Strofinò la guancia contro il cuscino, piegando le ginocchia contro il petto per rannicchiarsi maggiormente sotto le coperte. Arricciò il naso, scrollandosi piano come un pesce fuori dall’acqua da troppo tempo. Non era a proprio agio - perchè non era a proprio agio? Anzichè rilassarsi nel suo cucuzzolo di lenzuola, si sentiva prudere ovunque. Si volse a pancia all’aria, le mani piatte contro il materasso. Le coperte pesavano tantissimo, e la federa gli grattava la nuca. Uh? Aprì gli occhi schermandoli con la mano, le palpebre a battere veloci per conquistare e dominare il raggio di sole che aveva avuto l’audacia di piazzarsi proprio sulla sua faccia, e rimase immobile qualche secondo cercando di abituarsi ad esistere come essere senziente e parte di una società fatta di individui. Soffitto bianco. Pareti bianche. Letto? Bianco, esatto. Tende, le traditrici che avevano un solo lavoro e non erano neanche riuscite a fare quello, azzurro pastello. Se non fosse stato per il bip. Bip. Bip del macchinario al suo fianco, o per il comodino con sopra una bottiglia d’acqua ed un ninnolo, il ragazzo avrebbe creduto di essere morto, o di essere stato rapito dagli alieni. Era preoccupato? Non quanto avrebbe dovuto. Curvò gli angoli delle labbra verso il basso, aggrottando le sopracciglia nell’alzarsi a sedere e non riconoscere nulla, assolutamente nulla, della stanza in cui si era svegliato. O era in un ospedale, o era stato rapito da qualcuno che ci teneva davvero tantissimo a monitorare la sua attività cardiaca. Non poteva escluderlo! Lo specchio sulla parete opposta, d’altronde, gli offrì l’immagine di un ragazzo avvenente, perché neanche le federe sotto marca di un ospedale potevano tangere i lucidissimi capelli corvini del moro. Lo sapeva e basta, così come sapeva che la pelle d’avorio riflessa sulla superficie lucida di fronte a sé, fosse il frutto di una studiata skin care, e che si svegliasse sempre così. Già quasi bello perfino da arruffato e stropicciato. Sorrise a sé stesso, arcuando le sopracciglia ed ammiccando. Si soffiò anche un bacio, portando poi una mano al cuore ed una alle guance arrossate, perché oh mio dio stava flirtando con lui? SHAMELESS! Continua pure, possiamo portarlo da qualche parte. Anche quello era un rito, perché era il più accanito fan di se stesso. Tutti avrebbero dovuto amare… avrebbero dovuto amare…… Uh? Reclinò il capo sulla spalla, socchiudendo le labbra in un ansimo sorpreso. Ma chi era. Come ci era finito lì. Dov’era, lì. Intrecciò le dita fra loro, mantenendo un intenso contatto visivo con il proprio riflesso. Uno sguardo cattivo e minaccioso che, ah!, se solo avesse avuto la prontezza di filmarlo, gli avrebbe fatto guadagnare almeno un centinaio di followers su Tiktok, ma di cui lui era unico testimone. Che spreco. Beh che non avrebbe saputo su quale profilo caricarlo – AH! Si tastò la vestaglia, frugò fra le lenzuola, ed aprì il cassetto del comodino. DOVEVA AVERE UN TELEFONO DA QUALCHE PARTE! SICURO! PER FORZA! Eppure… non era così. Baci. Si arrese, decisamente più in fretta rispetto a qualsiasi altra persona nella sua stessa situazione, rimanendo ad osservare l’anello posato di fianco a sé. Lo riconosceva? Gli diceva qualcosa? Assolutamente no, anche se provò a portarlo all’orecchio come qualcuno che cercasse di sentire il mare da una conchiglia. E quindi. Chiuse gli occhi, le dita a scivolare sulle labbra per zittire un singhiozzo. Stava succedendo. Stava succedendo davvero. Strizzò le palpebre, sentendo lacrime calde accumularsi sulle ciglia. «sono il main character» FUCKIN FINALLY! | you think i care? yeah i actually do and i'll probably cry about it if we're being honest
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