Killing me softly

giacomino x erisha

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    GIACOMO
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    I don't want a lot for Christmas
    There is just one thing I need
    I don't care about the presents
    underneath the Christmas tree
    I just want non morire qui
    «Permesso, mi dispiace, dovrei–» sgusciò tra la folla, rispondendo alle occhiatacce con un’espressione mortificata e rivolgendo parole di scuse a tutti i maghi che tentava di evitare lungo il cammino. Sarebbe stato decisamente più semplice se avesse potuto fermare il tempo, approfittare dell’immobilità generale e proseguire tra statue di sale senza dover (fallire nel) prevedere i comportamenti altrui. Tuttavia, non solo il suo potere non era del tutto stabile, soggetto a fattori fuori dal suo controllo, ma sarebbe stato presuntuoso, da parte sua, credere di poterlo applicare al fiume di persone riversatesi tra le vie di Hogsmeade per ultimare i regali natalizi. Doveva ricorrere ai vecchi metodi, dunque, attingendo ad un'abilità che ogni Linguini aveva sviluppato nel corso degli anni per sopravvivere alle riunioni di famiglia: cambiava il contesto, gli ostacoli, ma i movimenti restavano gli stessi; invece di impedire che una teglia di lasagna gli finisse sulle gengive o di evitare una gomitata da parte dello zio impegnato a gesticolare animatamente per questioni legate alla fede calcistica, doveva stare attento al fortunato passante che, sollevando il braccio, salutava un amico perso tra la folla durante le compere dell'anno prima.
    «Scusi, permesso, cerco il mio topo» facilmente riconoscibile nel suo formato extra-large da distruttore dei mondi, molto meno quando tornava alle dimensioni di un animaletto tascabile – abilità generalmente apprezzabile, tranne in circostanze come quella. «Spirit, ti prego, non è il momento di giocare» avevano dei regali da fare! Decine di regali, per la precisione, contando i membri della sua famiglia, gli amici e i malcapitati – come Barbie – che continuava ad ammorbare, convinto di poterli includere nella categoria precedente. Poteva non essere la giornata ideale, per il suo rtf, ma scappare non avrebbe fatto altro che rimandare l'inevitabile.
    E far perdere il Vega tra le vie di quella cittadina magica.
    Si guardò attorno e, una volta constatato di non avere idea della sua posizione né di quella della bestiolina, si convinse ad utilizzare un altro metodo infallibile. Avrebbe preferito non farlo dal momento che ne era stato lui stesso vittima, in passato, e conosceva bene la sgradevole sensazione che ne derivava, ma gli era stata lasciata altra scelta. Dunque, portò le mani guantate accanto alla bocca.
    *inhale*
    *exhale*
    «SPIRIT VAGINA SELVAGGIA»
    Essere chiamati con il nome completo era sempre sinonimo di guai. Sua madre arrivava persino ad utilizzare quello di battesimo unito al cognome che la sua famiglia aveva cancellato col tempo; e lui, nell'udire quelle parole, non poteva fare a meno di interrompere qualunque attività, immobilizzarsi e aspettare di sapere per quale azione aveva meritato un simile richiamo.
    Ignorò le occhiate che gli vennero rivolte dai passanti e aspettò di vedere l'rtf tornare da lui, arrampicarsi sulla sua gamba e mettersi comodo nel taschino del giubbotto. Scenario idilliaco che non si concretizzò.
    «Ehi, ragazzo!» confuso da quell'inaspettato buco nell'acqua, si voltò in direzione della voce. «Vuoi un albero di Natale speciale?» lungi da lui giudicare il venditore solo dall'aspetto (che chiunque avrebbe definito poco rassicurante), dalla presenza in quella via stranamente oscura e silenziosa (anche il Vega era lì, dopotutto) o dal tentativo di cercare subito il contatto, afferrandolo per la spalla (che fosse anche lui italiano?). «Si addobba da solo?» sarebbe stato perfetto! Avrebbe evitato le infinite discussioni sul colore delle palline, sul tipo di luci da scegliere, sulla quantità di oggetti da appendere e una lunga serie di altri dettagli che, puntualmente, smorzavano il clima di festa. «Più o meno» gli rivolse un ghigno, che non venne registrato correttamente dal giovane. «Ha delle ghirlande che avvolgono chiunque si avvicini, lo trascinano all'interno dell'albero e lo trasformano in una pallina di Natale» tanto creativo quanto terrificante. «Per sempre?» «Solo se è quello che vuoi» decisamente «no, ma... grazie? Ha altro? Ho...» sollevò la mano, per tenere il conto «una cugina a cui piace tantissimo l'arte. Un altro è più tipo da sport. Poi dovrei prendere qualcosa a Dylan. E Swag! E– uhm, un attimo, ho una lista»
    1:26
    4:38
    Last Christmas, Wham!


