima gemella, risorta dal mondo di tottington già da un mese, della quale check vibe non aveva saputo più niente di niente — o, meglio, avrebbe potuto sapere qualcosa se si fosse informato. ma l'aveva fatto? eh «piu o meno» osservò il sangue sul volto del ragazzo, le gocce cadute sui vestiti.
dejavu, ma a parti inverse.
perché gli aveva raccontato tutte quelle cose?
check.
hans?
scosse leggermente la testa, il moro, distogliendo lo sguardo dallo special per riportare le iridi verde acqua su quell altro essere speciale di suo fratello. e, giuro, dovette trattenere una risata: lo faceva per mantenere le apparenze, check, ma la scena era così divertente che se gli fosse scappata non ci sarebbe stato niente di male «non ti cagano proprio» disse, con un sospiro — com'è giusto che sia «non ti meritano» concluse.
la frase poteva essere letta in positivo e in negativo, dipendeva dai punti di vista.

nessuno:
assolutamente nessuno:
ma proprio nessuno nessuno:
di certo non pandi:
*Alicia Keys' voice* no one no oneeee:
il dado: Hans.

Ok.
Ok. Ok..
Era sopravvissuto a svariate cose, alcune delle quali accadute proprio negli ultimi mesi (ciao tottington, ciao joey) — poteva sopravvivere anche ad una cripta senza via d'uscita, a una tipa incazzosa che veniva posseduta (ma questo Hans non lo aveva ancora capito) e gli metteva le mani addosso, alla leccatrice di bare, al custode di Hogwarts (l'ultima volta che gli aveva dato un nome le cose avevano preso una strana piega.) e al fratello di quest'ultimo.
E sapete come avrebbe fatto, quale era il suo segreto?!
Quello di sempre: farsi i cazzi suoi.
Mentre Mood Bigh ci provava, ci provava davvero, a fare da matchmaker alle due anime spaiate che mancavano all'appello, Hans tornò a sedersi contro la colonna da cui era stato allontanato contro la sua volontà, il naso ancora sanguinante.
(Non aveva seguito il consiglio del maggiore, perché era una testa di cazzo e non ascoltava quello che gli veniva detto.
(Per di più, in quel frangente i suoni arrivavano ovattati e le parole impossibili da decifrare, poteva fingere di non aver sentito.)
(Eh, la droga era un problema.)
(E lo spinello di pink non aveva migliorato il suo stato, già poco lucido in principio; chissà che roba fumava, quella lì)
(Non era mai stato lucido per più di mezz'ora, nell'ultimo mese — non che cambiasse molto rispetto al solito.)
Anyway!!
Si asciugò il sangue con la manica della felpa, un respiro pesante soffiato tra labbra strette e screpolate. Un «perché.» sussurrato, affidato alla cripta fin troppo affollata; una domanda che non avrebbe trovato risposta.
(Per amor di cronaca: non aveva capito il gioco. Era lì solo perché ci si era ritrovato fisicamente. Con la testa, era su pianeti lontani anni luce.)

C'era una falla nel suo piano perfetto, però: poteva ignorare il resto del mondo, ma il resto del mondo sembrava non ignorare lui.
«quindi sei vivo» non aprì subito gli occhi. «piu o meno» ma a quello ne dischiuse lentamente uno, cercando di mettere a fuoco il viso dell'altro — era ancora sfocato, per un attimo Hans pensò di non aver rotto un bel niente.
Sarebbe stato troppo facile.
Una minaccia (nello sguardo del custode) a far vibrare l'aria tra loro: “guardami in faccia o ti apro gli occhi come in arancia meccanica”, semicit.
Si sforzò di aprire anche l'altro, perciò, iridi ghiaccio appena un alone invisibile attorno alla pupilla dilatata.
Quindi sei vivo.
Lo era?
Ultimamente, esisteva e basta. Dire che fosse vivo era un'esagerazione.
«eh.»
Gli fece un cenno con la testa, un vago saluto distratto e casuale. Faceva ridere e riflettere che fossero lì, insieme; specialmente dopo l'ultima volta che si erano visti.
Maybe rivederci ogni quattro mesi sarà il nostro per sempre.