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Anje x Bash

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    Anjelika Queen
    NON SONO CATTIVA, SONO GLI ALTRI CHE MI DISEGNANO COSÌ.
    NON È VERO.


    30 y.o✧ Pureblood ✧ bitch
    I «INSATIABLE BITCH:
    SHROUDED
    IN DARKNESS»

    Finalmente era libera. Damian era comparso per qualche giorno e si era portato via quella bestiolina umana che aveva iniziato a camminare e starle tra i piedi, neanche fosse un cane. Aveva persino osato chiamarla mamma; quel giorno il cuore si pietrificò e divenne una persona migliore ahahah...le si ghiacciò il sangue nelle vene e venne percorsa da un brivido, si accesero gli occhi di verde ed era pronta per mangiarsela. Lo avrebbe fatto se non fosse intervenuta la domestica, la stessa che aveva avvertito Damian.
    «ti sei degnato di tornare»
    «Anjelika sono qui per nostra figlia»
    «bene, prenditela e anche quella traditrice della domestica» disse stizzita per poi lasciare la stanza e Damian con la bimba in braccio. Sarebbe stata meglio con lui perché era certa che presto o tardi se la sarebbe mangiata se fosse rimasta con lei. Peccato, non aveva mai mangiato bambini e spesso si domandava come fossero. Davvero un peccato.
    Ora che finalmente era libera poteva provare qualcosa di nuovo in effetti; non aveva nessuna ceratura da sopportare e nessun marito da viziare. Poteva comprarsi i fiori da sola, poteva scrivere il proprio nome sulla sabbia e parlare con se stessa per ore; quello già lo faceva ma sono dettegli. Era comunque una donna molto indipendente e finalmente era libera; ma cosa poteva fare ora che non aveva più nessuno in casa a darle il tormento? Una mezza idea l'aveva.
    Era da tempo che non faceva un rito o un sacrificio, purtroppo a scuola non glielo permettevano anche se aveva chiesto di usare solo i ragazzini più inetti. Comunque provò su di un sito, roba da babbani ma sembrava popolare così aveva deciso di ordinare il pacchetto completo.
    Aveva preparato tutto, la stanza rossa che non era quella di cinquanta sfumature ma era rossa per un diverso motivo e finalmente sarebbe tornata a sporcarla; era eccitata come una bambina davanti al suo primo cuore strappato. Si era vestita di tutto punto e si mise sul divano davanti al camino con un bicchiere di sangue vino in attesa del suo nuovo ospite. Finalmente suonarono alla porta
    «Finalmente torno a sporcarmi le mani» sorrise anche per tale pensiero e andò ad aprire.
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    Lo metto come disclaimer just in case: menzioni a prestazioni sessuali a scopo di lucro (cit.) perché insomma, è Bash.


    sebastian 'chris' baker
    Don’t you dare
    rest easy
    && leave the rest
    of it to me