    Prompt preso da quelli avanzati all'ouroblixmas:
    — Mercatini di Natale? Assolutamente sì — but make them Dark Street edition.

    Cosa dite? In ritardo? Nah, è che conoscendo i miei tempi saremo in tempo per Natale 2025
     
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    Let's go below zero and hide from the sun
    I love you forever where we'll have some fun
    Yes, let's hit the North Pole and live happily
    Please, don't cry no tears now, it's Christmas, baby


    «Ma cosa ci fai tu qui.» un’affermazione più che una domanda, Erisha si ritrovava con il topo di Giacomino, cugino del suo (ex, due mesi prima della rottura) ragazzo, sul suo caffellatte da asporto «Scommetto che stai facendo dannare il tuo padrone.» lo afferrò per la collottola, perché fortunatamente quella mattina non er in formato extra large, e sì guardo intorno «Va bene, cerchiamolo» e con un topo in spalla, cominciò la sua ricerca.



    Fino a quel momento la sua ricerca matta e disperatissima non aveva dato alcun frutto, e non aiutava nemmeno quel topo, che sembrava essersi addormentato al tepore che emanava la sua bibita, sospirò dandogli una carezza sulla testa e guardandosi ancora in torno, non poteva essere così lontano «no, ma... grazie? Ha altro? Ho...» Erisha rizzò le orecchie come se fosse stata nella sua forma animale, si girò e finalmente riuscì a vedere giacomino, che stava facendo affari con… un tipo losco? Si avvicinò e mise dinnanzi allo special il suo caffellatte, per rassicurarlo sul suo topo «L’ho trovato prima, scommetto che è scappato» si strinse nel cappotto per una folata di vento freddo «Fai compere? regali di natale?» con un sopracciglio alzato osservò quel tipo losco di cui non vedeva nemmeno gli occhi «Direi che… possiamo prenderli da un’altra parte, ti accompagno!! la ringraziamo per la disponibilità » disse al venditore prima di afferrare il braccio di giacomino per tirarlo via da lì, non le piaceva quella situazione, e nemmeno il posto a dirla tutta, ma a quanto pare il destino aveva deciso di lasciare loro un regalino, il tipo era sparito, probabilmente con un incantesimo, ed aveva lasciato per terra una scatola di legno «Ho paura di vedere cosa c’è dentro» prima scambiò uno sguardo preoccupato con l’italiano, gli consegnò vagina selvaggia che dormiva ancora beatamente sulla sua bevanda, poi si abbassò per controllare che lì dentro non ci fosse una bomba «È un… uovo?» aspettò che anche l’altro le desse la conferma, era lui l’esperto «SI STA SCHIUDENDO!! che facciamo?!»