    2003 ✧ wafiakinesis ✧ loverboy
    don't remember
    many daybreaks;
    how many sunrises
    have come
    as I lay awake.
    Don't dwell on
    my worst mistakes.
    Con un sospiro pesante, Bash si chiuse alle spalle la porta dell’appartamento e rimase lì per qualche secondo, schiena contro la porta di legno massiccio e occhi chiusi, come in attesa di qualcosa. O forse, semplicemente, alla ricerca di un po’ di pace.
    Peccato che la via londinese dove si trovava non fornisse esattamente la calma e la tranquillità di cui lo special necessitava in quel momento.
    Fu veloce a riaprire gli occhi, iridi cangianti fisse sul viavai di inglesi che non badavano minimante a lui; e come biasimarli, d’altronde. Bash non era nulla se non un puntino inutile nel grande schema delle cose; una macchia su una tela che andava ben oltre la sua persona. Non faceva alcuna differenza, nell’esistenza altrui.
    E loro non la facevano nella sua.
    Con un colpo di reni, si staccò dalla porta e pescò dalla tasca posteriore dei jeans un pacchetto di sigarette acciaccato; non era abbastanza per mascherare il sapore di bocche e corpi sconosciuti che ancora premevano sulle sue labbra, ma era una distrazione più che sufficiente, almeno per il momento. Per togliersi davvero la sensazione di mani sconosciute sulla pelle, poi, sarebbe servito ben più di una sigaretta — o di una doccia. Almeno due o tre bicchieri mandati giù uno dietro l'altro.
    Rimise l’accendino nel pacchetto, il pacchetto nella tasca, e si allontanò dall’appartamento.
    Le visite a domicilio erano quelle che Bash meno sopportava — ma erano anche quelle che fruttavano di più; non era nella posizione per poterle rifiutarle. Ormai riusciva persino a convincersi, dopo mesi e mesi di pensieri tormentati affogati in qualsiasi alcolico riuscisse a recuperare, che non fosse poi così diverso dagli incontri al Lilum, o nei bordelli di Dark Street; era solo la location a cambiare, non il resto.
    E la paga — ma perché la visita a domicilio prevedeva una tariffa più alta: se Bash doveva sopportare l’idea di mettere piede in casa altrui, vedere le foto messe in bella mostra sul camino o appese alle pareti, le facce sorridenti di coniugi che nella maggior parte dei casi non avevano la più pallida idea di essere traditi senza scrupoli sotto il proprio tetto, nei propri letti, allora si meritava anche di guadagnare di più. Non era forse un caso, dunque, che la clientela che solitamente preferiva le visite a casa fosse altolocata: erano senza dubbio quelli che più facilmente potevano permettersi di contattarlo. E anche quelli più annoiati dai - o infelici dei -proprio matrimoni.
    A Bash non importavano le motivazioni, fintantoché sborsassero i galeoni pattuiti.
    A quel pensiero, lo sguardo gli cadde sull’anello che, per comodità più che per vero interesse, aveva indossato al dito indice della mano destra. Era bello, quello era indubbio, ma lo special storse comunque il naso: non era solito accettare compensi che non fossero in denaro, ma l’ultimo cliente aveva insistito affinché Bash prendesse anche quell’anello e chi era lui per rifiutare un cimelio che sembrava valere più di quanto il Baker spendesse in alcolici in un solo mese? Quindi l’aveva preso, senza fare (troppe) storie, e l’aveva messo al dito. Non vedeva l’ora di rivenderlo al mercato nero di Inferius e guadagnarci qualcosa sopra.
    Pratica che avrebbe dovuto attendere ancora fino all’indomani, perché per quella sera Bash aveva ancora un appuntamento. Un veloce sguardo all’ora sul display del telefono gli confermò quello che già sapeva: aveva ancora un po’ di tempo per tornare a casa, farsi una doccia, mettere dei panni puliti e recarsi all’ultimo indirizzo di quel giorno. Se le cose fossero andate bene, avrebbe messo in saccoccia qualche altro galeone e poi sarebbe stato abbastanza libero fino al successivo turno al Lilum, a due giorni di distanza. Era solo quel pensiero a muovere le gambe stanche, e il bisogno di mettere da parte abbastanza denaro che, sapeva già, avrebbe speso ancora prima di guadagnare.
    Quando arrivò all’abitazione, appena un paio di ore dopo, notò subito che si trattava di una bella casa: non aveva molte informazioni sui clienti che si rivolgevano alla piattaforma, e non gli interessavano. Né gli servivano. Non aveva nemmeno la certezza che non fossero psicopatici ma hey, ogni mastiere aveva i propri rischi, anche quello più antico del mondo.
    Sospirò, poi si costrinse a suonare il campanello. Nei pochi istanti che passarono, da quel momento a quando l’uscio venne finalmente aperto, Bash pensò: pensò a chi poteva vivere in quella casa, chi fosse così disperato da richiedere la sua presenza a quell’ora, quali strani kink avrebbe dovuto cercare di soddisfare quella sera. Ma nessun pensiero era arrivato anche solo lontanamente vicino alla realtà.
    E Bash, suo malgrado, si trovò a dischiudere le labbra quando ad aprire la porta fu Anjelika Queen in persona. Anjelika Queen la Superpavor. Forse aveva sbagliato indirizzo — forse aveva appena commesso un grave errore che gli sarebbe costato la vita. Uno faceva tanto per renderla un po’ meno marcia, e poi bastava un piede in fallo per mandare tutto a puttante.
    Fece per aprire la bocca e scusarsi: l’ultima cosa che voleva era finire sul radar di uno dei Mangiamorte più pericolosi dell’Inghilterra, sia come (futuro o già) ribelle (ancora non si sa), sia come special. Ma quando la Queen si spostò appena per lasciarlo passare, Bash si fermò di colpo. Uno come lui aveva poco da perdere, ma molto da nascondere; ancora di più da guadagnare. Poteva permettersi di giocare d’azzardo con il destino e accettare di varcare la soglia, entrando volontariamente nella dimora del nemico? A giocare, Bash Baker era bravo; ma ciò non significava che fosse sempre baciato dalla Dea bendata. Anzi, se proprio, la sua vita era la dimostrazione dell’esatto contrario.
    L’esitazione durò non più dello spazio di un secondo. Poi lo sguardo si fece più rilassato, la posa meno guardinga, e le labbra persero perfino la linea dura e stretta che solitamente il ragazzo portava con orgoglio. Un mellifluo «mi scusi se l’ho fatta attendere» scivolò dalle sue labbra, mentre seguiva la Superpavor all’interno, non potendo fare a meno di prendere nota di ogni singola stanza e porta e finestra e dettaglio su cui riuscisse a posare lo sguardo senza rendere troppo palesi le sue intenzioni.
    Aveva scelto di vedere quella mano, di andare all-in, e sperava di non doversene pentire troppo.
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    SPOILER (click to view)
    QUOTE
    13) [ON] un anello con un emblema sconosciuto sopra. Vi rendete conto che toccando una persona mentre avete questo anello addosso, vedrete un suo ricordo random (a scelta dell'altro player)
     
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1 replies since 24/1/2023, 18:17   85 views
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