    0:49
    2:45
    Snowman, Sia
     
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    Frugò nelle tasche, tirando fuori gli appunti dell’ultima lezione, un foglietto con su scritte cifre che non avrebbe più saputo a cosa associare, un tovagliolo (pulito) preso durante una delle sue visite al suo maestro di vita (Barbie), un’altra serie di cartacce e— «eccola!» la lista che avrebbe mostrato al commerciante di fronte a sé se solo, nel sollevare lo sguardo, non si fosse accorto che nel suo campo visivo era comparsa «Spirit?» che ci faceva lì con «Erisha!» sorrise all’amica e riservò una carezza, con l’indice, all’animaletto peloso cui la corvonero aveva permesso di occupare il coperchio del suo bicchiere e infrangere ogni norma igienica. Non che per Giacomino la condivisione del cibo fosse un problema, tutt’altro. «Sì, stavo giusto chiedendo al signore se avesse qualcosa per… beh, praticamente tutti» ammise, mentre le iridi scorrevano sull’elenco di nominativi cui si era ripromesso di comprare un regalo per Natale; nessuno dei quali era stato ancora cancellato. «Direi che… possiamo prenderli da un’altra parte, ti accompagno!! la ringraziamo per la disponibilità» uh? Non era scortese piantarlo in asso così, senza prendere neanche una di quelle (inquietanti) palline di Natale o dei dolcetti (sicuramente avvelenati) che aveva esposto sul bancone? Fece per scusarsi con l’uomo per il disturbo che gli aveva arrecato, mentre la Byrne tentava di trascinarlo via da quel vicolo, e nel voltarsi si rese conto che, al posto del commerciante e di tutta la sua roba, era rimasta soltanto un’anonima scatola in legno.
    «Eri?» piantò i piedi a terra, costringendo la ragazza ad arrestare la marcia verso lidi più sicuri, e le indicò l’oggetto abbandonato per strada. «Lo avrà dimenticato mentre andava via in fretta e furia» quanto ci aveva messo a chiudere baracca e burattini? Due secondi netti? Doveva essere davvero furioso per la mancata vendita. «Ho paura di vedere cosa c’è dentro» sentimento che avrebbe dovuto essere condiviso anche dallo special, se solo (la curiosità non lo rendesse imprudente, nella stragrande maggioranza dei casi) la sua preoccupazione non fosse legata a tutt’altro. «Non è nostro, non credo dovremmo aprirlo, sai?» poteva contenere qualcosa di estremamente personale; e sua madre gli aveva insegnato a non mettere il naso negli affari altrui — e a non accettare caramelle dagli sconosciuti, figurarsi un contenitore misterioso. Ma la Byrne non sembrava dello stesso parere dal momento che non esitò a restituirgli la bella addormentata sul caffellatte e scoperchiare la scatola.
    «È un… uovo?» si accucciò, il Linguini, inclinando la testa prima verso sinistra e poi verso destra per osservare meglio l’oggetto appena svelato. Era decisamente un uovo; di cosa, nello specifico, non ne aveva idea. Conosceva quelli di Alien, di dinosauro, e di un sacco di altre specie che aveva visto (nei film e) nella tenuta di Canosa. Ma rispondere così, su due piedi? «SI STA SCHIUDENDO!! che facciamo?!» beh, avrebbero dovuto accogliere il nascituro, no? Non potevano certo richiudere la scatola e fare finta di niente. «Pensi che ci scambierà per i suoi genitori?» ci avrebbe scommesso, lo special. Sarebbero state le prime persone che avrebbe visto dopo essersi affacciato al mondo, i primi profumi che avrebbe registrato tra gli odori discutibili della stradina in cui si erano fermati. «Dobbiamo restituirlo a quel signore» che sarebbe stato sicuramente distrutto una volta scoperto di aver perso la sua creatura. «Possiamo fare un giro, e mettere dei manifesti» era piuttosto certo che l’uomo avrebbe battuto ogni centimetro di quella cittadina per ritrovare la scatola e, nel farlo, avrebbe notato i disegni che i due studenti avrebbero affisso ovunque, li avrebbe ricontattati e la vicenda si sarebbe chiusa in breve tempo con un lieto fine. «Oppure potrei tornare indietro nel tempo e infilargli un bigliettino in tasca!» perché di portare l'uovo con sé, in quella bolla, e rischiare che qualcosa andasse storto non se ne parlava.
    Sentì il rumore del guscio che continuava a rompersi e finalmente lo vide, quel becco rosa che sembrava sorridergli.
    (e fu travolto dai war flashback su Nolan, sui momenti felici trascorsi insieme a quella morbida palla di piume e su come la sua famiglia lo avesse ingannato, cucinando il suo animaletto da compagnia.)
    Poi fu la volta delle zampette palmate con cui provò a muovere i primi passi fuori dal guscio.
    «Te l’ho mai detto che avevo un pulcino? E che è morto?» magari la Byrne non era presente alla festa di Barry, e si era persa quel racconto assolutamente non richiesto.
    E degli occhietti neri da demone.
    E— «è un coltello quello?»
    Guardò la lama, poi Erisha.
    L’attimo dopo, Vagina Selvaggia aveva riacquistato le dimensioni di un animale da soma e li aveva spinti entrambi qualche metro più indietro, lontano dalla bestiolina che aveva appena visto la luce. «Spirit, lo so che vuoi proteggerci» che fosse gelosa, invece? «ma sarà solo spaventato, non vuole certo farci del male» poi, si voltò verso Erisha. «ci avviciniamo, no?»
    1:26
    4:38
    Last Christmas, Wham!
     
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